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Liguria e Basso Piemonte

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Borghetto S.Spirito, ci ha lasciato Paolina
Oltre 800 messagi di condoglianze al figlio ex segretario Uil sanità provincia di Savona


Accade ciò che non potresti immaginare. Oltre 800 partecipazioni a condoglianze in poche ore (un record superiore persino a quello di personaggi assai conosciuti) per la morte di Paolina Ponzoni vedova Enrico, umile casalinga, di casato borghettino come quello del compianto marito Sergio, fratello di Augusto conosciutissimo perchè aveva aperto, con strepitoso successo, la prima pizzeria (Stube) sulla piazza del vecchio Municipio, poi si era trasferito nel porto di Loano.

L’annuncio funebre l’ha dato, via Facebook, Alessandro Enrico: ‘Si è spenta serenamente la mia mamma….’.

IL POST DEL FIGLIO  – “….. Scrivo questo post perché ho la triste paura di dimenticare di avvisare qualche amico mio e suo. I funerali si terranno lunedì alle ore 15 presso la parrocchia di San Matteo in Borghetto. Un abbraccio.”

Alessandro Enrico non è diciamo un ‘uomo pubblico’, né mediatico. Ma evidentemente ha tantissimi amici, conoscenti, non solo a Borghetto, sua città natale (si legge  sul suo profilo Facebook che ha studiato giurisprudenza a Roma e ha frequentato l’Università di Siena), nell’intero comprensorio rivierasco ed entroterra. E’ un dipendente Asl 2, ora in un ufficio ad Albenga; ha svolto con grande impegno l’attività sindacale  al Santa Corona, fino a ricoprire il ruolo di segretario provinciale Uil Sanità della provincia di Savona. Oltre al popolare indimenticabile zio Augusto, aveva un altro zio, Gianni, fratello del papà. Dei tre fratelli Enrico nessuno è in vita.

Il papà di Alessandro era un apprezzato dipendente dello storico oleificio Roveraro, la principale azienda  della cittadina che per anni dava  lavoro, dopo l’edilizia  (Borghetto da fine anni ’50 ai ’90  ha conosciuto il maggiore boom di seconde case della provincia), ma pure l’agricoltura era fiorente dal dopoguerra. Dalla stazione di Loano partivano vagoni merci con pesche e albicocche di Borghetto destinazione Nord Italia. Anche mamma Paolina ha lavorato alcuni anni dalla famiglia Roveraro facendo soprattutto da balia al secondogenito, Nino che è stato tra i primi ad inviare il messaggio di condoglianze, giunte peraltro da ogni ceto sociale.

Mamma Paolina e papà Sergio, una famiglia semplice. Con le virtù dell’onestà e laboriosità hanno educato, fatto studiare e cresciuto l’unico figlio, Alessandro. A leggere la sua ‘tastiera’ prediletta emerge una figura abbastanza eccentrica, un ribelle alla società dei nostri giorni. La frase che introduce  e lo contraddistingue: “Forse in un solo concetto mi si potrebbe definire. Un filoso attualista”. E fa ricorso spesso al termine ‘lobotomia’ (La lobotomia era un intervento di psicochirurgia conosciuto anche come leucotomia. Consisteva nel recidere le connessioni della corteccia prefrontale…). Oggi ‘siete tutti labomotizzati‘. “Ho una delusione profonda  dei miei concittadini, della mia nazione che ormai è terminata…esiste un regime mediatico…..Deluso dal popolo  che non ragiona più,  segue solo la massa….dei pecoroni.”. Altre sue teorie  ed esternazioni  si ascoltano in un video appello; possono non essere condivise, comunque da rispettare in una democrazia vera. Ha pure 86 fallover e tra i commenti non abituali quello di  Manlio Ottonello: “Condoglianze amico mio. In queste tristi situazioni, cliccare ‘mi piace’ mi sembra un abominio, fermo restando il profondo rispetto per chi lo ha fatto, ma in queste tristi occasioni dovrebbe esserci una definizione diversa più appropriata al momento”.

La morte di mamma Paolina merita anche la notizia per una partecipatissima testimonianza d’affetto e stima che spazza via ogni altra considerazione. Se ne va una mamma autentica che lascia l’esempio di vita e rettitudine forse d’altri tempi. Non unica fortunatamente. Moglie e mamma premurosa, silenziosa e rispettosa che adorava il suo Alessandro e oggi la ricorda una marea umana. Grazie carissima Paolina tra le donne borghettine che hanno onorato la comunità e la famiglia.

UN RIFLESSIVO POST DI ALESSANDRO ENRICO SULLA SUA PAGINA FACEBOOK

 

 


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