Cara Monesi la saga degli annunci non da tregua ! A chi giova ? Dopo 30 anni tra inviti e consigli di essere fiduciosi, ottimisti, positivi. Ubbidienti ed allineati ? Senza memoria ? Molti ci riescono, altri no. La democrazia è fatta di confronto, anche di lotta alle menzogne e alla ricerca della verità. Il rilancio di Monesi di Triora può scaturire soltanto dall’acquisizione della montagna (ora con un’unica proprietaria, Tiziana Sabato) da parte di un ente pubblico (Regione Liguria e Piemonte) e da un Consorzio dei comuni limitrofi, imperiesi e cuneesi. Oppure con un contratto d’affitto, equo e a lungo termine, almeno trent’anni. Un progetto realistico da contrapporre alla politica delle vane illusioni ? Del tanto fumo e poco arrosto.
Meglio senza preconcetti e delegittimazione di chi non condivide, ha il coraggio delle proprie azioni senza nascondersi nell’anonimato. Ai nostri giorni non sono molti. Forse l’opportunismo di alcuni non è solo di maniera, ma qualcosa di più.
Pubblichiamo una riflessione – commento- testimonianza di uno dei primi ‘turisti’ di seconda casa a Monesi di Mendatica. Rinaldo Sartore che, oltre a memoria storica, è stato attivissimo presidente della ‘defunta’ associazione ‘Monesi Borgo Antico’. Un ‘difetto’ gli deve essere riconosciuto: non genuflettersi. Lui che è stato imprenditore della floricoltura imperiese. Il 1981 segnava una tappa fondamentale nella storia di ‘Nino Sanremo fondata nel 1906′ quando Francesco e Rinaldo Sartore compiono una scelta innovativa e coraggiosa, decidendo di abbandonare la tecnica dell’innesto a favore della riproduzione da talea in vaso.
Il testo dell’articolo, a firma Sartore, è stato già pubblicato sulla pagina Facebook di ‘Monesi Borgo Antico’, a seguire alcune reazioni social che riproponiamo in parte.
di Rinaldo Sartore
Pare proprio che più passa il tempo dal fatidico novembre 2016, più aumentano gli annunci fantasiosi, nella totale assenza di soluzioni per Monesi di Mendatica. Quello di domenica 23 agosto (vedi a fondo pagina) è l’ultimo articolo in ordine cronologico, ma tra i primi quanto ad amenità, a firma di Roberto Onofrio – caporedattore del Secolo XIX di Genova- sulla falsariga dei molti precedenti, “tout va très bien, Madame la Marquise”. L’occhiello sopra il titolo, in prima pagina, recita: ‘L’ex località sciistica dell’imperiese oggi punta sul trekking nelle strade bianche’. Un tempo si facevano piacevolissime camminate lungo l’antica via del sale, oggi si pratica il trekking, è tutt’un’altra cosa! Posto che gli impianti sciistici sono rimasti chiusi e le due strutture turistiche irraggiungibili a causa del tratto franato della S.P. 1 sotto la frazione di Monesi di Mendatica e per la contemporanea chiusura al transito del ponte sul Bavera, secondo la tesi del caporedattore si dovrebbero definire ex anche l’Albergo-Ristorante Vecchia Partenza e lo storico Bar Vittoria? Ma niente paura; habemus trekking!
E veniamo al titolo: Monesi, la montagna che riscopre il sapore di sale. (Sic) Un tempo il sapore di sale era sapore di mare; ma si sa, tutto cambia, con buona pace di Gino Paoli. Il fatto che siano trascorsi 45 mesi dalla tragedia e non sia ancora dato sapere se la frazione di Monesi di Mendatica sarà messa in sicurezza, non deve gettare alcuna ombra sull’annunciato roseo futuro. Quindi meglio non parlarne. Così come è meglio non dire che il greto del fu rio Bandita è ancora inutile alla funzione di difesa dalle precipitazioni eccezionali, per le quali era stato tracciato dai pastori un paio di secoli fa. Non solo; il laborioso progetto della variante Monesi-Monesi ha lasciato che le future e copiose acque meteoriche fluiscano ancora nello stesso tubo – 40 cm. Ø interno- collocato dalla Provincia di Imperia sotto il piazzale-parcheggio all’inizio della frazione di Monesi di Mendatica. E se in futuro le piogge torrenziali non riusciranno a fluire nel tubetto, chi se ne importa! Intanto, nell’articolo del Secolo XIX, fu solo un temporale: “il 24 novembre del 2016 un temporale devastante ha inghiottito la strada di accesso di Monesi”. Noi, comuni mortali, per temporale intendiamo una perturbazione atmosferica violenta e passeggera; temporanea appunto. Durante i 4 giorni e le 4 notti che precedettero la frana, scesero oltre 800 mm. di pioggia; per la cronaca! Altro che temporale!
Il citato articolo fa il paio con l’articolessa del 9 gennaio 2020, sempre su il Secolo XIX; la pagina di Imperia titolava a caratteri cubitali: Monesi di Mendatica, seggiovie e sentieri per il rilancio della località dopo la frana del 2016. L’annuncio iniziava con: ‘Mendatica. È partito il rilancio di Monesi di Mendatica, dove nel 2016 una frana distrusse la strada provinciale interrompendo i collegamenti con il comprensorio: entro marzo verrà pubblicato il bando per identificare il soggetto privato che andrà a gestire il rilancio dell’area in provincia di Imperia’. Un altro, ennesimo, annuncio seguito, dopo cinque mesi, dal nulla!
O meglio, in cinque mesi, la Provincia uno sforzo l’ha fatto, ha offerto, quale canone annuo d’affitto, 5000 Euro (dicasi cinquemila) alla Signora Tiziana Sabato, proprietaria dei 650 ha, (6.500.000 mq.) sui quali sorgono gli impianti di risalita e le piste da sci; 7,69 € a ettaro ovvero 0,000769 € a mq. ! L’offerta però è impinguata dallo 0,25% sulla vendita dai biglietti della seggiovia. Ogni commento è superfluo.
Proseguendo si legge: “Monesi, provincia di Imperia, frazione del Comune di Triora // All’inizio degli anni cinquanta, però, è un paesino di montagna quasi anonimo”. Il cronista Onofrio evita di scrivere, o non sa, che nel primo dopoguerra Monesi di Triora non era un paesino, neppure una frazione; vi erano solo alcune baracche. La frazione era Monesi di Mendatica come testimonia la chiesetta costruita sul finire del 1800 – con il contributo della famiglia Roggio di Mendatica- . E la strada che collega tutte la seconde case si chiama, Via della Chiesa.
E’ evidente che l’inviato speciale del Decimonono non abbia ancora le idee chiare e non sappia, o finga di non sapere, che la Monesi a cui si riferisce è un anacronistico feudo di Triora; feudo che versa oltre 40.000 € al Feudatario del Sacro Romano Impero. Solo che i feudatari, come i pastori e i contadini, ben sapevano che non è possibile mungere le mucche senza nutrirle; invece chi ha gestito Monesi, feudo di Triora, dagli anni ’90 in poi, ha munto tutto il possibile nutrendo però altre mandrie a sud del monte Saccarello… Mi sia consentito fare un solo esempio della considerazione miope, anzi cieca, che la Provincia di Imperia ha riservato agli impianti sciistici di Monesi. Eccola: Fino a tutti gli anni ’90, i “gabellieri” provinciali incassavano circa 750.000 lire/anno, dai gestori degli impianti di risalita, quale gabella sulla occupazione del suolo pubblico, relativa alla superficie dei due pontini che venivano montati a novembre, sopra la strada che, ovviamente, era chiusa al traffico, per consentire la risalita con la sciovia Tre Pini!
Trovare un gestore-missionario nelle attuali condizioni è una chimera. Siamo in molti a pensare che le basi per il rilancio di Monesi di Triora debbano essere l’acquisizione dei terreni da parte di un ente pubblico (Regione?) e da un consorzio dei comuni limitrofi per mezzo di un contratto d’affitto, equo e a lungo termine; almeno trent’anni, oppure l’acquisto dei terreni stessi. E prima di dare per scontato il rilancio di Monesi di Mendatica, sarebbe opportuno e urgente dare una risposta alla domanda, che ne sarà della frazione di Monesi di Mendatica? Sarà messa in sicurezza onde consentire la ristrutturazione delle abitazioni danneggiate dalla frana, o sarà lasciata in balia dei futuri…temporali? E quanto durerà l’attesa e il fine lavori ? Dando per scontato la buona volontà di tutti.
p.s. Se prima di vendere informazione non ci si informa si rischia di fare disinformazione. O no?
Rinaldo Sartore
COMMENTI dalla pagina Facebook –
Monesi Borgo Antico- 1300 m. è la distanza andata-ritorno; la deviazione è di 610 m. (percepiti dal sindaco di Mendatica, 1000 m.)
A Monesi ci hanno sempre creduto, anche con la strada franata per 4 anni, e non si sono fatti spaventare dal coronavirus. E sono stati premiati, parliamo degli organizzatori della Monesi-Redentore, dal record di partecipanti, 157, e dal nuovo record della gara, 44’04” di Cristiano Salerno. Bisogna fare un monumento grande come il Redentore in cima al monte Saccarello, agli organizzatori che in questo 2020 condizionato dal coronavirus, hanno voglia di accollarsi gli oneri organizzativi sommati ai rischi dovuti alla pandemia. Si è quindi disputata oggi domenica 6 settembre la Monesi-Redentore, 8,7 km di salita per circa 800 metri di dislivello, dai 1385 metri di quota di Monesi di Triora ai 2165 metri del Redentore, statua posta sull’anticima del monte Saccarello (quota 2200 metri). Siamo in provincia di Imperia, ma non è al mare che bisogna pensare. Qui è montagna vera, con mandrie al pascolo, impianti sciistici (che speriamo riprendano a funzionare a breve), rifugi sulle creste e la famosa “Via del Sale”, l’itinerario che da Limone Piemonte porta mare verso Ventimiglia e Sanremo, una via che oggi, per un tratto è stata percorsa di corsa in salita fino al traguardo del Redentore, dal quale si vede il mare e nelle giornate limpidissime anche la Corsica. E’ la gara che arriva più in quota della Liguria (2165m), e il Saccarello è la montagna più alta della Liguria, ma è anche il punto di confine con la Francia e tra le regioni della Liguria e del Piemonte, con le provincie di Imperia e Cuneo, e i comuni di Triora, Mendatica e Briga Alta.
Marco Lanteri, il titolare del negozio Mela Verde, è l’anima e cuore di questa manifestazione: “Non ci aspettavamo un successo del genere. E’ arrivata più gente di quella che pensavamo, a dimostrazione che c’è tanta voglia di riprendere a fare sport, correre in montagna, e venire in queste piccole stazioni di montagna che tra mille difficoltà tengono aperte le attività turistiche. Siamo in una regione considerata per il mare, ma anche la montagna è una realtà da non sottovalutare. Complimenti a tutti i corridori, arrivati anche da lontano e al vincitore Cristiano Salerno che ha stabilito il nuovo record della gara. Arrivederci a tutti l’anno prossimo per la decima edizione.”
Il percorso della Monesi-Redentore è una strada asfaltata e cementata nei primi 5 km, quindi sterrato negli ultimi 3,5 km. Nella gara maschile era preannunciato l’assalto al record di Zandonella di 44’44”, cosa riuscita a Cristiano Salerno, un passato da ex-pro del ciclismo ora passato alla corsa, che ha tagliato il traguardo del Redentore in 44’04”, migliorando il record di Zandonella di 40 secondi. Seconda piazza per Lorenzo Trincheri, “Il camoscio di Dolcedo”, vincitore della scorsa edizione, oggi secondo in 45’02”, con Gabriele Gualerzi terzo in 47’22”. Completano la top ten Jacopo Musso 4° in 47’54”, Giacomo Strafforello 5° in 48’14”, Fabio Franco 6° in 48’32”, Mattia Novaro 7° in 49’35”, Mirko Amico 8° in 49’59”, Emanulele Ferrero 9° 50’14” e Oscar Bracco 10° in 50’16”.
Nella gara femminile vittoria della cuneese Monica Dalmasso in 57’51”, seconda Silvana Decollo, terza Elisa Buratto, quarta Debora Ferro e quinta Alina Roman.
MENDATICA E L’IDENTITA’ DEI RICAMI DELLE NONNE
RIPROPOSTA CON PAOLA, SIMONA, LAURA E GINITA