Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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L’oculista Quilici lascia il carcere
Arresti domiciliari in Casa di Cura a Como
Ospita anche un centro psichiatrico


Il dr. Alessandro Quilici, 52 anni, oculista alassino, arrestato venerdì 19 giugno per violenza e atti persecutori verso la ex convivente, rinchiuso nel carcere di Imperia, ha ottenuto gli arresti domiciliari. E trasferito, su richiesta del difensore e dei famigliari, nella Casa di Cura privata Le Betulle, ad Appiano Gentile (Como).

L’ultima immagine del dr. Alessandro Quilici a cena in un ristorante di Alassio in compagnia di un’amica, solo pochi giorni prima dell’arresto

Nella struttura si trova anche un centro di Psichiatria, oltre a Medicina generale e Chirurgia. Prima del grave provvedimento di carcerazione l’oculista era stata colpito da ‘Codice Rosso‘ ( volto a rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e inasprendone la repressione ) e di cui ne aveva fatto le spese e preso di mira, pure il giornalista e scrittore alassino Daniele La Corte.

L’esperienza del carcere di Imperia, soprattutto per un incensurato, deve essere stata particolarmente dura e difficile per Quilici – affermato professionista nel ponente ligure -, tenendo conto delle presunte condizioni psichiche in cui si trovava prima e l’acutizzarsi dopo l’arresto.

I primi giorni li ha trascorsi in una cella con 7 detenuti a causa di un incendio sviluppatosi in un’ala del penitenziario imperiese. Poi  in cella singola, pare in conseguenza proprio dell’aggravarsi dello stato di insofferenza e ribellione alla ‘clausura’. E alla luce di una serie di esami clinici e specialistici cui è stato sottoposto sarebbe scaturita la concessione dei ‘domiciliari’. Dopo l’istanza del difensore di fiducia, il penalista savonese avv. Fausto Mazzitelli, di cui trucioli.it aveva dato conto la scorsa settimana, è dunque arrivato l’atteso provvedimento del Gip, Fiorenza Giorgi, con il consenso della Procura della Repubblica.

Da Imperia, questa mattina, il dr. Quilici,  trasferito dalla Polizia penitenziaria, a “Le Betulle”, struttura privata non accreditata, ad indirizzo polispecialistico, con pazienti di Psichiatria,  Chirurgia e Medicina Generale. Il  detenuto può comunicare solo con  famigliari stretti, il difensore ed ovviamente il personale sanitario; non gli è consentito di uscire all’esterno, né avere contatti con altri pazienti della clinica.

La Casa di Cura, si legge sul sito internet, è circondata da un parco di 80.000 metri quadrati ed è costruita su due piani. Dal Giugno 2014 è attiva con l’ospedale Gaslini di Genova, uno dei più importanti ospedali pediatrici europei, una convenzione per l’attività chirurgico-pediatrica ambulatoriale e di sala operatoria.

Ha un intero reparto dedicato alla PSICHIATRIA diretto dal Prof. Augusto Guida nel suo studio.

  • Disturbi dell’umore
    • Le cause
    • Le terapie
    • Profilo Dott.ssa Elisabetta Guida
    • Profilo Dott. Francesco Somajni
  • Disturbi d’ansia
    • Le cause
    • Le terapie
    • Profilo Dott.ssa Elisabetta Guida
    • Profilo Dott. Francesco Somajni
  • Disturbi del sonno
    • Le cause
    • Le terapie
    • Profilo Dott.ssa Elisabetta Guida
    • Profilo Dott. Francesco Somajni
  • Abuso e dipendenza da sostanze stupefacenti e farmaci
    • Sostanze d’abuso
    • Le terapie
    • Ricovero
    • Profilo Dott. Roberto Bertolli
    • Profilo Dott. Furio Ravera
    • Profilo Dott. Matteo Ferri
  • Abuso e dipendenza da sostanze alcoliche, gioco d’azzardo patologico e dipendenza da internet
    • Profilo Dott. Michele Sforza
    • Profilo Dott. Stefano Oliva
  • Disturbi di personalità e disturbi psicotici
    • Profilo Dott. Roberto Bertolli
    • Profilo Dott. Furio Ravera
    • Profilo Dott. Matteo Ferri
  • Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza
    • Dott. Francesco Somajni
    • Dott.ssa Elisabetta Guida
  • Psicogeriatria
    • Profilo Dott. Stefano Oliva
    • Profilo Dott. Angelo Oliva
    • L’anziano e la depressione
    • L’anziano e il decadimento mentale
    • L’anziano e i disturbi della ideazione
    • L’anziano e i disturbi bipolari dell’umore
    • L’anziano e l’incontro con malattie ad “andamento lento”
  • Servizio per il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare (DCA)
    • Il problema della cura
    • Anoressia nervosa
    • Bulimia nervosa
    • I disturbi dell’alimentazione N.A.S.
    • Obesità
    • Il programma terapeutico
    • La fase ospedaliera
    • Profilo Dott. Michele Morelli
  • Servizio di medicina legale e psichiatria forense

Il Prof. Augusto Guida nel suo studio

Negli ultimi 50 anni il progresso scientifico ha determinato in medicina modificazioni sempre più rapide nel modo di concepire, di conoscere e pertanto di curare le malattie.
Ciò è tanto più vero per la psichiatria, che nel 1952 è stata rivoluzionata dalla sintesi con la clorpromazina (Largactil) di farmaci in grado di influire positivamente sulle patologie psichiatriche. La possibilità di modificare e normalizzare stati d’animo anomali, togliere il dolore psichico, la disperazione, restituire la serenità, la dignità, il piacere di vivere mediante sostanze chimiche sintetizzate in laboratorio fa degli psicofarmaci una scoperta certamente non meno importante di quella degli antibiotici.

La malattia psichiatrica, che in alcuni casi è come una sbornia senza alcolici che può durare una vita, interessa, coinvolge, modifica l’individuo nella sua essenza personologica, nella sua interiorità, e non si limita, come nelle altre patologie, ad un organo, ad un apparato, estranei comunque all’Io. Pertanto il danno che ne deriva è assai più complesso e globale, alterando le capacità critiche e la consapevolezza di malattia del soggetto e rendendo il malato, nei casi più gravi, pericoloso per sé e per gli altri, quindi bisognoso di assistenza continua.

Il problema terapeutico è tutto speciale e complesso perché non riguarda solo l’intervento farmacologico o chirurgico come nelle altre patologie, ma anche quello psico e socio-terapeutico; peraltro questi interventi non vanno considerati alternativi, ma vanno integrati in diversa combinazione e magari in tempi diversi secondo la forma psichica da curare.

Relativamente all’intervento psicofarmacologico, inoltre, manca oggi la possibilità di obiettivare in dati numerici e morfologici le alterazioni biochimiche e strutturali che stanno alla base delle singole malattie; pertanto non è possibile impostare una terapia razionale scientifica guidati da un laboratorio che in psichiatria è tutto da inventare.

Si aggiunga poi che, a differenza degli altri farmaci, gli psicofarmaci hanno la singolare caratteristica di indurre nei malati risposte troppo spesso personalizzate (anche in stretta relazione col dosaggio utilizzato), talora imprevedibili o paradosse. Il concorrere nella genesi dei diversi disturbi psichici anche di fattori psicologici conflittuali ed ambientali in una misura differente e sconosciuta nelle altre patologie viene a complicare ulteriormente la gestione della terapia.

Pertanto, apparentemente in modo legittimo e consequenziale, la malattia psichica viene riferita a cause dell’esistenza erratamente enfatizzate, viene cioè motivata; dalla risoluzione di queste cause si fa semplicisticamente dipendere la soluzione della malattia.
La Casa di Cura “Le Betulle”, tratta questo tipo di patologia da oltre 40 anni.

La depressione, indubbiamente tra le principali patologie psichiatriche, per il suo drammatico progressivo aumento è stata recentemente proclamata malattia di interesse sociale.

Oggi molti ne parlano e ne scrivono, spesso senza competenza alcuna, soprattutto per quanto riguarda la terapia, ingenerando notevole confusione.

Certamente la depressione è una malattia coesistente con un alterato biochimismo cerebrale (non diversamente, per esempio, dal diabete, ma ben più complessa) e può essere intesa come un’abnorme esaltazione delle normali oscillazioni dell’umore esistenti in tutti gli individui, oppure come un’alterazione patologica dell’umore, diversa comunque dalla normale tristezza.

Ciò ovviamente non significa che un trauma psichico o stress prolungati, particolari eventi psico-sociali (lutti, pensionamento, precedenti esperienze di separazione nell’infanzia), determinate malattie o particolari trattamenti farmacologici non possano provocarla (depressioni psicoreattive o iatrogene).

Tuttavia perché il lutto, le frustrazioni, gli insuccessi possano determinare la depressione, occorre ammettere l’esistenza di una particolare labilità nella omeostasi timica, ovviamente diversa nei singoli casi.

Infatti come nel soggetto normale, non predisposto al diabete, gli eccessi alimentari provocano obesità, ma mai il diabete, nel soggetto non predisposto alla depressione i vari stress esistenziali non determinano la depressione e vengono vissuti e gestiti entro i confini della tristezza.

Esistono diverse forme di depressione: essa è infatti una malattia polisintomatica, può cioè esprimersi con netta prevalenza psichica (per esempio in una dominante ideazione suicida) oppure somatica (somatizzazioni osteo-articolari, cardiocircolatorie, gastroenteriche etc.) e può altresì alternarsi ad esaltazioni dell’umore in senso euforico-maniacale, dando luogo a quadri clinici veramente assai vari e complessi, talora di difficile diagnosi.

La Casa di Cura “Le Betulle” è particolarmente attrezzata e specializzata ad affrontare con rapidità ed efficacia il problema: per questo tipo di patologia, infatti, la durata dei ricoveri è spesso inferiore ai 10-15 giorni e difficilmente si protrae oltre il mese.

Per un’ottimale gestione della terapia vanno tenuti presenti alcuni principi fondamentali:

  • 1. I mezzi per curare la depressione sono essenzialmente gli psicofarmaci antidepressivi (circa una cinquantina di sostanze sintetizzate in 50 anni di ricerca) coadiuvati da una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale.
  • 2. La scelta del farmaco col quale iniziare il trattamento si opera sulle caratteristiche cliniche della forma depressiva, cioè guidata essenzialmente dai sintomi, oppure dalle risposte in trattamenti precedenti (“anamnesi psicofarmacologica”), oppure ancora dalle risposte ai farmaci di un parente di primo grado; in alternativa, infine, sulla base della “statistica inconscia”, cioè dell’esperienza del medico maturata negli anni.
  • 3. Come già detto, la risposta agli psicofarmaci è sempre personale, spesso imprevedibile, talora paradossale; cioè lo psicofarmaco che dovrebbe anche sedare può indurre agitazione e viceversa quello che dovrebbe stimolare può dare sonnolenza, magari anche sgradevole: quindi, soprattutto nel malato ambulatoriale, si impone cautela iniziale nel dosaggio.
    Il farmaco che esercita effetti sicuramente negativi va rapidamente sostituito con farmaci di caratteristiche farmacodinamiche diverse, magari opposte.
    Se invece esercita effetti sicuramente positivi va aumentato nel dosaggio anche decisamente, specie nel malato ricoverato.
    Quando possibile è utile, per un più rapido riscontro degli effetti, la prova del farmaco iniettato per via parenterale, meglio venosa.
    Spesso l’insuccesso di una terapia dipende da una dose insufficiente.
  • 4. Non è vero che i farmaci sintetizzati più recentemente devono essere di prima scelta, che va invece effettuata sulle caratteristiche cliniche della forma depressiva da curare: per esempio è errato utilizzare gli SSRI (serotoninergici selettivi) in presenza di una depressione con somatizzazioni gastroenteriche (nausea, vomito, ansia allo stomaco etc.) meglio influenzata dalla “vecchia” amitriptilina e derivati.
  • 5. In alcuni casi, specie nei “pazienti non responders”, può essere utile l’associazione di diversi farmaci antidepressivi tenendo ben presenti le reciproche incompatibilità (presuppone notevole preparazione del medico).

Tali farmaci antidepressivi possono essere utilmente associati anche ai sali di litio, agli ormoni tiroidei e ad altri farmaci psicoattivi. Testi scritti dal Prof. Augusto Guida per il primo sito internet di “Le Betulle” del 2004


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