Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Vade retro aper! La denuncia agricoltori: macché 28 mila uccisi, meno della metà
Se i cacciatori non sparano più e Bruzzone…


Il senatore cacciatore savonese  Francesco Bruzzone, leghista della prima ora, futuro candidato al Parlamento Europeo, interviene nell’aula del Senato della Repubblica: “Non si può morire per un cinghiale in autostrada nel 2019″. Intanto la Cia (agricoltori liguri) rende noto e denuncia: “I cinghiali abbattuti (i latini chiamavano aper ndr) sono meno della metà dei 28 mila previsti dalle associazioni venatorie, come non bastasse queste ultime hanno pure deciso di non usufruire della proroga di caccia fino al 31 gennaio, una vera e propria beffa”.

COMUNICATO STAMPA –

Il bottino di cinghialisti della Valle Arroscia

I cinghiali abbattuti sono meno della metà dei 28.000 previsti dalle associazioni venatorie. Ma proprio quest’ultime hanno deciso di non usufruire della proroga della stagione di caccia al 31 gennaio.
Così mentre gli animalisti continuano a proporre sistemi di protezione come i recinti alla colture che – oltre ad essere palesemente inefficaci – trasformerebbero il nostro sistema agricolo in una sorta di riserva indiana, l’ultima beffa arriva del mondo della caccia.
Nel mezzo sempre gli stessi: agricoltori e allevatori che subiscono quotidianamente la distruzione dei propri raccolti e lo scempio delle proprie mandrie, sotto costante assedio da parte di quegli stessi cinghiali che le associazioni venatorie si erano impegnate ad abbattere.
Animalisti e cacciatori discettano di tutela dell’ambiente. Ma di chi quell’ambiente lo preserva – giorno dopo giorno – con fatica, disagi, soddisfazioni che spesso non ripagano del duro lavoro -non parla quasi mai nessuno. Così agricoltori e gli allevatori soccombono. E visti i ripetuti incidenti anche autostradali molte altre persone sono a rischio.
” Da anni ormai denunciamo l’insostenibilità del peso eccessivo degli animali selvatici sul sistema agricolo e sul tessuto sociale delle aree rurali – sottolineano dalla sede regionale di Cia Liguria -. . Da parte nostra abbiamo messo in atto ogni tentativo utile a creare un clima di collaborazione, non ultima l’iniziativa di questa estate quando, grazie a diversi incontri sul territorio, abbiamo coinvolto decine di sindaci, e predisposto un documento di richieste avanzato a Regione Liguria. Diamo atto all’assessore regionale Mai di essersi assunto la responsabilità di prorogare il calendario venatorio, ma questo non è abbastanza: è fondamentale che il Consiglio Regionale ed il Presidente si rendano disponibili ad un incontro con la nostra associazione ed i sindaci, consci che il problema non è più gestibile attraverso l’ordinaria attività venatoria.
Ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta alle nostre richieste. Abbiamo atteso abbastanza. I problemi degli agricoltori non possono attendere oltre. Siamo determinati a combattere, ancora e di più, per la sostenibilità del sistema rurale ligure e nazionale”.
Un problema che coinvolge la Liguria e tutte le altre regioni.
“È’ giunto il momento di affermare che i palliativi non servono e che occorre legiferare d’urgenza per determinare la drastica riduzione degli animali selvatici che popolano il territorio nazionale – denuncia Dino Scanavino, Presidente Nazionale CIA. – A fronte di risposte evasive, approfondimenti inappropriati e denaro pubblico mal impiegato, chiediamo alla politica di mettere gli agricoltori nella condizione di raccogliere il frutto delle loro semine e delle loro fatiche e di consentire agli allevatori di dedicarsi alle proprie mandrie.”

IL SENATORE BRUZZONE, LEGA NORD, INTERVIENE IN AULA

COMUNICATO STAMPA

Cinghiali su A1, Bruzzone (Lega) interviene in aula: “Non si può morire per un cinghiale in autostrada nel 2019″

Roma, 10 gen. – “Ho chiesto di intervenire a fine seduta per ricordare che il 3 gennaio scorso un ragazzo di ventotto anni è deceduto in autostrada, nel tratto tra Lodi e Casalpusterlengo, mentre la sua fidanzata di ventisette anni è in gravissime condizioni. Altre dieci persone sono state ferite, tra cui cinque minori. Si tratta però non di un normale incidente autostradale, ma dell’ennesimo caso di incidente creato dalla presenza di animali, in questo caso selvatici, ovvero ungulati, della specie cinghiale, in autostrada. Ferma restando la responsabilità di chi deve avere cura della recinzione e della protezione della rete autostradale, il fenomeno degli incidenti causati da animali selvatici sulle strade del nostro Paese sta assumendo dimensioni veramente rilevanti. Solo in Lombardia, ultimamente si sono verificati 400 incidenti stradali, di cui due mortali e migliaia di altri incidenti sono avvenuti in altre Regioni.

Le Regioni hanno il compito di gestire e verificare la presenza degli animali selvatici sul proprio territorio, ma non riescono a farlo liberamente o come si dovrebbe. La Regione Lombardia – ad esempio – che è stata direttamente coinvolta da questo ultimo grave incidente, non ha la possibilità di provvedere al controllo della fauna selvatica, in quanto impedita da pareri che gli vengono forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), che sostanzialmente vietano la possibilità di fare gli interventi come dovrebbero essere fatti. Nella fattispecie, viene vietato il controllo tramite la braccata perché ritenuta troppo invasiva, tralasciando – da parte di ISPRA – il fatto che, forse, se si tratta di atteggiamenti invasivi, occorre riferirsi ad animali che provocano morti e incidenti nelle nostre strade. Siamo a conoscenza di cittadini oggi seduti su una sedia a rotelle a causa di un incidente.

Avviandomi alla conclusione, è necessario, quindi, rivedere completamente il sistema, ovvero eliminare i pareri centralizzati di un ente come ISPRA su giudizi e iniziative che dovrebbero essere di carattere locale. È necessario mettere riparo a una sentenza della Corte costituzionale, che ha modificato il sistema del controllo faunistico nel nostro Paese, ridando la possibilità agli operatori interessati di intervenire. Da questo punto di vista, il richiamo che faccio – sostenuto anche dall’intero mondo agricolo, oltre che da tutti quei cittadini che viaggiano nelle nostre strade, autostrade, ma soprattutto nelle strade di campagna e di Appennino – è che si giunga il più velocemente possibile a una revisione della legge nazionale e al superamento della mentalità ISPRA e dei suoi pareri spesso e volentieri imbarazzanti, come nel caso di specie. Del resto, è sufficiente ricordare il parere ISPRA trasmesso alla Commissione europea sui cosiddetti KC: dobbiamo eliminare posizioni che alla fine risultano rivelarsi un danno grave alla salute pubblica, alla quale tutti quanti dobbiamo badare, superando determinate mentalità animalistiche o protezionistiche che, purtroppo, ogni giorno che passa, regnano sempre più anche all’interno di un istituto importante come ISPRA”.

Lo ha dichiarato Francesco Bruzzone, Senatore della Lega e vice presidente Commissione ambiente del Senato, intervenuto in aula il 9 gennaio 2019.

 


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