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Liguria e Basso Piemonte

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Loano, il volto della solidarietà: accolto bimbo cinese cerebroleso. Il volontariato
di Matteo e Gabriele studenti universitari


Una storia commovente di meravigliosa solidarietà famigliare. Protagonisti – benefattori una coppia di coniugi di Loano. Lui ingegnere elettronico, lei casalinga. Un figlio al secondo anno di Università a Genova che con un collega si dedica al volontariato per l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII onlus. I genitori hanno accolto un bimbo cinese, abbandonato in patria, colpito da emorragia cerebrale, salvato di extremis da un equipe medica.

Matteo e Gabriele, studenti universitari e volontari dell’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII° all’ingresso della chiesa parrocchiale di Loano con il loro banchetto per raccogliere offerte

Ma il piccolo, 2 anni, non cammina, non parla, ogni tanto sorride, ascolta, non sempre reagisce agli stimoli, i balocchi con cui ogni bimbo ama giocherellare non lo scuotono più di tanto. Cure mediche costanti, terapie, consulti con un’equipe del Gaslini, le prescrizioni di farmaci. Un interrogativo per tutti. Riuscirà a guarire ? A vivere comunque se non un’esistenza normale, quantomeno sperare nel progredire della scienza ? Il responso a quanto pare sarebbe inappellabile: cerebroleso per il resto della vita, amorevolmente assistito da chi ha scelto, per missione e vocazione, di sostituirsi ai genitori naturali.

Ormai il cinesino sfortunato fa parte integrante della famiglia loanese, è un cittadino della comunità e non correrà più il rischio di essere abbandonato in qualche istituto per handicappati gravi o meno. Riceverà affetto, premure, il sorriso, le gioie, l’atmosfera, il calore di una famiglia esemplare. E non sarà l’unico figlio seppur adottato, con lui il conforto, l’aiuto di un fratello maggiore, a sua volta felice e partecipe della scelta dei genitori, dei sacrifici, ma anche il dono di una serenità interiore dell’immensa opera di bene.

Anche le suore sostengono con un’offerta l’associazione felici di vedere giovani giudiziosi impegnarsi in opere di bene

Davanti al Duomo Parrocchiale di San Giovanni Battista un banchetto mobile in attesa dei fedeli della Messa domenicale. Un cartello indica l’Associazione Papa Giovanni XXIII°, con il logo di ‘Un pasto al giorno’ nell’ambito di una campagna promossa  da ‘persone che aiutano persone’ e ‘Finché gli ultimi non saranno i primi’.  Ad illustrare il significato della loro presenza due giovani volontari dell’Associazione, Matteo e Gabriele, frequentano l’Università a Genova, Facoltà di Ingegneria gestionale. Laurea breve con la Magistrale. La speranza, pur conoscendo le difficoltà di trovare lavoro anche per un laureato e diplomato, di essere inserito in un circuito virtuoso di management di imprese. Non dover lasciare la provincia o la Liguria. Studiano inglese e francese, lo spagnolo con l’esperienza dell’Erasmus. Sono consapevoli che le opportunità di impiego, di carriera per cui hanno studiato, è più facile trovarli all’estero, ma non disperano. “Del ponente  savonese – osservano – siamo sei o sette a frequentare la stessa facoltà universitaria, ritrovarci in treno”.

Matteo e Gabriele dedicano le ore libere al

Sulla stessa piazza della chiesa c’è chi attende, a sua volta, di essere aiutato con libere offerte, ma qui siamo su un altro pianeta e realtà straniere

volontariato e non è poco in un mondo giovanile che, come ripete papa Francesco, finisce per essere attratto da consumismo, edonismo, carrierismo, il divertimento e l’apparire come modello di vita e di disvalore. Certo, nessuno può ragionevolmente immaginare sia più importante vivere da monaci, da eremiti, rinunciare a priori a far parte di una società che vede nel progresso, nel sano passatempo, nei valori della famiglia, nelle conquiste sociali, un punto di riferimento. Senza ignorare, ad esempio, l’attività sportiva, la ricreazione che fa comunità.

Matteo e Gabriele  anche al servizio di un volontariato che ha come missione primaria aiutare  chi ha scelto di accogliere nelle proprie case  e nelle proprie vite bambini rimasti senza genitori, persone con disabilità, anziani soli, ragazze vittime di sfruttamento sessuale, famiglie in difficoltà. “Li circondiamo di amore – recita l’opuscolo dell’associazione – li facciamo sentire  scelti ed amati per quello che sono e offriamo una prospetiva  alle loro storie, ai loro bisogni, alle loro speranze e alla loro personalità. Per noi //CIMETTIAMOLAMIAVITA non è solo una parola d’ordine: è una scelta gioiosa e vitale”. L’associazione dona anche un opuscolo dal titolo //IO SPRECOZERO. Ricette, idee e consigli per restituire alle cose il loro giusto valore. 64 pagine formato tascabile.

A Finale Ligure è attiva, per la provincia di Savona, una ‘Casa Famiglia’ dell’Associazione fondata da don Oreste Benzi con un progetto, avviato nel 1985, per garantire un pasto al giorno.

 

 

 


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