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Liguria e Basso Piemonte

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‘Cento…ottanta’: 40 anni fa la legge Basaglia
Il libro testimonianza di Arata, primario a Quarto. L’aiuto dell’on. Orsini e di Siri, il ruolo di Pino Josi assessore alla Sanità


Un libro testimonianza dall’inferno del manicomio alla legge Basaglia, alle resistenze incontrate. L’autore è Andrea Arata, 87 anni, specialista in medicina legale e neuropsichiatria, docente in psichiatria e antropologia criminale. E’ stato primario all’ospedale psichiatrico di Quarto, successivamente al Galliera. Componente del gruppo di studio ministeriale nella preparazione  della legge 180 (più conosciuta come Basaglia). La presentazione del libro (due edizioni, una recente) è firmata dal prof. Filippo Bogetto. L’autore ci accompagna  nel passaggio dalla segregazione manicomiale all’odierna organizzazione  della psichiatria. Con profonda onestà intellettuale. “Arata, pur essendo stato fra i protagonisti del passaggio dall’ospedale psichiatrico all’assistenza territoriale – scrive Bogetto –  evita accuratamente trionfalismi narcisistici”.

Il libro ha avuto nei giorni scorsi un risvolto umano, ma non solo. L’incontro tra il prof. Arata ed il prof. ing. Pino Josi che è stato assessore alla Sanità Ligure, proprio negli  anni decisivi per la sorte dei manicomi, in Liguria quello di Genova Quarto. “Sono due anni che la cerco – ricorda in una lettera l’illustre docente – , forse l’equivoco è che la ritenevo eletto a Finale e perciò Savonese”. In realtà Josi, famiglia pietrese, papà storico farmacista con una sensibilità particolare verso i poveri e bisognosi; l’ingegnere ha esordito come consigliere comunale d’opposizione a Pietra Ligure.

Il libro “Cento…ottanta” copre 62 anni di storia e dedica alcune pagine alla figura del prof Josi, alla formazione degli operatori e l’incontro, confessa Arata, è stato per me uno dei più intensi emotivamente. E qui nasce una interessante rivelazione. “La grandezza dell’on. Bruno Orsini (fu sottosegretario della storica Dc ndr) fu quella di ottenere che la ‘180’ passasse il filtro del Parlamento, ma la vera battaglia successiva fu vinta tra il ’96 e ’98, quando  mediocrità ed ipocrisia erano aggressive e maggioritarie nell’opinione pubblica. La legge 39 e il convegno sulla ‘tutela giuridica del sofferente psichico’ alimentano la speranza di vincere. Oggi, dopo l’affermazione di Norberto Bobbio e l’esistenza del Dipartimento siamo molto più forti”.

E in conclusione: “Conservi questo libro come tributo di riconoscenza  verso di lei, da parte di un operatore che continua a credere nella validità della riforma, anche se occorre progredire ancora molto”.

Un brano del libro porta ad un’altra verità forse inedita come viene descritta.  Nel 1992 “ alla fine di questo gigantesco lavoro  il Partito socialista ricompensò il prof. Josi, a mio giudizio il migliore assessore alla Sanità che la Liguria abbia avuto in un ventennio, non riconfermandone la candidatura alla scadenza del mandato. Gli successe un democristiano che poco dopo tempo vidi con soddisfazione in Tv entrare ammanettato nel carcere Sant’Agostino di Savona”.

Arata cita (altro aspetto inedito) la richiesta di aiuto al cardinale di Genova Giuseppe Siri che “mi aveva scritto la sua disponibilità a fare qualcosa per i malati mentali. Intanto l’assessorato alla Sanità era stato affidato al prof. Giuseppe Josi, professore associato alla facoltà di Ingegneria, Egli istituì nel giugno 1986 (tre anni dopo) una commissione per ‘la verifica dello stato di attuazione della legge regionale 10 giugno 1983, n. 20: un pietoso eufemismo perchè tutti sapevano  che era rimasta assolutamente inattuata. Mi chiamò a far parte della commissione insieme a Ceccarelli (S. Martino), Pisseri ( Savona), Maura (Genova Sestri)…..” ed altri. Arata si chiede “dove erano finiti i 1600 milioni di lire  dopo la riforma per i presidi di Quarto e Cogoleto (invece di chiuderli) per imprecisati ‘interventi di ristrutturazioni’.

Tra le citazioni del libro la comunità creata sotto il Monte Beigua, alle Faie, frazione montana di Varazze. Una delle comunità gestite da Giovanni Giustoun valoroso psichiatra che nel Ponente Ligure ha preso in mano l’iniziativa del ‘privato sociale’.

 

 


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