Non siamo l’ufficio del Pubblico Ministero. Il nostro compito – dovere è fare informazione, cercando di documentarci, approfondire, se il caso porre domande. Abbiamo iniziato con la triste sorte della cartiera di Ormea, con una parte dell’immobile che dopo anni di abbandono ha trovato un acquirente artigiano a prezzo scontato. Ci si siamo rivolti al sindaco per il ruolo avuto dal Comune. Non ha risposto. Poi il teleriscaldamento ‘più caro d’Italia’ (bolletta utenti) che riguarda qualche centinaio di cittadini. Anche in questo caso il sindaco ha scelto il silenzio. Ormea che ha già perso, trascinando dietro altri paesi delle valli alpine, l’opportunità della Filiera del legno, tra le risorse naturali del territorio. Una scelta che significava creare opportunità di lavoro, indotto, sviluppo, cura del patrimonio boschivo in gran parte abbandonato ed improduttivo. Trucioli.it con l’anziano cronista che da oltre mezzo secolo è tra i testimoni dell’Alta Val Tanaro e non siamo tuttologi, ha chiesto ora all’ex sindaco, dr. Gianfranco Benzo, di scrivere un approfondimento sul tema ‘Teleriscaldamento’. Per dare modo ai cittadini di sapere, conoscere, essere informati. Con proposte costruttive, sulla base di dati di fatto che non sono opinioni, ma numeri, cifre messe a confronto, scelte politiche limpide e trasparenti.
Chiosando sul teleriscaldamento (TLR) di Ormea:
la mia risposta a Trucioli.it
A margine del convegno sul teleriscaldamento di Ormea dello scorso 3 febbraio è stato possibile apprendere della presenza sull’arco alpino di impianti di teleriscaldamento che, pur pagando la biomassa legnosa (il combustibile, il “cippato”) più cara di quanto la paghi la società comunale Calore Verde, hanno tariffe all’utenza assai inferiori rispetto a quelle di Ormea.
Dai dati pubblicati dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato si apprende che in Italia il livello medio dei prezzi del TLR è intorno a 97,0 €/Mwh, IVA inclusa al netto degli sconti, mentre a Ormea, a gennaio 2018 il prezzo della “tariffa finale ivata e ridotta” è stata di 137,3 €/MWh. Una differenza troppo grande per non cercarne la causa. Vediamo di capire.
Il teleriscaldamento (TLR) – Il teleriscaldamento può rappresentare una soluzione vantaggiosa dal punto di vista economico, energetico e ambientale! Bisogna comunque tener presenti alcune importanti criticità legate ai sistemi di teleriscaldamento, ovvero:
• periodi di ritorno degli investimenti spesso lunghi e difficilmente sostenibili (in particolare per piccoli comuni o enti locali);
• è tendenzialmente conveniente in aree densamente abitate, dove i fabbisogni sono elevati e la lunghezza delle tubazioni relativamente bassa.
Anche a Ormea il teleriscaldamento è un sistema a rete, realizzato su suolo pubblico, al servizio del comparto urbano. E’ destinato alla fornitura dell’energia termica prodotta in una centrale, ad una pluralità di edifici appartenenti a soggetti diversi per climatizzare ambienti e produrre acqua calda ad uso igienico e sanitario. La fornitura avviene sulla base di contratti di somministrazione; alla rete possono avere accesso tutti gli utenti che ne facciano richiesta, nei limiti della capacità del sistema.
Tecnicamente l’estensione di una rete di TLR non può che essere fisicamente limitata. Infatti, la temperatura del fluido (l’acqua) che trasporta il calore decresce esponenzialmente al crescere della distanza percorsa. Perciò, il calore prodotto dalla centrale termica può essere distribuito solo entro un raggio limitato. A detta dei tecnici si parla fino ad alcune decine di chilometri; ad Ormea il compendio riscaldato è ridotto: la rete è estesa per circa 6,5 km.
Le determinanti dei costi di distribuzione – Il costo medio della rete di distribuzione di calore, che deve trovare copertura attraverso il prezzo del servizio, dipende sia dalla quantità di calore fornita per metro lineare di rete sia dal costo della tubazione. Le determinanti fondamentali del costo industriale del calore sono il costo dei combustibili necessari a produrlo e l’efficienza dell’impianto di generazione.
La “densità termica lineare“, ossia la quantità di calore domandata per metro lineare di rete e misurata in MWht/m/anno è il driver fondamentale dei costi di distribuzione, insieme con la differenza tra la temperatura dell’acqua di mandata e quella di ritorno (perdita di rete) che dipende da fattori tecnici legati alle caratteristiche del tubo (isolamento, attrito ecc.). Maggiore la densità termica, più efficiente è il funzionamento della rete. In generale, il costo di distribuzione – in €/kWh fornito all’utenza – diminuisce al crescere della densità termica della rete. Valori di densità termica lineare intorno ai 2,5 MWh/m sono ritenuti idonei a rendere economicamente fattibile una rete di TLR. Le grandi reti urbane sono caratterizzate da densità molto elevate: 3,5 a Torino, 3,9 in media nelle reti milanesi, 3 a Brescia (dove sono state allacciate anche aree a minore densità termica, caratterizzate da villette unifamiliari). Con indici inferiori a 2 la fattibilità economica è fortemente dipendente dai contributi in conto capitale, con inevitabili diseconomie di gestione. Ormea, con un indice persino inferiore a 1 (intorno a 0,80) ne è la concreta prova.
Su “La Stampa” dello scorso 18 febbraio si legge oltre a ciò che utilizzando possibili provvidenze europee “Si interverrà ad esempio per alimentare con energie rinnovabili la Scuola forestale di Ormea, oltre a creare delle «porte di valle»“. Ipotizzando per la Scuola Forestale una domanda di calore intorno a 400 MWh/anno, oltre a 50 MWh/anno per altre utenze, che necessitano nuove tubazioni per circa 1.100 metri di lunghezza, risulterebbe la bassissima “densità termica” del nuovo tratto di rete pari a 0,4, fatto che andrebbe a diminuire ulteriormente quella già bassa dell’intero impianto; aumenterebbero i già alti costi di gestione da scaricare sugli utenti.
Le perdite di rete – Veicolare il calore attraverso la rete di distribuzione comporta delle perdite termiche. Tali perdite dipendono da fattori tecnici legati alle caratteristiche del tubo (qualità dell’isolamento), dalla distribuzione della domanda di calore lungo la rete, dalla conformazione della rete stessa e da norme che regolano gli allacciamenti.
L’ entità di tali perdite è un parametro cruciale per determinare i costi di distribuzione. In Italia le perdite di rete medie per il teleriscaldamento sono stimabili in una quota prossima al 15% del calore immesso nella rete di teleriscaldamento. Tale media cela situazioni molto diverse tra loro, infatti reti cittadine con densità termica elevata possono avere perdite inferiori al 10%, mentre reti montane particolarmente disperse sperimentano perdite intorno al 25%.
La rete di Ormea ha una perdita ancora più elevata. Si assesta su un valore intorno al 48 % del calore totale introdotto nella rete di distribuzione, dispersione prossima a 4.000 MWh/anno. Tale valore è peraltro indice che la rete è sbilanciata. La controprova è data dalla “densità termica di rete”, ovvero il rapporto tra la quantità di energia termica e la lunghezza della rete di distribuzione. Più alto è il valore di questo indicatore, più ha senso la realizzazione di una rete di teleriscaldamento. Secondo l’esperienza, un valore sopra il quale un sistema di teleriscaldamento può risultare interessante è di 1,5 – 2 MW/m. A Ormea la potenza totale istallata è di 3.900 kW e la lunghezza della rete di circa 6.500 metri. Deriva la densità termica complessiva di rete di appena 0,6 kW/m…? Non serve commento.
La modalità di determinazione del prezzo del TLR – Come in quasi tutte le aree non metanizzate, anche a Ormea il prezzo del riscaldamento a gasolio è il benchmark (riferimento campione) del TLR.
Ogni litro di gasolio pesa 0,835 kg ed ha un potere calorifico inferiore di 10,200 kcal/kg. Ciò significa che un litro di gasolio ha un contenuto di 10,200 x 0,835 = 8,520 kcal/l pari a circa 10 kWh/l. I kWh effettivi forniti dipendono dall’efficienza di combustione della caldaia il cui concreto parametro deve essere misurato nel corso dei controlli periodici. Per una caldaia a normale gasolio per riscaldamento – cioè non a condensazione, le più efficienti – il rendimento si può stimare all’ 85%. Dunque 1 litro di gasolio fornisce, nella realtà, circa 8,5 kWh termici, ma non a Ormea dove per l’originaria “convenzione” in danno agli utenti ne fornisce soltanto 7!
I rapporti degli enti locali con le società di erogazione del servizio e della gestione delle reti e degli impianti sono regolati, per legge, da contratti di servizio. A Ormea esiste una Convenzione registrata nell’ottobre 2001 che all’articolo 8 affronta l’argomento tariffe. Il costo del kWh dovrà essere commisurato a quello del gasolio, desumibile dalle variazioni rilevate dalla Camera di Commercio, tenendo conto delle riduzioni applicabili in quanto comune montano (oggi 0,1226 €/l). Dovranno ulteriormente essere applicate le altre agevolazioni normative vigenti (oggi 0,02194 €/kWh). E’ considerata una resa calorica complessiva di soli 7 kWh per litro di gasolio invece dei “normali” 8,5 kWh. E’ esplicito il riferimento alla differenza del prezzo del calore del TLR, che deve sempre essere inferiore almeno del 10% al prezzo del calore ottenuto con il gasolio.
Facendo un esercizio di messa in pratica della Convenzione con riferimento all’appena passato gennaio 2018, a quanto avrebbe dovuto ammontare la tariffa del TLR? Con il costo del gasolio rilevato dalla CCIAA di 1,0180 €/l e con la riduzione applicabile a Ormea comune montano, di 0,1226 €/l, il gasolio sarebbe costato 0,8954 €/l. Con la resa calorica “convenzionale” di 7 kWh per litro di gasolio, il costo del kWh sarebbe ammontato a 0,1279 €, maggiorato dell’IVA al 10% avrebbe portato l’importo a 0,1407 €/kWh. Ma con l’ulteriore detrazione di € 0,02194 a titolo di credito di imposta, la tariffa finale sarebbe risultata di 0,1188 €/kWh!
Così non è stato. Calore Verde, pur tenendo conto della riduzione a titolo di credito d’imposta (L. 448/98) ha fatturato il kWh a ben 0,1373 €, con la sovrafatturazione di 0,01857 €/kWh rappresentante quasi il 16%! Rapportato ad anno questo dato mensile, considerato che Calore Verde vende e fattura mediamente 5.300.000 kWh all’anno, significano molte decine di migliaia di €uri (circa 100 mila) che, invece di rimanere nelle tasche degli utenti, finiscono “miracolosamente” nelle casse della società comunale. Senza tale sovra ricavo e senza correlative impensabili diminuzioni di costi, il bilancio della società registrerebbe una consistente perdita. Essa avrebbe riflessi anche sul bilancio comunale! Fino a quando sarebbe sopportabile una tale situazione? La soluzione adottata è evidente: gli utenti continuino a pagare per scelte non ragionate…!
Il peccato originale –“…comunque dovrà essere garantita dalla SOCIETA’ ai Clienti una riduzione di almeno il 10% rispetto al costo del calore prodotto con il gasolio”: recita così la clausola della convenzione, in palese contraddizione con l’assunta resa calorica del gasolio di 7 kWh/l termici in luogo dei canonici e normali 8,5 kWh/l.
Sempre con riferimento al mese di gennaio 2018, se in luogo della biomassa la Società “Calore Verde” avesse prodotto il calore utilizzando il gasolio, ne avrebbe rilevato il prezzo a 0,8954 €/l. Pur con resa calorica “convenzionale” il kWh sarebbe costato 0,1279 €. Applicando la riduzione del 10% il costo sarebbe sceso a 0,1151 €/kWh.
In fattura la Società ha invece applicato il “prezzo” di 0,1448 €/kWh. Corrisponde sempre ad un aumento intorno al 16%, non di una riduzione del 10% del costo del calore prodotto con il gasolio!
La Soc. Calore Verde deve anche confrontarsi negli scenari aperti dalla c.d. legge Madìa (L.175/2016) secondo la quale le amministrazioni pubbliche non possono mantenere partecipazioni in società aventi per oggetto attività non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali (art.4). Calore Verde, oltre all’attività di TLR produce energia idroelettrica ceduta alla rete pertanto, nei fatti dichiaratamente non funzionale al servizio del teleriscaldamento.
Inoltre Calore Verde dovrà essere l’oggetto di un piano di razionalizzazione delle partecipazioni societarie detenute dal Comune (dismissione, assegnazione, ecc.). Il documento dev’essere corredato di un’apposita relazione tecnica con l’indicazione delle modalità e dei tempi di attuazione, in quanto è evidente la partecipazioni nella società che, nel triennio precedente, ha conseguito un fatturato medio non superiore a un milione di euro.
Gianfranco Benzo
Nota di redazione: la società Calore Verde ha come amministratore unico Luciano Obbia, già funzionario Usl, poi Asl, cittadino di Ormea che trascorre l’inverno ad Albenga, ma la sua presenza in paese è assidua, costante. Obbia è anche presidente dell’Ipab Renzo Merlino dal settembre 2014. All’insediamento aveva dichiarato: «Lavoreremo per riuscire a contenere le spese senza però incidere sulla qualità dei servizi resi che è decisamente alta. La struttura dovrà lavorare al massimo delle sue potenzialità. I sacrifici andranno fatti, ma non a discapito degli assistiti». E il sindaco Giorgio Ferraris: «Abbiamo grande fiducia nelle capacità amministrative e organizzative di Luciano Obbia che, in pochi anni, ha portato la Croce Bianca di Ormea da una situazione deficitaria a bilanci in attivo che hanno consentito di ristrutturare il vecchio deposito dell’area ferroviaria e ricavarne delle sedi accoglienti per i mezzi e i volontari della Croce Bianca e dei Vigili del Fuoco». Dunque, Obbia manager pubblico che, da pensionato, dedica tempo e soprattutto esperienza e capacità all’Ipab che al suo arrivo segnava 150 mila € di debiti. Obbia che con la Società Calore Verde pare si avvalga della consulenza del commercialista e revisore legale Giorgio Giaccheri, nato a Pieve di Teco, classe 1964, residente a Ormea, diploma di Ragioniere e Perito Commerciale, conseguito all’Istituto Tecnico Commerciale Statale “G: Ruffini” di Imperia nel 1986.
Luciano Obbia l’abbiamo anche incontrato (da cronisti) nella gestione e relativi posti di lavoro, della comunità di migranti che Ormea ospita su scelta dell’Amministrazione Ferraris, dove si è cercato di renderli ‘utili’ con lo spazzamento della neve, il decoro, la raccolta e la commercializzazione di castagne. C’erano state polemiche per una relazione molto severa – a proposito di gestione migranti – che aveva fatto il sindaco di Caprauna quale ‘funzionario’ incaricato dalla prefettura di Cuneo. Con il suo baglio professionale in materia.
Luciano Obbia per l’incarico di amministratore nella Calore Verde percepisce 7-8 mila € l’anno. Non è molto. Revisore dei conti la dr.sa Nicoletta Biamino, il dott. Andrea Morezzi (O.D.V.). In passato avevano svolto gratis il ruolo di ‘consulenti’ il dr. Enzo Belli, ex segretario comunale che aveva lasciato per motivi di salute, e Paolo Michelis. Nel sito della società si può leggere: “La nostra Mission – Obiettivo di Calore Verde srl è quello di consentire al maggior numero di abitanti interessati ad “allacciarsi” al servizio, di risparmiare in termini di costo del calore, costi di gestione (con l’eliminazione della caldaia di casa e dei conseguenti adempimenti necessari ed obbligatori), riduzione dell’inquinamento atmosferico in quanto la produzione è concentrata e monitorata in una sola centrale ed infine, ma non meno importante, si persegue l’intento di sfruttare legname della zona o di comuni limitrofi per mantenere il bosco e ridurre il rischio incendi.”
Ormea che ha rinunciato ad allacciarsi alla rete del gas metano arrivata (anni 2000) nel territorio della confinante Garessio. Ormea che nel recente convegno ha visto la presenza nella veste di moderatore di Enrico Poma della società Chintana Srl (Sviluppo e finanzia di progetto). Nel sito della società si legge: “Socio fondatore e Amministratore delegato, è esperto nella costruzione di strategie di ricerca di contributi pubblici in grado di operare nella logica multi fondo (fondi regionali, nazionali, europei); di valutazioni circa la sostenibilità finanziaria degli interventi progettuali, relativamente alla fase di realizzazione e di esercizio; di elaborazione di piani economico- finanziari relativi alla realizzazione e alla gestione di opere pubbliche e private”.
Ormea che forse nei progetti iniziali si riteneva che la società Calore Verde potesse contare su molti più utenti.Ora si parla di allungare gli allacci fino alla Scuola Forestale. Ma è davvero risolutivo, sul fronte della ‘densità termica lineare dell’impianto’ ? Ormea si trova a quota 0,8 contro i 3,5 di Torino ed i 3.9 di Milano. Una divario che nuoce, un danno evidente. Ma non vogliamo addentrarci in tecnicismi che pure servono e per questo abbiamo chiesto la collaborazione di Gianfranco Benzo
E ben vengano altri contributi chiarificatori, propositivi. Importante è che la comunità di Ormea, dopo aver pagato lo scotto del ‘no’ al progetto intercomunale, interprovinciale ed interregionale della Filiera del legno, non paghi scelte e strategie che vedono uniti e vicini esponenti dell’ormai storico Partita Comunista, schierati prima nel Pd ed ora, almeno alcuni, vicini alla sinistra dissidente, peraltro sconfitti gli uni e gli altri alle ultime elezioni politiche.
La moderna democrazia dovrebbe insegnare che sono finiti i tempi delle clientele e del clientelismo, del settarismo. Lo zoccolo duro di ciò che rimasto di certe ideologie non può andare a scapito dello sviluppo e pare, come nel caso di Calore Verde, di uno scenario che, in una città, avrebbe provocato inchieste giornalistiche e messo a nudo quella realtà che, da quanto scrive Benzo, non pare proprio esaltante. Diciamo che almeno l’orgoglio di ogni parte in causa dovrebbe spingere a non lasciare ombre, dubbi, sospetti che in politica hanno il loro peso. Carte in tavola, dunque, senza isterismi e senza capri espiatori. Ma quei 100 mila € che, invece di rimanere nelle tasche degli utenti di Ormea, finiscono “miracolosamente” nelle casse della società comunale non è un’invenzione, una barzelletta. E’ un masso lanciato nello stagno ? (l.cor.)
TABELLA DI RAFFRONTO DEL CALCOLO DELLA TARIFFA DAL 2012 TRA LE MODALITA’ STABILITE DALL’ART. 8 DELLA CONVENZIONE TRA COMUNE DI ORMEA E SOCIETA’ CALORE VERDE E QUELLA EFFETTIVAMENTE APPLICATA AGLI UTENTI
Articolo de La Stampa citato dall’ex sindaco Benzo nella sua analisi sul Teleriscaldamento
ARTICOLO PUBBLICATO SU GIORNALE PROVINCIA DI SONDRIO ISTRUTTIVO DA LEGGERE AD ORMEA E DINTORNI