Perché si usano queste parole e non altre: per quale motivo si sceglie un percorso di scrittura che tende alla continua spiegazione di quello che si scrive? Perchè offendersi a causa di cose futili ?
Perché non si mettono le parole più appropriate all’urgenza narrativa e al ritmo invece di scegliere un ritmo discorsivo, piano, senza impennate, noioso?
La scrittura viene fuori da un lavoro di difficoltosa estrazione progressiva, accumulativa facendo attenzione a seguire la logica che viene dipanandosi con molta tranquillità, senza salti, sbalzi, contrazioni, tensioni?
La lettura prevede uno sforzo di vigilanza che fa fronte allo scrivere dispiegato come l’apertura di una pagina già finita o come il filo grezzo che si estrae da una spola che pian piano si svolge?
Spesso siamo causa dei nostri mali: l’artista è il più grande malato e non sa che cosa sta facendo…Gli altri che guardano la sua opera, il suo lavoro, possono capirlo meglio e dirlo con chiarezza.Coinvolto in un itinerario di scoperta con tutti i sensi, chi lavora ad arte esclude però la vista e il percorso narrativo/progettuale arriva al buio più completo.
Ogni inizio può essere diverso, la storia può magari procedere come quella della volta prima, ma chi la narra può inserire minime variazioni, soffermarsi più a lungo su alcuni particolari per spiegarceli meglio. Non c’è quasi nulla di fermo: la storia che nuovamente raccontiamo si sviluppa sul terreno colto e incolto.Bisogna aver comprensione e considerazione anche per chi si offende a causa di cose futili.
Bruno Chiarlone Debenedetti