Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Se un ex sindaco (Benzo) è tacciato del fallito ‘attentato’ alla comunità di Ormea


La teoria – sistema dei complotti ha prodotto nel nostro Paese quintali di carta, lacerazioni, dibattiti. Siamo allergici, ma vaccinati alle polemiche. Non vorremmo che il caso della ‘filiera del legno’ si riducesse ad una lotta peraltro superata. Il discorso è guardare avanti facendo tesoro del passato. Non per assegnare pagelle; per capire se Ormea, con l’Alta Val Tanaro e l’Alta Valle Arroscia si stanno avviando verso un risveglio, rinnovamento di uomini e di idee per riprendere il cammino dello sviluppo economico. Dare speranza alle future generazioni. Oltre alla vocazione e al tessuto turistico, cosa ci attende, cosa c’è dietro l’angolo ? Non era forse la’ filiera del legno’ con le sue articolazioni un’occasione da non sprecare ? Si è davvero valutato, con scienza e coscienza, con il supporto di esperti della materia, che il de profundis rispondeva agli interessi superiori della comunità ? Non alternativa al turismo, bensì locomotiva per lo sfruttamento razionale della risorsa dei boschi, censita su basi catastali dai tecnici dell’ Università ( che hanno sottoscritto !) a cui avevano partecipato i sindaci interessati che hanno, a loro volta, prodotto il ‘certificato forestale’ dei rispettivi comuni (vedi…..).Ormea nella sua gloriosa storia ha ospitato quella che oggi viene denominata “ex cartiera”. Un complesso immobiliare  composto da portineria, foresteria, garage, ex casa operaia, da terreni, tra la statale 28 ed il fiume Tanaro. L’immobile è nella disponibilità  del curatore del concordato della società Cartotecnica – costituita prima del fallimento della Cartiera di Ormea Spa. Il 9 maggio 2012 il giornale online targatocn scriveva: “ Il rendiconto della gestione di esercizio finanziario 2011 chiude a Ormea con un avanzo di amministrazione pari a 822 mila euro. Importo che, però, resta in buona parte e per cautela, vincolato a garanzia dei crediti che il Comune vanta nei confronti della Cartotecnica srl, ora in concordato preventivo, per spese e canoni di affitto dell’ex Cartiera non percepiti. “Il bilancio corrente di moltissimi enti locali sta progressivamente andando in condizione di sofferenza – spiega il sindaco Gianfranco Benzo – in molti casi anche estremamente pesante. L’intento dell’Amministrazione è garantire, nel tempo, la salvaguardia degli equilibri del proprio bilancio. Per questo ben 681.250 euro dell’avanzo di amministrazione registrato nel conto consuntivo 2011 sono stati vincolati all’introito di poste che fanno riferimento alla annosa vicenda che nel 2008 ha visto la liquidazione dell’ex Cartiera di Ormea”. Oltre 680 mila euro così ripartiti: 616.250 euro per canoni arretrati non percepiti, 27 mila per spese di registrazione non rimborsate e 38 mila per mancati canoni dovuti dalla discoteca “Pit Stop” nell’ex Portineria. Il rendiconto è stato approvato in occasione dell’ultimo consiglio comunale convocato nei giorni scorsi, durante il quale è stato approvato anche un ordine del giorno, presentato in tutti i consigli comunali del Cebano e Valle Tanaro, a difesa della linea ferroviaria Ceva-Ormea.”.

Bene, o male, il complesso è in vendita da anni. Cosa rende al Comune, alla collettività ? Nei locali c’era o c’è ancora una laboratorio  e magazzino inerente all’attività commerciale del dr. Antonello Fico. Il contratto risale all’epoca del sindaco Benzo che sfruttava ogni opportunità per ‘creare lavoro’.

Da una parte l’ex cantiera che aveva creato, a cavallo di due secoli, ricchezza e centinaia di posti di lavoro, dall’altra un progetto di filiera, foresta, legno, energia sulle Alpi Liguri. Quelle Alpi che s’impongono tra i primi territori italiani per patrimonio forestale, ma ne raccolgono ben pochi frutti. E’ vero o è falso che i nostri boschi, le nostre foreste sono sotto utilizzate, rispetto alla stessa Costa Azzurra come ci hanno confermato operatori del settore italiani e francesi ? E’ vero o è falso che  le ‘filiere’  sono male organizzate, non hanno saputo innovarsi a fronte di nuovi bisogni. In particolare nell’utilizzo del legno da costruzione, da bioenergia e nei biomateriali ?

Una migliore gestione dei boschi permetterebbe  di produrre  centinaia di migliaia di metri cubi supplementari da oggi al 2030 senza intaccare il capitale forestale del territorio. Attualmente una gran quantità di emissioni di carbonio sono neutralizzate, in generale, attraverso la foresta e la filiera del legno, che potrebbe aumentare  grazie ad un coraggioso programma di forestazione, sempre annunciato e mai realizzato.

E’ sulle nostre montagne che lo sviluppo di industrie e di filiera del legno innovativa  avrebbero permesso, tra l’altro,  di creare occupazione e ridurre importazioni di pellet. Forse sfugge  che siamo diventati (grazie a chi ?)  il primo importatore europeo. Sul fronte energetico, l’utilizzo del legno e dei suoi residui non riciclabili per produrre energia verde, ridurrebbe la nostra fattura di petrolio e di gas importati. Attraverso il Fondo forestale strategico del carbone (FFSC) alimentato dai crediti carbone delle industrie inquinanti dal 2013 ( European union emissions trading scherme- EuEts, in base al quale  viene fissato un limite massimo di produzione di CO2 alle imprese aderenti, lasciandole libere  di acquistare e vendere sul mercato eventuali diritti di emissione aggiuntivi ) ci sarebbe stata la possibilità di finanziare, in parte,  pure altri programmi strategici di valorizzazione delle foreste di Ormea e dei territori viciniori.

Chiramente  sarebbero state le industrie inquinanti a finanziare  in buona parte  un tale programma ecologicamente ed economicamente virtuoso.  Come pure i contatti a seguire per l’ingresso nelle EUEts, per la produzione di X Lam (pannelli multistrato) erano stati avviati, per quanto si era appreso allora.  Certo, si trattava di un progetto di filiera, richiedeva capacità manageriali e gestionali di situazione complesse e non.

Vogliamo adottare una metafora per quanto è accaduto al Comune capofila, ovvero Ormea ?  Il territorio delle Alpi Liguri ha proprio perso il treno. Chissà quando ne potrà passare un altro  sulla ferrovia (filiera) interrotta a Pievetta dalla violenza  del Tanaro. Il sindaco Giorgio Ferraris (vedi servizio a parte) espone le ragioni di chi, come lui, ha lottato per sventare l’attentato della filiera & company. A suo dire nessuno, ad Ormea, e tra chi aveva aderito (enti e Comuni), è intervenuto a sostenere  la bontà e la fattibilità del progetto. Dunque prove del nove dell’attentato scoperto in tempo ?

Ebbene ci viene in mente 40 anni di ‘lotte’ che da cronisti abbiamo descritto sulla sorte di Monesi, per anni locomotiva delle due valli. Dove la cecità e la miopia hanno di fatto dapprima bloccato e poi ferito a morte resurrezione e sviluppo. La filiera del legno voluta dal sindaco Benzo e dalla sua maggioranza, dissidenti esclusi, era da buttare nel cestino, come a Monesi finì nel cestino la ‘filosofia esistenziale’ di una seggiovia che due Regioni (Liguria e Piemonte) finirono per condannare a morte, ritenendola ormai inadeguata. Mentre la stessa seggiovia gemella, di età e di tecnica, è tuttora operante in Alto Adige. A Monesi si diceva che la nuova seggiovia, monca, avrebbe contribuito alla prima iniezione di rilancio, ignorando che era una follia accettare la riduzione dell’attività alla sola stagione invernale e dello scii, a protezione dei galli forcelli e di qualche altro estremismo ambientale.

Se può essere utile al sindaco Ferraris, di fronte ai talebani dell’ambiente che limitavano la funzionalità della seggiovia, non hanno mosso foglia, se non balbettando, le due Regioni. le due province, le Camere di Commercio, i Comuni, gli enti. Non c’è dunque da stupirsi, senza per questo fare di ogni erba un fascio, se per il progetto filiera del legno, dopo averlo discusso, approvato, nei consigli comunali, provinciali e regionali, nessuno abbia avvertito la necessità di porsi la questione dell’alternativa. L’immobilismo, le rivalità, i personalismi non portano da nessuna parte, anzi portano l’Italia ad essere ormai fanalino di coda in Europa. Non è con l’ostracismo dell’avversario politico – e se c’è un politico doc in Alta Val Tanaro è Giorgio Ferraris – che si creano posti di lavoro per i giovani, si incrementa un turismo claudicante, si lascia in balia degli eventi il patrimonio boschivo che un risultato evidente l’ha già dato. Con l’ultima alluvione sulle coste del ponente ligure sono spiaggiati migliaia di quintali di legname. E’ il risultato della ‘politica forestale’ diciamo pure degli uni e degli altri. Almeno si abbia l’umiltà di ammettere la disfatta comune e di progettare subito, con priorità, non diciamo il ‘miracolo’, almeno l’avvio concreto della risalita, del recupero economico e sociale.

In Germania, ex DDR comunista, in 10 anni sono state trasformate, valorizzate, ristrutturate tutte le fabbriche dismesse. Ad Ormea nella grande porzione immobiliare  di proprietà del Comune dell’ex cartiera (circa 7.500 mq. oltre a seminterrati e spazi esterni), acquistata e ristrutturata  con dispendio di risorse pubbliche nel primi anni duemila, oggi è il deserto ed abbandono. Le manutenzioni non vengono fatte, il valore aumenta o diminuisce ? Resta immobile l’altra parte del complesso, quello della società Ebis Energia Srl. Nel maggio 2011 si leggeva su ‘targatocn’: ” Produceva fogli di carta ultrasottili larghi circa 4 metri e destinati alle pagine di volumi e testi di pregio o per confezionare agrumi. Fu installata alla fine degli anni Sessanta, inizio Settanta andando ad aggiungersi alle linee di produzione già esistenti ancorché più particolare. La macchina fu infatti progettata, principalmente, per realizzare il condensatore per avvolgimenti elettrici, anche se poi, ultimata e tenuto conto delle nuove esigenze tecniche nel frattempo emerse, venne impiegata per realizzare i fogli ultra sottili. La “Cinque”, adibita all’omonima linea di produzione dell’ex Cartiera, è stata venduta qualche mese fa all’India, che già aveva acquistato la “Quattro” e, che a breve verrà a prendersela. Nell’ex stabilimento cartaio, infatti, tutto è pronto per l’arrivo degli indiani che provvederanno al prelievo dei macchinari. Un’operazione che si protrarrà per svariati giorni considerato che, nell’area di accesso allo stabilimento, sono stati installati una decina di container ad uso abitativo. Altri macchinari utilizzati dall’azienda cartaria in fallimento sono stati piazzati in Polonia. Intanto la Ebis Energia srl, che si è aggiudicata gli immobili all’asta del marzo 2009, ha affidato a una società lombarda il rifacimento di quasi 4 mila mq di copertura da cui va rimosso l’amianto. Data fine lavori: 15 luglio 2011.”.

Una società delle famiglie Contestabile e Pasquinelli di Pornassio, questi ultimi comproprietari dell’hotel ristorante Lorenzina di Nava, quasi un secolo di storia e di cui trucioli.it ha scritto di recente dopo la decisione di limitare, causa costi, l’attività alla stagione estiva. Pasquinelli,  tre fratelli, due sono farmacisti, insieme al socio Valentini hanno acquisito a Porto Maurizio la gestione di due hotel e di una spiaggia- stabilimento balneare. Un monito in più a quanti hanno a cuore le sorti di due valli che oltre al turismo, non hanno una filiera del legno e dell’energia come risorsa complementare. Non hanno più Monesi, e se vogliamo andare oltre neppure Garessio 2000. Chiuso, abbandonato, in rovina. Col fardello del dissesto della società proprietaria.

E può persino accadere, nel terzo secolo d.C. che un’intera area come quella di Upega resti isolata al ‘mondo dei cellulari’ per mancanza di un ‘ponte radio’ che solo ora vedrà la luce, si spera, entro l’estate.  Che lo stesso isolamento, questa volta da internet, accada quando piove in molti paesi delle valli. Accada ad Ormea di trovarsi ‘orfani’ per un giorno di internet. Accada che un sindaco esponente politico da lunga data della sinistra ortodossa, quel Pci da falce e martello, lasci il Pd del rottamatore (?) Matteo Renzo e abbracci le forze ‘sane’ che si riconoscono nel leader galantuomo Pier Luigi Bersani. E’ una notizia da tacere, che non interessa i lettori ? L’insegnante protagonista involontario del ‘silenzio stampa’, Giorgio Ferraris, a tempo perso potrebbe spiegarci le ragioni.

Luciano Corrado

 

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L.Corrado

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