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Liguria e Basso Piemonte

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Inondazioni a Noli, un progetto definitivo


Mentre persiste il fermento tra i Nolesi rispetto ai controversi provvedimenti imposti dalla precedente Autorità comunale per la mitigazione del rischio inondazioni, una proposta metaprogettuale basata sull’analisi della situazione reale, può contribuire, sia alla definizione di un progetto appropriato e risolutivo, che per indurre la nuova Amministrazione a riconsiderare la delibera ritenuta inadeguata e un po’ vessatoria. Del resto un buon progetto proporzionato deriva solamente da un’attenta valutazione complessiva del problema che dai provvedimenti imposti non traspare. Eppure la letteratura storica delle alluvioni dei torrenti, offre la completa casistica delle cause ed è illuminante sul da farsi.

Infatti i disastri derivano da una grave alterazione dello stato di equilibrio naturale nel bacino idrologico che alimenta il rio, il quale di conseguenza non è più in grado di neutralizzare la grande intensità della pioggia di lunga durata.
In questi casi la responsabilità è da ripartire tra fenomeno meteorologico, uso e manutenzione del territorio a monte e infine la condizione dell’alveo. ( Concretamente basti pensare al tipo di colture agricole presenti, ai materiali e ai rifiuti, tronchi e rami tagliati, alle frane e sbancamenti insediativi). E’ noto che le piogge intense e durevoli non sono una novità e malgrado la tendenza all’aumento della frequenza, non sono decisive poiché spesso anche le precipitazioni normali hanno causato danni rilevanti.
Infatti il territorio boschivo in equilibrio, non roccioso, con alberi, arbusti e prato, meglio se con una minima e mirata pulizia, è in grado di assorbire fino all’80% delle precipitazioni fino al limite del diluvio, rilasciando le acque nel rio con grande ritardo e molta gradualità; mentre le “fasce” limitano anche la discesa delle acque superficiali sui versanti più ripidi.
Se poi il rilievo collinoso è “carsico”, allora una rete di canali e grotte di accumulo sotterraneo, trattengono ancora più a lungo volumi ingenti delle acque filtrate nel terreno.Il rio S. Antonio è alimentato dalle valli dell’Acquaviva e delle Voze, che sono proprio in tali condizioni ottimali: inoltre pochi gli sbancamenti e le colture a vite e a prato, assenti le falesie, mentre diffusi sono gli uliveti ben curati.
Queste condizioni sono la garanzia storicamente accertata rispetto alle inondazioni, anche in presenza della piovosità ligure, talvolta di massima intensità. Negli ultimi tempi, dalla metà del XX° secolo si ricordano esondazioni dovute alle auto in sosta, poi finite
in mare e alla presenza dei cassonetti che hanno ostruito il ponte dell’Aurelia.
1 ) Dunque è la disattenzione umana ad essere pericolosa e da controllare; mentre è indispensabile la saggezza per mantenere lo stato attuale dell’ambiente Nolese, impedendo a monte ogni cementificazione così come la massiccia costruzione della “diga” dell’Acquaviva. Purtroppo molto diverse sono le condizioni dell’equilibrio naturale lungo l’alveo e nella zona di deflusso a mare.
Invece i torrenti non antropizzati, sfociano a mare o con uno sbocco di grande ampiezza, oppure con una serie di diramazioni ( canali) a delta sul conoide ( dove si depositano i materiali trasportati dalle acque) Inoltre l’alveo è quasi sempre dotato di adeguate zone laterali dove le onde di piena si smorzano, allagandole.Purtroppo entrambe queste sicurezze della “sciumea” sono state alterate dall’urbanizzazione senza alcun criterio di tutela della natura, quindi devono essere ripristinate senza tentennamenti.
2 ) L’intervento indispensabile e relativamente più facile da realizzare, a breve e a costi ragionevoli, consiste nel raddoppio (come minimo) della sezione di deflusso a mare, costruendo uno o più canali accanto al ponte ad arco dell’Aurelia.
3 ) Purtroppo la ricostituzione delle zone di “scolmatura della portata” è molto più difficile e costosa
e richiede la costruzione di alcune vasche laterali più a monte ove possibile negli spazi liberi tra  gli edifici:
Inoltre almeno teoricamente, è pensabile la costruzione, assai difficile e onerosa, di una più grande vasca scolmatrice laterale, collegata ad un canale di deflusso, in corrispondenza e in luogo del garage di via Cesare Battisti. Questa complessa opera potrebbe svolgere il duplice compito di scaricare l’onda di piena e con la propria robusta struttura, sostenere la collina franosa così come fanno gli attuali puntoni.
Questo rilevante progetto potrebbe diventare plausibile nell’ambito di una complessiva e virtuosa riqualificazione urbanistica, che prevedesse finalmente il completamento del tratto stradale da piazzale Aldo Moro e il mare, insieme con la dislocazione periferica nei tunnel ex F.S. di tutti i parcheggi del garage incompiuto ivi previsti, compresi quelli usati lungo la fiumara.
Allora sarebbe possibile abbassare l’alveo del rio, di tutto lo strato depositato dopo la costruzione delle mura, così che tornerebbe a svolgere il suo compito di torrente con una aumentata capacità e più sicurezza.
Tornando al problema della fiumara, è evidente che i provvedimenti dei punti 1 e 2 garantiscono il livello di rischio al disotto di quello con le gravi conseguenze paventate, che storicamente peraltro non si sono mai verificate da quando il borgo di Noli esiste:
Quelli del tipo 3 non solo sarebbero esaustivi rispetto alle inondazioni, ma ancor più doterebbero Noli di quell’equilibrio urbanistico di qualità fortemente necessario.
Tutto l’insieme di queste fasi realizzative è connesso alla doverosa responsabilità  delle Amministrazioni cui compete la gestione dei corsi d’acqua sul territorio.
Altresì quelli imposti dall’ordinanza di mitigazione, sebbene estranei ad un contesto progettuale compiuto, se ritenuti indispensabili competono comunque, al pubblico potere poichè sono conseguenti ad una situazione da questi gestita.
Eventualmente solo a determinate condizioni, possono essere chiamate a una minima partecipazione agli oneri i privati coinvolti.
D’altro canto se accadesse la “big one” delle precipitazioni, tale da superare la  portata massima del rio (la sezione del tunnel del piazzale Aldo Moro), allora lo scenario si stravolgerebbe.
Infatti il flusso si parzializzerebbe in due linee di deflusso: accanto alla fiumara si allagherebbe quella di via Monastero-Colombo interessando tutta la città.
Così a meno di murare tutti i tratti aperti tra le due linee di deflusso, le aree di esondazione coinvolgerebbero tutto il borgo, e il livello di portata pauroso previsto dal progetto comunale non sarebbe mai raggiunto.

Giovanni Maina


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