Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Per favore dite la verità sulla banca! Ultima ora: flussi elettorali chi scende e chi sale


MONTE DEI PASCHI DI SIENA: PER FAVORE DITE LA VERITA’, E’ A RISCHIO QUEL POCO CHE RIMANE DELLA COESIONE SOCIALE E DEL TESSUTO DEMOCRATICO DEL PAESE

Cronache e analisi riguardanti la triste vicenda del Monte dei Paschi di Siena indicano, tra loro, un punto di concordanza inequivocabile: la politica, un certo modo di concepire la politica, è al centro di questa storia e un partito, il PD, appare coinvolto direttamente in una dimensione che penso possa essere giudicata estrema.

In ogni caso i quotidiani di oggi, sotto l’aspetto dell’intreccio tra questione morale e questione politica, appaiono il solito bollettino di guerra, con protagonisti in primo piano il Presidente Uscente della Regione Lombardia e il Sindaco di Roma.

Un bollettino di guerra che, ormai, prolunga le sue uscite nel tempo e che, nel finale della legislatura, si è accresciuto di pagine e pagine: nei giorni scorsi la ridda degli “impresentabili” e, prima ancora, alcuni casi, da quello Lusi a quello Fiorito che hanno fornito un colpo micidiale alla credibilità delle istituzioni repubblicane (non dimentichiamo le vicende legate ad alcuni esponenti del Consiglio Regionale della Liguria: ma ci appaiono davvero eccessivamente miserevoli, nel come e nel quanto, da soffermarcisi più di tanto).

In questa situazione, come abbiamo scritto nel titolo, rischiano di crollare quel poco (davvero poco) che rimane di coesione sociale e dl tessuto democratico del Paese: anche qui non ci soffermiamo sulle drammatiche condizioni d’impoverimento generalizzato, sulla disoccupazione montante, sulla progressiva negazione di diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, sulle condizioni dell’ambiente, sull’unilateralità nell’affrontare la crisi dimostrata dal governo dei tecnici, appoggiato da PD, PDL e UDC, a vantaggio dei soliti “padroni del vapore”.

Una nazione governata male da decenni e ancor peggio da qualche anno ma che adesso appare arrivata a una soglia davvero di difficile ritorno.

Il “caso” Monte dei Paschi appare proprio essere di una gravità estrema per le ragioni che abbiamo richiamato all’inizio e allora ci apparirebbe doveroso che coloro che sanno, che sono parte in causa, che riescono a essere minimamente consapevoli dei danni provocati alla collettività dicano, in piena campagna elettorale, la verità: dicano come stanno le cose, si assumano le proprie responsabilità politiche (chi ne avrà di penali poi farà i conti, ovviamente, con la magistratura).

Il nostro intento è semplicemente quello che non si ripeta ciò che accadde con le elezioni del 1992: quando, in piena Tangentopoli, Craxi si limitò a parlare di “mariuolo”.

Le elezioni si fecero lo stesso, senza che alle italiane e agli italiani, fosse detta con coraggio la verità: ne sortì un esito confuso, di delegittimazione complessiva.

Nel giro di due anni si arrivò a toccare direttamente i conti bancari dei cittadini, ci fu una manovra da 92.000 miliardi, sparirono pensioni e quel poco che rimaneva di scala mobile ma soprattutto montò il furore dell’antipolitica: un furore che costò un pezzo importante, decisivo, della qualità della nostra vita democratica rappresentato dal sistema elettorale proporzionale, sostituito a furor di popolo, in odio ai partiti (che, nel frattempo implodevano tutti), con il frutto avvelenato del maggioritario.

Un ciclo che finì con l’avvento al potere di una forma esasperatamente personalizzata di nocivo populismo di destra, con il quale ci troviamo ancor oggi a fare i conti.

Questo il bilancio dell’epoca, che potrebbe ripetersi in forma peggiorata oggi.

Aspettiamo ancora un intervento, una “moral suasion” da parte del Presidente della Repubblica, antico capofila della corrente di destra del PCI e fautore, sempre all’epoca, di una “unità socialista” con il già citato Bettino Craxi.

Franco Astengo

POLITICHE 2013

CHI SALE E CHI SCENDE: UN AGGIORNAMENTO DEI FLUSSI ELETTORALI

Sono giorni frenetici per la politica italiana, alla vigilia delle elezioni legislative generali: la campagna elettorale è attraversata da fatti di grande rilievo che potrebbero determinarne l’esito, in particolare quello riguarda lo “scandalo” del Monte dei Paschi di Siena oltre all’apertura di inchieste della magistratura su nuove presunte ruberie di vario genere riguardanti, in particolare, le Regioni Lombardia e Liguria.

Analisti e sondaggisti lavorano a pieno regime e sono molte le cifre che corrono in TV, sui quotidiani e sul web.

Ho provato, come mi era capitato di fare qualche tempo fa, a mettere ordine in questa selva di dati tentando di ottenere delle indicazioni di media utili, perlomeno a fissare un orizzonte plausibile circa l’esito elettorale, traducendo le percentuali in voti e svolgendo un lavoro di comparazione con le elezioni del 2008.

Faccio rilevare subito che intendo occuparmi soltanto della Camera dei Deputati: i tentativi in atto di fissare dei termini plausibili in relazione ai premi di maggioranza al Senato mi appaiono, in questo momento, ancora del tutto aleatori.

Per sviluppare al meglio questo tipo di analisi è necessario, prima di tutto, cercare di fissare il termine del “non voto” complessivo (astensione, schede bianche, schede nulle). Nel 2008 si ebbero 37 milioni di voti validi su circa 48 milioni di cittadine e cittadini iscritti nelle liste elettorali.

I dati a disposizione ci dicono che l’astensione (considerati circa 49 milioni di cittadine e di cittadini iscritti nelle liste elettorali) starebbe solidificandosi attorno al 29% (un record nella storia della Repubblica, dopo che analisi precedenti, svolte nei mesi scorsi, aveva fatto registrare – a questo proposito – anche previsioni vicine al 40%): si dovrebbero avere di conseguenza circa 34.800.000 elettrici ed elettori partecipanti al voto, con una previsione di schede bianche e nulle di 1.600.000. Di conseguenza è possibile ragionare su di una cifra di 33.200.000 voti validi circa, con un bacino di voti potenzialmente mancati (ma ancora conquistabili, a questo punto) di 15.800.000.

Da notare che gli ultimi avvenimenti hanno comunque fatto rinvigorire la tendenza al “non voto” che, pure, era un poco arretrata nei giorni “boom” della presentazione delle liste per via di una notevole pressione mediatica.

La coalizione di centro-sinistra è data, da tutti gli indicatori, in vantaggio, complessivamente con una percentuale del 35,3% (sicuramente in discesa rispetto al mese di Dicembre, quando si svolsero le primarie del PD).

Rispetto al 2008, coalizione PD-IDV si registra una flessione di circa 2.000.000 di voti.

All’interno della coalizione il PD si attesta sul 30,5, pari a circa 10.100.000 voti (praticamente l’intera flessione della coalizione del 2008: dato ovvio perché gli altri partner non dispongono di elementi di riferimento in questo senso).

SeL viaggia attorno al 4%, quindi 1.300.000 voti e la lista centrista di Tabacci e Donadi allo 0,7% circa 230.000 voti.

Potrebbe così, al momento della suddivisione dei seggi accadere un fatto molto particolare: alla coalizione spetterebbe il premio di maggioranza, 340 deputati, e il PD potrebbe conquistare la maggioranza assoluta da solo, avendo così le mani libere (nel caso di un esito pasticciato al Senato) per eventuali trattative.

Con i dati sopraesposti, infatti, il quoziente si attesterebbe attorno ai 33.500 voti e il PD conseguirebbe così 301 seggi (-15 dalla maggioranza assoluta di 316) e SeL 39. Basterebbe una piccola crescita del PD e un’ulteriore flessione di SeL per provocare questo, al momento del tutto ipotetico, particolare esito.

Sul versante del centrodestra il dato della flessione, in termini di voti assoluti, è enorme: in questo momento l’alleanza di centrodestra vale il 27,0%, quindi poco più di 8.100.000 voti con una perdita, rispetto al 2008, di 8.900.000 voti.

Il PDL può essere valutato, in questo momento, al 19,2%, circa 6.400.000 voti (una perdita di 7.100.000 voti), la Lega Nord al 5% (con un meno 1.300.000 suffragi), perdite anche per La Destra all’1,6% e 530.000 voti (un calo di 300.000 unità) non compensate dal resto della galassia del centrodestra alla quale può essere assegnato complessivamente un 1,2%, pari a circa 400.000 voti.

Appare evidente come una quota significativa dei suffragi persi dal PDL sia confluita nella lista di Scelta Civica promossa da Monti che potrebbe valere, in questo momento, il 9,5% con 3.200.000 voti. A fianco della lista del Presidente del Consiglio Uscente si collocano l’UDC con il 4%, 1.300.000 (un calo rispetto al 2008 di circa 750.000 voti) e il FLI allo 0.9% con circa 300.000 voti. L’intera coalizione centrista somma così un potenziale 14,4% equivalente a 4.800.000 voti.

IL 14,4% dei centristi equivale, voto più voto meno, la percentuale del Movimento 5 Stelle che dopo il boom di qualche mese fa aveva fatto registrare una flessione, almeno nei sondaggi, ma che in questa fase, anche per via degli episodi di presunto malaffare politico intercorsi, si situa al 14,3% con 4.750.000 voti. Per fornire un’idea più concreta della forza di cui questo Movimento potrebbe disporre vale la pena valutare quanti deputati potrebbero arrivare alla Camera: tra 100 e 130.

La Lista Rivoluzione Civile, guidata all’ex-magistrato Ingroia e comprendente le forze appartenenti, nel 2008, alla Lista Arcobaleno e all’IDV (in quel frangente alleata del PD) si colloca, sempre ipoteticamente beninteso, al 4,5% (quota utile per il quorum) all’incirca 1.500.000 di voti (dalla somma Arcobaleno- IDV del 2008 ne verrebbero così a mancare oltre 2.700.000).

Da notare, al riguardo della lista Rivoluzione Civile che non pare esservi flusso tra SeL, in calo nei sondaggi, e questa lista che evidentemente, per una certa quota di elettorato potenziale, non appare come direttamente collocata alla sinistra del centro-sinistra, ma orientata in una posizione maggiormente “trasversale”.

Tutte le altre forze (dal Movimento di Giannino, ai Radicali, al PCL, a movimenti localistici), singolarmente molto lontane, nei sondaggi, dal 4% utile, assommano il 7,2%, 2.400.000 voti, quindi 1.200.000 voti in meno, rispetto al 2008, riportati da tutte le liste escluse dalla ripartizione dei seggi.

Questa la situazione analizzata senza trattare i decimali: un quadro molto indicativo che ci dice come il centrosinistra sia in calo ma come anche la crescita del centrodestra appaia molto lenta, pur avendo davanti un numero impressionante di elettrici e di elettori da riconquistare alla causa, allontanatisi ma non ricollocatisi nel frattempo.

I sondaggi potranno continuare a essere pubblicati fino al 9 Febbraio: quindi sarà possibile tornare con un’ulteriore, ancor più approfondita valutazione.

Franco Astengo

 


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