Momenti di lutto per due personaggi della ‘Loano che merita’ (e si fa onore). Non è più tra noi Antonio Nicosia, mitico componente di bande musicali e gran ‘maestro’ di clarinetto. Persona semplice, umile, autodidatta musicista imbianchino, ricco di passione, dedizione, sano orgoglio. Tanti ricordi ed incontri per il vecchio cronista, l’ultima (con la banda di Albenga) alla festa patronale di Mendatica. Loano, altro manifesto funebre, ricorda un ‘figlio’ eccezionale, ‘maestro di cucito’: Mimmo Mazzitelli si era trasferito a Londra. Nel suo album professionale anche la regina di Persia Fhara Diba. L’urna, con le ceneri, è tornata nell’amata città. Leggi anche: è morta la mamma del vescovo mons. Suetta, famiglia loanese, origini contadine. Le meritate condoglianze di trucioli.it
E’ mancato all’affetto dei suoi cari ANTONIO NICOSIAdi anni 90. Ne danno il triste annuncio la moglie Concetta, la figlia Gisella, il genero Paolo, la nipote Elena, parenti e amici tutti.
I funerali celebrati mercoledì 16 giugno alle ore 15 nella Parrocchia San Giovanni Battista in Loano….Dopo la cerimonia funebre la cara salma proseguirà per l’Ara Crematoria.
DA TRUCIOLI SAVONESI ANNI ’90
Le belle notizie che non fanno notizia. La storia di Antonio (clarinetto) e di Genesio (corno)
<Auguri, da 67 anni con la banda. Record ligure a Loano e Imperia>
Nessuno li festeggia, li ricorda. Sono autentici “personaggi” ricchi di benemerenza
di Luciano Corrado
Loano – Quando si sfoglia l’albo dei ricordi delle benemerite bande musicali del ponente ligure le storie, i personaggi, non finiscono di stupire, sorprendere. Si scopre che Antonio Nicosia, sulla soglia dei 79 anni, è il più longevo suonatore di banda in attività della Liguria. Da 67 anni non perde un appuntamento. Non perde un concerto. Una sfilata. E’ originario di Noto (Siracusa), ma di fatto è cittadino loanese da sempre. E da sempre di professione imbianchino, clarinettista di passione, per amore. Un pilastro delle bande cittadine. Nello stesso albo d’onore, si contende il primato l’imperiese di Oneglia, Genesio Donzellini che da 67 anni suona il “corno” e lo ritroviamo in tante fotografie di avvenimenti del ponente ligure. Persino ai primi appunti con l’inno “Europa Unita” di Delio Farinazzo di Ceriale.
Donzellini, una grande passione, un attaccamento, la divisa di questo e quel corpo bandistico. Sempre pronto a correre, a dare una mano al maestro, agli amici. L’hobby di musicisti? Nei matrimoni c’è l’usanza delle nozze d’argento (venticinquesimo), nozze d’oro (cinquantesimo), nozze di diamante (sessantesimo). Peccato non esista un anniversario per festeggiare chi suona nelle bande. E si, perché arrivare a 67 primavere, vuol dire aver trascorso una vita stracolma di ricordi. Dedicando tanto tempo, tantissime ore, un’infinità di giorni alla musica più impegnata, meno effimera. Più formativa. Aver sfilato, essersi esibiti, in pubblico, centinaia e centinaia di volte. Custodire decine di aneddoti, aver conosciuto persone e personaggi, contribuito a rendere più “maestose” città, paesi, feste patronali, ricorrenze, manifestazioni, attaccamento alle tradizioni, ai valori di maggiore spessore.
Antonio Nicosia e Genesio Donzellini non saranno gli unici, ma 67 anni di “onoratissimo” volontariato sono un monumento alla benemerenza. Non daranno diritto acquisito ai roboanti titoli onorifici, solitamente riservati ai cittadini che si distinguono per meriti sociali. Ma gli onori, i ringraziamenti, l’ammirazione, gli applausi ricevuti li meritano per intero. Da tutti. Sono personaggi straordinari di cui dovrebbero andare fieri le città, le associazioni più impegnate ed elitarie. Sono un fulgido esempio di servizio ed altruismo verso la comunità tutta, senza distinzioni. Una testimonianza da valorizzare, da tramandare come scuola di vita.
Nella foto che pubblichiamo di fine anni novanta, sulla destra Antonio Nicosia, a fianco l’allora maestro Licaj Artan; al suo fianco Francesco Gallo, l’anima del (dopo lo scioglimento della banda Città di Loano nel 1962) “Santa Maria Immacolata”, complesso bandistico ospitato nell’omonima parrocchia di via dei Gazzi. Alla destra, un Luca Del Monte, classe 1979, all’epoca il più giovane.
Il presidente Gallo suona trombone e bassotuba, ha al suo attivo 56 anni di attività, tanto impegno, amore, dedizione, qualche delusione. A sua volta archivio storico di una tradizione che non tutti gli enti pubblici tengono nella dovuta (diciamo doverosa) considerazione. La banda cittadina in molte aree d’Italia e d’Europa è un patrimonio collettivo, una risorsa su cui investire, anziché elemosinare come spesso accade. E’ messa al centro dell’attenzione popolare.
Nella banda musicale di Loano non mancano altri personaggi da primato, da record. C’è Antonio Porpora, classe 1932, origini napoletane. Il suo clarino ha rallegrato, ha onorato bande musicali a Finalborgo, Alassio, Imperia, Pietra, Loano. Ed ancora oggi non si fa pregare quando bisogna presentarsi alle prove settimanali, agli appuntamenti. Lo spirito di un ragazzo. Per restare nei ricordi, l’albo ponentino potrebbe annoverare anche Roberto Ribò di Albenga che ha deposto l’inseparabile tamburo solo dallo scorso anno, dopo aver raggiunto le 80 primavere. Una bandiera tra i musicisti.
L’album storico delle nostre bande lo riproporremo, a puntate, nelle prossime settimane. Da Loano e da altri centri. Dei corpi bandistici ci si ricorda davvero a rate, col contagocce. Non dimentichiamo almeno i “cimeli” viventi. Non hanno l’onore delle cronache, rendiamogli onore con un grazie dal profondo del cuore. Esaltando i meriti per riproporli alla società dell’effimero, che senza accorgersi cancella e dimentica anche i valori-pilastro della nostra civiltà. (Luciano Corrado)
IL 12 GENNAIO 2017 DA TRUCIOLI.IT
Al funerale le note di Bandiera rossa
‘Sono nato socialista e morirò socialista’
Loano, l’omaggio della banda al suo fondatore
di Luciano Corrado
Un evento senza precedenti nella storia di Loano. La solenne messa funebre officiata da tre sacerdoti con il celebrante che nell’omelia annuncia gli onori al defunto con le note di ‘ Bandiera rossa ‘ della banda musicale, dopo la benedizione del feretro sulla piazza simbolo della città: davanti al Duomo e al Municipio. “Sono nato socialista e morirò socialista, ma di quelli come Pertini”. Così scriveva Franco Gallo (Le coq) all’amico Gilberto Costanza a fine ottobre 2012. Gallo, ex infermiere del S.Corona, era un personaggio eccentrico e poliedrico, poeta dialettale e memoria storica . “Uomo di grande umanità e schiettezza – ha ricordato il sindaco Luigi Pignocca di F.I -, le sue tirate d’orecchie all’amministrazione comunale erano critiche costruttive”. Gallo ‘osannato ‘ da morto, ignorato da vivo, da più ? Lui che, pur non iscritto al Met up, era il primo verace ‘grillino’ della Città dei Doria. E per i padri cappuccini era ‘Fra Gallo’. Leggi a fondo pagina anche il testo integrale dell’omelia di don Claudio Chiozzi.
Franco Gallo che negli anni ’90, agli esordi della rinascita del complesso bandistico, con Franco Cenere sindaco per due legislature, non riusciva ad ottenere dal Comune quell’aiuto di cui c’era bisogno. Si affidava alla buona volontà e al senso di sacrificio dei musicanti soci, a partire da Angelo Pesce, oggi ex veterano della banda, 85 primavere e per 50 anni esemplare collaboratore ‘armato’ di clarino. Un altro ex della terza età e della prima ora: Antonio Nicosia, 83 anni, pure lui al clarino. Gallo ricordava agli amici che il Grand Hotel Garden Lido durante la stagione estiva organizzava concerti all’aperto per gli ospiti e sostenere l’attività della banda musicale. Gallo presidente, dal 1991 al 2011, rammaricato che il Comune, allora, si limitasse a contribuire in un paio di occasioni (concerti) e con somme modeste.
Gallo socio fondatore del Complesso Bandistico Parrocchiale Santa Maria Immacolata e presidente emerito, un cittadino che non si nascondeva, un libro aperto, onesto e sincero : “Non sono come quei compagni radical chic già comunisti e socialisti che a Loano hanno cambiato bandiera o tacciano con la pancia piena”. La sua coscienza critica non faceva sconti, a nessuno. Semmai un nostalgico, isolato dal potere. Anche da quell’opposizione meritevole, a suo dire, di una medaglia allo sfascismo. (Leggi le dichiarazioni di Gallo su trucioli.it a firma di Gilberto Costanza….). (Leggi l’eccezionale documento storico e fotografico sulla banda di Loano…..).
A suo modo permaloso, spesso a ragion veduta, come quando su trucioli.it ricordava (siamo nel 2012 ndr): “…Io scrivo abitualmente sulle pagine Loano, Caput Mundi e su Cose e diti de altri Tempi. Ma mi sono accorto che la pagina Caput Mundi, quatti quatti, ne hanno fatto una pagina politica, infatti alla famosa pizzata da loro organizzata, alla quale avevano partecipato anche alcuni componenti della lista civica, il sottoscritto non ha partecipato, essendo impegnato nelle sue attività Apolitiche (diciamo per sua fortuna). Sai benissimo che sono nato socialista e morirò socialista, ma di quelli come Pertini…Perciò non sono un membro di Caput Mundi…Diciamo che corro indipendente…Poi riguardo al nuovo Teatro civico sono uno di quelli favorevoli e non condivido affatto le tesi di Gervasi e Dalmonte, per il semplice motivo che Associazioni come la nostra, Attimo Danza, La Fenice, I Senza Rempo, lo Yepp, la Cooperativa ISO, sono in attesa da decenni di una sede appropriata, per le loro attività e contribuirebbero alla sua gestione, lascio a te le conclusioni. Poi sai benissimo che non mi piace sparare sulle amministrazioni in carica, per il loro colore o per fini politici, ma solo se commettono errori che poi ricadono sulla collettività. Credo di averti espresso chiaramente il mio pensiero. Francesco”.
O ancora, sempre su trucioli.it. decriveva storie e vicende gloriose, come quella di Luigi Cirenei , maestro della banda dei carabinieri Reali di Roma, diventato concittadino loanese e che diede il nome all’omonima banda, per via del matrimonio. Cirenei, abruzzese d’origine, sposò una Lavagna (linea diretta di parentela col notaio Matteo Lavagna). L’illustre maestro della Banda dei Carabinieri venne ad abitare a Loano e diresse il corpo bandistico. Un motivo in più, per la città, di investire nella sua banda musicale ospitata nella sede della Parrocchia Santa Maria Immacolata, da cui ha preso il nome; anima e presidente, Francesco Gallo.
Non è forse colpa del social network e dell’informazione on line e cartacea se la figura di Francesco Gallo appare positiva, ma terribilmente ‘omissiva e fuorviante’. L’omissione non è tanto il contenuto del messaggio informativo, quanto nella carenza della completezza informativa. Un vecchio maestro del giornalismo ripeteva: scriva chi conosce il tema, taccia chi crede di sapere e rende un pessimo servizio alla verità. Tutti hanno diritto di dire la loro, sarà il lettore il giudice finale. Certamente la ‘mancanza di memoria’ e ‘smemorati’ , ripeteva Gallo quando gli si dava atto della sua formidabile conoscenza di fatti e antefatti, fanno danni alla pari dei mentori.
La perdita di Franco Gallo, come accade ogni volta che una città resta orfana di un ‘figlio valoroso’, ha avuto una degna commemorazione nella chiesa parrocchiale. Non solo per l’eccezionale presenza della banda musicale che è pur sempre composta da persone che hanno un lavoro e che oggi vede nella giovane promessa del maestro Davide Nari un degno successore. Sono una ventina, si ritrovano per le prove nella sede ospitata nei locali della parrocchia S.M. Immacolata, già convento dei Cappuccini. Uno dei pochi polmoni di verde e spazi liberi di cui Loano dispone in centro città. La Santa Messa concelebrata dal vice parroco don Claudio Chiozzi, da padre Mariano e padre Gianni. La prof. Paola Arecco suonava l’organo e cantava accompagnando il rito; i cori un tempo erano una caratteristica delle chiese e delle principali funzioni religiose. Ed oggi è più facile trovarle nei piccoli paesi delle nostre valli, dove oltre al coro è presente l’organista. In chiesa, per la cerimonia funebre, c’erano labari e gagliardetti delle Cappe Turchine e delle Cappe Bianche, della Croce Rossa, degli Amici del Carmo.
Don Claudio che con impeccabile pathos, ha introdotto la Messa premettendo “caro Francesco non ti ho conosciuto di persona, spero di non farti torto se la mia predica non sarà in dialetto e non mugugnerai più di tanto”. E annuncia: “Ed infine, dopo il rito religioso e fuori dalla chiesa, sentirete suonare Bandiera rossa. È un po’ strano, ma per non fare un affronto al defunto Francesco, che è stato cristiano e ha ricevuto l’unzione degli infermi prima di morire, dico questo: la bandiera per Francesco è Gesù che sempre trionfa e trionferà e che ora, come Buon Pastore, l’accoglie nella casa del Padre. È San Giovanni che dalla cupola di questa chiesa ha la bandiera per indicarci Gesù, l’Agnello di Dio”.
“Franco che sul social era solito tenere una rubrica in cui commemorava il santo del giorno. Don Claudio ha detto “ della vita di Francesco tre cose mi hanno colpito in Francesco da come me lo hanno raccontato, per non dire solamente: è morto un uomo che ha fatto tanto…” .Non a caso era stato infermiere anche per vocazione. E negli ammalati vedeva Cristo. Franco che esaltava la bellezza della musica con la B maiuscola. Franco innamorato del dialetto, delle poesie dialettali che scrupolosamente traduceva in italiano. Franco persona aperta e disponibile, dalla sagre all’educazione musicale dei giovani.
Il presidente Gallo nel convento dei frati di via Gazzi aveva la sua seconda casa, l’ufficio. E’ qui che ha trascorso tante giornate di operosità. E’ qui che almeno un paio di volte ha incontrato il cronista per raccontare, testimoniare. Si rammaricava che tutti gli spartiti musicali venivano prodotti all’estero, si rammaricava quanto fosse difficile rendere compartecipi le famiglie per avvicinare i giovani alla musica. “Bisogna riconoscere che i pochi che seguono questa strada sono di grande talento. Eppure suonare uno strumento, al di là di ciò che rappresenta la banda, è motivo di crescita, di opportunità, di lavoro. Qui non fabbrichiamo divi, però è meglio suonare uno strumento che bighellonare nelle discoteche”.
E’ toccato ad un amico di famiglia, il dr. Pierluigi Cepollina, leggere in dialetto, una delle poesie più care e significative scritte da Gallo per la festa. eccellenza di Loano, il due di luglio. “Per i nostri vecchi una giornata da non dimenticare…la festa della gente di mare, pescatori, marinai che hanno sempre fatto a gara per arrivare in tempo, per portare la cassa… Allora la processione si faceva di pomeriggio…era tradizione di gonfiare la mongolfiera di carta da mandare in cielo una specialità dell’idraulico Luchessa…adesso i tempi sono cambiati (in peggio a nostra avviso ndr) non si ferma più la Città, per i cittadini Loanesi i lavoro sono cambiati, adesso sono bagnini o impiegati in molteplici attività….Adesso di sera esce la processione sotto la cassa c’è ne và di tutti i ceti ma non è cambiato il suo magico incanto sempre al ritmo delle note della banda, i portatori sembra la facciano ballare….tanta gente aspetta la preghiera del marinaio e del capo cassa…Issa. Brassa…o Cara Celeste del Mare della tua gente di Loano non ti dimenticare “ (Leggi il testo a fondo pagina).
Franco lascia un vuoto nella famiglia: la vedova Vittoria, il figlio Gianni, il nipote Federico e la moglie Tina; assente perchè si trova da anni in Germania per lavoro il figlio Stefano.
Franco che negli ultimi anni aveva traslocato, per sfratto, nell’antico Borgo Castello e con il suo ‘trolley’ usciva a fare spesa, Franco che nel giorno dell’addio dalla sua amata (e servita) Loano ha visto la partecipazione del capogruppo dell’opposizione dr. Paolo Gervasi, commercialista. Perfettamente assente l’amministrazione comunale. Presenti l’ex assessore Gimmy Piccini, gli ex consiglieri di maggioranza geom. Luigi Trevia, Pasquale Ebe, Renzo Vaccarezza, la rag. Luisella Rosso, candidata comunale per la Dc nel 1972; l’ex presidente della Fondazione Leone Grossi, Stefano Ferrari.
All’amico Francesco, con il quale mi ero confrontato con franchezza nel periodo che ha preceduto le ultime elezioni comunali -, con la scontata e condivisa Caporetto delle due liste di opposizione (divisi si perde sempre) – vorrei augurare ciò che il mitico Gian Nicolò Bertone, ex dipendente Piaggio di Finale e cittadino di Calice Ligure, già musicante e anima della Rumpe e Streppa, ha pronunciato ad alta voce accarezzando il feretro: “Non dimenticate troppo in fretta un grande uomo, lo è stato al Santa Corona come a Loano. Ha fatto molto per la sua città, per la comunità, per i più deboli, i sofferenti. Aveva tanti amici che lo stimavano. Franco si batteva anche per salvare le nostre tradizioni”. (Luciano Corrado)
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MIMMO MAZZITELLI E’ TORNATO NELLA SUA LOANO
ORA RIPOSA NEL CAMPOSANTO DELLA BERBENA
Fu sarto della regina Fhara Diba; devoto della Madonna della Visitazione di Loano, donò un copri altare realizzato con un vestito della stessa regina di Persia.
Il ricordo con le parole di Riccardo Ferrari (loanese doc e presidente della Fondazione Simone Stella) –
Mimmo Mazzitelli in gioventù ha iniziato il lungo percorso professionale di sarto nel laboratorio del padre, in via Cavour, dove, con volontà ed impegno ha raggiunto una notevole professionalità. Successivamente si trasferì in Sud Africa dove fu contattato dalle segreteria reale dello Scia’ di Persia per confezionare uno dei vestiti della futura regina Fhara Diba. Enorme fu la compiacenza della sposa.
Mazzitelli era molto devoto alla Madonna della Visitazione venerata nell’oratorio delle cappe turchine di Loano e donò un copri altare proveniente dal vestito della regina, tutto in prezioso pizzo fatto a mano.. dopo qualche anno di Persia, trasferì la propria professionalità a Londra, ove acquisì come clientela altolocate un dinastia di famiglie dell’alta nobiltà inglese. I suoi clienti distribuiti in molte parti del mondo.
Mi raccontò che di una cliente di Singapore, per effettuare le prove di alcuni capi da lui confezionati, gli mandò un aereo privato a Londra per trasportarlo a Hong Kong. L’amore per Loano non fu mai dimenticato, infatti tutti gli anni, ad agosto, ma a volte anche a luglio, trascorreva una parte delle ferie in Loano, che rimaneva sempre nel suo cuore. Aveva espresso il desiderio di fare un giro in barca e fare conoscere ad una sua amica architetto una parte della costa loanese vista dal mare; arrivò all’ormeggio con la sua amica e portò alcune bottiglie di birra fresca. Fecero il bagno e vollero guidare la barca. Mi disse che aveva passato un pomeriggio osservando la sua Liguria dal mare. Ristrutturò l’appartamento di sua proprietà nei carugetti orbi e mi invitò a visitarlo: un gusto nell’arredamento che rappresentava il suo ingegno. L’ultima volta che venne a Loano organizziamo una cena, tutta a base di pesce e conchiglie. Felice di rivivere le sue ferie a Loano, come ai vecchi tempi. Un caro amico che ha lasciato un sincero messaggio di rispetto e di amore. Un fulgido esempio per tutti da ‘consegnare’ ai posteri.
MARIA REMBADO VEDOVA SUETTA SE N’è ANDATA
E’ STATA TRA LE FAMIGLIE DI AGRICOLTORI LOANESI
E’ morta a 87 anni Maria Caterina Rembado, vedova Suetta, madre del vescovo della Diocesi di Ventimiglia – San Remo, Mons. Antonio Suetta. Il funerale giovedì 17 giugno nella Basilica Concattedrale di San Siro in Sanremo e alle 15.00 nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista in Loano, dove la salma verrà tumulata nel Cimitero comunale, nella tomba di famiglia. Il Santo Rosario si è tenuto mercoledì 16 giugno alle ore 20.30 presso la Curia Diocesana “Villa Giovanna d’Arco” in Sanremo, ove è stata allestita la camera ardente.
Ne hanno dato notizia il Vescovo della Diocesi di Ventimiglia Mons. Antonio e il fratello Roberto, insieme ai nipoti Chiara ed Emanuele, ai familiari e parenti: “…annunciano con dolore e con affetto che, sostenuta e accompagnata dai Sacramenti della fede, ha concluso la sua giornata terrena per entrare nel riposo di Dio. I figli ringraziano la Dott. Roberta Thomatis. i Servizi ADI dell’ASL1 Imperiese, l’Istituto “Piccolo Cottolengo di Don Orione” di Sanremo e tutte le persone che si sono adoperate nell’assistenza per le amorevoli cure prestate e i tanti segni di affetto”.