Qualche settimana fa un ex assessore, non confermato in consiglio comunale dal voto popolare, ricordava sulla stampa locale ciò che Savona perderà con la crisi culturale, che sta attraversando, ed in una “sorta di lista della spesa” delle cose ormai a suo parere perdute vi inseriva il Parco delle Sculture creato nel prato verde sotto la fortezza del Priamar.
di Danilo Bruno
Si tratta di una brillante intuizione con accostamento fra l’antico parco archeologico e sculture moderne, ma ciò che mi ha molto colpito nell’intervento è stata una sensazione di voler mettere una sorta di firma personale volta a lasciare il segno della propria presenza per il futuro e non la volontà di contribuire a valorizzare il parco archeologico ivi esistente, che costituisce un autentico patrimonio della città di Savona.
Voglio infatti ricordare che la fortezza del Priamar sorse nel XVI secolo con una triplice sostanziale funzione :
a) difesa dai pirati e corsari barbareschi;
b) difesa da eventuali possibili aggressioni piemontesi;
c) controllo della città di Savona, notoriamente ribelle e poco incline al dominio genovese.
Questa scelta determinò la demolizione di tutti gli edifici,che sorgevano sulla collina del Priamar (Cattedrale, oratori,…) , che avevano una particolare funzione legata al culto religioso e la distruzione di tutti quelli sotto la collina del Priamar allo scopo di creare una area con annesso fossato per difendere al meglio la struttura fortificata.
Alla base furono così demoliti tutti gli edifici a cominciare dal complesso monumentale di S.Domenico il Vecchio con annesso convento e case limitrofe (lato sinistro guardando la fortezza) e strutture produttive varie guardando il lato destro.
Dal 1959 cominciarono gli scavi condotti in primis sotto la direzione del Prof. Lamboglia e poi però seguiti sempre in collaborazione fra Istituto Internazionale di Studi Liguri, Università di Genova e Soprintendenza Archeologica.
Tali scavi attestano nuovamente almeno tre elementi:
a) notizie certe sulla storia di Savona, sul popolamento della piana ai piedi della collina del Priamar, sulla presenza di strutture produttive (una conceria , ad esempio, sul lato destro della fortezza a cui associare lo scavo condotto anni fa nel cortile delle scuole medie Pertini) in città,… ;
b) la nascita di un museo archeologico, che vive a stretto contatto con lo studio e lo scavo cittadino. Tale museo, che dovrebbe costituire un motivo di vanto ed orgoglio della città, fu sicuramente voluto dal Comune ( Sindaco Scardaoni– assessore Tortarolo) ma è stato solo ed esclusivamente il frutto delle ricerche condotte dall’Istituto Internazionale di Studi Liguri prima sotto la direzione del Prof. Lamboglia, poi della dott.ssa Restagno e successivamente del prof. Varaldo ( cito solo alcuni ma se ho dimenticato qualcuna o qualcuno perdonatemi);
c) la necessità di una opera di valorizzazione del patrimonio archeologico cittadino,che è cominciata con il grande prato verde ma che è “come sospesa” poiche’ il camminamento lato ponente,che entra dentro l’area di scavo a tutt’oggi non è accessibile mentre dalla parte sinistra le indicazioni poste dal museo per la lettura dei resti in qualsiasi momento sono state distrutte o peggio ancora sono illeggibili per l’usura del tempo.
Che fare ora? Io credo che in primo luogo il Comune di Savona dovrebbe finalmente riconoscere i diritti “in primo luogo morali” dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri sez. Sabazia sul museo archeologico in modo da evitare assurde indizioni di gare o affidamenti a scadenza come se trattassimo della gestione dei servizi di pulizia comunali e non di una struttura scientifica e poi rendere finalmente visitabile in modo corretto tutta l’area archeologica sottostante la fortezza con cartellonistica adeguata, evitando di creare “parchi scultorei” se sono tesi solo ad esaltare la propria idea personale e non sono compresi un discorso di valorizzazione,che discende direttamente dalla tutela dei beni culturali, volta a mettere a confronto antichi edifici con l’arte contemporanea.
Danilo Bruno