La sorte delle piccole stazioni ferroviarie nel ponente savonese (Laigueglia, Ceriale, Borghetto S. Spirito e Pietra Ligure che in futuro dovrebbe essere trasferita su un ‘viadotto’ ai confini di Tovo S. Giacomo e destinata solo a fermata) e del Basso Piemonte. Borghetto beneficerebbe (?) della soppressione della stazione di Loano. Due articoli di quotidiani ripropongono il destino tra chiusure ed esigenze socio economiche locali. Scenario che si è già riproposto con gli Uffici Postali e per ambulatori della medicina di base e medici di famiglia (aree di montagna). Che dire infine del progetto (annunciato mezzo secolo fa per la ricostruzione della ferrovia Cuneo – Ventimiglia (leggi l’articolo che pubblicò La Gazzetta del Popolo del 21 aprile 1973). E le locandine dei nostri tempi: La Ferrovia delle Meraviglie – I Luoghi del Cuore.
Il Covid ha rilanciato (e reso attualissimo) il ruolo delle stazioni ferroviarie minori nel ponente savonese e che nel progetto di trasferimento a monte ( che ha varcato la soglia del mezzo secolo) prevede l’abolizione. Chi questa estate (luglio e agosto) si è trovato a transitare davanti alle stazioni di Laigueglia, Ceriale, Borghetto S. Spirito e Borgio avrà potuto vedere quanti fossero i passeggeri in attesa sui binari. Una vera e propria folla, soprattutto giovani, famiglie, ma anche anziani, in attesa del ‘treno’ locale. Turisti soprattutto, ma anche pendolari e non siamo nel periodo scolastico. Una riflessione può essere utile, anche ascoltando il personale delle Ferrovie che opera nel ponente ligure, mettendo sulla bilancia i risultati del trasferimento a monte dei binari da Andora – Ventimiglia, con le stazioni lontane dai centri abitati, senza adeguati e costosi collegamenti di autobus. Problemi seri a passeggeri che arrivano i certo ore notturne, si veda il periodo invernale, i giorni di pioggia, vento e freddo, dover percorrere a piedi il tragitto.
LE CRITICHE DI RODOLFO SANNA CANDIDATO SAVONESE DEL M5S
“Con spostamento a monte stazioni chiuse e danni per pendolari e attività economiche. I Sindaci di Laigueglia e Borghetto S.S. vogliono lo spostamento a monte ma vogliono anche le stazioni nei loro paesi. Neanche 10 giorni fa Sasso Del Verme sosteneva la necessità del rapido spostamento a monte della ferrovia mentre adesso ritratta dicendo che non vuole perdere la stazione.
Proprio pochi giorni fa dalla mia pagina facebook lanciavo invece l’allarme sul fatto che questo “monitaraggio” sia solo il preludio di un “taglio” ed i liguri ne
hanno abbastanza di tagli, quindi non posso che accogliere positivamente questo ravvedimento, temo però che a breve vedremo ulteriori giravolte elettorali che smentiscono nuovamente se stessi. Per governare bene una regione c’è bisogno di chiarezza e nella squadra di Toti è evidente la confusione su temi importanti per i liguri.
Rodolfo Sanna
Candidato M5S Liguria
LA STAMPA – Redazione di Alessandria ( Venerdì 4 settembre 2020)
IL MONITORAGGIO DEI FLUSSI NEGLI SCALI LIGURI AL CONFINE
METTE IN ALLARME I PENDOLARI DELL’ACQUI – GENOVA
PICCOLE STAZIONI, MA VITALI: NON PROVATE A CHIUDERLE
C’ è silenzio, a mezzogiorno, in stazione, a Visone, sulla linea Acqui – Genova. Nessun treno in arrivo o in partenza per almeno un’altra ora e mezza, nel deserto dell’offerta estiva, che dovrebbe tornare a rimpolparsi solamente dal 10 settembre. Nessun pendolare in attesa.
Ci sono, però, le aiuole fiorite e accudite dal volontario Caio Badino, che se ne prende cura con l’aiuto del Comune: raccontano uno scalo piccolo, ma vitale, non ostanti le dimensioni. Qui, come a Prasco e a Molare, le altre mini fermate nel tratto Piemontese della linea, non vogliono nemmeno pensare di fare a meno della stazione, come, invece, i Comitati dei pendolari temono possa succedere sul ramo Ligure della tratta, a Mele, Granara, Acquasanta. Speriamo che la sensibilità della Regione Piemonte sia diversa da quella della Liguria, ma bisogna stare con le antenne dritte: del resto, l’esperienza della Ovada – Alessandria, chiusa nel 2012 e della soppressione improvvisa della biglietteria di Ovada insegnano, meglio prevenire che curare.
Alessandra Rapetti, tra i portavoce del Comitato Difesa Trasporti Valli Stura e Orba, suona la sveglia al territorio, per evitare che le piccole stazioni vengano, presto o tardi, messe in discussione. A sollevare timori è stato l’avvio di un monitoraggio sospetto della Liguria, per quantificare il traffico passeggeri nelle stazioni minori della Regione, come denunciato dal Comitato in una nota con le altre associazioni dei viaggiatori.
Tra le fermate finite sotto controllo, ce ne sono tre della Acqui – Genova: Mele, Acquasanta e Granara. È evidente – dicono i Comitati – che si miri a tagliare fermate poco frequentate per forza, visto che sono servite da corse al lumicino. E chi dice, che un giorno, non rischino anche le stazioncine del ramo Piemontese, ossia Molare, Prasco, Visone? Mi auguro che non si prenda mai in considerazione un’idea simile: sarei pronta ad incatenarmi – spiega il Sindaco di Visone, Manuela Delorenzi – Da noi ci sono, ogni giorno, almeno 50 passeggeri: la stazione è vitale.
Si parla di tre scali poco frequentati, ma non abbandonati al degrado. Anche qui, RFI ha installato pochi mesi fa nuovi monitor, altoparlanti e indicatori a LED, sono arrivati alcuni nuovi arredi. Certo, altri servizi non ce ne sono. Né bar, né biglietterie e le sale d’attesa sono ancora chiuse per l’emergenza CoViD. Ma gli scali sono tornati decorosi: a Prasco – Cremolino, tra i due alti pini che segnano l’ingresso allo scalo in miniatura, non c’è una cartaccia. A Molare, non ostante qualche graffito di troppo, c’è la biglietteria automatica. Nessuno potrebbe accettare che queste porte sul mondo, un giorno, finiscano nel mirino. Eppure, in Liguria, sta succedendo e l’esperienza insegna – chiosa Alessandra Rapetti, dal Comitato – È nostro dovere, ma, soprattutto, dei Sindaci, difendere il diritto alla mobilità dei Cittadini e restare vigili per cogliere i segnali prima che sia tardi.”
POVERA ITALIA (ALTO ADIGE ESCLUSO) ! DA MEZZO SECOLO ATTENDE LA RICOSTRUZIONE E VALORIZZAZIONE DELLA FERROVIA CUNEO – VENTIMIGLIA COME DOCUMENTO L’ARTICOLO PUBBLICATO DALLA GLORIOSA ‘LA GAZZETTA DEL POPOLO’ DEL 21 APRILE 1973 DALLA REDAZIONE DI ROMA. PER NON DIMENTICARE, DALL’ARCHIVIO DI TRUCIOLI.IT E DESTINATO AI SENZA MEMORIA, AI NUMEROSI POLITICI E CRONISTI CHE NON HANNO PIU’ LA BUONA E SAGGIA ABITUDINE DI SCRIVERE DOCUMENTATNDOSI PER RENDERE UN SERVIZIO VERITIERO AI CITTADINI E AI LETTORI. COME COMMENTARE CHE LA REGIONE PIEMONTE NON DA OGGI HA ‘CHIUSO’ LA RETE FERROVIARIA ANCHE NEL CUNEESE PERCHE’ IMPRODUTTIVA MA HA AFFIDATO IL SERVIZIO A PULLMAN PRIVATI CHE, SOVVENZIONATI, VIAGGIANO SPESSO VUOTI DA UNA TRATTA ALL’ALTRA.
Aristide Massardo (Candidato a presidente della Regione Liguria) in visita e partenza dalla stazione ferroviaria di San Michele nel comune di frontiera di Olivetta. Scrive sui social: “La mia visita nell’imperiese. La Ventimiglia Cuneo, linea storica che tocca due stati e tre province (Imperia, Nizza, Cuneo), è una linea europea che merita una prospettiva di rilancio: garantirebbe collegamenti veloci e offrirebbe la possibilità di attrarre un turismo green europeo”.
COMMENTI social – Natale Ardoino – Ho guidato treni su questa linea per alcuni anni, quando era abbastanza frequentata ed i treni erano molto più numerosi e veloci rispetto ad oggi.Bisognerebbe potenziarla perché potrebbe servire grandi bacini di utenza. Quando guidavo su questa linea, si effettuavano treni da Sanremo a Torino e da Nizza a Torino ed anche da Albenga a Berna senza cambi. Ora viaggiano pochissimi treni a velocità ridotta. È un peccato vederla ridotta così.
Aldo Carpi – Diciamo la verità: è una ferrovia di montagna che passa in territorio francese e che a Sncf non interessa più da anni. Tenerla in vita con 2 coppie di treni al giorno è una buffonata. O qualche azienda / istituzione italiana se la prende in carico e ci si investe dei gran soldi facendo veramente rete con cuneesi e imperiesi (sono ripetitivo, fatevi un giro in Alto Adige…) o è destinata a essere un museo a cielo aperto.
ARTICOLO A FIRMA DI ROBERTO BORRI DI LUGLIO 2020
‘Sistema trasporti, bollettino di guerra con disagi per i viaggiatori’
Aree ferroviarie spesso impiegate per speculazione edilizia o per parcheggio di autovetture
Fin dai primi giorni dello scorso mese di luglio, pressoché tutte le testate d’informazione diffondono notizie sul sistema dei trasporti, che sono sempre più somiglianti ad un vero e proprio bollettino di guerra, tali e tanti sono i disagi che i viaggiatori, abituali od occasionali, si debbono sobbarcare. Invero, alcune operazioni attualmente in corso sono inevitabili, come il riassetto del nodo ferroviario di Genova o l’ispezione nelle gallerie autostradali, nondimeno, è necessario fare alcune osservazioni e precisazioni. Si è vociferato sul fatto che i lavori autostradali, pur avendo avuto molto tempo durante il blocco forzato nella fase acuta della pandemia, siano stati eseguiti tutti contemporaneamente nell’alta stagione quale vendetta del concessionario, la cui colpevolezza in merito al ponte sul Polcevera, per fortuna, ormai riaperto al traffico, è ormai evidente e di dominio pubblico, per vendicarsi delle misure adottate nei suoi confronti; quello che, invece, è sacrosanta verità è la possibilità non sfruttata, poiché, seppur con tutte le precauzioni del caso, i servizio di trasporto rientrano tra quelle attività essenziali da garantire, ancorché in misura ridotta e, pertanto, avrebbero potuto lavorare, adottando, ovviamente, le necessarie misure di sicurezza.
Un fatto che salta subito all’attenzione è l’aumento del traffico stradale nelle nostre zone, traffico che ha raggiunto livelli di gran lunga superiori rispetto al periodo caldo dell’epidemia, rendendo gli spostamenti quanto mai problematici. Infatti, si nota una pletora di autocarri, soprattutto in transito, ad affollare le nostre strade, ma un colpevole atteggiamento da parte della classe politica, da decenni a questa parte, più favorevole al trasporto su gomma non ha permesso in alcun modo di ovviare a questo inconveniente, con tutte le conseguenze in termini d’inquinamento e di maggiore incidentalità che ciò comporta. Il Piemonte, insieme alla Lombardia occidentale, è dotato di una capillare infrastruttura ferroviaria, seppur meno ricca e, da otto anni a questa parte, meno sfruttata rispetto al passato, essendo sospeso l’esercizio su circa un terzo della medesima. Con un sistema ferroviario ben dimensionato, le merci non dovrebbero compiere viaggi stradali su lunghe distanze, tanto meno su percorsi autostradali e / o internazionali, ma competenza della modalità stradale dovrebbe essere solamente la raccolta e la distribuzione. Occorre altresì tenere conto che ogni autocarro necessita di un conducente ed è in grado di trasportare un contenitore da quaranta piedi o due da venti, mentre un carro ferroviario consente il trasporto di tre contenitori da venti piedi oppure di uno da quaranta ed uno da venti: pertanto, già due carri ferroviari trasportano quanto tre autocarri stradali e, considerando il notevole numero di carri che possono comporre un treno, è facile intendere quanto e quale sia il vantaggio anche economico offerto da questo mezzo, per tacere dei vantaggi apportati dalla limitazione del percorso stradale ai conducenti, i quali non debbono sobbarcarsi trasferte estenuanti e pernottamenti lontano dalla residenza. In barba a queste evidenze, invece, la quasi totalità degli scali merci (esempio: Castagnole Lanze, che movimentava diecimila carri l’anno) è stata smantellata e, troppo spesso, le aree sono state impiegate per speculazione edilizia o per parcheggio di autovetture.
Sul fronte viaggiatori, invece, è quanto mai opportuno potenziare l’offerta ferroviaria con orari adeguatamente programmati e collegamenti di ampio respiro anche sulle linee complementari, oltre ad istituire, nei periodi di alta stagione, treni straordinari, anche a richiesta degli stessi viaggiatori, quando garantiscano, tramite l’acquisto anticipato dei biglietti, il riempimento pressoché totale del convoglio. Va da sé che la realizzazione di un simile progetto richieda una controparte infrastrutturale parimenti adeguata, ma, al contrario, binari di precedenza e financo d’incrocio sulle linee a semplice binario sono stati eliminati nel nome di una rete certamente snella, ma non di certo funzionale, giacché è stato giocoforza realizzare quasi esclusivamente circolazioni omotachiche, con treni a breve o brevissima percorrenza, sopprimendo pure il servizio viaggiatori in alcune località, perché, a circolazione così ingessata, la minima perturbazione si ripercuote a valanga, considerando anche la scarsità del materiale rotabile di riserva disponibile, in seguito all’accantonamento di altro, seppur in ordine di marcia, ma, in gran parte, non sostituito. Anche quando si programmano lavori, come, peraltro, in questi giorni, ci si limita a ristabilire una situazione pregressa o ad evitare imminenti pericoli, ma senza la benché minima lungimiranza, ragion per cui non si programmano lavori al tracciato che siano propedeutici all’implementazione di un servizio migliore e più appetibile da parte dell’utenza: un esempio è anche nella nostra Provincia di Alessandria, dove, alla radice Nord di Valenza è prevista la sostituzione dell’impalcato di un cavalcavia lasciando invariata la luce sottostante, appena sufficiente per i tre binari attuali ed impedendo così la possibilità di raddoppiare la tratta verso Casale Monferrato e di allungare gli altri binari ad Ovest, a meno di altri lavori, con relativi appalti. Ad ogni buon conto, al momento attuale, non si è ancora mosso nulla. Con le varie Amministrazioni che, da una decina d’anni, si sono succedute, l’astio da parte di queste nei confronti della ferrovia si è via via, inspiegabilmente, acuito, raggiungendo livelli inauditi in questi ultimi tempi, con smodata e manifesta predilezione per gli autobus da parte di quelle persone che dovrebbero agire in modo tale da adoperarli in maniera intelligente, cioè come raccoglitori e distributori nei confronti del treno o nelle zone in cui questo non arriva. Negli ultimi giorni di luglio, si leggeva della proposta di trasformare in pista ciclabile il sedime ferroviario della tratta della linea Mondovì – Cuneo, che corre nel territorio di Beinette e, dall’Assessorato Regionale è stata usata la solita farisaica motivazione della mancanza di fondi per il ripristino del servizio ferroviario su di una tratta che vede ben quindici coppie giornaliere di autobus, destinate a scendere a dieci nel mese di agosto.
Per macabra ironia, la riunione di ben cinque illustrissimi Signori Assessori Regionali ai Trasporti dello scorso 20 luglio si è tenuto proprio in quella Città di Canelli, che ben potrebbe giovarsi della ferrovia, tanto nelle condizioni in cui era prima dell’infausta delibera del 2012, quanto ed a maggior ragione, se fosse assoggettata a tutte quelle migliorie che, abitualmente, si sono riservate alle strade ordinarie, ma, leggendo i vari sunti giornalistici, si deduce molto facilmente che il nostro rappresentante a Palazzo Lascaris, già Sindaco sulle rive del Belbo, arrivato anche a negare di aver ricevuto comunicazioni inviate tramite posta elettronica certificata, non intende impegnare fondi regionali per le linee ferroviarie complementari: infatti, auspica, senza alcuna competenza, collegamenti Torino – Asti – Alessandria – Milano solo perché sono impegnate le linee di grande comunicazione, per le quali sono previsti fondi in maggioranza Nazionali, mentre le risorse locali, ad mentem suam, dovrebbero essere impiegate quasi esclusivamente per le autocorse, come, ripetutamente, dichiarato.
Come facilmente prevedibile, a cavallo delle festività di Ferragosto, si è verificato un sovraffollamento dell’autostrada numero 32 e dei treni che collegano Torino con la Val di Susa, tanto da costringere molte persone a rinunciare al viaggio verso sane ristoratrici giornate in montagna e, al pari di quanto accade per il servizio ferroviario interregionale a Tortona e Voghera, sospeso a causa delle disparità nei regolamenti Regionali tra Liguria, Piemonte e Lombardia, le Ferrovie dello Stato non sanno fare nulla di meglio che istituire qualche autobus di rinforzo, anziché programmare treni aggiuntivi o rinforzare la composizione di quelli previsti d’orario. Situazioni analoghe si trovano quasi ovunque nella nostra sempre peggio amministrata Regione: ad esempio, tra Santhià e Biella, non sono ancora iniziati i lavori di elettrificazione, volti a collegare il Capoluogo laniero con il rispettivo Capoluogo di Regione senza alcuna rottura di carico ed il servizio procede a ritmo ridotto, con grande indignazione da parte di pendolari e turisti, nonché con poche fermate intermedie, a causa della volutamente provocata deficienza infrastrutturale di cui sopra, la quale ha portato a sopprimere il servizio in alcune località, un tempo stazioni ed ora semplici fermate.
Concludiamo questa amara analisi citando che il telegiornale di una testata molto seguita in zona come Telecity, avente redazione a Castelletto d’Orba, nell’edizione dello scorso venerdì 20 agosto, ha ben chiaramente evidenziato che un servizio pubblico organizzato in maniera ottimale, facente leva sulle ferrovie e, ovviamente, aggiungiamo, con autobus in coincidenza, in maniera tale da raggiungere le località non servite dai treni, potrebbe indurre molti utenti a lasciare la propria autovettura in rimessa molto più di quanto non succeda oggi.
Roberto Borri