Era il luglio del 2011. Vittorio Coletti, su La Repubblica, ci ricordava: “La destra imperiese non ha mai elaborato un piano di comunità futura, un’idea di sviluppo che non sia quella dell’edilizia e del cemento. Porticcioli a volontà (ora si è aggiunta la sciagura-scandalo di Ospedaletti ndr) e seconde case vuote. Anni di dominio assoluto (oggi il regno di mister Claudio Scajola è al tramonto? ndr) non hanno prodotto un solo progetto per favorire investimenti di qualità, per far nascere occupazione di alto livello.
Ai giovani imperiesi si sono prospettati solo lavori di mozzo, cameriere, commesso. A parte servizi- sempre più ridotti – e le professioni di famiglia, un imperiese dotato di un elevato titolo di studio sa matematicamente che da queste parti ci potrà venire solo d’estate per i bagni. Ma anche questo sempre meno, perché il turismo langue, peggiora nell’offerta e nella tipologia dei consumatori. La Riviera dei Fiori è tristemente appassita.
E’ quanto si legge nell’articolo dell’intellettuale e illustre cittadino di Imperia, Vittorio Coletti. Tra meno di un mese le urne ci diranno se gli imperiesi, o perlomeno la loro maggioranza si è resa conto che occorre finalmente una svolta. E soprattutto quanti, tra le forze politiche scese in campo nella competizione, sapranno recepire l’invito-proposta di recidere una volta per tutte la mala pianta.
Non è un discorso di sentenze, di tribunali, di condanne, assoluzioni, prescrizioni . E soprattutto il ritorno all’etica, ai valori del bene comune, a porre fine alla spregiudicatezza affaristica e familistica di occupazione del potere.
A Imperia, la balena bianca-azzurra per eccellenza, ha continuato a riciclare le stesse persone: Giuliano, Bosio, Scullino, Sappa ed latri, in parte proponendo uomini nuovi (Zoccarato, Strescino, Ambesi). L’innesto – commenta Coletti – ha solo peggiorato il vecchio tronco già malconcio. Ha prevalso lo stile rampante e grezzo delle nuove leve.
Rileggiamo l’articolo. Resta di estrema attualità e guida per i futuri elettori.