Bruno Spagnoletti e Luciano Pasquale su Savona News del 4 ottobre 2018. Cosa scriverebbe un loro fidato giornalista, Sergio del Santo, nel commentare un’intervista conversazione (?) che spruzza umiltà, linguaggio dotto e forbito, di storia economica e sindacale del savonese. Homines sapiens. Non c’entra l’homo deus di Yuval Noah Harari che muore per un’abbuffata da McDonald’s. Ma un’Europa libera dalle epidemie, economicamente prospera, in pace da 70 anni. L’ex sindacalista Cgil, un amore pidiessino, una compagna di vita, già funzionaria comunale, di stretta osservanza leghista e assessore esterno nel governo della sindaca Caprioglio. Di recente Spagnoletti tra le ‘personalità’ che aderiscono e presenziano alla posa di una lapide a Noli in ricordo di una bimba giustiziata dai partigiani. Con una platea maggioritaria di fascisti, ex, camice nere, attivisti di Casa Pound, ma anche Angelo Vaccarezza (FI) e l’assessore regionale Sonia Viale (Lega) “Sono qui a titolo personale”. Vaccarezza: “Cara Sonia da oggi ti ho rivalutato, se prima…”.
Eppure saremo in grado di proteggere questo fragile pianeta e l’umanità stessa dai nostri nuovi poteri ‘divini’ ? Che accadrà quando robotica, intelligenza artificiale e ingegneria genetica saranno messe al servizio della ricerca dell’immortalità e della felicità eterna ? Solo qualche anno fa il dotto Spagnoletti scriveva:“… ma guardate com’è semantico, veritiero e quasi sfacciato nell’elencazione delle Presidenze collezionate, quasi divertente il Curriculum pubblico del mio amico Lucianone, venuto da Alessandria a conquistare Savona…” . E alzava il tiro:”…..la città dove comanda una ragnatela di potere e non si muove foglia senza che….”. Nell’anno del Signore 2018. Brunone si è ricreduto, quasi un pentimento riparatorio verso un ‘amicone’. Meglio tardi che mai ?! Oppure è un caso che ripropone il tema: nel giornalismo si va perdendo il gusto della memoria. Anche se bisogna ammettere che le giovani generazioni possono non sapere, non essere informate di cosa accadeva ieri.
Chi è Bruno Spagnoletti secondo la conversazione con Pasquale ? “….amico personale con il riformista (moderato per eccellenza) mitico Sergio Cofferati di allora….”; “….noi due ci conosciamo da 35 anni esatti…”. “…e poi caro Bruno abbiamo gestito bene anche la chiusura della Montecatini di San Giuseppe, come sai meglio di me perché sei stato protagonista assoluto….”. “…ricordo la Cosco Shipping Line del tuo amico Augusto Cosulich….“
ECCO IL TESTO DEL BRILLANTE ARTICOLO SU SAVONA NEWS
A FIRMA DI BRUNO SPAGNOLETTI: INTERVISTA CONVERSAZIONE CON LUCIANO PASQUALE
Luciano Pasquale nasce nel febbraio 1950 in Provincia di Alessandria (è ,quindi, un tipico “Mandrogno”; E, con il termine “mandrogno” si vuole sottolineare la abilità nel condurre gli affari e la capacità di convincere, il valore della mediazione: caratteristiche che hanno accompagnato per secoli la popolazione di Alessandria e che distinguono ancor oggi gli alessandrini. Paradossalmente si dice che Cristoforo Colombo, appena sbarcato in America, abbia trovato un alessandrino che vendeva merce ai pellerossa).
Luciano Pasquale si laurea in Scienze Politiche e inizia il suo percorso professionale e lavorativo; nel luglio del 1982, in un convegno conosce il gotha delle imprenditoria savonese allora rappresentata dall’ing. Franco Gervasio della 3M Italia di Ferrania, da Bruno Zavattaro del Gruppo delle Vetrerie Italiane (Vetreria di Dego, Lonigo e Villa Poma) e l’influente manager della Esso Chimica (oggi Infineum Italia srl) di Vado Ligure.
Luciano Pasquale nel 2007 è stato insignito dell’onorificenza Pontificia di Commendatore dell’Ordine di San Gregorio, nel giugno 2012 gli è stata conferita dal Presidente Giorgio Napolitano l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica; il suo percorso lavorativo e di potere è sottolineato dalle seguenti tappe a decrescere:
1) Presidente di Unioncamere Liguria dal gennaio 2012 ad oggi
2) Presidente Banca Carisa S.p.A. da aprile 2009, Componente del Comitato portuale dell’Autorità portuale di Savona-Vado dal 2004.
3) Presidente Savona Terminals S.p.A. dal 1997
4) Presidente Finutenti del Porto di Savona Vado S.r.l. dal 1989 al 1992
5) Direttore dell’Unione Industriali della provincia di Savona dal 1° febbraio 1983 al 31 gennaio 2013.
6) Membro del Comitato di esperti, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per la valutazione delle proposte di massima “Bando nuove tecnologie per il Made in Italy” dal 2009
7) Consigliere di Amministrazione dell’Università degli Studi di Genova dal 2008 al 2012: Bingo e Tombola messi assieme.
Nota di trucioli – Il redattore esperto potrebbe aggiungerne altre: 8) Membro del Cda di Carige fino all’agosto scorso, 9) Direttore responsabile di Savona & Impresa, 10) Primo presidente della Consulta territoriale di Savona, 11) presidente della Fondazione Carisa-De Mari, 12) presidente dell’Istituto Tagliacarne di Roma, 13)cavaliere dell’Ordre Des Chevaliers Bretvins della Loira (a Savona era attiva la cancelleria ed il primo Haut Chancellier è stato il prof. Franco Bartolini già presidente Carisa prima di Pasquale). Un redattore mai supino e sferzante, con Pasquale, come Marco Preve – la Repubblica edizione ligure- nel luglio 2014 scriveva “…il tramonto di ‘trino’ super collezionista di incarichi….e riverito dai più….con tanti giullari ad incensare o auto-censurarsi….”.
TORNIAMO A LEGGERE SPAGNOLETTI DA SAVONA NEWS – In premessa vi racconto una storia: era il primo febbraio 1983, una giornata savonese umida, fredda, ventosa e piovosa ed io ero nel mio ufficio dei chimici nella Camera del Lavoro di via Giusti; squilla il telefono, era la povera Danila che mi dice “Bruno, c’è il dott. Frumento, Direttore dell’Unione Industriali che vuole parlare con te”. Il Dott. Attilio Frumento era un gentiluomo dì altri tempi, sempre vestito di grigio, fazzoletto bianco nel taschino e borsalino grigio con fascia nera sempre pronto a scappellare ad ogni incontro. L’Unione industriali viveva – in quel tempo – una crisi di rappresentanza dovuta da un lato al fatto che le direzioni strategiche e delle risorse umane delle Grandi Aziende non erano a Savona, ma in altre grandi città italiane o estere (Montedison a Milano, 3M a Milano e nel Minesota, Fiat a Torino, Esso Chimica a Milano, Eni a Milano); e, dall’altro che era iniziata una guerra di movimento per la successione del direttore generale Frumento che andava in pensione da lì a poco. Al telefono il dott. Attilio mi dice “Dottore può venire in ufficio da me, vorrei farle conoscere il candidato che avremmo selezionato per la mia sostituzione; sa qui c’erano troppi galli nel pollaio come lei sa (uno straordinario personaggio che sembrava venuto da Pandora e viveva nel mondo della luna di nome dott. Bianco e l’uomo da fatica nella soluzione giuslavorativa delle vertenze Dott. Acquaviva, che però non eccelleva in personalità per la carica di Presidente); e, allora lo avremmo selezionato all’esterno, è un giovane alessandrino di nome Luciano Pasquale che vorrei Lei conoscesse per primo”; “Ok Dottor Frumento” – rispondo io – “il tempo di salire in macchina, arrivare in via Gramsci da via Giusti, parcheggiare e sarò da voi”.
Fu cosi che conobbi per la prima volta Luciano Pasquale il primo febbraio di trentacinque anni fa: ne è passata di acqua sotto il ponte del Letimbro sia per la mia vita e la mia scelta di dirigente sindacale della Cgil, sia per il “pluripresidente” Luciano Pasquale; andiamo a principare l’intervista esclusiva dopo avergli portato i saluti del suo amico Gianni Giannici e dopo che Luciano Pasquale ha ringraziato e inviato a hug&kiss al Maestro.
Come la devo chiamare ? Dottore, Presidente, Commentatore o che altro ?
Dai Bruno, non scherzare ci conosciamo da 35 anni esatti, chiamami Luciano se vuoi.
Sai la vox populi dominante cosa sussurra? Che a Savona non si muove foglia che Luciano Pasquale non voglia.
E’ una leggenda metropolitana, lavoro da 35 anni al sevizio del Sistema delle imprese e della città di adozione; Savona fa parte integrante della mia vita, la considero la mia città e non saprei immaginare la mia esistenza fuori da questa vista (si alza dal tavolo, si avvicina alla finestra del suo studio al 3° piano della Camera di Commercio di Savona, oggi delle Riviere e mi fa ammirare una vista mozzafiato sulla Darsena rinnovata).
Dicono i bene informati che tu sia uno dei tre sindaci veri di Savona (Pasquale, Canavese, Delle Piane) a prescindere se l’Amministrazione Comunale sia governata dal centro destra o dal centro sinistra.
Non ho mai ambito a fare il sindaco. Ma sempre pensato fosse mio dovere di rappresentanza mettermi al sevizio della città e del territorio dialogando con tutti i sindaci e le altre istituzioni a prescindere dal colore politico.
Luciano, se mi guardo indietro (almeno fino al ’90) quando ero qui a Savona prima della mia dipartita per Genova, mi vengono i brividi a pensare Ferrania che ho lasciato con 2.520 dipendenti ridotta a 40 unità, l’Acna chiusa e diventata un Museo industriale blindato e tombato a cielo aperto, la Vitrofil di Vado che ha lasciato il posto a uno spazio artigianale che pulisce le cisterne (c’erano 450 occupati) e le aree Montedison trasformate in scatole cinesi di società finanziare non sempre trasparenti e in micro imprese a occupazione precaria; Luciano dove abbiamo sbagliato?
Si, qualche autocritica davanti allo specchio me la faccio anche io, ma rifarei quasi tutto quello che abbiamo tentato di sperimentare e innovare in questi ultimi 35 anni; rifletti su questo: sulle relazioni industriali, l’esperienza savonese è stata antesignana nella costruzione di un sistema avanzato di relazioni nell’industria chimica (confronto preventivo sulle strategie d’impresa, piani di investimento e finalizzazioni, flessibilità dell’organizzazione del lavoro per rispondere ai picchi e alle cadute di domanda del mercato, ma anche attenzione alla qualità della prestazione dei lavoratori e al riconoscimento della loro professionalità e alle ragioni di aumenti salariali ancorati a fattori oggettivi e controllabili di produttività aziendale). Una siffatta operazione di qualità nelle relazioni, come tu sai bene, si è potuta fare nell’industria chimica, comparto tipicamente di processo, ma non poteva essere offerto nell’industria metalmeccanica privata savonese con dimensioni di micro, piccole e medie imprese.
E poi diciamola tutta: i Metalmeccanici savonesi in quel tempo non avevano una rappresentanza imprenditoriale e sindacale adeguata a reggere una siffatta sfida, a differenza dei chimici con te, Rossi e il piccolo Congiu da una parte, l’ing. Gervasio, Bruno Zavattaro, Antonio Catanese, Giovanni Ferrero, Antonio Viganò e Ezio Castagna dall’altra. Savona è stata un laboratorio di relazioni avanzate perché noi imprenditori ci siamo avvalsi della disponibilità a sperimentare di grandi manager (Canaparo e Polla Mattiol per la 3M Italia, Ulrich Duden e Nicola Carriello per l’Acna e il Gruppo Montedison, Ezio Castagna per il Gruppo Eni, il Dott. Messina per Federchimica e il mitico Dott. Di Francia per l’Assovetro e la regia di Bruno Zavattaro). Io ho piena contezza che il tuo rapporto personale con il riformista (moderato per eccellenza) mitico Sergio Cofferati di allora, rappresentò uno stimolo, un incentivo e un semaforo verde per sperimentare qui a Savona il “nuovo modello di relazioni industriali”. Poi tutto è andato progressivamente scemando (nella metà degli anni ’90) per il venir meno, diciamolo, di interlocutori all’altezza nel campo sindacale, ma anche imprenditoriale.
Per 14 anni (2000 -2014) ho dovuto ripetere come un mantra nei miei report economici sulla Provincia di Savona su indicazione di Francesco Rossello e Anna Giacobbe, ma anche come effetto del confronto negoziale con te, che le opzioni strategiche erano tre: porto e piattaforma, 800 milioni di investimenti per innovazione, ampliamento e compatibilizzazione ambientale della Tirreno Power e Piaggio Aerospace; il consuntivo è drammatico, quasi surreale: Tirreno Power chiusa, occupazione diretta e indiretta persa, Piaggio di nuovo in equilibrio precario e piattaforma di Vado tutta da verificare in termini di opportunità, rese occupazionali, costi e vincoli territoriali.
Come la mettiamo Luciano?
Bruno, quello che ci è cascato addosso a partire dalla metà degli anni ’80 è stato il ciclone delle ristrutturazioni delle Grandi Imprese. Ti racconto una storia: nel 1984 venne da me l’ing. Macario, direttore della Fiat di Vado Ligure e mi disse “il Gruppo Fiat ha deciso di chiudere lo stabilimento di Vado”. L’Unione Industriali e il Sindacato (come sai bene) non è che sono stati silenti e subito ci siamo attivati per ammortizzare le ricadute più drammatiche della chiusura (cassa integrazione, mobilità e altre forme di difesa del lavoro), ma abbiamo posto e poi ottenuto la questione “alternative produttive e industriali”, insomma un governo del processo di riconversione anche delle filiere e dei prodotti a fronte della decisione strategica della Fiat di concentrarsi sul core business, accentrare la produzione sui siti più produttivi e competitivi e decentrare i servizi non strategici e collegati direttamente al core; e ci siamo chiesti il perché le nuove aziende che nascevano per far fronte al decentramento delle produzioni Fiat e l’indotto non potessero nascere nel polo savonese in sostituzione dello stabilimento da chiudere; e fu cosi – dopo lotte e negoziati durissimi – che sono nate le nuove imprese automotive della Bitron e della Continental e una terza impresa ad Altare che dopo 20 anni si è trasferita in Polinesia e al posto di quella terza azienda oggi c’è la Cabur (se non erro). Come vedi se ci fossimo limitati a gestire solo le ristrutturazioni ex post e governare solo le ricadute sul lavoro, oggi avremmo un disastro industriale ancora maggiore.
Abbiamo gestito bene anche la chiusura della Montecatini di San Giuseppe (come sai meglio di me perché sei stato protagonista assoluto); da anni, in quell’area, il consuntivo è in attivo in termine di decine di imprese insediate e centinaia di occupati in più rispetto al target della Montedison-Fertimont. Si, sull’Acna abbiamo perso la battaglia per mantenere un polo di chimica secondaria e fine di nicchia e la guerra di traguardare l’ambiente con la conferma produttiva della “Fabbrica” come la chiamavano i cengesi e dei 900 occupati.
Fatte queste riflessioni di quadro veniamo alle tue domande sulle tre opzioni strategiche.
La parola passa a Pasquale. Piaggio è stata salvata ben tre volte di cui l’ultima con la gestione negoziata di una ristrutturazione che prevedeva lo spostamento del vecchio stabilimento da Finale Ligure a Villanova d’Albenga (area strategica per la sua vicinanza all’aeroporto Panero); un processo di trasferimento che sarebbe dovuto essere finanziato dalla riconversione di destinazione d’uso del sito di Finale. A consuntivo dobbiamo amaramente constatare che il trasferimento a Villanova è avvenuto a carico esclusivamente del Gruppo Piaggio, mentre la riconversione dell’area di Finale Ligure è ferma da anni: ti pare una politica industriale corretta Bruno ? A me proprio non pare. Tirreno Power: quando tra tutti (Imprese, OO.SS e Istituzioni) abbiamo pensato di puntare le nostre carte sul Polo innovativo dell’Energia a Vado Ligure, abbiamo sottovalutato che i tempi lunghi previsti per la riconversione – innovazione del sito di Vado, non erano coerenti con i tempi “anticipati” della fine del ciclo del carbone come carica energetica. Non è l’opzione che era sbagliata, ma il fatto che è venuta meno la strategia del Carbone.
La Piattaforma Multifunzionale dovrà essere l’architrave che dovrà sorreggere e sostenere la ripresa dell’economia savonese per i prossimi 20 anni: la prima nave arriverà nel 2019! Dove sta la criticità? La parte sulla quale registriamo seri ritardi è il contesto infrastrutturale esterno alla Piattaforma in termini di opere di collegamento alla rete autostradale per non intasare il Casello di Savona e la Città e soffocare la cittadina di Vado; il secondo gravissimo ritardo riguarda la realizzazione di un autoparco avanzato, integrato e dedicato che offra servizi per le persone, per i Tir, per le merci, per i nuovi treni e per la logistica. E’ vero che ci sono progetti in progress, ma non è partito ancora nulla e i progetti allineati con le esigenze e i tempi della Piattaforma. Come sai l’efficienza e l’efficacia delle infrastrutture materiali e immateriali rappresentano uno degli aspetti fondamentali di sostegno all’economia e favoriscono la produttività e la redditività del Sistema delle imprese: la piattaforma è decisiva per la ripresa dello sviluppo virtuoso del nostro territorio, sia perché consentirà al porto di Savona Vado di competere per diventare la porta del Mediterraneo, sia per la qualità e l’eccellenza mondiale delle partnership coinvolte come i cinesi della Cosco Shipping Line del tuo amico Augusto Cosulich e la Maersk Line, che è la compagnia più grande al mondo nel trasporto di container, famosa per l’affidabilità, la flessibilità e l’efficienza ecologica dei suoi servizi. Solo cosi riusciremo ad uscire dalla depressione economica del territorio, dare una speranza e un futuro alle giovani generazioni; e se non si mette in moto una percezione che il contesto territoriale si muove, che c’è cambiamento, c’e pulizia, decoro, allora la speranza muore e c’è il rischio che si crei una grave situazione entropica.
Senti un po’, io ho la netta sensazione che le istituzioni savonesi stiano sottovalutando le ricadute negative che il collasso del Ponte Morandi avrà sull’economia del Capoluogo, della provincia e del ponente ligure; secondo me, non sussiste contezza della tragedia per Genova ma anche per Savona; qual è il tuo punto di vista?
Dunque Savona ha due grandi direttrici che toccano i destini della mobilità delle persone e delle merci; la direttrice verso Genova e il Centro Italia e la direttrice verso Torino e Milano. Gli effetti del Morandi sul versante Torino – Milano sono assai limitati e quasi nulli; mentre hai ragione quando insisti sugli effetti a cascata che il Morandi avrà su Savona sul versante della direttrice verso Savona e il centro Italia; e, li avrà nei differenziali di costo delle merci per il sistema trasportistico e logistico più caro, nel turismo, nell’agricoltura e più in generale in tutte le filiere economiche della nostra Provincia; non se ne scappa.
Un flash su Savona Area di crisi complessa a me non sembrano molto positive le risposte delle imprese al bando, anche se la sua scadenza era stata prorogata di 15 giorni. E ora? Che succede? Non è che buchiamo anche quest’opportunità?
Non lo so e spero proprio di no. Non conosco i dati della chiusura del Bando e attendo le tabelle e la graduatoria ufficiale per fare valutazioni serie di merito. Ciò che mi sento di dire in positivo è che a Savona e nel Ponente si vanno evidenziando potenzialità che andrebbero colte, messe a sistema e valorizzate; penso (lo ripeto) al porto di Savona destinato a diventare molto più significativamente importante di prima, un hub di qualità collegato alla rete nazionale della logistica; il Turismo che sta affrontando una complicata ma coraggiosa sfida di riqualificazione dell’offerta “integrata” con cultura, bellezza del territorio e qualità enogastronomica; cresce bene la filiera olio, vino e piante aromatiche nella piana di Albenga, mentre la presenza industriale manifatturiera, pur ridimensionata dagli effetti delle ristrutturazioni, delle riconversioni e della lunga crisi economica, resta una realtà di tutto rispetto.
E poi c’è la bella realtà (una sfida vinta) del Campus. Il Campus è stato un progetto che più ha corrisposto alle prospettive che avevamo pensato per la riqualificazione e il rilancio post industriale dell’economia savonese: una grande intuizione collettiva e meta partitica di Magliotto e Gervasio diventata realtà. Oggi il Campus è uno dei poli scientifici e di ricerca più importanti d’Europa nel comparto a grande innovazione dell’energia e delle fonti rinnovabili.
Luciano ho una idea che mi frulla in testa da qualche tempo, anche confrontandomi con teste pensanti di Milano, della sua società civile e della giunta di Giuseppe Sala; mi dicono, ma non avverti il decadimento della Città negli ultimi cinque anni ? Ma perché non provate, come tante piccole e medie città europee viciniori di metropoli e città medio grandi, a puntare dritti l’obiettivo di una Savona città Universitaria residenziale e Campus, un modello che sintetizzi specifici rapporti spaziali tra il sistema città e il sistema università? L’Università, come mi insegni, non può essere un soggetto anonimo in una città anonima: essa si inserisce non in una città qualunque, ma proprio in un tessuto specifico, che ha una storia, una tradizione, dei valori, delle caratteristiche economiche e sociali. Ogni città ha la sua cultura e questa cultura ha qualcosa da dare all’istituzione culturale per eccellenza.
Cosi l’avevamo pensata Bruno, ma sono stati anni complicati anche per la progressiva carenza dei finanziamenti dedicati: siamo in progress ma quello che hai indicato è l’orizzonte strategico a cui puntiamo, a partire dalla relazione residenza, servizi avanzati, formazione e ricerca anche in collaborazioni con grandi Imprese come l’Enel che deve vivere del binomio innovazione e ricerca; ovviamente tenendo conto delle dimensioni di Savona.
Fuori dai denti che giudizio dai della qualità dell’attuale classe dirigente “allargata” nelle istituzioni e nelle associazioni rappresentative delle imprese e del lavoro?
Nutro una particolare ammirazione per sindaci che si prendono rischi enormi per gestire gli Enti Locali e dare difficili risposte ai cittadini in termini di servizi e di welfare. Sì hai ragione c’è una caduta verticale della qualità degli interlocutori e della interlocuzione, ma quello che manca, rispetto al nostro tempo, è un modello istituzionale di riferimento. Oggi il sistema istituzionale è davvero alla deriva. Guarda alla cosiddetta riforma delle Camere di Commercio che avrebbe dovuto andare avanti contestualmente ad altre istituzioni (Prefetture, Province) e mentre noi siamo andati avanti nella riforma del modello delle CCIA inventando soluzioni anche atipiche (mettere assieme le Camere di Commercio di Spezia, Savona e Imperia con la realizzazione della Camera di Commercio delle Riviere), tutto il resto è rimasto fermo e ingessato (3 Prefetture, 3 Province oltre la Città Metropolitana: ma come si fa?). Cosi diventa oggettivamente difficile gestire per chiunque abbia l’avventura di governare. E, cosi, si alimenta la sfiducia nelle istituzioni e nella politica come servizio; cosi si allontanano i giovani che sembrano non più interessati alla res pubblica.
Bruno Spagnoletti
E QUANDO SPAGNOLETTI: SAVONA E IL SUO SISTEMA DI POTERE IMMOBILE, AUTOREFERENZIALE, UNA RAGNATELA CON TENTACOLI NELLE ISTITUZIONI E NELLA GRANDI ORGANIZZAZIONI SINDACALI CHE QUALCHE VOLTA PARTECIPANO AL BANCHETTO ( Leggi e divertiti…….)
La città vistatra le altre eccezioni, uno scritto apparso sul sito personale del Decimonono di Nicola Stella che è stato a capo della redazione di Savona.
Per la serie, il Sultanato di Savona, a buon intenditor: “…Mi pare vergognoso insistere con i ricatti ai quali siamo abituati nel savonese…o mi fai investire come dico io o perdi il posto di lavoro; o mi fai investire come dico io o lascio tutto com’è. A fine 2009 i disoccupati e gli inoccupati in provincia di Savona sfioravano quota 18 mila, 4 mila in più rispetto al 2004. Al degrado si è sostituito il cemento, preferibilmente sul mare, e altre colate e nuove case vuote sono in arrivo. Ex Italsider, Margonara, Piaggio, aree ex Ferrovie, Solimano”.
Testimonia il cronista Stella: “La classe dirigente locale è per la quasi totalità formata da dipendenti, consulenti, amici, ex nemici, fratelli e parenti di cementificatori. Anche per questo si respira a fatica sotto le ciminiere della Tirreno Power”.
Fusione Carige Carisa? “…Il Presidente Pasquale ha parlato della fusione tra Carisa e Carige e ha presentato le opportunità e gli sviluppi per le imprese turistiche.”