Per l’adnkronos l’avvocato, dimissionario da presidente dell’Acea, 49 anni, ha un nome in codice: Mr. Wolf. Perché “quando c’è Lanzalone, c’è Wolf”. Così diceva al telefono il costruttore romano Luca Parnasi, accostando Luca Lanzalone al personaggio di ‘Pulp Fiction’ interpretato sul grande schermo da Harvey Keitel. Lanzalone, finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma, aveva seguito da consulente legale il dossier sullo stadio di Tor di Valle per conto dell’amministrazione del sindaco di Roma Raggi. Tutti, pare, hanno dimenticato di scrivere che tra gli hobby prediletti del legale c’è il golf. Socio del prestigioso Golf Club Garlenda ed abituèe nelle gare dove spesso ha primeggiato.
Genovese, tre studi a Genova, Miami e New York, quella di Lanzalone è una parabola ascendente. Pur non essendo membro del M5S, da ‘problem solver’, ha collaborato per il Movimento nella veste di qualificato consulente, prima di essere nominato, poco più di un anno fa, alla presidenza di Acea.
Lanzalone si è laureato in Giurisprudenza nel 1992, iscritto nell’Albo degli Avvocati del Foro di Genova, nell’Albo dei patrocinanti in Cassazione e innanzi alle Corti Superiori. I medi web, cartacei e televisivi, descritto come “l’uomo capace di eliminare, superare gli ostacoli più difficili”.
A Garlenda non mancavano le occasioni di conoscere personaggi importanti: imprenditori, banchieri, professionisti di rango nel contesto ligure, persino nazionale. Scorrendo il sito on line del Golf non si può certo dire che sia un ‘ fortino’ della riservatezza. Si possono leggere i resoconti di gare locali, interregionali e nazionali; si possono ammirare centinaia di immagini dei convenuti, dei giocatori, degli ospiti d’onore, delle premiazioni, le ricorrenze importanti come il glorioso cinquantenario di fondazione del club (è nato nel 1964).
Luca Alfredo Lanzalone non è mai stato una ‘prima donna’, un esibizionista. Anzi, piuttosto schivo e poco incline a mettersi in mostra. Ci sono decine di primi piani nell’album fotografico e storico del Golf Garlenda, mai un’immagine che lo ritrae solo. Pochi amici si direbbe che pure aveva e dai quali era ammirato per la sua discrezione, signorilità, puntigliosità, mai invadente, né alla ricerca del cliente. I golfisti che abbiamo contattato si sono detti meravigliati e certi che la giustizia potrà riconoscere la sua linearità dei comportamenti. E’ vero, a leggere il testo delle mole di intercettazioni (con parecchi omissis), pure avulse dal contesto complessivo, si può ipotizzare qualche intreccio, il déjà vu affari e politica, o persino ipotesi di malaffare e malapolitica, da tutto il mondo è paese. Al Golf di Garlenda non si trova chi è disposto a puntare l’indice, alzare le spallucce. E si sorride quando i Di Maio, i Salvini,
commentano che l’unica colpa è di essersi fidati dell’avvocato Lanzalone alla stregua del deus ex macchina di Luca Parnasi, il boss dell’imprenditoria capitolina e dell’affaire stadio della Roma calcistica (estranea) di Tor di Valle. C’è Matteo Salvini fotografato sulle tribune d’onore accanto a Parnasi al quale avrebbe chiesto, si legge in questi giorni, solo qualche biglietto omaggio.
Non sappiamo, per via di un riserbo, se Lanzalone si sia occupato di qualche problematica, diciamo sul delicato, che ha riguardato negli ultimi anni il Golf Club Garlenda e golfisti, giocatori come lui. La storia dei proventi per il gioco spesi per realizzare una palestra, ad essere precisi, un centro polifunzionale attiguo alla piscina. E ancora, per ampliare il ristorante, creare un deposito mazze e carrelli, rifare gli arredi interni al Club House. Non è difficile ascoltare chi sostiene fosse più logico investire in almeno altre tre buche. Si sussurra che Titti Galleani, figlia di uno dei soci fondatori, avrebbe fatto presente, nella veste di revisore dei conti, che non era possibile spendere quel denaro dell’Associazione sportiva Golf Garlenda (non ha scopo di lucro, raccoglie le quote dei soci, copre le spese per la manutenzione del campo) per allargare il club house e costruire il centro polifunzionale. In realtà il valore degli immobili avrebbe fatto lievitare il capitale di chi possiede le azioni del Golf Garlenda Spa, proprietaria dei terreni che affitta all’Associazione Sportiva suindicata.
Pare che la Galleani se ne sia andata sbattendo la porta, dimettendosi pure da socia. Agli atti – è già qualche anno – ci sarebbe inoltre una lettera aperta dove si sostiene che si sarebbe agito in modo irregolare ed illegittimo. Motivo ? L’Associazione sportiva avrebbe dovuto pagare un affitto più elevato per l’utilizzo dei terreni di gioco al Golf Garlenda Spa e tutte le fatture avrebbero dovuto essere imputate – con Iva e tasse – alla Società proprietaria degli immobili che si realizzavano, ovvero la stessa Garlenda Spa. Se le cose stanno così si può ipotizzare l’aggirarsi di imposte facendo correre il rischio ai soci di eventuali sanzioni. Dove starebbe il tallone d’Achille ? Sarebbero state utilizzate le quote dei giocatori golfisti per implementare il patrimonio immobiliare di chi detiene le azioni e può anche non essere un giocatore, frequentatore delle ‘buche’.
Ora nessuno si sogna di gridare allo scandalo, ma sarebbe interessante capire chi siano stati i consulenti o i ‘consigliori’. Vicende che avevano visto in campo l’ex presidente dell’associazione Michele Scofferi, alassino e il presidente del consiglio direttivo Carlo Marangoni, mentre il presidente in carica del collegio dei revisori dei conti è Antonio Faggiano, con Franco Cogni e Domenico Martinetto. E ancora, non risulterebbe che Lanzalone abbia rivestito cariche. Non solo, con gli impegni romani le sue presenze sul campo si sono fatte più rare e saltuarie. La ‘ bomba romana’ l’ha riproposto al centro dell’attenzione del mondo del golf garlendino e ligure. Con le immagini della seconda edizione della Pommery Golf Cup, prestigioso torneo sportivo, nei cinque più bei green d’Italia. Cinque competizioni trasformate in un evento in cui sia declinato lo spirito del lifstyle elegante contemporaneo, così come viene inteso da Pommery e dai vari partner dell’iniziativa.
Nel 2012 Albenga Corsara, con la firma di Claudio Almanzi, dava notizia che Augusto Passadore, Bettina Murzi, Alfonso e Graziano Verani Masin si sono aggiudicati la Coppa Comune di Garlenda, la Coppa Argenteria Miracoli e si sono registrati oltre 50 golfisti provenienti da tutto il Nord Italia ed alcuni dall’estero. Tra i vincitori della seconda categoria la coppia prima classificata era formata dai coniugi Luca Lanzalone e Vera Tagliaferri. Nel 2013 nel new golf garlendese, terza categoria, Lanzalone si era classificato secondo. Oltre che valente legale, un ‘signor golfista’ si direbbe. Con un ‘signor cliente’ (Luca Parasi) che, a Roma, avrebbe omaggiato con regalie a destra e a manca. Al punto che ora M5S chiedono una norma per la piena trasparenza di tutti quelli che fanno donazioni ai politici. Non solo, no alla ‘legge bavaglio’ delle intercettazioni, lotta alla corruzione della forza di quella di Salvini contro i migranti irregolari. Persino il Daspo contro i corrotti.
Immaginare un Lanzalone finito nel fango è davvero difficile. Per chi conosce la sua storia e quella della famiglia. Suo padre, l’avvocato Felice Lanzalone, legale della Sip, quando c’era la potente compagnia telefonica di Stato, era un personaggio noto in città e per importanti impegni civili, in ottime relazioni con il mondo della stampa e dei giornalisti. La mamma dell’avvocato era titolare di una delle più importanti farmacie cittadine nella centrale piazza De Ferrari, ma sopratutto suo zio, Rinaldo Campirio, era il proprietario della più nota e importante agenzia di pompe funebri genovesi la “Campirio e Mangini”. E si sa che valore ha un’impresa del genere nella città più vecchia d’Italia.
Lanzalone, saggio, ma ambizioso, ferrato ma prudente, convolato a nozze con Vera Tagliaferri, brillante notaio in quel di Crema. Un matrimonio solido anche per il mestiere della signora e molto “pendolare”, perché non c’era da coprire solo la triangolazione tra Genova e Crema, Garlenda, pure le trasferte, sempre più frequenti, presso i clienti di Lanzalone, ben presto proiettato ben al di fuori del perimetro genovese, oltre la ragnatela dei caruggi, dove risplendeva la magione dei Giustiniani. E per la coppia un appartamento sulla Riviera di Ponente, luogo caro alla moglie, che come tutti i lombardi hanno sempre molto amato il Mar Ligure.
(L.C.)