In Italia, come all’estero, uomini e donne della Benemerita hanno commemorato 204 anni di Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. La ricorrenza è stata festeggiata anche a Masone (GE) a cura dell’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione Valle Stura “Angelo Petracca”, presenti le Sezioni di Varazze, con il Segretario Tenente Antonio Rossello, Arenzano, con il Presidente Carabiniere Roberto Novello, il Nucleo di Volontariato e Protezione Civile, il Luogotenente Domenico Lacatena per l’ispettorato regionale e il coordinatore provinciale ANC di Savona Capitano Anselmo Biale. Leggi anche in pensione Sergio Ottonello direttore del personale prima al Secolo XIX, poi con la fusione anche a La Stampa. Una carriera partendo dalla gavetta.
Si è trattato di un importante momento della vita associativa di un sodalizio depositario della tradizione di fedeltà dei Carabinieri, che si conferma vivo e presente nel tessuto connettivo della società, con i tantissimi soci e le loro famiglie che costituiscono la grande famiglia dell’Arma e più concretamente con i Gruppi di Volontariato e i Nuclei di Protezione Civile, il cui denominatore comune è costituito dall’incondizionata adesione al patrimonio di valori a cui da oltre due secoli si ispira l’Arma dei Carabinieri.
Il presidente della Sezione locale, Elio Alvisi, ha accolto calorosamente il maggiore Lorenzo Toscano, Comandante della Compagnia di Arenzano, il Luogotenente Antonio Esposito, attuale Comandante la Stazione Carabinieri di Genova Pegli e in precedenza della stazione di Campo Ligure, i Marescialli Moreno Amadori ed Emilio Tonda, rispettivamente Comandanti delle stazioni CC di Rossiglione e di Campo Ligure, ed altro personale in servizio della Benemerita.
I tre sindaci della Valle Stura, Katia Piccardo, Enrico Piccardo e Andrea Pastorino, le rappresentanze con bandiera dell’Associazione Nazionale Alpini di Masone e di Campo Ligure, dopo il raduno in piazza Monsignor Macciò, hanno preso parte alla S. Messa in suffragio dei caduti dell’Arma.
Dopo le note dell’aria “Virgo Fidelis”, terminato il momento religioso, la deposizione della corona di alloro al monumento dei nostri Caduti in piazza, è stata solennizzata dall’esecuzione magistrale della banda musicale “Amici di Piazza Castello” de “La canzone del Piave” e “La Fedelissima”. Nello schieramento hanno preso posto anche i Commilitoni dell’Associazione Nazionale Carabinieri, che, anche dopo la fine del servizio attivo, hanno scelto di svolgere compiti di puro volontariato, anche nell’ambito della Protezione Civile. Il pranzo sociale è stato proposto con grande zelo dai volontari del Circolo Oratorio dell’Opera Monsignor Macciò ai circa settanta partecipanti.
Il Presidente Elio Alvisi ha rivolto il suo ringraziamento alle autorità e ai partecipanti che, con la loro presenza, rinsaldano il vincolo di solidarietà e di colleganza all’Arma in servizio. In Italia, l’Associazione nazionale Carabinieri conta 200 mila soci iscritti in 1.690 sezioni che si trovano sul territorio nazionale e 34 all’estero. Fanno parte dell’associazione anche 125 nuclei di protezione civile e 370 gruppi di volontariato. Il maggiore Toscano ha espresso come tutto ciò li faciliti e stimoli nel difficile compito per fornire risposte operative adeguate.
E VENNE IL GIORNO DELLA PENSIONE ANCHE PER SERGIO OTTONELLO
Ha lasciato la plancia di comando di Direttore del personale (ruolo da dirigenti) Sergio Ottonello, un masonese che non ha mai fatto parlare di sè, ma sicuramente merita di essere ricordato nell’album dei ‘figli migliori’ di una comunità. Masone che può ricordare con orgoglio un altro personaggio: Carlo Pastorino (1887 – 1961) uno degli scrittori cattolici più conosciuti a livello nazionale. Masone che con i suoi 4 mila residenti purtroppo ricorre spesso sulle cronache e a Radio Rai per gli incidenti sul tratto autostradale. Masone che attrae buongustai grazie alla professionalità e capacità di alcuni suoi ristoratori meritevoli di una gita domenicale. A Masone si gusta la specialità la Pute, un denso minestrone di verdura integrato di farina di granoturco e, di volta in volta, da qualsiasi altro ingrediente che fosse in grado di insaporirlo. E’ il piatto forte e probabilmente la sintesi più efficace di una cucina assai più povera di ingredienti che di fantasia.
Una premessa conoscendo il grande amore che Ottonello ha sempre avuto per la sua terra. E’ qui che si rifugiava nei fine settimana, quando era possibile, per coltivare l’orto ancora all’antica: zappa e niente pestiferi velenosi. Una lotta dura perchè ormai l’inquinamento ha fatto danni anche nell’agricoltura montana. Si arrabbiava perchè a volte le piantine di pomodoro lo deludevano, gioiva quando poteva raccontare agli amici un meraviglioso raccolto.
Ottonello arrivato nella redazione del Secolo XIX quando era in Via Varese, negli anni a fianco e collaboratore dei vertici del giornale, sia amministrativi, sia della redazione. Un impiegato che non ha mai fatto parlare di se, sempre ligio al dovere, attento e scrupoloso nell’eseguire gli ordini, le direttive, nel farsi portavoce. Non era uno che si montava la testa, si direbbe olio di gomito con orari lunghi, sempre disponibile. Attento a non derogare. I suoi ruoli e responsabilità sono cresciute quando ha gettato la spugna il cordialissimo (la voce flebile era una caratteristica) Zerega che aveva preferito dedicarsi al mestiere di tassista. Assai meno logorante che la scrivania di un quotidiano dove ogni giorno si è chiamati a risolvere un problema, un’emergenza, un conflitto sindacale, una grana. I direttori passano, ‘lOttonello saliva la scala. Al Secolo XIX fino a direttore del personale e prima ancora capo del personale. E’ stato lui in prima persona a trattare gli stati di crisi, a confrontarsi, trattare il ‘vile denaro’ con chi poteva beneficiare della pensione anticipata. Un abilissimo tessitore che ti dava l’idea di stare dalla tua parte, ma che alla fine bisognava raggiungere un accordo, pena un risultato finale assai peggiore delle condizioni iniziali offerte.
E poi quel maledetto badget inderogabile. Ottonello che è stato a fianco di Alessandro Perrone, poi del figlio Carlo che ha accompagnato la fusione con La Stampa degli Agnelli – Elkan, con il conte Cesare Brivio Sforza, gli anni più produttivi quanto a copie vendute, investimenti nelle redazioni distaccate, assunzioni, pagine pubblicitarie a ricompensa di punte giornaliere da 180 mila copie, una media di 140 mila. Oggi siamo a 40 mila.
Ottonello ha conosciuto e collaborato con Ottone, Rognoni, Vittorio Bruno, Tito, Giglio, Meli, Rizzuto, Sconcerti, Di Rosa, Angelini (condirettore), La Rocca, Vaccari, Muda, Leone, Cassinis, Luciano Basso, Chiarelli, Peschiera, Paternostro, Righi, Bini, il mitico Pietro Ferro, Parodi, Pruzzo, l’insuperabile inviato speciale Roberto Badino, Balestreri che è stato presidente dell’Ordine, Zinola (presidente dell’Associazione), Tortarolo, ad Anna Pisani scrivere l’articolo di addio a Manciotti, estroso critico Teatrale e cinematografico, per anni ai vertici del sindacato dei giornalisti liguri. Lo descrisse elegante, sorridente, raffinato, ironico, splendido conversatore. E ancora Chiarelli, Rinaldi, Bazzali, comprensivo con i giovani aspiranti e camicia nera dichiarata. Un elenco molto parziale perchè davanti alla scrivania di Ottonello sono ‘passati’ tutti i giornalisti del primo e storico quotidiano ligure dagli anni ’70 in poi. E molti tipografi, tecnici, impiegati. Da ultimo la vetta di Torino, la fusione, poi l’ingresso del Gruppo l’Espresso, la Repubblica. Altra atmosfera, altri confronti, responsabilità crescenti, le cure dimagranti imposte dalla crisi dell’editoria e da qualche errore di troppo pagato spesso da chi non aveva responsabilità, né corresponsabilità.
Per Ottonello il traguardo della pensione, con la stima di chi lo ricorda mai sprezzante, capace di mediare le situazioni più delicate, difficili, sapeva che, a volte, certe direttive erano stonate, ma non aveva scelta, alternativa, se non quella di gettare la spugna. Si è guadagnato la simpatia di tanti sottoposti e non è cosa da tutti i giorni in aziende grandi e piccole. Ha conquistato un meritato riposo, con adeguata buon’uscita, di cui Ottonello può andare fiero. L’oasi di Masone gli è amica e rilassante. Per tutti gli altri: Ad multos hannos ! Chissà se l’idea di un rimpatriata è davvero sperare nell’impossibile.