Martedi 13 marzo alle 18, alle Libreria Ubik, incontro organizzato da Italia Nostra su temi riguardanti la tutela ambientale di Savona. Il dr. Giovanni Sanguineti, dottore forestale, tratterà il tema “Perché non apprezzare e vivere il verde di Savona”Altra notizia. Il Sindaco di Savona Ilaria Caprioglio e l’Assessore Maurizio Scaramuzza hanno risposto all’invito di ENPA a visitare la sede dell’associazione, in via Cavour. Ad accoglierli, la presidente provinciale Lucrezia Novaro e il vice presidente Giovanni Buzzi, che assieme ad alcuni volontari hanno accompagnato Sindaco e Assessore nella visita della struttura. Terza notizia. Sabato, 10 marzo, nei locali della galleria GULLIarte in C.so Italia 201r a Savona, s’inaugura la mostra dell’artista Giorgio Moiso. Personale di pittura e ceramica, di quadri datati dagli anni novanta fino ad alcune opere recenti, con nuove sperimentazioni di pittura e ceramica che interagiscono sulla tela.
INSERIRE QUI IL MANIFESTO DI ITALIA NOSTRA………..
IL SINDACO CAPRIOGLIO E L’ASSESSORE SCARAMUZZA FANNO VISITA ALLA SEDE ENPA
“Piena collaborazione con l’associazione”
COMUNICATO STAMPA- Il Sindaco di Savona Ilaria Caprioglio e l’Assessore Maurizio Scaramuzza hanno risposto all’invito di ENPA Savona a visitare la sede savonese dell’associazione, in via Cavour. Ad accoglierli, la presidente provinciale Lucrezia Novaro e il vice presidente Giovanni Buzzi, che assieme ad alcuni volontari hanno accompagnato Sindaco e Assessore nella visita della struttura.”Ci hanno accompagnato in una visita della sede, mostrandoci la loro attività. Abbiamo anche discusso del progetto per il canile di Cadibona.
Da tempo ci confrontiamo regolarmente con loro, per trovare insieme soluzioni in favore di Savona, nell’interesse degli animali e dei loro
padroni”, dichiara il Sindaco Caprioglio. “Il loro servizio al territorio è encomiabile e trova tutto il nostro sostegno. E questo gesto – primo
Sindaco a visitare la loro sede – è la dimostrazione che la nostra Amministrazione ha a cuore gli animali”.
LA MOSTRA DI GIORGIO MOISO E LA RECENSIONE DEL LIBRO DI DUFOUR: SENZA FIATO
Risale al 1982 la prima mostra era stata dedicata proprio a Giorgio Moiso. Quest’anno insieme con Giorgio, abbiamo deciso di festeggiare il suo compleanno ed il nostro, con questa mostra, che avvolgerà tutti i visitatori con il suo stile, con la materia ed i colori.
Recensione tratta dal libro: SENZA FIATO. Giorgio Moiso e il suo pennello 2008, scritta da Francesco Dufour.
Mare calmo e poco vento, in questo novembre.Dalla spiaggia, se si guarda a sud, l’orizzonte è un taglio su uno sfondo color piombo.Nel capannone della Piral sembra che qualcuno abbia ritagliato la battigia per poi srotolarla in terra, come fosse un enorme tappeto, grigio e morbido. Moiso arriva solo, avvolto in un cappotto blu. Lo sguardo è fisso a terra, sul pavimento di cemento della fabbrica. Quando giunge sul bordo di quella che sarà la opera in ceramica più imponente sembra quasi inciamparci sopra, ma è solo una gag ad uso e consumo dei pochi presenti. Ha chiesto lo stretto indispensabile, in termini di pubblico. Quella di oggi non è una delle sue famose performance, quella che creerà è un’opera da studio, che solo per comodità è stata collocata accanto ai forni che la manderanno in cottura. Mentre si prepara penso alla straordinarietà di ciò che sto per vedere: il pannello è davvero gigantesco, ci sono appartamenti più piccoli!
E’ stato costruito a terra, dentro una cassaforma di compensato alta pochi centimetri assemblata per l’occasione. Innumerevoli pugni di creta sono stati schiacciati uno accanto all’altro fino a formare un immenso pavimento di argilla. Per giorni, senza sosta, controllando con cura che la terra non secchi troppo in fretta. Un lavoro massacrante, da fare in ginocchio “come si faceva una volta” direbbero oggi i nostalgici (delle altrui fatiche)… Pochi minuti e Moiso riappare in abiti da lavoro; scambia qualche battuta ma i suoi occhi scorrono incessantemente la superficie d’argilla.
Sembra misurarla, controllarla, sorvegliarla. I secchi con i colori e gli smalti occupano da soli un tavolo, disposti in batteria secondo un ordine che riporta alla mente i trascorsi del Moiso Musicista, il ruolo del batterista jazz che ancora oggi ama interpretare durante le sue performances. Moiso si infila un paio di guanti di gomma e inizia a trasferire i colori in recipienti di varie dimensioni che poi versa sulla superficie d’argilla.
Ed ecco che con una serie di gesti fluidi ma misurati inizia a “macchiare” il pannello. Prima le campiture più ampie e poi, in un crescendo di movimenti e di ritmi, gli effetti cromatici più minuti, ad accordare i colori delle aree più ampie. Per ogni colore un paio di guanti, per non mescolare gli effetti prima del dovuto, per non “sporcare” una tinta con l’altra. Per Moiso l’unico vero strumento di pittura è il gesto, in tutta la sua pura indeterminatezza. Una manciata di minuti e l’opera prende forma ai suoi piedi, lancio dopo lancio, gesto dopo gesto. I colori si intersecano, si sovrappongono, si mescolano secondo un ordine noto solo alla mente dell’artista, ma che – lentamente – appare chiaro anche ai presenti. Il turbinio di colori si ferma, e verrebbe da dire che il Tempo si ferma con lui. L’opera è a un passo dalla conclusione: è il momento più delicato. Moiso impugna una stecca, l’affonda nella creta ancora fresca e inizia a tracciare delle incisioni sulla superficie colorata.
Dopo il colore il disegno con buona pace del Vasari… Le incisioni danno un ordine al colore, lo raccordano, lo separano. Ogni gesto rimuove larghe strisce di argilla colorata che l’artista butta con forza ai lati dell’opera: è il momento del “levare”, del togliere…
E’ il gesto di un chirurgo, con la ripetitività di un assassino. FRANCESCO DUFOUR