Ormai da circa un secolo risulta che due dei maggiori capitoli di spesa a livello globale siano quelli dedicati agli armamenti e ai combustilili fossili. La persistenza del fatto, ne sposta la valutazione molto oltre il dato in se, per assumere un significato più profondo sulla valenza dell’umanità stessa. Il 30 gennaio 2018, il Commissario della UE ha lanciato l’ultimatum all’Italia affinchè presenti entro pochi giorni un (vero) piano antismog, strutturato con misure efficaci ben oltre il palliativo blocco breve del traffico urbano, di fronte ai gravi sforamenti dei limiti di PM 10 e dei gas, nella pianura padana. Il ministro dell’Ambiente Galletti ha risposto che non sarà fatto nulla di più. Più chiaro, anzi scuro, di così!… La storia continua.Una affermazione così forte (valenza dell’umanità), tuttavia, diventa plausibile se si valutano le evidenti conseguenze a livello globale, che stiamo vivendo. Non a caso, gli scienziati chiamano Antropocene l’era in corso, in quanto per la prima volta la specie umana può determinare le sorti del pianeta, al più grave livello possibile. In sostanza, l’uomo ha alterato i cicli naturali e superato i limiti della sostenibilità dell’ecosistema, tanto da determinare la criticità estrema attuale, mentre è capace di causare la”sua “prima grande estinzione globale, dopo le precedenti cinque di origine naturale, esclusa quella definitiva e totale connessa alla “morte” del sole prevista tra 5 MLD di anni. Quindi la sopravvivenza delle specie non dipenderà più soltanto dalla caduta di un asteroide o da eruzioni vulcaniche straordinarie come nel passato.
AUTODISTRUZIONE DA GAS SERRA – Esiste il precedente del pianeta Venere, dove l’incremento dei gas serra ha causato l’aumento della temperatura media dai 15° ( come ora sulla terra ), agli attuali 330°, con la totale perdita della vivibilità ottimale precedente, simile a quella del nostro pianeta. Quindi una ripetizione sarà possibile o (secondo molti) addirittura probabile, anche sulla Terra per via dell’inquinamento, causato dal superamento dei limiti dello sviluppo (demografico e delle risorse). Senza dimenticare le radiazioni cosmiche, da esplosioni stellari (supernove), oppure anche atomiche, sia dell’arsenale Nucleare militare, sia per le applicazioni civili, mondiali.
Anzi il pericolo da combustibili fossili è già al top poichè in soli 2 secoli, il valore della Co2 nell’aria, è salito da 280 a 400, con tendenza esponenziale. Che diventerà irreversibile se non si tuteleranno i tre grandi cicli naturali di assorbimento dei gas serra, basati su:
- le foreste, che con la sintesi clorofilliana trasformano l’anidride carbonica in legno, liberando ossigeno
- gli oceani, che se non si riscaldano, assorbono i gas serra fissandoli in rocce a base di carbonato di calcio e/o di magnesio, tipo le scogliere di Dover o le Dolomiti, formatesi in fondo al mare mei millenni, per l’azione delle praterie corallifere, liberando ossigeno.
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i ghiacciai e il permafrost, i primi che riflettendo i raggi solari, impediscono l’aumento della temperatura e lo scongelamento del terreno che libera enormi quantità di Co2 e di metano, i quali continueranno ad aggravare l’effetto serra globale.
Ne consegue l’imperativo da rispettare entro un periodo di tempo limitato, del rientro nei cicli naturali prima della fine del secolo, a cominciare dal raggiungimento delle emissioni zero del sistema energetico globale, come previsto dagli accordi internazionali Cop 21 di Parigi, entro il 2070.
La posta in gioco è l’equilibrio ecologico e la vivibilità del mondo. Intanto, sta continuando il dissesto idrogeologico causato dalle variazioni climatiche, insieme allo scioglimento dei ghiacciai e dei poli, che con il conseguente innalzamento del livello dei mari causerà l’allagamento di intere aree costiere e di un numero enorme di città di mare.
Mentre aumenterà il processo di desertificazione anche nelle zone del mondo ora con un clima temperato. Con ripercussioni sulla flora, sulla fauna e sulle comunità destabilizzate e talvolta costrette a migrazioni traumatiche. Purtroppo, malgrado l’ infinità di eventi che si stanno susseguendo, a testimonianza di quanto questa prospettiva sia reale, e che non sia possibile persistere nello status attuale, manca la consapevolezza della gravità e dell’urgenza di agire.
Questo ben sapendo che, anche dopo una (improbabile) svolta immediata, l’inerzia del sistema impedirà il recupero dell’equilibrio ecologico, prima di alcuni secoli, oppure di millenni per l’inquinamento nucleare. Inesorabilmente persiste una piccola schiera di oppositori irriducibili al cambiamento indispensabile, che purtroppo ha in mano il destino dell’umanità.
Negazionisti, temporeggiatori interessati, indifferenti per ignoranza e fatalisti in attesa forse, di un ipotetico impatto con l’asteroide previsto a breve ( 2037 ), rendono la reale prospettiva futura del mondo, tanto controversa quanto incerta e rischiosa. Lo testimonia anche, la sintetica rassegna di contraddittorie notizie quotidiane a tutti i livelli, dal mondiale, al nazionale, al locale.
Gli USA di Tramp ritornano al carbone e all’estrazione del shale oil e del gas metano, dalle rocce. Anche la Francia di Macron contraddice l’accordo di Parigi, con il programma delle estrazioni petrolifere e delle centrali nucleari di fissione. Finora ha “tenuto” l’accordo non scritto di tutela dei poli, ma sia la Russia che gli Usa hanno già annunciato le prossime estrazioni petrolifere, appena sarà conclusa la sistematica ricerca dei giacimenti in corso.
La fondamentale esigenza della difesa del suolo e delle foreste viene tradita in Amazzonia e altrove con la sostituzione del bosco con le colture intensive, desertificanti. In generale continua la corsa ai pozzi di petrolio ovunque da parte di tutte le Compagnie, anche alle grandi profondità sottomarine. Analoghe le notizie relative ai giacimenti di gas metano, certamente il meno inquinante dei combustibili fossili, ma che, se disperso come gas serra allo stato libero, dalle perdite dei gasdotti e dal disgelo del permafrost in notevoli quantità nell’aria, è 30 volte piu dannoso della CO2.
Attualmente nel mondo sono funzionanti circa 500 centrali nucleari, che producono scorie radioattive a tonnellate, il cui trattamento non è ancora stato definito e che costituiscono un grave pericolo per i prossimi millenni. Soltanto la Germania e in questi giorni anche l’Italia con pochi altri paesi, hanno dichiarato la chiusura delle proprie centrali nucleari entro una decina d’anni.
L’Italia chiuderà anche le ultime 8 centrali a carbone entro il 2025. Paradossalmente però, sono solo alcuni paesi arabi ricchi di petrolio, quelli che stanno “già”investendo notevoli cifre nella tecnologia solare, per preparare il modello energetico a zero emissioni.
In generale invece i Paesi tecnologicamente più progrediti, sono piuttosto in ritardo nella realizzazione della svolta
EVIDENZE E IMPERATIVI – Dunque la Rivoluzione Industriale del XVIII secolo, basata sul Modello Energetico dei combustibili fossili, ha verosimilmente sbagliato strada . E nonostante il “progresso” di cui le nazioni più avanzate hanno goduto, una più razionale valutazione negativa è inevitabile, alla luce della situazione globale insostenibile raggiunta dopo appena due secoli di applicazione.
Inoltre, va rilevato che un sistema a così bassa efficienza, che spreca quasi i 3/4 delle risorse fossili (carbone, petrolio,gas) utilizzate per la mobilità, il riscaldamento e l’industria, merita di essere abbandonato al più presto, visto che esiste l’alternativa tecnologica, socio-economica, e ambientale molto più vantaggiosa. Si tratta di realizzare senza indugi un nuovo modello energetico paradigmatico, a emissioni zero, che richiede tempi tecnici di qualche decennio, e prevede un sistema integrato di filiere produttive di energia sostenibile, con impianti di piccola, media e grande dimensione. Mentre rispetto al sistema dell’utlizzazione occorre cambiare, sia i mezzi della mobilità, terrestri, marini ed aerei, sia le strutture edilizie e industriali, troppo energivore e inquinanti.
PROCLAMI CONTRADDIZIONI E INGANNI – L’impressione complessiva è quella di un grave ritardo del processo di traformazione, dovuto:
- alla strenua resistenza di chi gode dei grandi benefici dell’ attuale modello;
- agli scarsi finanziamenti per le trasformazioni necessarie;
- alla miopia e sudditanza dei politici alle lobby del sistema;
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alla mancanza di programmi e di incentivi dei governi, che non considerano la grande positività e i benefici finanziari di ritorno dal nuovo sistema “verde”, maggiori di quanto investito. Infatti da ogni dove, rimbalzano annunci, titoli e programmi di iniziative future e mirabolanti, mentre le proposte concrete semplici e di immediata realizzazione, sono rarissime come se il problema da risolvere non esistesse e ci fossero tempi lunghi a disposizione, cioè: – immobilismo o fuga in avanti.
Intanto l’Italia maglia nera continentale, non ha ancora definito un piano Antismog strutturale ed è a rischio multa di un miliardo, da parte della U.E. per gli sforamenti dei limiti di inquinamento dell’aria, di oltre 50 città, che provocano 90 mila morti ogni anno.
La svolta sarà definitiva, soltanto quando si rottamerà l’ultimo motore a scoppio, assieme all’ultima centrale nucleare di fissione. Inoltre quando, dismesse tutte le centrali a carbone e a petrolio, anche quelle termoelettriche a metano rimarranno ancora in funzione soltanto per pochi decenni, cioè fino a quando le centrali nucleari di fusione, non inquinanti, saranno produttive su grande scala, come previsto per il 2050.
Nel preoccupante frattempo, è doveroso denunciare l’inganno delle auto ibride e plug-in di varie tipologie, che di fatto consentono una riduzione solo marginale delle emissioni e la sostanziale continuazione della mobilità a carburanti fossili. Il pensiero va immediatamente al piano di Strategia Energetica Nazionale che prevede la cifra di ben 5 milioni di auto entro il 2025. Un obiettivo mirabolante e raggiungibile se si considera una quota molto preponderante di auto ibride, dato che accuratamente non si precisa una benchè minima percentuale di mezzi elettrici al 100 %, i soli capaci di abbattere lo smog urbano immediatamente. Contemporaneamente continuano i finanziamenti milionari alla filiera energetica basata sui combustibili fossili.
Infatti Marchionne, Amministratore Delegato di FCA, sostiene la necessità di produrre mezzi senza autista, esigenza futuribile e marginale, ma boccia l’auto elettrica totale; e non partecipa neppure al campionato mondiale di Formula Elettrica, come al contrario fanno le più importanti marche mondiali. Fortunatamente Schillace, Amministratore della Nissan, leader mondiale delle vendite, promuove il modello Leaf elettrico al 100%.
Giovanni Maina