Il fascicolo, curato da F. Ciciliot, responsabile del Progetto, è stato patrocinato dal Comune di Priero che, attraverso il sindaco Alessandro Ingaria, lo ha sostenuto ed ha contribuito alla ricerca durante tutto il suo svolgimento, con il concorso di un nutrito numero di residenti che hanno prestato i loro ricordi toponomastici, diventati patrimonio culturale intangibile dell’intera comunità locale.
Una curiosità tra le tante del fascicolo: come risulta dalla cartina di cui sopra, il territorio di Priero è in buona parte cinto dal torrente Ricorezzo che, nel nome, ricorda la sua funzione di corso d’acqua confinario che lo racchiude come una cintura (riocorrigium), separandolo dalle vicine Perlo e Malpotremo, comune oggi inglobato in quello di Ceva. Secondo Giandomenico Serra, forse il più autorevole toponomasta storico, nomi di tale genere sono molto antichi.
Il fascicolo sarà presentato a Priero, nell’Auditorium della Confraternita di via Marconi, il 13 ottobre 2017 alle ore 20.30, con interventi di Carmelo Prestipino, presidente della Società Savonese di Storia Patria, e di Sebastiano Carrara, presidente del Fondo Storico Alberto Fiore.
CHI E’ IL SINDACO DI PRIERO
Ha filmato le montagne della Mongolia, le baraccopoli della Colombia, gli indigeni dell’Amazzonia e i «bassi» delle metropoli. Ma anche le Alpi cuneesi e i castagneti della sua terra, la val Mongia, nella provincia «Granda». Alessandro Ingaria, quarantenne, è stato impegnato in Afghanistan per Emergency e, dal 2015, è sindaco di Priero, borgo di 500 abitanti. Continuando a scrivere e girare documentari soprattutto di carattere sociale, molti dei quali hanno ottenuto riconoscimenti in prestigiosi festival. L’ultimo, «Amore d’inverno» (co-autori Isabel Herguera e Gianmarco Serra, sulla Langa), è stato selezionato ad Annecy, dove si presenta il meglio del cinema mondiale d’animazione, acquistato da una tv spagnola e chiamato alla più importante rassegna giapponese, a Hiroshima, dal 18 al 24 agosto.
Con alcuni amici Ingaria ha creato e presiede un’associazione culturale, con sede a Viola: il paese – 400 anime – è la base da dove raccontare tanti mondi. Perché, grazie alla tecnologia, si dialoga con colleghi nei 5 continenti. «Si chiama “Geronimo Carbonò” – dice Ingaria – in omaggio a Gerolamo Lagomarsino, migrato nel 1809 in Colombia. Laggiù cambiò nome e lottò con Bolivar. Non ebbe fortuna. E quando la nipote richiese la cittadinanza italiana, le fu rifiutata perché Gerolamo venne accusato di aver rinnegato l’identità italiana».