Annita Galvagno vedova di Marco Lengueglia (pionieri di autobus tra Pieve di Teco e Albenga) era nata a Ormea. Stessa vocazione della mamma. Il papà era comandante delle Guardie comunali con un fratello noto ingegnere elettronico del settore auto.
Annita maestra d’altri tempi alle elementari nei piccoli paesi di montagna, classi uniche, vecchie case tutte abitate, il parroco, un’economia povera ma ricca di valori, tradizioni, fede, reciproco aiuto.
L’emozione che l’accompagnava nei ricordi. L’umanità, l’inclusione, la capacità di immedesimarsi. Annita, persona meravigliosa, la stima e il rispetto degli allievi, delle famiglie. Era una seconda mamma, insegnava a essere tutti uguali, a volersi bene anche se qualche bambino era più difficile. Lei ripeteva che nessun scolaro è perduto. L’affabilità e la gentilezza la accomunavano nell’etica della vita. Il rapporto con gli abitanti, il rispetto dei loro usi e costumi. Il destino l’ha premiata.
Il matrimonio con Marco Lengueglia, un cognome da pagine di storia a cavallo di due secoli. (vedi Trucioli.it del 24 maggio 2019…)
Dai borghi del cuneese, Elva in val Maira, a Piaggia (Briga Alta). Quando ha sposato Marco ha ottenuto il trasferimento a Pieve di Teco e ha concluso la sua professione nelle scuole di Albenga dove era un volto popolare, signorile, distinto. Qui sono nati e cresciuti i figli Alessandra e Costantino di cui andava fiera e seguiva senza malcelato ‘distacco’ il loro impegno nel lavoro, in famiglia, i nipoti. L’eredità degli uffici dei fratelli Luigi e Marco Lengueglia. Un’attività imprenditoriale e posti di lavoro tra le più conosciute non solo ad Albenga. L’agenzia di viaggi, gli autobus di linea e per gite turistiche, per tifosi di calcio che seguivano la squadra del cuore. Infine l’agenzia assicurazioni Toro, conglobata nelle ‘Generali’ uno dei maggiori player globali del settore assicurativo e dell’asset management. E’ presente in oltre 50 Paesi, con 70 milioni di clienti.
Mamma e nonna Annita è rimasta lucida fino all’ultimo, con la terza età si accompagnava a qualche malanno, le inevitabili preoccupazioni della salute. L’apprensione. Orgogliosa dei suoi cari che l’hanno sempre assistita anche con il loro buon esempio. Annita che fino a pochi mesi fa era felicissima se tornava a passeggiare, con un amica, sotto gli antichi portici della ‘sua’ Pieve di Teco. La nostalgia. L’incontro e il saluto di chi la ricordava maestra. In cuor suo, senza lasciarlo trapelare, forse l’amarezza di non vedere, in paese, una targa ricordo in memoria degli artefici della prima corriera che collegava la Valle Arroscia con la Riviera. Pagine da libri di storia che onorano i Lengueglia e Pieve di Teco. Anni indelebili da tramandare ai posteri. (L.Cor.)
