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Torna a Savona dopo sette anni di assenza, la processione del Venerdì Santo


Torna a Savona dopo sette anni di assenza, la processione del Venerdì Santo. Renato Giusto: “La sua storia va studiata ed approfondita” .                

 di  Gianfranco Barcella 

Tradizionalmente la processione del Venerdì Santo si svolgeva a Savona ogni due anni. Dopo l’edizione del 2016, quella del 2018 era stata cancellata a causa del maltempo: le antiche casse lignee non potevano essere esposte al maltempo. Negli ultimi tre anni era stata annullata per la pandemia . L’assembramento di 30/40 mila persone mal si conciliava con l’esigenza dell’isolamento per evitare il contagio. L’anno passato, anche se la situazione sanitaria pareva migliorare, ancora una volta era stata rinviata per prudenza. Molto opportunamente  non si è voluto alimentare lo scoppio di nuovi focolai tra i portatori e tra i fedeli.  Così la processione ebbe lo stesso destino del 2021 (edizione straordinaria, programmata con l’intenzione di recuperare quella dell’anno precedente e del 2020, anno in si era in pieno lockdown). Finalmente la manifestazione religiosa  ritornerà (pioggia prevista, permettendo)  Venerdì 7 Aprile p.v., organizzata dal Priorato Generale delle Confraternite di Savona Centro: Nostra Signora del Castello, Cristo Risorto, Santi Pietro e Caterina, Santi Agostino e Monica, SS. Trinità, Santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Petronilla, giù esistenti nel Trecento sul promontorio del Priamar e proprietarie di quindici casse lignee.

L’assessore Nicoletta Negro

‘Assessore alla Cultura del Comune di Savona, Nicoletta Negro ha commentato che le Confraternite sono state impegnate nella ricerca dei volontari per portare a spalla le casse e nel reperimento dei fondi per finanziare la manifestazione, ma dopo aver definito i percorsi e ottenuto il via libera dalla Prefettura, tutto si compirà al meglio”.

Il dr. Renato Giusto

Renato Giusto, memoria storica della medicina savonese e nel contempo cultore della tradizione artistica locale, ha affermato: “Una cosa che non tutti sanno è che oltre a tutte le casse processionali, costruite da artisti famosi savonesi come Stefano Murialdo, Antonio Brilla, Filippo Martinengo, Renata Cuneo e genovesi come Anton Maria Maragliano, in processione, in un passato non più recente, venivano portate dai ragazzini le cosiddette Cassette che erano riproduzioni in terracotta policroma o in terraglia bianca costruite da ceramisti più o meno famosi, secondo l’usanza più che centenaria dei <Figuli> Savonesi ed Albissolesi: ovvero i ceramisti della nostra  eccellente tradizione. Tra le Cassette più celebrate  ricordiamo la riproduzione, in terraglia bianca, della “Incoronazione di spine”, attribuita dal dott. Bruno Barbero, ceramologo molto stimato come competente, al nostro artista, Antonio Brilla. Purtroppo è un’usanza decaduta, l’esposizione alla devozione popolare di questi pregevoli manufatti. ma la Processione del Venerdì Santo mantiene comunque il suo rilevante valore religioso e storico”. E noi riprendiamo un cammino a ritroso nella sua storia:”…et a’ detti disciplinanti sia raccomandata la disciplina massima il giorno del Venerdì Santo, imperoche se non fussero quelle poche orazioni e buone operationi che si fanno per le confraternite ed altri servi di Dio, sarebbe il mondo più tribulato che non è…” .

Con queste parole, l’8 Aprile 1536 durante la seconda apparizione al confratello Antonio Botta nella valle del Letimbro, la vergine  spronava i fedeli savonesi ad impegnarsi in digiuni, preghiere e svolgere la disciplina del Venerdì Santo, rito penitenziale che a Savona prende inizio alla fine del Duecento. Essa infatti trae origine dalla tradizione medioevale delle pubbliche flagellazioni di penitenza (la disciplina), accompagnate da processioni e canti (le laude9, esse rappresentano le prime manifestazioni di gruppi  di disciplinanti, la prima forma di aggregazione laicale, organizzata nella storia della Chiesa. In segno di umiltà e di anonimato essi indossavano una sorta di saio in tela bianca con il cappuccio calato in testa.

Le processioni si arricchirono di significati che coincidevano con i momenti forti della liturgia. La settimana santa, le feste dedicate ai santi protettori delle singole  corporazioni, l’Assunta (festa patronale della città), il Venerdì Santo che ben presto si evidenziò su tutte le altre. Completamente organizzate dalle confraternite, le Processioni, a seconda delle alleanze tra esse, potevano svolgersi separatamente in giorni o in ore diverse; di solito si portava il Crocifisso e la reliqua della S.Croce, si praticava la flagellazione e si rappresentava scenicamente la Passione del Redentore. Intorno al ‘400 vi fu una ripresa grazie anche alle spinte riformatrici di alcuni grandi predicatori che suscitarono nuovi intensi moti penitenziali. La vittoria di Genova su Savona e la conseguente distruzione della cittadella del Priamar con tutti gli oratori ivi posti, portò ad un impoverimento delle tradizioni religiose e processuali.

Le Confraternite, dapprima in numero di dieci, si ridussero in quel periodo alle attuali sei. E’ in virtù dell’intervento della Madonna di Misericordia che è stato dato un grande impulso alla manifestazione, tanto che le cronache cittadine citavano: “ né mai a miei iorni abio visto tanta gente a la processione” e “tante discipline come mai a nostri iorni se sia veduto”. Il Seicento fu un secolo di svolta; infatti per la mancanza di autonomia politica di Savona ed a seguito del Concilio di Trento, le Confraternite furono sottoposte alla giurisdizione dei Vescovi Diocesani, che non tardarono a prendere provvedimenti in merito alle rappresentazioni sacre, definite <non decorose>.

L’editto di Mons. Centurioni nel 1585 condannò le rappresentazioni sacre, norma che non fu seguita. E così anche Mons. Costa rinnovò la proibizione nel 1603. tutti questi decreti ed i successivi di Mons. Spinola (1631) e Mons. Durazzo (1699), insieme al gusto  spagnoleggiante dell’epoca, non impedirono di portare  all’adozione di gruppi lignei che rappresentavano i misteri della Passione. Primi fra tutti furono quelli dell’Oratorio di Santa Caterina, “La Flagellazione” e “Gesù cade sotto la Croce, che giunsero a Savona nel 1623, grazie al savonese di nobili origini Francesco Rocca. Per Savona si trattò di un grandissimo avvenimento storico e per la Processione fu il passaggio più importante che portò d un deciso cambiamento.

Nonostante queste innovazioni non si raggiunse un accordo fra i fedeli penitenti: la Processione della Settimana Santa era ancora vista come una manifestazione propria di ogni Confraternita. Una cronaca del 1751 annotava la realizzazioni di tre processioni: una il giovedì Santo dei <rossi> della Ss. Trinità e due il Venerdì Santo; di queste una dei <turchini> di N.S, di Castello e una dell’alleanza delle Confraternite, in cappa bianca. Il processo di integrazione stava comunque prendendo corpo e giunse, seppur faticosamente, ad unificare i diversi intenti devozionali per arrivare all’ istituzione della processione attuale.

I Confratelli portavano a spalla, per gli angusti vicoli cittadini, i pesanti gruppi lignei raffiguranti la Passione (le cosiddette <casse> e si cantavano litanie e salmi. Si aggiungevano poi tamburi dal cupo rullare  e armonie di violini di accompagnamento ai canti. L’arrivo di due casse napoletane provocò una gara fra le diverse Confraternite. Ognuna di esse, infatti, commissionò a valenti scultori, gruppi lignei, sullo stile di quelli che recentemente erano state introdotti. Furono ingaggiati i genovesi Torre e Maragliano e ad essi più tardi, si ispirarono i savonesi Martinengo, Murialdo e Brilla.

Agli inizi dell’Ottocento, l’instabile situazione politica della Repubblica Ligure e la complessità dei riti della Passione resero necessarie precise regole sia per quanto riguarda l’ordine pubblico sia per l’aspetto religioso. Le autorità municipali, per ragioni di sicurezza, non autorizzarono più processioni nella stessa sera e stabilirono una corta di <cento uomini di truppa>. Il Vescovo mons. Maggioli, nel richiedere <divozione, compostezza e raccoglimento d’animo>, fissò nella data del 14 Aprile 1810, l’ordine delle Casse , <secondo storia evangelica senza distinzione di Confraternite>.  Con esso venne stabilito anche l’orario di raggruppamento presso la Cattedrale (ore 22), l’avvio della Processione (ore 23), il percorso, le soste,l’accompagnamento musicale (banda all’inizio con la Croce di Passione e musica davanti alla reliquia della S. Croce) e la responsabilità al Priore della Confraternita cui spettava il turno di <Oratorio Superiore Generale>. Nasce pertanto  il <Priorato Generale delle Confraternite>.

Le responsabilità e le spese di organizzazione della Processione cambiarono di anno in anno, passando da una Confraternita all’altra, secondo una turnazione stabilita che prevedeva inoltre l’onere di far aprire la sfilata religiosa con la propria croce di Passione (una croce come quella del Golgota sulla quale sono rappresentati i simboli della Passione di Cristo), per chiudere  con la reliquia propria della Santa Croce, esposta sotto un baldacchino e preceduta da sacerdoti e chierici”. La tradizione è stata mantenuta ancora oggi. Il Decreto Vescovile del 13 maggio 1813, che diventò regolamento dal 26 Marzo 1814, precisava l’elenco delle <casse> allora portate dai devoti: Adamo ed Eva, Orazione nell’orto, Gesù alla colonna, La Flagellazione, L’incoronazione di spine, Ecce Homo, Cristo cade sotto la Croce, Cristo spirante, Cristo morto, La Deposizione della Croce, La Deposizione nel sepolcro, La Madonna Addolorata, La Santa Croce. Successivamente , nel 1819, l’orario di uscita fu fissato “alle ore 5 pomeridiane”. Nel 1823 il Vescovo mons. Airenti, al fine di ottenere un accordo tra le Confraternite, richiese a Papa Pio VII (che soggiornava in un appartamento in via Pia messo in vendita), una particolare indulgenza <per i Confratelli che faranno insieme la Processione nel Venerdì Santo>.

Nel 1830 gravi episodi di contestazione agli occupanti piemontesi ed al re Carlo Felice imposero dal comando della Provincia: “…che nelle processioni..nessun confratello debba coprirsi il volto col cappuccio…”. Da allora i confratelli lo indossarono ancora, ma legato all’ indietro, in ricordo dell’antico significato di totale anonimato. L’armonia tra i Confratelli non fu mai facile tanto che il savonese mons. De Mari, Vescovo dal 1833 al 1840, si impegnò a fondo per ottenere l’adesione al Priorato Generale anche dai Confratelli della SS. Trinità, fino ad allora  fuori dall’alleanza. Il 28 Febbraio 1856 il Vescovo Mons. Riccardi emanò l’ennesimo regolamento che riprese e rafforzò quanto stabilito dai predecessori. I confratelli seguirono con zelo le raccomandazioni e da questo momento la Processione rimase così come oggi la vediamo con immutato stupore.

Nel corso del Novecento si susseguirono solo alcuni cambiamenti. Dai primi anni non si fece più la particolare Processione della sera del Giovedì Santo, composta dai bambini che portavano, quasi a preannunciare quella più maestosa del Venerdì, i bozzetti delle vere casse. Nell’edizione del 1926 entrarono a far parte della sfilata religiosa due casse: l’Annunciazione del Maragliano, fino ad allora portata in Processione soltanto nella ricorrenza propria (25 Marzo) e il Bacio di Giuda, eseguito in quel periodo dal valtellinese Rungaldier. E’ però del  1978 la più recente cassa della processione: L’Ecce Homo eseguito dalla savonese Renata Cuneo. Essa ha sostituito l’analoga opera settecentesca del Torre, andata distrutta nella Seconda Guerra Mondiale. Anche l’accompagnamento musicale seguì i cambiamenti della liturgia, mentre restarono immutati i suggestivi mottetti <lesu>, <Saevo dolorum turbine>, <Crucem tuam<, composti e musicati rispettivamente dai Savonesi Forzano, De Oberti e Mariani, ed eseguibili soltanto nella Processione del Venerdì Santo, da un gruppo corale-orchestrale di circa 200 elementi.

Dopo il secondo evento bellico scomparirono definitivamente dalla Processione i gruppi di bambini che vestiti da piccoli Gesù, santi apostoli e suorine, mimavano alcuni momenti della Passione.  L’illuminazione dei gruppi, delle candele e dei ceri, passò a impianti elettrici costituiti da batterie e faretti, che anche se da un lato risultano meno suggestivi, dall’altro contribuiscono a rafforzare, con giochi di luci e ombre, il drammatico messaggio contenuto nella Passione e Morte di Gesù”. Rendo grazie al Priorato Generale delle Confraternite di Savona Centro per l’impegno che profonde per mantenere attuale una tradizione secolare di grande rilievo non solo sotto il profilo religioso ma anche storico e sociologico. Prezioso è stato anche il Suo comunicato a cui ho attinto con vivo piacere per divulgare che anche nel Terzo Millennio la Processione del Venerdì Santo si propone ancora con immutato senso religioso a testimonianza della fede e della pietà popolare.

Anche dal punto di vista coreografico occorre sottolineare che sono impegnati a sfilare tra due ali di folla  700 portatori, 30 cristanti per la Croce di Passione e 250 musicisti e coristi. Non va dimenticato il ruolo importantissimo dei 56 comandanti delle 15 Casse che segnalano i loro ordini a colpi di un martelletto di legno.

Gianfranco Barcella


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G.F. Barcella

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