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Savona, convegno con De Rita: realtà e prospettive. La ‘fuga dei cervelli’ e l’assunzione di responsabilità


“Una classe dirigente capace di assumersi le proprie responsabilità”: questa l’indicazione, quasi un’invocazione, lanciata dal presidente del CENSIS Giuseppe De Rita in conclusione del convegno svoltosi nel pomeriggio del 18 ottobre e organizzato dalla Fondazione De Mari su “Realtà e Prospettive del territorio savonese: scenari praticabili di sviluppo locale”.

di Franco Astengo

Giuseppe De Rita sociologo e presidente del Censis

Il convegno ha ruotato attorno alla relazione svolta da Giorgio De Rita, fondata su tre assi ben noti nell’analisi della situazione savonese e del suo declino storico:

1) Il deficit demografico;

2) Il problema antico della “fuga dei cervelli” (potremmo anche datare l’inizio del fenomeno : vertenza degli elettromeccanici dell’inverno 1960-61, con il “Natale in Piazza“. In conclusione di quella lotta la direzione della Magrini trasferì da Savona a Bergamo i tecnici più qualificati della ex- “Scarpa e Magnano” depauperando il patrimonio di conoscenza scientifica di una fabbrica che era stata all’avanguardia dell’industria elettromeccanica italiana);

3) La questione dell’isolamento e delle infrastrutture, posta anche in relazione ai finanziamenti del PNRR.

Tre temi da affrontare per concorrere a ridisegnare l’identità del territorio.

Si è così delineato un quadro già più volte dibattuto intorno a temi sui quali si è sviluppata anche la campagna elettorale del 2021 per il Comune di Savona: temi che richiederebbero una proposta di forte innovazione istituzionale, una presa d’atto del mancato governo della complessità del territorio, un recupero pieno di progettualità a livello comprensoriale.

Torniamo però sul punto dell’assunzione di responsabilità. La richiesta di assunzione di responsabilità ha costituito l’elemento di maggior interesse del convegno perchè si tratta di un elemento di riflessione tale da richiamare l’analisi di due fattori fondamentali:

1) La formazione dei gruppi dirigenti da realizzarsi non semplicemente sulla base di una “pratica del territorio”;

2) La “sprovincializzazione” : l’apertura all’esterno di un “recupero della politica” fuori dalla banalità delle schermaglie verbali.

Così si può affermare che ritornano antichi interrogativi.

Interrogativi per rispondere ai quali è necessario sottoporre ad esame una classe politica, rivolgendo ad essa interrogativi di fondo:

Quale luogo sul territorio può essere sede di ricostruzione di una coscienza dell’esercitare un’influenza, di partecipazione a costruire un sentimento tale da permetterci di tenere tra le mani il filo conduttore degli eventi elevandoci al di sopra della quotidianità?

La responsabilità ha bisogno della “lungimiranza” e della “vicinanza” ai grandi temi che non possono essere considerati con distaccato “politicismo”, come è avvenuto troppo spesso a Savona come altrove dal momento della caduta dei grandi partiti di massa e l’avvento della banalità del personalismo.

Un tempo il rispetto dell’ideologia consentiva di muoversi sul terreno delicato del progetto e della sua attualizzazione: abbiamo vissuto una stagione di “secolarizzazione” dell’agire politico che ha sconfinato nell’indifferenza del potere. A Savona come altrove.

Forse è arrivato il tempo di una ricerca di “innovazione dell’ideale“: se pensiamo che l’assunzione di responsabilità può nascere da quella fonte sarebbe il caso di provarci.

Franco Astengo


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F.Astengo

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