Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli, al capitano d’Albertis dedichiamogli il sentiero. E’ doveroso! L’eremo tra degrado e abbandono. Inutili denunce e vincolo


Il sentiero del capitano. Non dimentichiamo il capitano d’Albertis e dedichiamogli il sentiero che porta all’eremo di Capo Noli.

di Leonardo Mastrippolito

Sempre più numerosi sono gli escursionisti – molti gli stranieri, che in ogni stagione a piedi o anche in bicicletta, da Noli salgono a Capo Noli percorrendo il sentiero “del pellegrino”. Qui la natura selvaggia della macchia mediterranea e le rocce strapiombanti nel mare dominano la scena e hanno reso difficile, almeno fino al secolo scorso, il passaggio lungo la costa e a lungo difendibile l’antica Repubblica di Noli.

Il percorso non presenta difficoltà di sorta – a parte qualche tratto di muro a secco franato e, con pendenze non rilevanti, conduce in breve nei pressi della diruta chiesa di Santa Margherita, limitrofa ad una  piccola piazzola, dove un panorama mozzafiato spazia da Capo Mele all’intero golfo di Genova a levante.

Il sentiero poi sale ancora fino al Capo Noli, rasentando un semplice capanno di legno la cui storia, ai più è ignota, anche se intimamente legata ad un uomo e alla sua passione per il mare, che quassù stabilì un secolo fa la propria residenza estiva. Arrivati in cima al sentiero si può proseguire verso la grotta “del falsario”, antro naturale di suggestiva bellezza, mediaticamente ben documentato e pubblicizzato, al contrario del luogo dove dimorò per molti anni il personaggio di cui vi vogliamo parlare.

Capo Noli fu infatti frequentato agli inizi del XX° secolo da un capitano genovese la cui vita  avventurosa merita d’essere conosciuta, al pari d’un altro uomo altrettanto famoso il quale,   per curiosa coincidenza si stabilì sulle rocce di Capo Mele, promontorio non lontano da Capo Noli ben visibile a ovest. Stiamo parlando di due navigatori eccezionali e cioè del navigatore genovese capitano Enrico d’Albertis (1846-1932) e del norvegese Thor Hejerdhal (Narvik 1914- 2002).

D’Albertis dimorò in tarda età sulle assolate rocce di Capo Noli in un capanno, come sopra accennato ancora esistente, mentre Hejerdhal terminò la sua vita terrena a Colla Micheri nei pressi di Capo Mele. Tra Laigueglia e Andora.

Pur vissuti in epoche e di nazionalità diversa, i due uomini erano accomunati da un grande amore per il mare e provetti esploratori, oltre a profondi conoscitori di culture e usi dei popoli del mondo. Hejerdhal studioso delle culture del sud America e Polinesiane nel 1947, con l’intento di dimostrare i contatti tra le culture e popoli divisi dall’Oceano Pacifico, teoria di cui lo stesso d’Albertis era persuaso, attraversò con successo l’Oceano a bordo di una zattera in legno di balsa. La zattera denominata Kon-Tiki, dal nome di una divinità Inca fuggita appunto verso ovest, costruita seguendo tecniche arcaiche, percorse in oltre 100 giorni quasi 7.000 km. Alla sua morte lo stato norvegese lo celebrò con funerali di stato e ora un museo ad Oslo mostra  i cimeli da lui raccolti, compreso il mitico Kon-Tiki. Cerimonie di tennero anche in terra savonese. 1) 29 aprile 2021 vedi trucioli.it….2) 24 maggio 2019 vedi trucioli.it….

Non da meno fu il suo predecessore il genovese Enrico d’Albertis. Discendente da un’abbiente famiglia aristocratica dediti alla commercializzazione della lana, invece di dedicarsi agli affari, d’Albertis affascinato dal mare ben presto si arruola nella Regia Marina Militare dove a 20 anni partecipa alla battaglia di Lissa. Ottenuto i gradi da ufficiale, ma insofferente alla rigida disciplina, rassegna le dimissioni per dedicarsi a viaggi per mare nella Marina Mercantile, ed è in questi anni che lo troviamo al comando della prima nave italiana che attraversa il canale di Suez da poco inaugurato. Lasciata anche la navigazione mercantile a 25 anni, intraprende viaggi per mare in Europa che lo portano a considerare e promuovere una nuova attività già presente in Gran Bretagna: le regate di yacht e la navigazione da diporto.

Attratto da questa novità – prima di allora si andava per mare o per lavoro o per ragioni militari,  d’Albertis è tra i fondatori a Genova nel 1879 del primo yacht club italiano e, lui stesso, diventa l’armatore del primo yacht italiano il Violante, a bordo del quale il capitano compie lunghe crociere nel Mediterraneo. Sono viaggi nei quali svolge osservazioni scientifiche sotto la guida competente di Giacomo Doria, fondatore nel 1875 del Museo di Scienze naturali di Genova, a lui poi dedicato.

Appassionato di botanica, nel 1877 parte per l’india compiendo il primo giro del mondo, circumnavigazione del globo che effettuerà ben tre volte, durante il quale conoscerà diversi personaggi come Edoardo Chiossone, valente incisore che lavorò a lungo in Giappone il quale donerà alla città di Genova una ricca collezione d’arte Orientale visibile presso  l’omonimo Museo. Nel 1892 d’Albertis su un nuovo cutter il Corsaro, ripercorre la rotta di Cristoforo Colombo con l’ausilio di antichi strumenti di navigazione, da lui stesso costruiti e realizza, nei cantieri di Voltri,  copia delle tre caravelle esposte nell’Expo di Chicago del 1893.

Viaggia e conosce famosi personaggi del tempo, da Garibaldi che va a trovare a Caprera a Gabriele D’Annunzio e Giuseppe Verdi, il quale soggiorna a Genova nei periodi più freddi lontano dalla amata ma nebbiosa Busseto. E ancora Ernesto Schiapparelli famoso egittologo il cui contribuito è stato essenziale per le collezioni e reperti del Museo Egizio di Torino, assieme al quale partecipa a campagne di scavo nella valle del Nilo. Conosce anche la vedova dello scrittore Louis Stevenson incontrata nelle isole del Pacifico dopo la morte dello scrittore americano. In questi viaggi intorno al mondo d’Albertis raccoglie migliaia d’oggetti e reperti di ogni tipo in parte  conservati nel museo a lui dedicato di Montegalletto a Genova. Il museo è un originale castello neogotico costruito nel 1886 sulle alture di Genova, sopra i resti di una fortificazione con il contributo di Alfredo d’Andrade, architetto portoghese pioniere e studioso di restauro del secolo scorso.

D’Albertis si sposa a Noli a 58 anni nel 1904, forse attratto dalla storia marinara della repubblica nolese, ma anche grazie alla conoscenza dell’arch. D’Andrade divenuto soprintendente in Liguria. Andrade è attivo a Noli nel 1897 al restauro di San Paragorio, mirabile  monumento danneggiato da un  terribile terremoto che colpisce la Liguria di ponente in quell’anno. D’Albertis possiede dal 1912 sul Capo Noli una proprietà raggiungibile solo a piedi o sul dorso di un mulo. Qui, nei momenti di tranquillità si dedica al giardinaggio e alla scrittura di diari che narrano dei numerosi viaggi da lui compiuti. Il capitano costruisce un semplice e spartano capanno di legno circondato da un giardino botanico dove pone  a dimora rare specie botaniche, dotato di un ampio spiazzo a picco sul mare su cui ogni mattina celebra l’alzabandiera. Inoltre nel 1928 costruisce lì vicino una torre per celebrare il decennale della vittoria nel conflitto del 1915-18, poi distrutta nella 2 guerra mondiale, e nel 1921, posiziona sulla scogliera di Capo Noli una statua di marmo che riproduce la Stella Maris, protettrice dei mari e naviganti. Presso questa statua ancora esistente, ogni inizio estate si effettuava una suggestiva processione con le barche, cerimonia in seguito purtroppo abbandonata.

Sempre a Noli sfruttando le sue capacità d’arte marinara realizza una meridiana sul fianco del palazzo comunale, meridiane che replica in tanti altri luoghi. Abbiamo tratteggiato brevemente la biografia del capitano d’Albertis per comprendere la levatura e valore di quest’uomo, vero gentleman e provetto navigatore che ha lasciato, come detto, diversi ricordi di se in Noli e non solo, ma al quale la cittadina rivierasca non ha ancora tributato un doveroso omaggio, fosse pure dedicandogli una piazza, una via o un semplice giardino. Lontani anche i tempi, era il 2006, quando il capitano fu ricordato in una mostra a Noli che esponeva alcune delle oltre 20.000 fotografie del fondo fotografico d’Albertis.

L’eremo di d’Albertis è adesso di proprietà privata, ma giace inutilizzato e  in stato di completo sconfortante abbandono; le camere che lo ospitarono sono  ingombre di materiale gettato alla rinfusa, aperte le imposte e la porta, dove chi le percorre incautamente rischia seriamente di infortunarsi e dove il pericolo d’incendio è elevatissimo, causa la vegetazione che incontrollata assedia la costruzione a distanza ravvicinata. A nulla sono valsi i numerosi articoli di denuncia, l’ultimo riportato da Trucioli.it non più tardi di un anno fa a firma di Danilo Bruno e nemmeno i richiami del FAI che lo ha segnalato come luogo del cuore, sono valsi a risolvere  il problema.

Inutile pure il vincolo posto al sito dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici di Genova, che in sostanza è servito a ben poco, ma che potrebbe provvedere alla confisca del bene se questi, per condotta negligente del proprietario, non lo tutela in modo idoneo. Eppure azioni di conservazione e valorizzazione sono possibili con costi ridotti, anche a beneficio  del comune di Noli.

Il borgo rivierasco ha in questa calda estate 2022 un nuovo sindaco di esperienza collaudata, il quale conosce il problema, il nostro appello accorato è che trovi il modo di riunire persone capaci intorno ad un tavolo in grado di trovare finalmente una soluzione per il recupero di questa importante testimonianza. Non sono richiesti ingenti capitali e quindi passare all’azione è possibile, al contrario di altre più difficili criticità che affliggono il piccolo comune ligure.

Pensiamo ad esempio ad una associazione tipo “salviamo l’Eremo d’Albertis” che nasca ad hoc, e che possa trovare i mezzi per affrontare il problema attraverso bandi regionali, nazionali o europei, o la collaborazione e sostegno del museo d’Albertis di Genova o di altre associazioni presenti nel territorio.

Noi ammiratori della storia e tradizioni di Noli e della Liguria in generale, non ci stancheremo mai di denunciare questa penosa criticità sottolineando che la perdita di ogni bene di interesse storico  alimenta la decrescita culturale del paese e la sua forza di essere attrattivo turisticamente, unica vera forma sostenibile perseguibile da una cittadina turistica qual è Noli.

Che l’inse”, chi vuole cominciare, direbbe il coraggioso Balilla di antica memoria scolastica, rimaniamo in attesa di un segnale di riscossa, d’Albertis fece molto per Noli e merita d’essere ricordato e conosciuto. Tornando ai nostri due eroi ci piace ricordare infine ricordare che anche nella estrema dimora i due personaggi dimostrarono il loro attaccamento al mare: d’Albertis riposa a Staglieno in una tomba circondata dall’acqua e Heyerdhal a colla Micheri, in un semplice tumulo di pietre rivolto al mare Ligure dai due navigatori tanto amato.

Leonardo Mastrippolito

 

 

 


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