Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il Dragottismo e Cacciari suprematista dell’intelligenza, di vecchiume classico, di polemiologia e oracolo della Gruber


Va detto che, rispetto a quanto equilibratamente paventato nelle “puntate” precedenti, il nostro Timoniere sta mostrando un profilo ferreo e rassicurante.

di Sergio Bevilacqua

Il presidente Mario Draghi

Finora, come tempi e contenuti, ci ha preso in tutto. E, quando si parla seccamente di Fisco non lascia adito a dubbi: niente tasse, espansione, fiducia e forza impresa e consumi. Rimane l’ipotesi abusata della classica menzogna politica, italianeggiante (di cui la calunnia è una specie) che è come un venticello… prima si nega per preparare, e poi si fa: sarà anche stavolta trito e ritrito, visto e rivisto?
Draghi non sembra così. Ridicolizza Letta sulla Tassa di successione, non “nega” patrimoniali per affermarle, mostra grandissimo aplomb e sicurezza nel sostenere l’espansione e il fulgido sole dell’avvenire.
Ma… Non era sul Britannia, nel 1992? Sì, c’era a Civitavecchia ma è sceso prima, dopo aver fatto la sua presentazione, ben prima dell’arrivo al Giglio. Circolano infatti cronache che non fanno onore alla verità. E, faccio notare, da addetto ai lavori sulla macroeconomia italiana, come son stato almeno dagli anni ’80 fino al nuovo millennio inoltrato, che le grandi manovre sulle privatizzazioni di ciò che non poteva essere pubblico, per buon senso e correttezza competitiva, erano cominciate già nel 1985, ben prima dei manicaretti da crociera della Regina Elisabetta.

Erano argomenti da Mercato Comune Europeo, non ancora EuriciEuoropoidi: semplice regolarità economica, e sacrosanta! Che poi si sia esagerato è forse vero: ma, soprattutto, lo si è fatto come solo una classe politica di incompetenti, immaturi democraticamente e afflitti da prestidigitazioni psicotrope poteva fare.
Insomma, si è buttato il bambino (quel che c’era) con l’acqua sporca. E “quel che NON c’era di bambino” non va dimenticato che veniva dalla bomba a orologeria, dalla malattia degenerativa inoculata all’Italia, allora mercato e industria nazionale, negli anni ’60 con i famosi 4 sgambetti: 1. via l’elettronica, col caso Olivetti; 2. via la chimica fine, col caso Rovelli; 3. via il nucleare, col caso Ippolito; 4. via l’autonomia energetica tramite le fonti tradizionali, col caso Mattei. Causa: gli USA, che avevano la forza per far fuori un concorrente, l’Italia. Non le regole, ma la forza sì, avendo fatto il pieno a Yalta
Ora, malignamente Cacciari, che farebbe meglio a fare il filosofo in frigorifero o forse ancor di più il Sindaco, sostiene che Draghi dice no a Letta per contar balle a Salvini. A Cacciari, noto suprematista dell’intelligenza, oracolo della Gruber, il PD lettiano, che sembra sempre appena sveglio e prima di colazione, piace perchè pronto per il brodo, quello di cappone. Letta infatti non è troppo falso, è heautontimorumenos, con l’animo contrito per il deep-state manovrato (maldestramente…), poco etimologicamente intelligente e dunque doppiamente afflitto da sensi di colpa. E così, Cacciari, invece, pieno di vecchiume classico e polemiologia, può far la voce grossa senza furbetti a nuocergli. Parla “male” di Draghi (con rispetto ascrivendolo alla consueta categoria dei politicanti bugiardelli) per un semplice motivo: non lo capisce.
Ma è… fantastico! Cacciari che non capisce! I sorrisetti e le gutturali del “so-tutt’io” veneziano, che eccitano fisicamente la Gruber, sostanzialmente inefficaci e vacui!
Draghi è uno statista, finalmente. È un manager, una persona seria. Conosce lo Stato, non gliene frega niente di tingersi i capelli, come a Cacciari. Di essere sexy come a Sgarbi. Di vincere a parolacce come a Scanzi. Di capracavolizzare come a Letta. Di saltare su carovane come gli illusionisti Dulcamara leghisti salviniani e c..
Ha nella testa il Mondo, l’Europa e l’Italia.
Dipende solo “come”, ce li ha in testa… E, questo, ancora non si è capito del tutto. Ma continuo a essere moderatamente ottimista pure io.
Dragottimista.

Sergio Bevilacqua


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