In pericolo il pino marittimo per l’avvicinarsi della “Cocciniglia tartaruga”. Necessario evitare gli stessi ritardi che hanno provocato la drastica riduzione del patrimonio di palme.
di Gabriello Castellazzi*
Ricordiamo bene la crisi del castagno provocata dal “Cinipide galligeno”, sconfitto in pochi anni dall’ insetto “Torymus sinensis”. Una “lotta biologica” tempestiva che ha salvarto il partimonio verde dell’ entroterra e la produzione di quel prezioso frutto che ha sfamato generazioni di liguri.
La fascia costiera ha visto ultimamente una drastica riduzione del numero di palme a causa del “Punteruolo rosso”, con conseguenti danni al paesaggio e grandi spese per i Comuni costieri impegnati nelle sostituzioni di migliaia di esemplari. Questo secondo fatto è avvenuto perchè la “lotta biologica” ha subito rallentamenti ed è risultata tardiva la cura con fitofarmaci, nonostante una legge apposita fosse stata emanata addirittura nel febbraio del 2008.
Speriamo non si ripeta lo stesso sbaglio nell’affrontare il nuovo problema fitosanitario che riguarda la salvaguardia di un’altra pianta caratteristica della nostra terra: il Pino marittimo.
Un letale parassita, la “Toumeyella parvicornis” (detta“Cocciniglia tartaruga” perchè il corpo delle femmine adulte ricorda il carapace della tartaruga) ha già provocato danni ai pini del meridione d’Italia e si stà avvicinando pericolosamente alla Liguria.
Come il “punteruolo rosso” ha cancellato dal paesaggio migliaia di palme, così la “Cocciniglia tartaruga” rischia di provocare un nuovo disastro attaccando diverse specie di pino.
L’insetto in questione è un parassita molto prolifico: in un solo anno si può riprodurre ben quattro volte; a femmina depone 700 uova e l’individuo adulto vola facilmente fino a cinque chilometri dal nido. La sua origine questa volta non è asiatica ma americana, si è sviluppato enormemente, risultando particolarmente invasivo nell’America centrale.
I primi danni gravi si sono verificati nei Caraibi, a partire dal 2005, con la distruzione della varietà locale di pini, senza incontrare il limite di antagonisti naturali.
In Italia i primi focolai vennero segnalati nel 2014 , in Campania, sulle pinete litoranee di ‘Pinus pinea’ e ‘Pinus pinaster’ e si diffuse poi dopo circa due anni nel Lazio, giungendo nell’area romana dove il patrimonio arboreo è particolarmente ricco (120.000 sono i pini censiti recentemente in Roma città e circa un milione se si comprendono anche tutte le pinete delle riserve naturali costiere intorno a Ostia). Nelle due regioni i pini già colpiti sono migliaia.
L’insetto si nutre dall’apparato linfatico delle foglie, ma diventa mortale solo per un altro motivo:la cocciniglia produce come residuo una specie di melata che ricopre le parti verdi e su questa sostanza organica prolifera un fungo che ricopre progressivamente con una patina nera tutta la chioma vitale, provocando l’asfissia e la morte della pianta.
Per affrontare il problema si è formato un gruppo di lavoro costituito dal “Comitato Nazionale Fitosanitario” con l’obiettivo di produrre linee guida per le azioni di contrasto. Il Servizio Fitosanitario della Toscana segue con attenzione l’espandersi della cocciniglia sul suo territorio ai confini con il Lazio. La “Riserva Naturale Statale di Duna Feniglia” che congiunge la terraferma al Monte Argentario è costantemente sotto controllo.
Il gruppo di lavoro coordinato dai Carabinieri Forestali esegue monitoraggi periodici sul terreno, abbinati a controlli aerei con droni forniti di telecamere capaci di individuare i primi sintomi di questa malattia. Esistono coleotteri predatori che potrebbero eliminarla, ristabilendo un equilibrio biologico, ma questa procedura si è rivelata ancora troppo complessa. Il protocollo di cura comunemente adottato oggi prevede un trattamento endoterapico con “Azadiractina” (insetticida con tossicità molto bassa), ma tutte le associazioni ambientaliste lanciano un appello agli atenei universitari affinchè si dedichino allo studio di soluzioni efficaci a lungo termine e senza l’uso di sostanze tossiche.
La Regione Campania ha emesso due decreti (il 12 luglio 2015 e il 7 gennaio 2021) con i quali si prescrivono misure fitosanitarie preventive, di controllo e contrasto alla “Cocciniglia tartaruga”.A Roma, il 13 aprile scorso, Italia Nostra insieme ad altre associazioni ambientaliste, è scesa in piazza davanti al “Ministero delle Politiche Agricole e Forestali” affinchè venga subito emesso un “Decreto di lotta obbligatoria alla Toumeyella parvicornis” per fermare la strage annunciata dei pini.
La Regione Toscana ha istituito un sistema di monitoraggio su cento siti considerati a rischio.Non abbiamo ancora notizie precise dalla Regione Liguria circa provvedimenti che cosentano di evitare il ripetersi della disastrosa perdita del patrimonio di palme su tutta la fascia costiera.
Il Portavoce della Federazione dei Verdi della provincia di Savona,
Gabriello Castellazzi