Nel 1996 fui coinvolto quale funzionario della Provincia preposto alla programmazione e alla valorizzazione dell’entroterra, tra le altre cose, nelle manifestazioni per il Bicentenario Napoleonico sotto la guida dell’assessore Riccardo Aicardi (Presidente Alessandro Garassini). Si trattava di dare vita al coordinamento di numerose manifestazioni volte a scoprire i luoghi delle vicende napoleoniche, ma soprattutto si volevano compiere due operazioni.
di Danilo Bruno
a) creare una nuova immagine del territorio valbormidese, purtroppo legato nella memoria collettiva nazionale alle vicende dell’ACNA, dell’Agrimont, della Mazzucca,…,fondata sui valori storici,culturali, enogastronomici ed ambientali della zona, promuovendola insieme al Langhe, Monferrato e Roero;
b) costruire una visione nuova della città di Savona, che guarda al mare Mediterraneo, ma anche verso la montagna poiché è situata a pochi chilometri dal colle di Cadibona dove convenzionalmente si dipartono le Alpi e gli Appennini e da questa intuizione seguì proprio ad Alassio, nel 1997, un convegno internazionale per lanciare l’idea di “Savona: Porta delle Alpi“.
Purtroppo tutto questo impegno, che portò alla nascita di materiale promozionale importante, alla creazione di una rete scientifica e di volontariato di prim’ordine ed a un saldo legame con realtà economiche e culturali delle Langhe e del Roero, oltre alla valorizzazione di territori ed aree protette esistenti in valle Bormida, durò lo spazio di pochissimo tempo poiché un’Amministrazione provinciale a dir poco insipiente non colse mai l’occasione di testimoniare che poteva esistere una diversa via di collaborazione con la Bormida piemontese e che la parte savonese non voleva solo dire “i veleni dell’ACNA”, ma anche tante cose positive come, ad esempio, la bonifica dell’area ex ACNA durante il periodo del Commissario Leoni, a cui su pressione regionale ligure non fu rinnovato l’incarico.
Oggi il territorio delle Langhe, Monferrato e Roero sono patrimonio dell’umanità UNESCO mentre nella parte ligure si continua a rivangare un passato di veleni e di occasioni mancate e che purtroppo non passeranno più una seconda volta.
Savona, purtroppo, non si è mai resa conto del legame con il territorio valbormidese e della bellezza del proprio entroterra tanto che la vicenda napoleonica con la pubblicazione a cura della Provincia e il coordinamento scientifico del sottoscritto di una cartina dei luoghi napoleonici che voleva dare lo spunto per una visita con occhi diversi ad aree boscate di grande importanza fu successivamente abbandonata.
Innanzitutto voglio assumere la nozione di “luogo” in senso antropologico più ampio possibile ovvero come sito con significati collettivi e nella vallata del Santuario vi sono molte località legate al periodo napoleonico a cominciare da Monte Negino, ove si svolse una importante battaglia, che permise alle truppe francesi di accerchiare gli austropiemontesi e coglierli alle spalle rispetto ai “nonluoghi” come definiti negli importanti scritti dell’antropologo Marc Augé.
Sul monte si trovano ancora tracce della trincea francese (denominata “trincerone”) con le proprie ridotte. L’assedio fu successivamente ripreso dal pittore torinese Giuseppe Pietro Bagetti in una famosa serie di acquerelli e incisioni.
Su tutta la zona da Savona fino alle sorgenti del Letimbro e poi oltre valico nell’altopiano del Montenotte si trovano segni importanti e spesso nascosti delle trincee franco piemontesi.
Qui non si tratta di fare un censimento di ex strutture militari quanto piuttosto conoscere aspetti e luoghi di un territorio che merita una visita anche guidata per riuscire a capire come e perché un territorio assuma un significato culturale di estrema importanza storica? Perche’ ricorrono spesso avvallamenti nel terreno? Soprattutto in quale ambiente si trovano questi luoghi densi di significato?
Da Savona si giunge poi rapidamente alla “Cascinassa” dove nell’aprile del 1796 fu collocato il comando francese. Qui si gode una vista bellissima sull’altopiano anche se ormai la cascina è in stato di abbandono .
A questo rapido richiamo storico meriterebbero una visita alcuni monumenti collocati nei boschi savonesi e valbormidesi. due sopra la zona di Santuario, di cui uno a ricordo delle vicende collocato dall’Associazione Campanassa e l’altro del comandante Rampon,che guidò le truppe francesi nella resistenza all’assalto di Monte Negino.
Qui vi sarebbe da fare una breve digressione perché i monumenti in se non hanno nulla di artistico ma meriterebbero di essere visitati se si vuole scoprire la fascia boscata savonese e soprattutto se si riesce a trovarli perché,non essendo più stata pubblicata la guida del 1996, diviene molto difficile identificarli.
Vi sono poi altri due monumenti situati a Montenotte Superiore: uno sopra la Cascinazza, edificato in epoca fascista con una aquila al vertice, vorrebbe rievocare la memoria degli avvenimenti del 1796,che interessarono ovviamente l’intera storia nazionale, tanto che riporta pure scolpita una frase di Cesare Abba.
Esso merita sicuramente una visita poiche’ un comodo sentiero, denominato ippovia, lo raggiunge in poco tempo mentre un altro è collocato a lato della strada provinciale a Montenotte Superiore e fu ideato da Vicenzo Scaglione, compianto sacerdote e studioso di Ferrania.
Vi si trovano alcune pietre in cerchio fornite dalla Provincia, una stele e un’opera d’arte in ceramica realizzata dall’artista savonese Delia Zucchi nonchè una grande croce poichè si tratta di un monumento dedicato a tutte le vittime del periodo napoleonico nonche’ di tutte le guerre perchè finalmente il motto “mai più guerra” si alzi in ogni coscienza.
Poco discosta, si trova cascina Miera, che è il punto principale di aggregazione e di ingresso nella Riserva dell’Adelasia ad attestare il profondo legame fra le zone tutelate e le vicende storiche,che vi sono svolte ma soprattutto a considerare che si sta parlando di zone di estrema importanza,che meriterebbero di essere conosciute e valorizzate in modo costante anche per garantire nel futuro un diverso tipo di turismo volto alla lentezza e all’uso di mezzi diversi per muoversi.
Danilo Bruno