Alta Val Tanaro, Ormea è la sua storica ‘capitale’. Un tempo non lontano regina e fiorente: dalla cartiera al boom turistico, a volano per investimenti e sviluppo. Dall’immobiliare alle strutture ricettive e commerciali. Posti di lavoro e benessere. E oggi ? Un errore credere che sia solo colpa del più longevo, nel cuneese (non per età quanto ad anni da primo cittadino), Giorgio Ferraris, classe 1952, insegnante pensionato, e pedigree politico di lungo corso. Poca importa se sia o meno un piccolo ‘padre padrone’: o con me o contro di me e un po’ di clientelismo serve per vincere. Questa volta la contestazione partirebbe dal basso. E’ un problema che tocca il portafogli dei residenti e seconde case. E molto altro.
La tariffa del teleriscaldamento da montagna è più cara che altrove ? Gli utenti (almeno 700) di acqua calda e sanitaria sono penalizzati ? Si aggiunga: un impianto che genera circa 5 milioni di kWh venduti all’anno e molti altri milioni sprecati. Lo spreco ! I media locali hanno ora dato notizia dell’avvio di un contenzioso legale e giudiziario. Nel mirino la società fornitrice del servizio (copre esclusivamente il capoluogo e non le frazioni) e la stessa amministrazione comunale.
Trucioli.it, in passato, si era occupato della sorte, costi – benefici, del teleriscaldamento e della municipalizzata Calore Verde Srl.(capitale sociale versato 30 mila €). L’interrogativo preminente è se le scelte dell’amministrazione Ferraris rispondano, oltre che a criteri manageriali, alla trasparenza, ai costi- benefici in una visuale complessiva a favore della comunità che non può essere intesa solo per i residenti votanti; per quanti contribuiscono con la proprietà di seconde case all’economia ormeasca. E dove siamo arrivati ? Si è tenuto conto, tra i fattori di confronto, che la Calore Verde ha un introito di 750 mila euro l’anno e che potrebbe essere chiamata a restituire agli utenti oltre un milione di €. ?
Trucioli.it con i soli volontari (e senza alcuna pubblicità) non riesce a coprire giornalisticamente, come meriterebbe, il Basso Piemonte, soprattutto Ormea, Garessio, il circondario montano.
Per il mondo dell’ informazione realtà ricche di notizie. Avremmo dovuto dare conto tempestivamente delle dimissioni del popolare ed apprezzato esponente, mai traditore della sinistra storica, Luciano Obbia. Al suo posto Marilena Michelis che si occupa anche della Cooperativa e del convitto della gloriosa scuola Forestale che attrae studenti da un ampio comprensorio, persino dalla costa.
Dare conto che Calore Verde non è più amministrata da un Cda, ma da un amministratore unico che percepisce 8 mila (?) euro l’anno. E che secondo i dettami della Legge Madia non potrebbe essere un pensionato come accadeva. C’è chi ricorda la figura di Enzo Belli segretario comunale e Gianni Michelis con incarico gratuito.
Il ‘tecnico’ Obbia (ex funzionario Usl di provate capacità ed esperienza) che si era accollato, per amor del proprio paese si direbbe, pure il ruolo di presidente della benemerita Casa di Riposo Merlino. Si è dimesso e ha preso il suo posto la vice presidente Franca Acquarone.
Più avanti illustriamo, con l’obiettivo di fare un’informazione di approfondimento, una lunga carta ‘panoramica, della Calore Verde story. Anche con dati tecnici e contabili. E se qualcuno ha da contestare, rettificare, porte aperte, nell’interesse di tutti e della nostra credibilità di liberi e indipendenti informatori.
QUALE UTILE RIFLESSIONE
Teleriscaldamento di Ormea e Class Action.
Una premessa: La Valle Tanaro è stata quasi tutta metanizzata fino alle porte di Ormea. Ora almeno una trentina di utenti si sono rivolti già ad uno studio legale per contestare una evidente sovrafatturazione rispetto alla tariffa contrattualmente pattuita Calore Verde/Comune di Ormea mediante convenzione sottoscritta il 25/09/2001.
Perché solo Ormea ha sempre rinunciato alla metanizzazione e optato per un sistema di teleriscaldamento alimentato a cippato ? Si era detto di poter reperire la materia prima direttamente sul territorio a vantaggio dello stesso. Dunque un fine sociale ed economico. Ma serve un bilanciamento tra gli interessi pubblici e privati. Altrimenti ci sono prevaricazioni tipo comunismo ortodosso dove è ancora praticato.
E dopo 20 anni di operatività del teleriscaldamento cosa succede. Gran parte dei potenziali utenti non sono stati ancora raggiunti dal servizio. Nel frattempo, a causa dei costi eccessivi, molte famiglie pare abbiano rinunciato a collegarsi anche nelle zone servite, alcuni di quelli che si erano collegati con entusiasmo all’inizio, si sono successivamente scollegati. Oltretutto, una buona parte di utenti, è costretta ad affiancare il teleriscaldamento con stufe e caldaie a pellet o legna.
In sostanza si doveva risparmiare, recuperare il territorio, creare lavoro e invece Calore Verde, che gestisce il teleriscaldamento di Ormea, non applicherebbe neppure le tariffe oggetto del contratto e che sarebbero comunque superiori alle medie nazionali degli altri impianti di teleriscaldamento, in particolar modo di quelli alimentati a cippato che risultano decisamente più economici.
C’è altro da mettere sulla bilancia. Il malcontento abbastanza diffuso sia per le tariffe, sia perché la temperatura dell’acqua allo scambiatore difficilmente arriva almeno a 80°C come da contratto.
E’ vera la notizia che risultano per tabula perizie dei consulenti designati dal ‘movimento di utenti’ dove emergerebbe in modo inequivocabile, sia dal punto di vista contabile che tecnico, un “errore di tariffazione”. Ad oggi Calore Verde, a digiuno di argomentazioni (?), pare abbia risposto che dal loro punto di vista “il contratto era rispettato”.
E’ vero o falso che Calore Verde sovrafattura di circa un 30% rispetto alla tariffa pattuita ?
Ormea ferita e sofferente da ben 3 alluvioni, mancanza di lavoro e viabilità allo stremo, attività commerciali non risparmiate dalle sciagure economiche. Il costo del riscaldamento non è problema sociale ? con ricaduta a cascata su un’economia sempre più fragile fragile e provata.
DAL SINDACO FERRARIS UNA RISPOSTA SUI SOCIAL:
GLI UTENTI DOVREBBERO RINGRAZIARE ALTRO CHE CRITICHE E SPIEGO PERCHE’ –
L’impianto di teleriscaldamento cittadino è stato realizzato dall’Amministrazione Comunale per motivi ambientali, economici e sociali. E’ alimentato esclusivamente con cippato di legna non trattata proveniente dai boschi della zona, acquistata dal locale Consorzio Forestale, cosa che ha consentito la realizzazione di una positiva, seppur limitata, filiera del legno locale, permettendo agli operatori forestali del territorio l’utilizzo completo e la valorizzazione del legname ricavato dai nostri boschi, attraverso il conferimento dello stesso al piazzale appositamente realizzato.
Questo comporta un maggior prezzo di acquisto del cippato rispetto alle quotazioni correnti di mercato, per i maggiori costi di esbosco dovuti alle caratteristiche orografiche dei nostri territori boschivi. Si ritiene socialmente necessario e doveroso sopportare per garantire un minimo di possibilità operative di filiera agli operatori di un settore difficile ma di grande utilità sociale e ambientale per i nostri territori e per le nostre comunità locali.
Acquistando il cippato sul mercato si potrebbe avere un risparmio del 15/20 %, cosa che consentirebbe una riduzione delle tariffe del servizio agli utenti proporzionale alla riduzione dei costi, ma sarebbe una scelta socialmente e ambientalmente sbagliata, che l’Amministrazione Comunale, che detiene la quota di maggioranza della società di gestione del servizio, non intende intraprendere, perché il prezzo leggermente più alto che pagano gli utenti del servizio crea lavoro e permette la manutenzione dei nostri boschi.
A differenza degli altri impianti cittadini di teleriscaldamento, a Ormea vengono allacciate anche utenze di piccola dimensione e di fruizione stagionale, proprio per garantire a tutti la possibilità di usufruire del sevizio di fornitura del calore e dell’acqua calda, anche in abitazioni del centro storico che, dati gli spazi limitati, non avrebbero le caratteristiche per dotarsi di un impianto che rispetti le normative vigenti in materia di sicurezza. L’allaccio al teleriscaldamento consente di superare tutti i problemi di messa a norma e manutenzione di caldaie, controlli dei fumi, ecc.
Sono state eliminate quasi un centinaio di caldaie alimentate a nafta o a gasolio: con gli attuali consumi si evita l’emissione di quasi 3.000 tonnellate di CO2 all’anno nell’ambiente, con un notevole miglioramento della qualità dell’aria. Le emissioni del camino della centrale sono monitorate continuamente dall’Agenzia Regionale per l’Ambiente. Le tariffe praticate agli utenti garantiscono un risparmio reale superiore al 10% rispetto al costo che gli utenti dovrebbero sopportare scaldandosi con il gasolio, come stabilito dalla Convenzione stipulata fra il Comune e la Società di gestione, Calore Verde, tenendo anche conto dei costi di investimento e di manutenzione delle caldaie singole, che vengono completamente eliminati.
La gestione economica dell’impianto è in equilibrio; le caratteristiche dell’impianto, la dimensione delle utenze e l’utilizzo del cippato di legna locale non consentono riduzioni delle tariffe attualmente praticate.
CONVENZIONE COMUNE DI ORMEA- CALORE VERDE
ANNO 2001 – DURATA 30 ANNI
ARTICOLO 7 DELLA CONVENZIONE: Calore Verde deve fornire a monte dello scambiatore di calore installato presso la centrale termica del cliente una temperatura atta a garantire un livello climatico confacente alla categoria dell’edificio e comunque non inferiore agli 80 °C: Questo non avviene ? Si può verificare dai tabulati presso la sede di Calore Verde. Oltre al fatto che la temperatura fornita da C.V. non è sufficiente a scaldare gli ambienti alimentati da impianti meno recenti, non permette neppure di sanificare correttamente gli accumulatori di acqua calda. Calore Verde impone dei minimi agli utenti e pretende che questi vengano comunque pagati tuttavia non rispetta il contratto che prevede che venga fornita a monte dello scambiatore una temperatura di almeno 80°C. ?
ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE:
La tariffa del calore espressa in kWh dovrà essere commisurata al costo del gasolio desumibile dai listini ufficiali forniti dalla Camera di Commercio di Cuneo ed alle relative variazioni e tenuto conto della riduzione per i comuni montani, considerando una resa calorica complessiva di 7 kWh per litro di gasolio. Su tale tariffa risultante dovranno essere applicate le agevolazioni previste dalle norme vigenti
In pratica: si prende il prezzo del gasolio riportato nei listini ufficiali della Camera di Commercio di Cuneo e si calcola la media mensile; si applica la riduzione che spetta ai comuni montani non metanizzati; si presume che con un litro di gasolio si producano 7 kWh (si divide per 7); si toglie ancora dal prezzo ottenuto le agevolazioni previste per impianti di teleriscaldamento a biomassa. Calore Verde parte dal prezzo del gasolio con IVA al 22% e applica gli sconti nell’ordine che gli fa comodo, va da sé che il calcolo viene “sporcato” da un’IVA non dovuta, aumentando il prezzo di base sul quale vengono calcolati gli sconti. Poiché per gli impianti di teleriscaldamento alimentati a biomassa è prevista l’agevolazione IVA al 10%, C.V. “trucca” il prezzo del kWh indicato in fattura in modo tale da fare figurare l’IVA al 10%.
Inoltre Calore Verde, arbitrariamente, parte del prezzo del gasolio per forniture da 2000 a 5000 litri. E’ chiaro che Calore Verde dovrebbe acquistare quantitativi notevolmente superiori per i quali la Camera di Commercio prevede un costo evidentemente minore.
E’ ovvio che c’è discordanza tra quanto effettivamente scritto nella convenzione e quanto interpretato nei conteggi di C.V.: il prezzo da prendere in considerazione è senza IVA in quanto si parla di costo che è rappresentato dall’imponibile. Inoltre, arbitrariamente e irrealisticamente, Calore Verde inserisce un elemento nel calcolo estraneo alla convenzione prendendo come riferimento il prezzo del gasolio per forniture da 2001 a 5000 litri). In questo modo Calore Verde sovrafattura circa il 20%.
ARTICOLO 8 DELLA CONVENZIONE: comunque dovrà essere garantita dalla Società ai Clienti una riduzione di almeno il 10% rispetto al costo del calore prodotto con il gasolio
La Convenzione ha una durata di 30 anni, lunghissima se si considera l’evoluzione dei sistemi di riscaldamento, ed è stata fatta 20 anni fa quando la resa calorica del gasolio poteva essere accettabile nella misura di 7kWh (le caldaie a gasolio presentavano un rendimento tra il 70 e l’80%) Attualmente le caldaie a condensazione, peraltro obbligatorie, hanno una resa ben diversa. Questa “assicurazione” era stata sicuramente inserita per permettere a Calore Verde di essere competitivo nel tempo. Non tutti gli utenti si sono collegati nel 2001. Nei calcoli di Calore Verde non si tiene mai conto che il 10% di risparmio è una condizione generica “aperta” che vale ogni mese in quanto le tariffe vengono aggiornate mensilmente. Quindi, anno dopo anno, mese dopo mese, Calore Verde deve garantire un risparmio di almeno il 10% rispetto al costo del calore prodotto con il gasolio.
Nella frase non viene inserito nessun dettaglio particolare di come si intende garantire ai clienti il risparmio. Sarebbe irrealistico pensare che ogni 30 giorni si aggiornano gli importi in relazione all’andamento del prezzo del gasolio che a titolo di esempio nel 2001 era € 820,22/1000 litri (prezzo medio annuale) e nel 2012 € 1454,76, senza, di pari passo, adeguarsi alle imposizioni normative che hanno portato i rendimenti minimi a valori superiori al 95% e l’obbligo di adeguamento entro il 01/09/2020 (DGR 4 agosto 2009 n. 46-11968 della Regione Piemonte). Non si può aggiornare ogni 30 giorni la tariffa e ogni 30 anni la resa calorica.
Calore Verde addirittura sovrafattura circa il 30% ?
E QUEI VENT’ANNI TRASCORSI DA INIZIO ATTIVITA’
Questo non centra nulla con il contratto/convenzione. I dati trasmessi dal Sindaco Ferraris nella risposta ai giornalisti: Calore Verde ha speso in cippato € 254242 -314213 -278636 rispettivamente negli anni 2017 -2018 – 2019. A fronte di € 694155 – 731659 -706452 di spese complessive. E’ evidente che il fatto di pagare un po’ più caro il cippato è praticamente ininfluente rispetto ad un 30% di sovra-fatturazione. Il risparmio del 10/15% sul cippato non produrrebbe un risparmio del 10/15% sulle tariffe. Anche questo non centra nulla. Non c’è solo il CO2 ma il nuovo demone sono le polveri sottili. Come non sostenere che si rende assolutamente necessario ridurre il più possibile le emissioni dei singoli collegando tutte quelle zone del centro storico e prima periferia che al momento non sono ancora state raggiunte dal servizio nonostante siano ormai passati oltre 20 anni di attività.