Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona, strana città e Mazzini. Vi racconto chi sono i ‘dilettanti del Priamar’ che governano a Palazzo Sisto


Vorrei spostare oggi il mio sguardo da Noli a Savona dove un ex assessore della ultima Giunta di centrosinistra in un suo intervento su Facebook e poi sul Secolo XIX ha usato una espressione particolare, parlando di coloro che si occupano della fortezza del Priamar come di “professionisti del Priamar”, come se in città vi fossero persone che criticano a prescindere senza interloquire costruttivamente con la città per valorizzare il complesso monumentale.

di Danilo Bruno

Un’immagina del Priamar presa dall’alto

In realtà i “professionisti del Priamar”, a cui mi associo volentieri e di cui alcuni dividono con me la direzione della sezione Sabazia dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri, hanno giustamente criticato, a suo tempo, quel camminamento in cortex, che è stato attaccato al muro della fortezza per collegare Corso Mazzini con Passeggiata Trento-Trieste proponendo una alternativa più credibile e rispettosa della storia di Savona.

Questo è infatti il punto nodale ovvero considerare il Priamar come il luogo dove è nata Savona e dove la città si è sviluppata fino alla distruzione dell’antico sito medievale con tutti i suoi monumenti, compresi quelli alla base, per costruire una grande fortezza, che sbarrasse il passo alle forze piemontesi garantendo il dominio della Repubblica di Genova.
Da qui nasce la definizione più corretta scientificamente di “complesso monumentale” e non di fortezza, che ha caratterizzato una fase della lunga storia di Savona.
Si tratta questa di una scelta e di una considerazione importante, che ci accompagnerà negli articoli che voglio scrivere sul Priamar perché serve anche a capire le ragioni del museo archeologico e di uno scavo ad esso strettamente collegato, di scavi archeologici fatti in campagne quasi sessantennali dai primi approcci di Lamboglia fino ad oggi sempre a cura dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri insieme all’Università e ad altre eventuali istituzioni culturali cittadine e/o statali, del motivo per cui l’antica Cattedrale è stata lasciata visibile con un progetto mai veramente compreso di possibile valorizzazione e riscoperta dell’area archeologica.
Oggi vorrei rammentare in primo luogo che a Savona, fra il novembre 1831 e il marzo 1832, vi fu incarcerato Giuseppe Mazzini, che qui ideò la Giovine Italia e che fu processato per la partecipazione alla Carboneria, ma fu assolto dai reati addebitatigli .
Il Tribunale gli pose una alternativa: il confino in un piccolo comune piemontese o l’esilio, che Mazzini scelse.
Nei mesi savonesi egli elaborò due importanti considerazioni, che segneranno le sue scelte future:
a) l’indipendenza italiana si poteva raggiungere solo con una rivoluzione, che partisse dalle classi popolari abbandonando ogni struttura di riti misteriosi come quelli della Carboneria e gli ideali ormai superati della Rivoluzione Francese poiché l’Italia poteva essere liberata solo dal proprio popolo e non da potenze straniere. Nel contempo, per compiere questa scelta, ogni singola persona doveva affrontare un processo educativo , che lo portasse ad assumere coscienza delle proprie responsabilità e dei propri doveri perché a ben vedere i diritti nascevano dall’impegno e dal dovere collettivo di una società unita e solidale nella democrazia.
A ciò Mazzini aggiunse il proprio esilio ,che durò ben 42 anni con interruzioni varie e che si concluse con la sua morte a Pisa in casa Rosselli il 10 marzo 1872 sotto un falso nome poiché era ancora ricercato dalle forze dell’ordine dopo aver rifiutato uno dei provvedimenti di amnistia di origine regia.
Questa scelta introdusse l’esilio quale fattore di costruzione dell’Italia democratica e quale elemento costituente del ruolo del patriota, che solo in questo modo avrebbe potuto riscattare la libertà della Patria e costruire una rete internazionale di uomini e donne, che lottassero per la libertà di tutta l’Europa contro gli Imperi Centrali.
In questa logica nacque la Giovine Italia e poco dopo la Giovine Europa.
A Savona la cella è ben conservata, anzi dal 2011 è pure preceduta da pannelli espositivi ben delineati e realizzati per il CL dell’Unità d’Italia.
Dinanzi a questi importanti fattori diviene difficile capire il comportamento del Comune di Savona poiché la cella è visitabile solo previo appuntamento telefonando ad un numero posto all’esterno della struttura. Non si capisce per quale ragione, ad esempio, quando venne il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per commemorare la figura di Pertini se non vi era la possibilità di visitare l’omonimo museo, egli non sia stato condotto anche solo un attimo a rendere omaggio alla cella di Mazzini, che tanto ha lottato e sofferto per l’Unità d’Italia e per la Repubblica.
Forse perché fra i “dilettanti del Priamar” (mi si passi l’espressione volutamente spiritosa) non si prendono in considerazione queste cose, che potrebbero dare una immagine diversa della città? Forse perché parlare di Italia una, libera, indipendente e repubblicana crea problemi a qualche persona/gruppo politico della Giunta comunale savonese?
Bisogna poi aggiungere che l’Istituto Internazionale di Studi Liguri sez. Sabazia era disponibile ad aprire la cella e a organizzare visite guidate purché vi fosse un minimo contributo comunale senza mai ottenere alcuna risposta.
Vi è stata una visita guidata curata dal sottoscritto nell’ambito di una sorta di fiera tenuta sul Priamar qualche anno fa per poi piombare nuovamente in un silenzio carico di pesanti significati negativi.
Danilo Bruno
DALL’ARCHIVIO DI TRUCIOLI.IT,PRIMI ANNI ’90 QUANDO ERA SINDACO ARMANDO MAGLIOTTO
PCI, IN CARICA DAL 3 AGOSTO 1990 AL 21 OTTOBRE 1992-  SPESI 16 MILIARDI PER IL PRIAMAR. E IL FUTURO ? NE’ AI PRIVATI, NE’  SPA PUBBLICA. LA POLITICA SAVONESE NON SI PREOCCUPI, LA MEMORIA STORICA E’ FINITA IN CAVALLERIA PER LA GIOIA DI QUASI TUTTI.

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Danilo Bruno

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