Un caso unico, almeno in Liguria, per le sconvolgenti conseguenze di un altro alluvione, mai così disastroso, che si è abbattuto, a ottobre, in Val Nervia (e non solo, vedi Val Roya, Valle Arroscia, Valle Argentina). Un antico villaggio – borgata, Gavano nel Comune di Molini di Triora, è ancora isolato. Tra i 6 abitanti invernali, tre non hanno voluto abbandonare le case, nonostante l’ordinanza sindacale. ‘Cancellata’ la strada, impossibile raggiungere il paesino persino a piedi attraverso i sentieri.
Una storia da prima pagina, da Tv nazionali, invece nulla. Rai nazionale e Rai 3 Liguria hanno seguito il disastro con servizi da Molini di Triora e da Triora.
E sono rimasti tre resistenti tagliati fuori dal mondo. E un’ex assessora di Triora, Maria Virginia Casale, dalle colonne del Secolo XIX Imperia, lancia un appello: “Il mio paese dimenticato dal mondo intero da due mesi è senza una via di accesso e avvolto nel suo silenzio implora aiuto a gran voce ma nessuno lo sente”. Accade nella nostra terra ligure, con i suoi 24 deputati e senatori (a 14-16 mila euro al mese), accade nella Regione con 30 consiglieri eletti, con 7 assessori (14- 18 mila euro al mese). Il grande malato resta la nostra montagna in costante e inesorabile abbandono (con pochissime eccezioni), spopolamento, a precipizio i prezzi immobiliari. Anzi non si trovano più acquirenti. La prima grande emergenza e priorità dovrebbe essere la montagna, le sue prime vallate. Trucioli.it il 6 ottobre 2020 aveva titolato vedi: “La devastazione nelle valli delle lacrime……”.
Basta tempi lunghi e sprechi. Occorre subito reagire e mitigare il rischio idrogeologico, garantire sicurezza agli ultimi ‘presidiatori’ del territorio. Invocare progetti faraonici è demagogia visto che non si riesce neppure a curare l’abc della viabilità ordinaria. E gli interventi dell’emergenza vengono decantati come benemerenze di questo o quello che amministra la cosa pubblica. Passerelle per le tv locali, quotidiani cartacei e on line. Un tempo presidiava nell’imperiese un’Imperia Tv che era molto sensibile alla sirene politiche del potente di turno. Una voce si è spenta ignari che ‘ti usano e ti gettano’. Nessun imprenditore che la cavalcava si è fatto avanti. Solo colpa di mezzibusti ? Del loro editore?
Per ricostruire in sicurezza e con urgenza perchè non varare un programma di assunzioni di operai forestali ? Per mantenere e pulire i boschi, curare torrenti, canali, cunette, fossati, strade e sentieri interpoderali, rive, muretti a secco. Una manutenzione ed una ‘sorveglianza’ capace di prevenire, mitigare. Alla fin fine costerebbero meno che rimediare ai continui danni milionari. Soldi pubblici dei contribuenti, tempi lunghi, burocrazia asfissiante. Con Comuni più o meno diligenti, peraltro sempre in bolletta. Operai forestali pagati dalla Regione che rappresenterebbero un investimento produttivo che crea, tra l’altro, occupazione, posti di lavoro (non parassitari) di cui c’è estremo bisogno.
Ebbene nei prossimi numeri daremo conto, nelle province di Imperia e Savona, con nomi e cognomi di pubblici amministratori, di certi professionisti, certi imprenditori, di quali siano state le loro richieste per far fronte ai disastri alluvionali che saranno sempre più frequenti. Ancora opere pubbliche, cantieri, lavori su lavori che spesso si sa quando iniziano e difficile prevedere la fine. Appalti, sub appalti.
In passato il ‘club’ spesa pubblica di imprenditori grandi e piccoli, progettisti, fornitori, ci ha documentato quanto sia penetrante la corruzione, la collusione, il costo esagerato di certe opere, a volte mal costruite, con certe imprese che ‘vincevano’ per poi fallire. Si sarebbe dovuto voltare finalmente pagina, da paesi moderni.
Invece il ricorso all’assunzione di qualche centinaio di operai forestali (non vogliamo comunque seguire l’esempio della Sicilia e Calabria) è stato ignorato da quasi tutti, almeno a leggere i mass media locali e le dichiarazioni, proposte. E poi si invoca e si legge che dai ministri, ai sottosegretari, ai presidenti di Regione ed assessori dovrebbero almeno avere in tasca laurea o diploma, con minimo approccio culturale. Invece in Italia, tra i pochi paesi al mondo, non serve neppure un titolo di studio, la quinta elementare. Nessuno vuole estromettere i meritevoli che hanno dimostrato capacità e risultati. Esiste un limite nei requisiti quando si vuole amministrare uno Stato, una nazione, una Regione, una Provincia.
Ai giornalisti pubblicisti e professionisti era richiesta la terza media o un diploma, in assenza occorreva sostenere un esame di cultura generale all’Ordine professionale della regione in cui si abita; poi si poteva accedere al praticantato, quindi esame, a Roma, scritto, e se promossi, orale, per diventare professionisti. Certamente quando si esercita il ‘più bel mestiere al mondo’ e si ignora quanto sia utile il ‘giornalismo di strada’, che frequenta non solo il palazzo, ma è uso riservare parte del tempo tra la gente e per raccogliere testimonianze, si finisce per perdere il contatto con la realtà. E quanto avviene, a parte le gite fuori porta, quando si ignorano le istanze e le riflessioni di chi vive nel territorio disastrato, sempre più povero nella sua economia e senza futuro. Da un’emergenza emergenza all’altra, con gli scongiuri del pericolo isolamento, tra solitudine, fatica, privazioni, assenza di prospettive per le generazioni a venire. Eccoci siamo arrivati al ‘dimenticatoio’ di Gavano. All’urlo di chi ha ancore la forza di urlare civilmente ed educatamente. Sperando, forse invano, nel successo dell’ascolto. (L.Cor.)
TESTIMONIANZE E IMMAGINI DALLA VALLE ARGENTINA
con l’edizione straordinaria del periodico ‘Le Stagioni di Triora’, edito da Pro Triora, dal 1993, con iscrizione al Tribunale di Sanremo, direttore responsabile Valter Pastorelli e vice direttore Sandro Oddo. Stampato nell tipografia San Giuseppe di Arma. (Taggia).
PER NON DIMENTICARE LE FIGURE DI DUE FIGLI EROI DEI NOSTRI MONTI
NON SONO CADUTI IN GUERRA PER LA PATRIA, MA DA CIVILI IN UN SERVIZIO CIVILE
DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA MERITANO L’ONORIFICENZA ALLA MEMORIA
E NON SIANO LASCIATE SOLE, CON I FATTI, LE LORO FAMIGLIE