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Savona, omaggio a Carlo Giusto. Nel suo piccolo atelier combatteva lo squilibrio ecologico, la distruzione sistematica e tragica operata dalla tecnologia


Per  ‘Vetrine d’artista’ (sede Banca Carige, ex Carisa, corso  Italia a Savona) “Omaggio” a Carlo Giusto’ dal 2 novembre  al 2  dicembre  2020. Con  inaugurazione il 2 novembre 2020, ore 10. Vedi articolo di trucioli di 5 anni fa il giorno della sua morte (leggi………..)

di Silvia Bottaro

Questo ricordo-omaggio al pittore Carlo Giusto (Savona, 1929-ivi, 2020) emoziona particolarmente l’Associazione “Aiolfi” alla quale l’Artista aveva aderito fin dalla sua nascita (2003) collaborando sempre in più occasioni come nel caso di far parte della Collezione Santa Rossello. Dopo un iniziale avvio realistico, di propensione naturalistica, giunse all’incontro con l’informale.

Il pittore savonese Carlo Giusto ha sempre amato l’arte e ha iniziato a dipingere nel 1954 facendo un suo personale percorso formativo senza prendere a modello nessun pittore. “Tutte le mie esperienze-esordisce Carlo Giusto- le ho fatte nel mio studio e la strada è sempre aperta perché ogni giorno inizio a dipingere, nel senso che è come se fosse la prima volta. Non dipingo con questi occhi, ma ho sempre dato spazio al terzo occhio, ovvero quello della nostra sensibilità. Prediligo i colori acrilici perché sono più consoni alla mia pittura di getto e sono sempre colori decisi perché sono inseriti in questa realtà che è negativa e mutevole piena di pericoli e di guerre. L’artista in ogni momento della sua professionalità -continua Carlo Giusto- deve sentirsi partecipe di una ricerca culturale collegata in presa diretta alle vicende della realtà e alle sorti dell’uomo. Il suo impegno deve servire a chiarire e a capire la molteplicità a la ricchezza dei punti di vista e delle interpretazioni delle cose.

I suoi paesaggi hanno avuto una radicalizzazione espressionista con uno sguardo attento, indagatore per il condizionamento esistenziale della vita contemporanea. Questa indagine ebbe inizio negli anni Cinquanta del Novecento, precisamente dal 1954,  e resta tale fino alla fine della sua attività, svolta nel suo piccolo atelier sito in via Verzellino a Savona dove quotidianamente si recava per lavorare, pensare, riflettere, ricevere gli amici.

Giusto, a distanza di tanti lustri, non ha rinnegato affatto quel suo periodo di indagine intorno alla natura anzi ha sempre ritenuto che l’attualità, con tutte le sue vaste problematiche etiche, sociali, culturali, debba ritrovare una “ via” proprio attraverso il ritorno alla natura, alla naturalezza dei sentimenti. Si è sempre volutamente collocato lontano dal turbinio mercantile restando fedele alla sua ricerca, al suo sentire la pittura quale categoria culturale in senso lato, etica,  e vicina all’uomo.

Durante il suo percorso di uomo-artista la natura è stata, ed ora ritorna ad essere, lo scenario preferito per ricercare il senso di essere presenti al proprio tempo, per cercare le radici comuni tra le varie etnie, per conoscere il mistero dei venti e dei colori di Liguria. In molte opere si risente dell’esperienza mec-artistiche di quando aderì al Gruppo Cond (anni Sessanta), insieme ai pittori Plinio Mesciulam, Giampaolo Parini e Luigi Maria Rigon. Nelle sue opere informali ha sempre cercato di conservare il dato della memoria: la frammentazione della realtà sono esperienze frammentate, sia come elementi figurativi sia informali, uniti tra loro disordinatamente per creare situazioni, strutture laddove intervenire per non far nascere nell’osservatore il bisogno di ammirare, ma dare forza, invece, a far nascere il desiderio di nuove riflessioni e ragionamenti per la gente, contro i condizionamenti che ci circondano, al fine di sopravvivere di fronte allo squilibrio ecologico, alla distruzione sistematica e tragica operata dalla tecnologia.

Non sono opere “narrative”, ma la tecnica, la forma, una tavolozza molto ricca sono gli strumenti con i quali Giusto si esprime con un’impostazione apparentemente geometrica, calibrata e equilibrata, che a ben guardare non è tale  ma è basata sulla libertà. Giusto  definiva le sue opere “Un sogno/sipario che si oppone alla durezza dei tempi”.

Silvia Bottaro

 

 


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