Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Il treno e la ferrovia in Piemonte
Chi combatte una strenua battaglia
Chi ha ‘disastrato’ il trasporto pubblico


Martedì 28 gennaio 2020, il quotidiano La Stampa, redazione di Asti, a pagina 52 pubblica un articolo a firma Gaia Ferraris, dal titolo quanto mai fuorviante e dai contenuti parimenti indesiderabili, poiché confermano una forte presa di posizione contro il trasporto ferroviario da parte di chi, per il suo ruolo istituzionale, dovrebbe difenderlo.

di Roberto Borri

Già nel titolo, si parla di ex stazione ferroviaria, come, peraltro, già fatto in precedenza in numerosi articoli comparsi su altrettante testate: ancorché la linea sia solo sospesa, non dismessa e, comunque, solcata dai treni storici organizzati dalla fondazione appositamente istituita dalle Ferrovie dello Stato, treni che riscuotono indubbio successo di pubblico.

Già nell’ormai lontano febbraio 2013, la stessa Giunta Comunale di Canelli ebbe a parlare di ex strada ferrata, presentando un progetto per impossessarsi del sedime, allo scopo di realizzare una pista ciclopedonale oppure la tangenziale della Città, da prolungarsi in direzione di Nizza Monferrato. In un contesto come quello odierno, dove l’inquinamento è all’ordine del giorno, tanto che vi sono pesanti limitazioni al traffico veicolare privato non solo in grossi centri come Alessandria ed Asti, ma anche in realtà di minori dimensioni, come Alba e Bra, si dovrebbe cercare di limitare il trasporto individuale, non già di fomentarlo con la creazione di parcheggi, per di più in aree originariamente destinate al trasporto ferroviario e che dovrebbero tornare a svolgere la loro primigenia funzione. L’illustrissimo Signor Gabusi, già da Sindaco di Canelli e Presidente della Provincia di Asti prima e da Assessore Regionale ai Trasporti poi ha manifestato una fin troppo chiara predilezione nei confronti dei trasporti stradali, adducendo a motivazione della mancata ripresa dei trasporti ferroviari una mancanza di fondi.

In realtà, da parte delle Istituzioni centrali, ivi compresa l’Unione Europea, sono stati programmati cospicui finanziamenti per il trasporto pubblico, ma, se non vengono richiesti, non possono essere utilizzati e, molto probabilmente, viene adoperata questa subdola tecnica per favorire interessi di parte. bensì vero che il costo del trasporto ferroviario sia maggiore rispetto a quello del trasporto automobilistico, ma solo per esigui numeri di viaggiatori e di corse e per brevissime distanze, ovviamente, al netto di svantaggi a carico della gomma sovente non considerati, come la maggiore probabilità d’incidente, la soggezione nei confronti del resto del traffico e delle condizioni atmosferiche avverse, la minore velocità, il viaggio meno confortevole, anche per l’eventuale induzione di cinetosi, il fattore ecologico. L’utenza, dal canto suo, privata di ogni servizio pubblico, ferroviario, ma anche stradale, è costretta o sobbarcarsi viaggi estenuanti su quei pochi autobus superstiti o ad a guidare la propria autovettura, costretti a farlo per sfinimento da orari malamente programmati e questo comportamento deviato porta a richiedere nuovi parcheggi, il che aggrava ulteriormente la già caotica situazione.

Purtroppo, il treno, in certi casi, è visto solo come scuolabus su rotaia o, comunque, gli viene, a torto, assegnato un ruolo di poco superiore a quello di un tram o di una metropolitana, quando, al contrario, grazie alla possibilità di circolazioni eterotachiche su sede propria e protetta, è in grado di assicurare le più disparate domande di mobilità, a breve come a lungo raggio, a bassa come ad alta velocità. Avere collocato il centro di smistamento postale in Via Cassinasco dovrebbe essere di ulteriore stimolo a ripristinare l’uso della ferrovia anche per il servizio postale, trovandosi lo scalo a distanza minima dall’Ufficio.

Una dissennata operazione come quella paventata andrebbe a creare un altro punto d’interruzione nella già disastrata linea che è interrotta nella tratta compresa tra Alba e Neive, ma se, nelle Langhe, l’interruzione, peraltro eliminabile, è dovuta a fenomeni naturali, nel caso di Canelli sarebbe volutamente e colpevolmente provocata, ai danni di una linea che collega non solo i centri posti lungo la stessa, ma anche Cuneo ed Alba con Alessandria, Acqui Terme e Genova, per tacere del corridoio Padano medio, che si snoda attraverso Bra, Alba, Castagnole Lanze, Canelli, Nizza Monferrato, Cantalupo ed Alessandria fin verso Mantova, Legnago, Rovigo e Monselice senza toccare grossi nodi o linee di grande comunicazione.

In altre zone, ci si adopera per valorizzare il trasporto pubblico e, segnatamente quello ferroviario, non solo all’estero, tanto nell’Unione Europea, dove la Germania ha avviato un progetto di energica cura del ferro, quanto nella Confederazione Elvetica, in cui è incentivato l’uso del treno anche per turismo, ivi compreso quello di montagna, ma anche in Italia, in Regioni come il Sud Tirolo, la Toscana, il Molise o la Calabria e, rimanendo nel nostro Piemonte, a Visone, posto a poca distanza da Canelli, l’illustrissima Signora Sindaca, forse perché si serve anche lei stessa del treno per i suoi spostamenti, sta combattendo una strenua battaglia per il miglioramento sul fronte infrastrutturale e dei servizi, al contrario del suo omologo, che si colloca sulla stessa linea del predecessore. In un areale sotto tutela UNESCO, tutela ottenuta anche facendo leva sul patrimonio ferroviario, non si tratta di un buon segnale.

Roberto Borri


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