Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Savona che vivo e amo, intervista a Ciciliot
L’uomo, l’ambiente, le sue devastazioni
Le mie ricerche in 100 archivi notarili. Il progetto toponomi con 600 ricercatori in Liguria e Piemonte. Il plauso di Sgarbi


Studiare, divulgare e tutelare: i tre pilastri- missione della Società Savonese di Storia Patria, istituzione culturale  fondata nel 1885. Il presidente Furio Ciciliot si racconta: liceo Chiabrera, laurea a Genova cum laude in lettere antiche, latino e greco, diploma di maestro. Il suo primo articolo per Il Letimbro, a 16 anni, nel 1972. Da allora ha visionato un centinaio di archivi diversi, soprattutto atti notarili medievali. Tra i lavori portati a termine fotografare tutti i documenti liguri anteriori al 1300 conservati negli archivi di Stato di Genova e di Savona. Una vera impresa trattandosi di oltre 160 mila fotografie. Con una grande passione: la toponomastica storica, materia che compendia la linguistica e la conoscenza storico-geografico del territorio. Il progetto innovativo: la ricerca sui nomi di luogo che ha coperto, ad oggi, quaranta territori comunali in Liguria e Piemonte e 4 province, coinvolgendo oltre 600 ricercatori, raccogliendo e localizzando svariate migliaia di toponimi.

a cura di Gian Luigi Bruzzone

Furio Ciciliot è Presidente della Società Savonese di Storia Patria, sodalizio storico illustre e – penso – fra i più prestigiosi della città e della provincia sabazia, nonché dovizioso per uno spessore culturale ragguardevole. Ma, prima ancora, è studioso attento e dai variegati interessi, oltre che lavoratore indefesso. Come egli stesso ci confida, ha fotografato (e studiato) tutti i documenti liguri anteriori al 1300 custoditi negli archivi di Savona e di Genova. Grazie anche a persone come il dottor Ceciliot, la nostra cultura, ossia la nostra civiltà, mantiene la propria identità e non sprofonda nel baratro della barbarie e dell’ignoranza di sé: terreno bramato da ogni tirannide, in particolare nel nostro presente.

Il tuo cognome non è ligure. Non ti dispiace parlarci un po’ della tua famiglia?

Il critico d’arte on. Vittorio Sgarbi, con il presidente di Storia Patria, dr. Furio Ciciliot, in una recente visita alla Biblioteca della storica associazione culturale savonese con. 60 mila testi, oltre a svariate decine di migliaia di fogli manoscritti e di multimediali. Un tesoro di cui essere tutti fieri.

Il cognome è veneto e rarissimo, forse un centinaio di occorrenze in Italia e solo quindici in Liguria. Proveniamo da Osigo-Fregona (Tv). I primi Ciciliot si insediarono alla Torre di Vado Ligure intorno al 1875: il loro mestiere era fabbri ferrai.

Mio nonno e mio padre rischiarono la vita ad opera dei giovani di Segno (Vado Ligure) per corteggiare le loro future mogli: da immigrati foresti erano invisi alla gente del luogo fino a quando non li hanno conosciuti.

Le ascendenze di Segno e della Faìa di Quiliano (nonna materna) sono state per me determinanti, legami profondi con luoghi che, ancora nella mia infanzia (sono nato a Savona nel 1956), erano popolati di riti e di mentalità ancestrali che ho poi riscoperto uguali in autori classici e medievali.

Aver perduto mio padre Bruno a sedici anni, un colto e umano insegnante a cui ero legatissimo che ha indirizzato la mia formazione ma non l’ha potuta seguire fino in fondo. Fui più fortunato con mia madre, Olga Falco, nonostante una malattia progressiva l’abbia molto limitata negli ultimi decenni della sua vita.

E dei tuoi studi? È vero che ti sei appassionato per il Medio evo?

La mia formazione è classica: liceo Chiabrera, laurea a Genova cum laude in lettere antiche, latino e

Furio Ciciliot

greco, ma anche diploma di maestro che, da orfano di famiglia non agiata, pensavo potesse servirmi per inserirmi presto nella scuola. Vinsi due concorsi abilitanti e avrei avuto così i titoli per insegnare dalla prima elementare all’ultimo anno delle superiori.

Il primo archivio che frequentai fu quello parrocchiale di San Maurizio di Segno. Scrissi un articolo per Il Letimbro che stavo compiendo sedici anni (1972). Da allora sono entrato in almeno cento archivi diversi, dedicandomi soprattutto agli atti notarili medievali e alla loro meravigliosa grafia, affascinante quanto ostica dal punto di vista paleografico, con un lessico da cui trapela la mia lingua materna ligure sotto lo sgrammaticato latino medievale.

Tra i lavori che ho compiuto vi è stato anche fotografare tutti i documenti liguri anteriori all’anno 1300 conservati negli archivi di Stato di Genova e di Savona. Una vera impresa trattandosi di oltre 160 mila fotografie che mi permettono però di avere a disposizione le fonti.

Quali gli insegnanti dai quali hai più appreso?

Più che con insegnanti specifici mi sono formato in un ambiente insolito che ha un nome campanilistico ma una notevole apertura al mondo della ricerca storica ad ampio raggio: l’ambiente è quello della Società Savonese di Storia Patria, istituzione culturale della nostra città, fondata nel 1885.

Come hai conosciuto la S.S.S.P.?

Sono entrato in Storia Patria per merito di Rinaldo Massucco e vi ho conosciuto Carlo Varaldo all’epoca, metà anni Settanta, all’inizio della sua carriera; con lui, nel 1982, fondammo la rivista storico-archeologica Sabazia che, con diverse gestioni, uscì per 37 numeri fino al 2003. Più volte abbiamo parlato di resuscitarla e non è detto che prima o poi ci riesca.

Quali fenomeni ti hanno maggiormente coinvolto e perché ti rimangono impressi nell’animo?

Mi turbano in maniera particolare le devastazioni del nostro territorio. Le troppe strade sbagliate e franose; gli svincoli a quadrifoglio su percorsi secondari; migliaia di palazzine e capannoni che contengono nulla e nessuno; autostrade sui crinali per costruire pale eoliche; cave e discariche ipocritamente nascoste tra le wilderness dell’entroterra; ininterrotte colate di cemento sulle rive dal mare e dei corsi d’acqua.

Se in un futuro distopico rallenterà il commercio di beni alimentari, come già è successo varie volte nella storia, ci sarà qui da noi pochissimo spazio per coltivazioni di sussistenza.

 Sei stato per lunghi anni e sei presidente della Società Savonese di  Storia Patria.

Con la presente è la terza volta che sono presidente di Storia Patria: la prima nel 2000-02; la seconda per pochi mesi nel 2013 alla morte di Francesco Murialdo; la terza a partire dal 2018. Inoltre, negli altri anni a partire dal 2005 sono stato vicepresidente, in particolare con Carmelo Prestipino che, non essendo savonese, mi ha lasciato ampio spazio

Ci parli di qualche incontro avuto in codesto ruolo?

Trattandosi di un istituto culturale ben radicato a Savona che organizza ogni anno parecchie decine di eventi a tutti i livelli, abbiamo avuto il piacere di ospitare numerosi storici e intellettuali di rilevanza nazionale che hanno apprezzato il nostro lavoro e si sono sempre offerti generosamente. Vorrei sottolineare la recente visita di Vittorio Sgarbi, documentata da una fotografia di Doriana Rodino, il quale in una intervista ufficiale ha avuto insperate parole di elogio per la nostra biblioteca.

Nei tuoi studi si colgono varie fasi, oltre che filoni. Rammento i contributi marinareschi, quelli sbocciati dall’escussione archivistica…

La passione per le costruzioni navali medievali ha dato particolari gratificazioni perché mi ha concesso di partecipare ad almeno una ventina di incontri e convegni internazionali specializzati, tra cui un invito al Tamu – Università del Texas, forse il maggiore centro di storia navale esistente – con una relazione poi confluita in un prestigioso volume.

L’ultima passione – scusa la parola, forse inadeguata – concerne la toponomastica…

Vista la libertà da impegni lavorativi e la fortuna di una famiglia solida (moglie e figlio invidiabili), posso oggi dedicarmi a tempo pieno alla grande passione della mia vita, la toponomastica storica, materia che compendia la linguistica e la conoscenza storico-geografico del territorio.

Un nome di luogo racchiude in sé millenni di eventi ed è un bene culturale intangibile di eccezionale valore che merita ogni tutela. Non a caso uno dei convegni organizzati dall’Unesco a cui partecipai si intitolava proprio Place names as intangible cultural heritage (Toponimi eredità culturale intangibile).

A partire dal 2011 dirigo il Progetto Toponomastica Storica (Pts), una innovativa ricerca sui nomi di luogo che ha coperto, finora, quaranta territori comunali in due regioni e quattro province, coinvolgendo oltre seicento ricercatori e raccogliendo e localizzando un numero di toponimi pari a svariate decine di migliaia.

L’ultimo lavoro appena pubblicato (Arcaici echi. Toponomastica medievale di Savona) ha l’onore di una prefazione di Claudio Marazzini, illustre linguista e presidente dell’Accademia della Crusca.

Come definiresti, in sintesi, i tuoi contributi ?

Incontri con il passato che mi hanno dato la gioia della ricerca e che spero diano ad altri spunti per loro percorsi personali.

Accarezzi un progetto…

Nei prossimi anni vorrei proseguire nell’analisi toponomastica delle città romane del Piemonte e della Liguria per capirne meglio l’origine, la formazione e la struttura territoriale. La metodologia di ricerca è facilmente esportabile e può usufruire del confronto con una base dati di circa centomila toponimi in fonti storiche anteriori al XIX secolo.

Che cos’è la storia?

È una perfetta costruzione intellettuale perché vi convergono le vite di tutti coloro che sono stati prima di noi senza escludere alcuno.

 Quale la funzione della Società di Storia Patria nella cultura odierna? E nella città e circondario?

La Società Savonese di Storia Patria è il luogo dove è conservato il passato di Savona ed è costituita non solamente dalla sua sede fisica ma, soprattutto, dai soci e amici che regolarmente la frequentano: sono oltre mille i destinatari del nostro Notiziario digitale mensile.

Dal punto di vista pratico, mi auguro che una sede aperta tutti i mesi dell’anno per oltre dodici ore alla settimana per merito di volontari e una biblioteca di 60 mila testi, oltre a svariate decine di migliaia di fogli manoscritti e di multimediali siano considerate una ricchezza per tutti. L’impegno di tutti noi consiglieri in tale senso è notevole e costante.

In pratica, quando leggo un libro o un articolo di storia locale vi trovo spesso riferimenti, non sempre citati, a ricerche pubblicate o divulgate dal nostro istituto. Capita sistematicamente che studenti o professionisti si accostino a noi o sollecitino consulenze per tesi di laurea, restauri, piani regolatori, genealogie, nuova toponomastica…

Nella storia locale, quella che noi chiamiamo storia patria, c’è un rapporto intimo con il territorio che inevitabilmente accoglie non solo chi vi nacque ma anche chi vi è giunto. Anzi, quest’ultimo, avendolo scelto, spesso lo ama ancora di più e lo desidera studiare, divulgare e tutelare: i tre pilastri che sono la missione della Società.

Da quasi 135 anni collaboriamo con la vita sociale di questa parte d’Italia, quasi fossimo una sede del suo genius loci, espressione che, in maniera lata, vorrebbe rappresentare l’integrazione e il rapporto equilibrato tra uomo e ambiente locale, in tutte le sue forme.

Che ti ha dato Savona?

Un luogo che conosco bene nel tempo e nello spazio, dove sono nato, vivo e amo.

Nutri rimpianti?

No, sono fortunato, gli accidenti occorsi fanno parte della vita.

 Che cos’è la felicità?

“C’è un’ape che se posa

su un bottone de rosa:

lo succhia e se ne va…

Tutto sommato, la felicità

è una piccola cosa.” (Trilussa).

Gian Luigi Bruzzone


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Gian Luigi Bruzzone

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