Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Imperia retrocede, Savona non sorride
la Liguria resta il Sud del Nord Italia
Toti: più occupati rispetto al 2017


Nella qualità delle vita la Liguria conferma la tendenza a rappresentare il Sud del Nord. Le graduatorie risultano sicuramente discutibili se non opinabili, ma si basano su dati sociologicamente validi e interpretano tendenze almeno attendibili. Per quel che riguarda la Liguria si pongono seri interrogativi.

a cura di Franco Astengo

La Liguria Sud del Nord – La prima è La Spezia, che si trova al 39° posto (con meno sette posizioni rispetto al 32° posto del 2016), dove il processo di dimissione industriale è risultato più contenuto con un totale di 589,04 punti.

Savona precipita dal 66° al 72° posto, indice evidente di una crisi che si trascina da tempo e arriva da lontano, dal complesso delle questioni economico – sociali perpetratesi almeno dagli anni’80 del XX secolo riguardanti per il capoluogo, l’area centrale e la Valbormida dalle scelte relative allo scambio speculazione edilizia / deindustrializzazione e per il Ponente dell’assalto cementizio alla fragilità di un territorio già stressato dalle scelte compiute fin dagli anni’50 in nome di una facile accumulazione di ricchezza in favore di determinate categorie. Il savonese, come detto, si trova al 72° posto, quindi all’incirca a metà della “famigerata” colonna di destra. Ma nel derby ligure, nel 2017 Savona risulta la seconda provincia per qualità della vita della nostra regione.

Genova è al 76° posto (ne guadagna quattro rispetto alla 80° piazza del 2016).

Imperia è alla posizione 104 (lo scorso anno era alla 103) con un punteggio di 59,25 punti totali.

Una Regione ferita dall’emblematico crollo del ponte, dalla dimostrazione concreta di un utilizzo devastante di un territorio fragile, che soffre – nella sua area centrale – di un processo di deindustrializzazione fortemente impoverente.

Da notare che, come nelle città medio – piccole, gli indici della qualità della vita migliorano, nelle province liguri si arretra perdendo posizioni.

E’ evidente che il modello turistico non regge, che permane un forte conflitto ambientale, che siamo in ritardo sul piano di presenze produttive a forte innovazione tecnologica.

Ecco di seguito alcuni dati di carattere generale che riguardano l’intero Paese, dai quali si evince soprattutto l’allargarsi della forbice tra Nord e Sud. Un divario che sta all’origine del risultato elettorale del 4 marzo scorso: nel 2017 il paese stava ancora subendo il vero e proprio arretramento provocato dal blocco dell’austerità “borghese” messo in atto dal PD.

Al Nord la Lega ha fatto , evidentemente, il pieno portando avanti la solita logica del “no alle tasse”, al Sud i 5 stelle l’hanno fatta da padrone con la promessa del reddito di cittadinanza. Un paese che il 4 marzo 2018 aveva deciso di rispondere alla crisi illudendosi di falsi miti, questo è il dato che esce anche dall’analisi di questi dati.

Indietro di 18 posizioni in un anno. A certificare i problemi di Roma non ci sono più soltanto i malumori dei cittadini, ma un’indagine sulla qualità della vita nelle 110 province italiane realizzata da Italia Oggi (in edicola domani) con l’Università La Sapienza di Roma, giunta alla 20esima edizione. Traffico, “manutenzione” della città, buche stradali, rifiuti: la capitale paga per il degrado evidente di cui è vittima.

Bolzano si conferma invece la provincia dove si vive meglio in Italia, seguita da Trento e Belluno. Il Nordest in generale ottiene un giudizio positivo. E se Roma è la località che registra il peggioramento più marcato, anche Firenze scivola all’indietro (dal 37° al 54° posto). Arretra pure Venezia. Risale invece, unica tra le grandi città, Milano, che passa dal 57° al 55° posto. Senza variazioni rispetto allo scorso anno Napoli (in terzultima posizione, nonostante i miracoli annunciati dal sindaco De Magistris, la presenza taumaturgica del vicepresidente Di Maio e l’incombente figura del Lord Protettore De Luca) e Palermo (al 106° posto). Fanalino di coda Vibo Valentia.

La valutazione sulla qualità della vita si basa su nove elementi: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita, con 21 sotto dimensioni e 84 indicatori di base. Dalla quarta alla decima posizione si trovano tutte città che hanno recuperato rispetto all’anno scorso, salvo una, Treviso, che è passata dalla sesta alla nona posizione.

Al quarto posto Siena, che ha recuperato sette posizioni (era undicesima), seguita da Pordenone, che passa dalla nona alla quinta, e da Parma, che ha guadagnato una posizione rispetto al 2017 (era settima). In forte ascesa Aosta e Sondrio, rispettivamente al 7o e 8o posto, che partivano dal 18o e dal 16o della passata edizione. Decima Cuneo, che ha guadagnato tre posizioni.

Aumenta il divario Nord-Sud – Nel 2018 si conferma che sfuma sempre più il contrasto Nord-Sud in termini di buona qualità di vita legata al benessere economico, che si acuisce il divario fra piccoli centri (in cui si vive meglio) e grandi centri urbani, in cui la vita è invece sempre un po’ più difficoltosa. Fenomeno testimoniato, fra l’altro, dal brusco scivolone della capitale, scesa dal 67o all’85o posto della classifica.

Elevato il calo anche a Bari (dal 96o al 103o posto). La qualità della vita è peggiorata anche a Catanzaro (dal 92o al 95o posto), all’Aquila (dal 68o al 72o), a Potenza, che ha perso 20 posizioni (ora è 64esima), arretramento simile a Venezia (al 62o dal 41o posto). Di Roma si è già detto, Torino ha perso una posizione, ed è 78esima. Stabile invece la qualità della vita a Napoli (108°) e a Palermo (106°), che si mantengono sui medesimi livelli del 2017.

La tendenza al miglioramento – I risultati migliori li ottengono le piccole città: ottime le posizioni di Siena, Pordenone, Parma, Aosta, Sondrio, Treviso e Cuneo. Treviso, in particolare, risulta la provincia più sicura d’Italia. Trento, Bolzano e Bologna le realtà più positive per affari e lavoro. Parma, Siena, Trento e Piacenza quelle con la migliore offerta finanziaria e scolastica; Isernia, Pisa, Ancona, Siena e Milano quelle con il più efficiente sistema sanitario. Maglia nera alla calabrese Vibo Valentia, in coda alla classifica in compagnia di Catania, Napoli, Siracusa e Palermo. In generale. la città ideale ha mediamente 100 mila abitanti. Nelle prime 40 posizioni, infatti, solo Verona e Padova hanno poco più di 200 mila abitanti, mentre Brescia, Parma, Modena, Reggio Emilia, Bergamo, Trento, Forli, Vicenza, Bolzano e Piacenza ne hanno più di 100 mila, tutte le altre 28 città hanno un numero di abitanti inferiore. Tra 12 mesi verificheremo i dati per il 2018: allora conterà il dramma del ponte sul Polcevera e l’ulteriore crisi industriale avvitatasi nella provincia di Savona. Verificheremo con attenzione.

LA NARRAZIONE  OTTIMISTICA DELLA REGIONE LIGURIA

ENTRO DICEMBRE PREVISTE 21.000 NUOVE ASSUNZIONI

AUMENTATE DEL 3,7% LE OPPORTUNITA’ DI LAVORO RISPETTO A UN ANNO FA

LA LIGURIA CRESCE NONOSTANTE LA TRAGEDIA DEL PONTE MORANDI

PER BANCA D’ITALIA AUMENTA L’OCCUPAZIONE FEMMINILE

Il consiglio regionale della Regione Liguria al gran completo

COMUNICATO STAMPA – GENOVA. Aumentano le opportunità di lavoro in Liguria: dai risultati dei fabbisogni occupazionali delle imprese risulta che su un totale di 956.000 assunzioni programmate a livello nazionale, in Liguria ne sono previste oltre 21.000 (il 2,2% del totale italiano). Sono i dati diffusi dal sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere.

Sul totale delle 21.000 assunzioni previste 12.730 sono a Genova (+6,7%), 2.620 a Imperia (+13,9%). A Savona 3.180 a Savona, e 2.830 a La Spezia. Rispetto allo stesso periodo del 2017, quando le opportunità di lavoro previste in Liguria erano 20.580, si registra una crescita complessiva della domanda pari al 3,7%.

Le maggiori opportunità di impiego si registrano a Genova e Imperia: nel capoluogo ligure, sul totale delle imprese con dipendenti intervistate, il 21,8% prevede nuove assunzioni e nell’estremo ponente la percentuale è pari al 22,4%. Leggermente inferiore la propensione a nuove assunzioni in provincia di Savona e La Spezia: nel primo caso il 18,1% ha programmato nuove entrate, mentre nel secondo la quota si ferma al 20% sul totale delle imprese intervistate.

Il 76% delle assunzioni programmate sarà assorbito dai servizi: al primo posto tra le figure professionali richieste risultano cuochi e camerieri con 3.370 assunzioni (il 15,8% del totale) di cui la metà in provincia di Genova; seguono i commessi e altro personale qualificato in negozi (8,9%) e gli addetti nei servizi di pulizia e alle persone (6,6%). Il 74% delle nuove assunzioni riguarderà le imprese con meno di 50 dipendenti.

Secondo il report di Banca d’Italia inoltre è in aumento anche l’occupazione femminile in Liguria che, nei primi sei mesi dell’anno è cresciuta dell’1,2%, dopo due anni di flessione, legata al terziario e trainata dal recupero dei lavoratori autonomi.

“I dati diffusi da Unioncamere e da Banca d’Italia ci parlano di una Liguria che continua a crescere e che si dimostra vitale, nonostante le difficoltà che stiamo vivendo a seguito del crollo di ponte Morandi – afferma il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – Questo conferma la bontà delle nostre scelte e che la strada intrapresa è quella giusta. Una nuova occupazione in differenti settori produttivi che ci parla di una Liguria che si sta sviluppando in più ambiti e che sta agganciando la ripresa. Inoltre, fattore altamente positivo come ci viene confermato proprio oggi dall’aggiornamento sull’economia  della Liguria da parte di Banca d’Italia, nella nostra regione cresce l’occupazione femminile che è aumentata dell’1,2% nei primi sei mesi dell’anno, grazie al lavoro autonomo. Tenendo conto che l’anno scorso il mercato del lavoro era in diminuzione  soprattutto della componente del lavoro autonomo, assistiamo ad una controtendenza e a una crescita degli occupati”.

“All’interno di queste assunzioni una parte consistente è legata al settore turistico – aggiunge l’assessore regionale al Turismo Gianni Berrino – che è uno degli assi su cui abbiamo deciso di puntare per il rilancio della nostra economica, sostenendo la buona occupazione. E questo risultato conferma che stiamo facendo bene, grazie agli strumenti messi a disposizione del territorio come il patto per il lavoro nel turismo che prevede bonus assunzionali per chi stipula contratti nel comparto ricettivo”.

 


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F.Astengo

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