Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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La poesia / Amore umano amore divino
E il Cristomorfismo e amare i nemici


Intellettuale cattolico ovadese Gianluca Valpondi  è educatore, segretario della Legio Mariae della Diocesi di Acqui Terme, collaboratore del quotidiano “La Croce” diretto da Mario Adinolfi; è  scrittore e autore di volumi incentrati sulla teologia e la dottrina cattolica. Una vocazione giovanile in monastero a Finale Ligure.

Amore umano amore divino

All’inizio non capisco,

attrazione sì, ma non mi raccapezzo,

mi sembra fuoriluogo fuorviante.

Ma questa cosa vuole? Ma io cosa voglio?

Ma stiamo scherzando o cosa?

Poi

sarà lei?

Dimmelo tu Madonnina mia dolce

cara, madre, sorella, guida, maestra

irraggiungibile adorabile vicinissima,

voglio essere nelle tue intenzioni, di Te la deiforme.

La vedo veloce precisa decisa

legge bene, la voce ferma calma;

mi avrà visto?

La rivedo fuori, una volta, mi vede;

poi di nuovo e gli sguardi s’incrociano per un attimo

e che attimo!

Vedo tristezza dolcezza fermezza durezza

coraggio arditezza finezza delicatezza

piccolezza determinazione,

fa la faccia dura quasi stringe le labbra

per fissarmi in viso un momento

mentre la guardo con attesa attenzione

dialogando con altri per non farmi scoprire.

Il tempo passa, i giorni, i mesi

adesso, più dolce, semplicemente mi ha rapito il cuore,

me lo stringe, sconquassa, commuove,

il cuore geme per le strette, sospira,

ed è felice perché ferito:

dolce ferita d’amore.

L’altro giorno t’ho sognata pensata

banalmente

io e te, forse in macchina,

a guardarci sentirci

nella Trinità,

l’Assoluto nel temporale,

l’Amore che era prima del mondo

nel maschio e femmina li creò,

persone nelle Persone

relazioni sussistenti,

l’amor che move ‘l sole

e l’altre stelle,

immersi persi ritrovati estasiati pacificati

nell’oceano infinito dell’essere

pace profonda gioia intima

amore nella fusione ed effusione dei cuori.

Gianluca Valpondi

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Cristomorfismo

“(…) si può sostenere che si corre il rischio di idolatrare persino la seconda persona della Trinità se l’attenzione verso il Figlio rimane statica e disinteressata alla Sua, e quindi nostra, relazione col Padre e con lo Spirito santo. In questa prospettiva è possibile una complessiva rimodulazione del pensiero teologico che fa della seconda persona della Trinità non tanto il centro verso il quale ogni realtà converge ma il legame che tutto connette. Qui sta il fondamento di un passaggio da un paradigma cristocentrico a una impostazione cristomorfica (…) (Dario Balocco, Dal cristocentrismo al cristomorfismo. In dialogo con David Tracy, ed. Glossa, 2012, pp. 160-161).

Sono possibili deformazioni del religioso anche cristiano, come il Cristo gnostico ariano del Parsifal di Wagner, che ispirò Hitler. Se invece la trama del quotidiano è vissuta nella consapevolezza che tutto sussiste in Cristo, tutto è stato fatto per mezzo di Lui e in vista di Lui e tutto in Lui sarà ricapitolato, allora sarà gioco forza andare a caccia di Cristo ovunque, anche, chessò, nel musulmano, anche magari in Eugenio Scalfari.

Se Cristo è la forma del reale, lo stampo attraverso cui il nulla diventa essere, sarà facile vivere il detto “tutto è grazia” e davvero tutto lo sarà perché in fondo, per chi vede, lo è. Si vive tra il già e il non ancora della prima e della seconda venuta del Cristo e ogni cosa ed evento stanno lì nelle mani della misericordia o della giustizia, di una giustizia che è l’altra faccia della misericordia. Così la vita è rassicurata ma non mai debosciata, è battaglia e anche pace, è pace nel combattimento, perché bisogna dar battaglia perché Dio conceda vittoria e Dio ha già vinto per noi se, amando, ci lasciamo amorosamente vincere da Lui che è amore. Resistenza e resa, forse vale la pena resistere e anche arrendersi. Resistere al male, arrendersi al bene, ma ogni male è in funzione di un bene maggiore, quindi abbracciamo quella croce che oggi ci porta in Paradiso. Perché la croce è il significato del male, la croce è il passaggio dell’amore che trasforma il male in bene, il non-senso in Cristo-è-il-senso, la morte in risurrezione, l’inferno in paradiso. Ma solo se è la croce di Cristo.

Le altre croci non servono. Vivere nello Spirito e dello Spirito e mossi dallo Spirito è un andare col crocifisso risorto nel seno infinito del Padre. Qui c’è la misteriosa gioia nella sofferenza alle soglie del miracolo anzi già nel miracolo.

Qui la resistenza si fa invincibile e la resa totale nell’amplesso dell’amore divino. Si potranno allora vivere pienamente e spensieratamente le piccole e grandi gioie dei giorni, delle ore, della vita e con serenità affrontare abbracciandole le piccole e grandi croci quotidiane, ordinarie e straordinarie. Perché, per quanto le cose possano andar male, e di male in peggio, sarà sempre possibile trasformare con l’amore crocifisso tutto il male in bene, e di bene in meglio. E per quanto le cose possano andare bene, e di bene in meglio, sarà sempre possibile un bene ulteriore, un meglio più meglio del meglio, perché il bene è assoluto mentre il male è sempre relativo al bene.

E si può anche, sommessamente, amare i nemici, quando ci si riconosce, come Francesco, il papa e il frate, poveri peccatori, cioè troppo spesso nemici di Cristo, che invece ci dice “siate perfetti come il Padre mio e vostro, che fa piovere sui buoni e sui cattivi”.

Gianluca Valpondi

 


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