Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Don Renato Rosso condannato (ammanchi Caritas), Diocesi parte lesa, tiene conferenze di catechesi alle Opere Parrocchiali di Loano


Il 16 agosto nell’ambito delle iniziative “Gli incontri dell’Eremo’ – si tengono ogni giovedì, nelle Opere Parrocchiali di San Giovanni Battista di Loano, dalle 8,45 alla 16,30, con l’obiettivo di “una opportunità di incontro, di preghiera e di catechesi” – terrà una conferenza don Renato Rosso del Centro d’Ascolto Intervicariale ‘L’Incontro’. Il tema: ‘Combattimento, Vigilanza e Discermimento’. Lo stesso sacerdote condannato, il 4 luglio scorso, a 3 anni e 8 mesi di reclusione per appropriazione indebita (2011 – 2013), malversazione e truffa ai danni dello Stato, con interdizione dai Pubblici uffici per 5 anni, rifusione del danno alla Diocesi per 561 mila €. Assolto invece per ammanchi delle adozioni a distanza. Una volta depositate le motivazioni è assai probabile l’appello, dunque sentenza non esecutiva. Resta la gravissima ferita inflitta alla Caritas Diocesana di cui don Rosso è stato direttore dispensando ai cronisti emergenze povertà in Riviera, tra gli italiani soprattutto. Don Rosso una delle tante, troppe ferite (non la più sconvolgente) che ha sconvolto, per oltre un decennio, una tra le più estese ed importanti diocesi in Liguria e in Italia; sconvolta dal susseguirsi di scandali, arresti, condanne, migliaia di articoli sui quotidiani regionali, nazionali, in qualche caso  a livello planetario, oltre ai social. Un dramma per il ‘popolo dei praticanti’, soprattutto per la stragrande maggioranza di apostoli di Cristo che esercitano la loro missione con coerenza, limpidezza, rettitudine, spirito di sacrificio; quasi sempre in sordina, lontano dai riflettori. Si pensi all’aiuto ai più deboli, ai bisognosi, a chi chiede un pasto, una piccola somma di denaro, o un posto di lavoro anche umile e precario.

E’ stato definito il ‘ciclone Oliveri’ da nome del vescovo, oggi emerito, che trascorre la pensione in un alloggio ricavato nel Seminario Vescovile di Albenga. Oliveri era stato interrogato in Procura come testimone, alla pari del successore Gugliemo Borghetti che sul solco della trasparenza ha pubblicato la sentenza Rosso – Licciardello, con un comunicato stampa, sul sito ufficiale della Diocesi. Borghetti inviato da papa Francesco a gestire una delle situazioni più difficili, esplosive che si era venuta a creare e nonostante pressioni contrapposte della Curia romana. In particolare dopo che don Filippo Bardini  (a sua volta direttore della Caritas dopo Rosso ) era stato protagonista di un interrogatorio ‘fiume’ in Procura durante il quale avrebbe vuotato il sacco, al punto che il vescovo Oliveri, di fronte ad accuse infamanti (pare si trattasse dei rapporti, nella sede dell’episcopato, con cittadini stranieri che si recavano per chiedere un aiuto economico), con un sintetico comunicato, divulgato dal successore Borghetti, annunciava iniziative civili e penali a tutela della sua immagine di fronte ad anticipazioni stampa dirompenti e squallide.

Si è poi appreso che il vescovo Oliveri aveva rinunciato a tutelarsi con la giustizia italiana, rivolgendosi al tribunale ecclesiastico e invocando il Diritto Canonico.Con l’implacabile accusatore  a rischio sospensione a Divinis e riduzione  allo stato laicale. Si ignora se l’iter sia stato avviato, se in considerazione delle precarie condizioni di salute di Bardini ( dalla Caritas a Cappellano del Santa Corona, allontanato con provvedimento di sfratto  ad opera dell’Asl 2) abbia prevalso il perdono, la pietas.

Don Bardini, ordinato sacerdote il 12 giugno 2010, oggi in cura presso un sorella suora nel torinese, ha mantenuto l’incarico all’Ufficio per la Pastorale della Salute, sede nel palazzo vescovile. Don Bardini che nel marzo – aprile 2015  non aveva esitato a cacciare la cooperativa Jobel (fa capo alla diocesi (vescovo di Ventimiglia) retta da  mons. Antonio Suetta, originario di Loano, già parroco di Borgio Verezzi, ex economo diocesano che ha sostituito il lungo ‘regno’ di mons. Fiorenzo Gerini che negli anni ’80 fu vittima di un misterioso furto. Ignoti penetrati, in pieno giorno, nella sua dimora (villetta a Ceriale), si erano impadroniti della cassaforte (smurata) di alcuni quintali contenente rogiti notarili e testamentari, monili antichi (monete), preziosi votivi. Fu ritrovata, vuota, parecchi anni dopo nell’entroterra di Ventimiglia.

La Jobel si occupava della gestione della Caritas – struttura di accoglienza -, aveva 14 dipendenti.  Una cacciata che fece rumore (titoloni e locandine davanti alle edicole) e pare non fosse condiva dal vescovo Oliveri, anche perchè il contratto sarebbe scaduto un anno dopo (2016). Bardini determinato quanto mai aveva inviato una raccomandata al presidente della cooperativa sociale (all’epoca gestiva anche una spiaggia comunale nel levante di Alassio) comunicando la recessione del contratto stipulato nel 2011 dal predecessore don Rosso.  Motivazione: “gravi inadempienze”, tenuto conto che i costi si aggiravano a 30- 35 mila euro al mese, uniti all’affitto dei locali  assorbivano quasi del tutto i bilanci Caritas. Per i responsabili della Jobel, invece, don Bardini non aveva poteri di revoca che spettavano, a loro dire, solo al vescovo. In quella circostanza i quotidiani titolavano: “Albenga, carabinieri alla Caritas, il direttore caccia la Jobel che non se ne va e impedisce ai volontari di lavorare”.

Don Renato Rosso in una foto d’archivio del 2012, era facile incontrarlo al tavolo del ristorante pizzeria La Borghesina di Borghetto quando era gestito da Mirella e Marco Oliva, fratello e sorella, che la primavera scorso hanno ceduto dopo 46 anni di lavoro

LA STORIA A TAPPE DI DON ROSSO – A tutta pagina il 16 gennaio 2011, una domenica, Il Secolo XIX, a firma di Luca Rebagliati, esperto ed informatissimo corrispondente del ponente savonese sulla realtà ecclesiastica ed episcopale, pubblicava: “Albenga, chiude il dormitorio, rimarrà solo un centro di prima emergenza, i senzatetto dirottati a Imperia. Il direttore Caritas Diocesana, don Rosso, dice l’obiettivo è ottimizzare le risorse, ma non abbandoniamo nessuno “. E aggiungeva: “Concentrando tutte le risorse su un’unica sede riusciremo ad ottimizzare le nostre risorse, non solo economiche ma anche umane, per dare risposte migliori ai problemi e per offrire servizi in più”.

Il 14 maggio 2012, altra paginata del Secolo XIX sempre a firma di Rebagliati e dell’allora corrispondente per il comprensorio loanese, Luca Berto, poi passato alla redazione di Ivg (Il Vostro Giornale) e ora distaccato all’Ufficio Stampa del Comune dopo che la società Edinet Srl di Matteo Rainisio e C. si è aggiudicata una regolare gara d’appalto, per 12  mila € netti l’anno, per tre anni, rinnovabili.  Titolo: “Assalto alla Caritas: i nuovi poveri sono tutti italiani. A domandare aiuto ora sono le famiglie in difficoltà.  864 le persone  che si sono rivolte al centro di ascolto diocesano per chiedere aiuto. 500 le persone di nazionalità italiana che si sono rivolte alla Caritas”. Da Loano si dava notizia di “richieste in aumento  alla Caritas, tra chi chiede sostegno ci sono anche gli occupati, cresce il numero delle famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese”.

Don Rosso, ordinato sacerdote il 19 settembre 1999, non è più in servizio attivo, è ‘quiescente‘, quindi beneficia della previdenza integrativa; è domiciliato nel Centro Riabilitativo Mons. Pogliani di via Carducci 14, a Loano. Don Rosso attivo, come emerge dal periodico il Cupolino (edizione minore de il Cupolone), nel Centro d’Ascolto Intervicariale l’Incontro che ha sede nell’ex convento dei padri Agostiniani dove sono  ospitati e gestiti da una cooperativa sociale di Genova, un piccolo gruppo di migranti. Don Rosso per il quale la pubblica accusa, con il Pm Chiara Venturi, aveva chiesto sei anni di carcere, mentre due anni di reclusioni erano stati chiesti per il coimputato don  Carmelo Licciardello – ordinazione sacerdotale il 23 maggio 2009 – parroco di  Dolcedo dopo un periodo da curato a Ceriale. Il collegio giudicante (pres. Marco Canepa, a latere Lungaro e Pistone) ha inflitto a don Carmelo 1 anno e 10 mesi, 700 mila lire di multa, per appropriazione indebita, col beneficio della sospensione della pena e condizionale, risarcimento di 3 mila euro alla Diocesi, assolto da altri capi d’accusa. Anche per lui la presunzione di innocenza fino a sentenza in giudicato

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Savona, verteva sull’accertamento dell’esistenza (presunta) di un sistema illecito con la sottrazione di un milione e 200 mila euro dai fondi della diocesi. Più avanti vedremo la probabile ‘destinazione’. Tra i soldi “spariti” donazioni di fedeli, contribuiti dagli enti pubblici destinati ad iniziative benefiche e progetti sociali. Nel giugno 2015 la notizia dell’arresto di Ciccio Madoni, fermato all’aeroporto di Fiumicino con destinazione Tenerife.  Sarebbe uno degli organizzatori della maxi truffa scoperta dalla Procura di Savona dietro presunte transazioni immobiliari e che ha coinvolto don Rosso. Madonia, per l’accusa, si faceva consegnare denaro attraverso invii dall’Italia con Paypol e Western Union per il riscatto di unità immobiliari precedentemente acquistate e messe sul mercato. A dare il via all’indagine proprio la denuncia di don Rosso che per aiutare un coppia di amici in difficoltà e finita al centro della truffa, avrebbe svuotato le casse della Caritas.

COMUNICATO STAMPA DELLA DIOCESI

Nel comunicato stampa diocesano si da atto che la signora “Antonella Bellissimo, che svolge le mansioni di segretaria nell’ufficio della Caritas Diocesana, è stata assolta dall’accusa di appropriazione indebita in concorso con Don Renato Rosso, perché il fatto non costituisce reato. La Diocesi prende atto di tale sentenza; attendiamo i futuri sviluppi poiché si tratta di un primo grado di giudizio. Mentre riaffermiamo fiducia nell’opera della Magistratura, esprimiamo la nostra vicinanza ai due sacerdoti coinvolti e manifestiamo altresì stima nell’impegno della nostra Caritas Diocesana al servizio specialmente degli ultimi e incoraggiamo i fedeli e l’opinione pubblica a continuare a sostenere la sua benemerita e preziosa missione.”

NOTIZIE DIVULGATE DALLE AGENZIA DI STAMPA  – “Ascoltato il vescovo della Diocesi di Albenga Imperia Mario Oliveri come persona informata dei fatti dal sostituto procuratore Chiara Venturi nell’ambito dell’inchiesta sugli ammanchi nelle casse della diocesi di Albenga-Imperia della guardia di finanza. Per due ore il presule ha raccontato quasi dieci anni di gestione delle casse della Diocesi e della Caritas albenganese. Nelle settimane scorse la Gdf aveva compiuto perquisizioni in Liguria e in Piemonte e in particolare negli uffici della Caritas Diocesana di Albenga, in associazioni collegate e nelle abitazioni di indagati. Nell’hinterland torinese, effettuate perquisizioni in associazioni che si occupano di adozioni a distanza. …Dalle indagini sarebbe emerso un sistema illecito attraverso il quale un milione e 200 mila euro sarebbe stato sottratto dai fondi della diocesi, soldi destinati a iniziative benefiche. Dopo Oliveri è stato ascoltato anche il vescovo coadiutore, Guglielmo Borghetti. Il presule, pochi mesi dopo il suo insediamento, aveva cambiato i vertici della Caritas nominando direttore don Alessio Roggero, attualmente anche parroco di Tovo San Giacomo, e, suo vice, don Edmondo Bianco, attuale parroco a Loano.”

DON LICCIARDELLO – (Recentemente condannato a 2 anni di carcere per aver sottratto 70 mila euro a un’anziana), presunzione di innocenza per appello pendente, con l’accusa di concorso in appropriazione indebita di soldi destinati alla Onlus Rishilpi per le adozioni a distanza. L’imputato, difeso dall’avvocato Graziano Aschero, è dunque alle prese con due condanne, la seconda per l’accusa di appropriazione indebita di decine di migliaia di euro destinati alle adozioni a distanza (2011 –  2013). Dagli atti processuali e dalla requisitoria del Pm Chiara Venturi, oltre al milione sottratto alla Caritas, la malversazione di fondi pubblici per 32 mila € concessi dalla Regione tramite l’Asl.  La truffa scaturisce dalla concessione di altri fondi pubblici per 170 mila € per un progetto con la Fondazione Color Your Life (sede ex convento Sant’Agostino) estranea ai reati contestati.

IL CENTRO DI ASCOLTO A LOANO – Il Centro di Ascolto è uno strumento finalizzato a contribuire alla diffusione di una cultura di solidarietà. E’ uno strumento pastorale per l’ascolto attivo: Dio ci interpella nei poveri. E’ uno strumento operativo che aiuta a capire che la funzione pedagogica della Caritas non è solo questione teorica ma deve realizzarsi in una pratica coerente e credibile di servizio.

Dall’assistenzialismo alla promozione umana. Il Centro di Ascolto è una realtà promossa dalle Parrocchie dei Vicariati di Loano e di Pietra Ligure (comprensorio, entroterra incluso), dove le persone in difficoltà possono incontrare dei volontari preparati per ascoltarle e accompagnarle nella ricerca di soluzioni ai propri problemi. Valutata la situazione gli operatori cercano di definire con la persona ascoltata un progetto di aiuto specifico, sostenibile e rispettoso delle potenzialità e della dignità di ciascuno. L’azione di accoglienza e ascolto incondizionato della persona nella sua integrità senza distinzione di razza, sesso e religione (valore che ha profonde radici evangeliche). L’azione di orientamento attraverso una rilettura delle reali esigenze delle persone, le cui storie di sofferenza sono segnate sempre più spesso da un insieme complesso di problemi, all’individuazione delle soluzioni più indicate e dei servizi (pubblici e privati) maggiormente rispondenti alle loro necessità presenti sul territorio. L’azione di presa in carico e accompagnamento di chi, nella difficoltà, sperimenta la mancanza di punti di riferimento e di interlocutori che restituiscano la speranza di un cambiamento, mettendo in contatto la persona con i servizi presenti sul territorio e attivando tutte le risorse possibili a cominciare da quelle della persona accolta. La promozione di reti solidali. La comunità è una risorsa fondamentale spesso trascurata nei percorsi di soluzione al disagio. Il territorio diventa luogo di promozione di reti di solidarietà che accompagnano le persone alla ricerca di risposte. Il CdA si rapporta costantemente con i servizi sociali del territorio in termini di sussidiarietà, cercando di evitare di porsi con uno stile di supplenza. E’ qua nto si può leggere anche sulla ‘guida’ del Comune di Loano.

E ancora: “Il CdA Intervicariale  assolve fino in fondo il suo compito se coinvolge tutti, se riesce a coinvolgere tutto il territorio. L’efficacia non si misura infatti nel numero delle situazioni “risolte” ma nell’apporto fornito alla costruzione di un territorio capace di condividere i bisogni per restituire dignità alle persone. E’ un luogo fisico, concreto, visibile, facilmente individuabile, conosciuto dalla comunità; la sua presenza dovrebbe essere percepita come risorsa nell’ambito del territorio. E’ uno “spazio personale e personalizzato”, uno spazio affettivo, intenzionale, relazionale, reciprocamente offerto, per conoscere, per valorizzare, per ricevere e dare speranza. E’ un ambito dove mediare e incarnare, nella concretezza quotidiana, lo stile evangelico fatto di attenzione, condivisione e sollecitudine per l’uomo, soprattutto quello in difficoltà.”. E conclude la nota illustrativa del Centro: “Individua le tendenze dei bisogni con lo scopo di fornire degli orientamenti pastorali, offrendo anche un contributo alle Istituzioni Civili. Non è semplicemente un segretariato sociale, né un ente che gestisce servizi, né il luogo della delega. Non è figlio di alcuni … ma della Comunità cristiana”.

L’attività di Don Rosso nel Centro, nonostante la condanna, la storia di pizzini e bonifici,  assegni intestati a se stessi, soldi finiti chissà dove (Tenerife ?), ma resta l’anima sana della chiesa che non può essere offuscata dallo stillicidio di inchieste (non è stata da meno la Diocesi di Savona e Noli, tra vicende di pedofilia e preti ribelli, affari immobiliari spesso malgestiti). Anzi esiste ed opera una maggioranza silenziosa che sarebbe ingiusto umiliare con certe notizie. Il perdono non si nega facilmente, neppure il buonismo può essere il salvacondotto. Il tempo cancella ed aiuta a dimenticare, resta il rispetto della legge canonica e la legge dello Stato. Non siamo qui a sindacare se fosse opportuno o meno offrire lo scranno della catechesi ad un condannato nell’ambito della sua vita sacerdotale e pastorale. Don Bianco resta uno dei simboli di quanto di buono e utile può esprimere la chiesa cattolica. La sua rettitudine, il suo impegno, le sue fatiche, non meritano zone d’ombra pur di fronte a scelte discutibili. (l.cor.)

Il 31 maggio 2012 don Renato Rosso era ancora un ‘personaggio pubblico’ irreprensibile, direttore della Caritas diocesana. I primi guai non tarderanno, da ultimo problemi di salute, la necessità di muoversi in carrozzella. Allora, il don, spiegava a Luca Berto per Il Secolo XIX cosa significa la povertà. Quello che emergerà con l’inchiesta giudiziaria testimonia una delle tante scelte sbagliate del vescovo Mario Oliveri. oggi emerito e che ha a lungo resistito agli inviti di papa Francesco di farsi da parte. Per oltre dieci anni una diocesi scolvolta da scandali, arresti, una campagna mediatica senza precedenti nella storia di vescovi e diocesi d’Italia.

 

 

 

 

 


L.Corrado

L.Corrado

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