Il caso di Gino Marzola, un lato assai oscuro della Resistenza nel Finalese, affidato a tre penne per raccontare il ‘mistero’. Gianni Toscani, Ferruccio Iebole, Pier Paolo Cervone, nientepopodimeno che con la partecipazione di Enrico Caviglia, il Maresciallo d’Italia. Le storie possono raccontarle tutti ma la percezione del non detto, del non raccontabile, il lato oscuro della memoria, è stata in un caso consegnata a tre penne del Mistero.Tre scrittori, tre narratori di vicende complicate, ci accompagnano in questo viaggio alla scoperta di una cupa vicenda del Finalese: Toscani (Altare), Iebole (Alassio), Cervone (Finale Ligure), nientepopodimeno che con la partecipazione di Enrico Caviglia, generale e politico italiano, Maresciallo d’Italia per le imprese della prima guerra mondiale. A Peagna di Ceriale aveva acquistato una dimora con un ampio parco, acquistata nel dopo guerra da don Angelo De Negri, famiglia di Pieve di Teco (mobili da arredamento), da questi finito per ultimo in eredità alla diocesi di Albenga – Imperia ed utilizzata da cooperative sociali per ospitare una sessantina di migranti. Del complesso immobiliare (ne sono sorti altri due) si era parlato dopo che la proprietà era stata messa in vendita. Sei milioni di euro, ma con il vincolo, richiesto dall’autorità ecclesiastica, di destinazione sociale. No a ogni forma di speculazione o sfruttamento residenziale.
Il partigiano finalese Gino Marzola è al centro una di quelle storie controverse della Resistenza sulle quali sarebbe sempre meglio sentire “tutte le campane“, specie se e quando si svolge una funzione “istituzionale“. È infatti un affaire di cui hanno scritto negli ultimi anni almeno tre autorevoli autori, locali ma non solo, di opere a carattere storico, alcune delle quali realizzate nell’ambito di collaborazioni con gli Istituti Storici della Resistenza e dell’Età Contemporanea, in ordine di tempo: Gianni Toscani, nel 2013, Ferruccio Iebole, nel 2015, ed infine Pier Paolo Cervone, nel 2017.
Tre autori, certamente tra loro legati da relazioni personali e evidenti passioni, che, sulla base di documenti e testimonianze, hanno ripercorso le imprese di Marzola, giovanissimo partigiano di Finalpia, guerrigliero audacissimo ed imprevedibile. Le sue apparizioni erano fortuite e rapidissime. Abile nel maneggio delle armi, sapeva usarle in maniera micidiale come pochi altri. Il Destino gli riservò una tragica sorte a Calizzano, dove, proveniente dalle Langhe, rientrando nel Finalese per formare un proprio distaccamento, fu falciato alle spalle da raffiche partite per mano partigiana. Strenuo persecutore di un’iniziativa mal tollerata, intraprendente fino alle estreme conseguenze, Gino Marzola, certo si muoveva su uno sfondo di contrasti tra formazioni dal fazzoletto di diverso colore, ma nominalmente alleate, combattendo per la stessa causa. Durante la guerra civile, tra le bande partigiane, era già iniziata una fiera contrapposizione politica, la quale talora non fu soltanto dialettica.
La Città di Finale e presentazioni di libri dedicate ai fatti specifici nella stessa susseguitesi, rappresentano un avviciente fil rouge tra i ricercatori storici che, più di recente, hanno sviscerato la vicenda del valoroso e temerario combattente della Libertà finalese, non comunista, la cui memoria è, oggi, affidata ad una stele in frazione Caragna di Calizzano, sul luogo ove cadde colpito da una raffica fratricida, a soli 20 anni. Primo del terzetto, Gianni Toscani, nato ad Altare nel 1937, una vita lavorativa trascorsa nell’industria. Ha scritto diverse opere sui temi resistenziali. Da sempre appassionato di storia, compiendo un’intensa attività di ricerca e raccolta di fonti archivistiche e di testimonianze, nel 2013 esce, per le edizioni L.Editrice di Savona, il suo libro dal titolo “Gino Marzola, la sua vita e la sua tragica morte”.
https://www.ibs.it/partigiano-gino-mazzola-max-controversie-libro-gianni-toscani/e/9788895955803
Le cronache (http://www.ecodisavona.it/oggi-a-finale-la-presentazione-del-libro-di-gianni-toscani/
) riportano che il 30 aprile 2013, il suo volume viene presentato nella Sala Gallesio a Finale Ligure Marina, nel corso della rassegna “Un libro… un autore”. L’incontro, organizzato dalla Libreria Cento Fiori, è condotto da Pier Paolo Cervone. Nell’occasione viene fatta emergere la vicenda terribile dell’eroe della Resistenza finalese, vera primula rossa, terrore dei fascisti, che l’autore rimarca essere stato ucciso in oscure circostanze da partigiani garibaldini, con una pretestuosa accusa di tradimento mai provata e in assenza di regolare processo.
Quella di Marzola è dunque una questione irrisolta, meritevole di approfondimento, anche da parte di Ferruccio Iebole, pensionato residente ad Alassio, ricercatore di storia contemporanea, animato da forte zelo, che, soltanto a distanza di due anni dall’uscita della pubblicazione di Toscani, ritorna sul caso con la sua opera: “Gino Marzola, il mito e la realtà di un partigiano finalese“.
Alla luce di nuovi documenti, e con un ricco apparato di circa 300 foto, parecchie delle quali inedite, lo studioso affronta nuove sfumature di avvenimenti di cui Marzola fu protagonista, situazioni che vanno oltre l’immaginazione, che dopo settanta anni circa, continuano a far discutere, sui quali occorre stare attenti a non cadere nella mitopoiesi, quando se ne parla. Valori che contraddistinsero la figura di Gino, come il coraggio, al limite della sfrontatezza, l’amore e l’odio contemporaneamente suscitati, vengono esaltati.
E ancora, secondo altre notizie : http://www.savonanews.it/2015/04/23/leggi-notizia/argomenti/eventi-spettacoli/articolo/a-finale-ligure-presentazione-del-libro-gino-marzola-il-mito-e-la-realta-di-un-partigiano-finales.html , il 23 aprile 2015, la città rivierasca , nell’ambito delle manifestazioni per la Festa della Liberazione, ospita il certosino lavoro di Iebole, che getta nuove luci sulle pagine di storia scritte con il sangue di questo suo figlio.
Nella stessa Sala Gallesio di Finalmarina, la libreria Cento Fiori, con la collaborazione dell’Amministrazione comunale, organizza all’uopo l’evento che, con l’intervento Stefania Bonora, allora presidente della locale sezione dell’ANPI, è nuovamente condotto da Pier Paolo Cervone, che già forse si accinge a sconvolgere la regola del tertium non datur. Poiché l’argomento è spinoso, è incuriosito, la morte misteriosa del Marzola e l’ipotesi che si trattasse di un’esecuzione sommaria per fuoco amico, ulteriori memorie ben occultate hanno solleticato il suo fiuto giornalistico ?
La curiosità è un istinto che nasce dal desiderio di sapere qualcosa ma che anche ispira uomo alla ricerca della verità. Devono passare altri due anni e avverarsi coincidenze fortunate, quali la disponibilità di nuove testimonianze, prima che Pier Paolo Cervone, giornalista e Capo Servizio a La Stampa di Savona (ora pensionato), ex sindaco di Finale Ligure, da decenni noto scrittore di storia a livello nazionale, come nel proverbio della cultura popolare italiana non c’è il due (Toscani e Iebole che ha presentato) senza il tre (proprio lui, il presentatore dei primi), in punta di penna entri nel merito della contrastata fine dell’intrepido e sventurato concittadino.
Insolitamente, nel farlo scomoda – qui sua malgrado sovvertitore del tertium non datur? – addirittura un personaggio illustre e grande protagonista della storia italiana del Novecento, sempre suo conterraneo, al recupero della cui memoria ha dedicato buona parte della vita.
Fino ad allora ogni singola affermazione poteva apparire opinabile. Ma tutto diventa ineccepibile. Ma come è stato possibile riscontrare una fonte così autorevole ed attendibile che sostiene un dato di fatto? Vediamo come sono andate le cose.
Nel 2017, con «I segreti di Caviglia», stampato a cura della Tipografia Ligure di Finale e Loano, Cervone completa la trilogia dedicata al «Maresciallo d’Italia», iniziata nel 1988 con «Enrico Caviglia, il condottiero» e proseguita nel 1992 con «Enrico Caviglia, l’anti Badoglio», che risultò più decisamente approfondito e più curato del primo, grazie anche alla documentazione direttamente reperita all’archivio centrale dello stato, all’ufficio storico dell’esercito, al ministero della difesa e al museo del risorgimento di Milano.
https://www.mediagold.it/magazine/letteratura/libri-autore/esce-il-nuovo-libro-di-pier-paolo-cervone
Questo terzo volume viene pertanto presentato nel 2017 a Finale in due occasioni: il primo aprile nell’Auditorium di Santa Caterina a Finalborgo e il 9 aprile alle 16.30 sulla terrazza dei Bagni Boncardo, con la presenza e le interviste da parte di Giuseppe Testa e Salvatore Finocchiaro, (http://www.ivg.it/2017/03/segreti-caviglia-libro-pier-paolo-cervone-sul-maresciallo-ditalia-enrico-caviglia/ ).
Rispetto ai due precedenti suoi libri, qui il taglio è al di fuori dell’ufficialità, ma senza rinunciare agli strumenti necessari quando il rigore storico incontra la narrazione. Con questa prospettiva l’autore, recupera le memorie finalesi che il Generale ha consegnato ai suoi diari, scritti tra il 1925 e il 1945, e restituisce al lettore una veste inedita ed inconsueta, più locale e intima, dell’uomo Caviglia. Il testo riporta personaggi e passaggi memorabili, ma c’è impatto non secondario sulla vicenda qui trattata, in dipendenza dalla forza morale di colui il quale vengono richiamate le memorie. Non soltanto il Cursus Honorum del grande militare, ma la sua gioventù, in una Finale Ligure a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, fino al volgere degli anni della maturità e della vecchiaia. Quindi la morte, nel 1945, nella sua città natale, con accenni alla guerra di Liberazione, gli incontri con i partigiani, ai rapporti con il comandante Augusto Migliorini (che poi sarà sindaco di Finale dal 1946 al 1975) e, guarda caso, con il partigiano Gino Marzola, ucciso dai suoi stessi compagni a Calizzano. Così è svelato l’arcano? Il prestigio di Caviglia rende i risultati della ricerca infallibili?
Sono stati in tre e hanno intrecciato a tre voci la trama di una delle pagine più controverse del periodo resistenziale, quella con cui indomito e ribelle, Marzola è entrato nel mito, nel momento in cui i testimoni superstiti (per limiti anagrafici) stanno inesorabilmente uscendo di scena, insieme alla loro memoria degli avvenimenti. Saranno davvero riusciti a rendere una ricostruzione autentica di così intricate vicissitudini ?
Su parecchi episodi, analoghi a questo, la storiografia ufficiale per anni cercò di distendere un pietoso velo, ma essendo ancora viventi persone che avendo assistito, o essendo comunque direttamente a conoscenza dei fatti, poterono attestarli, cioè farne fede, affermarne pubblicamente la veridicità, o dichiarare come essi realmente si svolsero, una simile cautela non fu sicuramente utile a idealizzare il mito della Resistenza, movimento politico-militare di grande ed ineguagliabile valore ideale e morale sorto in Europa contro il nazismo ed in Italia, contro il nazismo ed il fascismo.
In quel periodo, da ambo le parti, si manifestarono azioni indegne che, malgrado le amnistie, non furono mai giustificate da chi sopravvisse e da chi in quel tempo ne fu testimone.