Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Noli quinta repubblica marinara?


“A fianco del Palazzo Comunale dalla Loggia della Repubblica, situata a fianco del palazzo del Comune, sotto la quale vi sono delle targhe commemorative di illustri personaggi storici nati nella località o che vi hanno trascorso un periodo della loro vita, come Cristoforo Colombo, Giordano Bruno e Antonio Da Noli, si può ammirare una piazza in cui, con delle piastrelle marmoree, sono rappresentate le bandiere delle Repubbliche Marinare e di Noli che nel decimo secolo era la Quinta Repubblica Marinara”.Oggigiorno, Noli, pur fregiandosi “impropriamente” del titolo di Repubblica Marinara, non compare più accanto ad Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Perché ? Noli fu un protettorato genovese dal 1202 che pose fine della sua indipendenza: una scelta che le permise di non essere schiacciata dall’immensa superiorità della vicina, pur con qualche condizionamento nella politica estera. Noli ricambiò la protezione aiutando Genova nelle guerre contro Pisa e Venezia.

La definizione di repubbliche marinare, nata nell’Ottocento si riferisce ad alcune città portuali italiane che a partire dal Medioevo, grazie alle proprie attività marittime, di autonomia politica e di prosperità economica.

La definizione è in genere riferita a quattro città italiane, i cui stemmi sono riportati dal 1947 nelle bandiere sia della Marina Militare che della Marina Mercantile: Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Tuttavia, oltre alle quattro più note, sono definite “repubbliche marinare” anche Ancona, Gaeta, Noli e Ragusa; in certi momenti storici esse ebbero un’importanza non secondaria rispetto ad alcune di quelle più conosciute.

Il termine “repubbliche marinare” è stata un’ espressione coniata nell’ottocento, diversi anni dopo la fine dell’ultima di esse: nessuno di questi Stati si è mai autodefinito “repubblica marinara”; Noli, invece, con capierbietà, qualcuno la definisce tale Elementi che caratterizzarono una repubblica marinara sono:

◙ l’indipendenza
[de iuree/ode facto].

◙ l’autonomia, la politica e la cultura basate essenzialmente sulla navigazione e sugli scambi marittimi;

◙ il possesso di una flotta di navi;

◙ il nascere e costituirsi come
città-stato
, salvo poi eventualmente espandersi maggiormente;

◙ la presenza nei porti mediterranei di propri fondachi [] e consoli;

◙ la presenza nel proprio porto di fondachi e consoli di città e Paesi stranieri;

◙ l’uso di una moneta propria accettata in tutto il mediterraneo e di proprie leggi marittime;

◙ governo di carattere
repubblicano;

◙ la partecipazione alle crociate e/o alla repressione della pirateria.

Uniformemente disseminate lungo la penisola italiana – al Nord, al Centro e al Sud – le repubbliche marinare furono importanti non solo per la storia della navigazione e del commercio: oltre a preziose merci altrimenti introvabili in Europa [A La Spezia arrivavano dal vicino oriente ogni sorta di spezie], nei loro porti arrivavano anche nuove idee artistiche e notizie su paesi lontani; con le repubbliche marinare l’Italia rialzava nuovamente lo sguardo verso gli altri stati europei e dei paesi dell’area mediterranea. Dopo la fine del X secolo, secondo una teoria ottocentesca, riassunta nel detto “mille e non più mille”, ma oggi caduta in discredito, l’approssimarsi dell’anno mille sarebbe stato caratterizzato da diffusi terrori per l’imminente fine del mondo e il sollievo per lo scampato pericolo sarebbe una delle cause della rinascita dopo l’anno Mille. I timori sarebbero stati basati su un brano dell’Apocalisse 20,1-3 e anche su affermazioni attribuite a Gesù Cristo nei vangeli apocrifi. In Europa la ripresa economica si ebbe a partire dal IX secolo, le città abbandonarono la tipica struttura romana, si estesero lungo le principali vie sia del decumano che del cardo, abbandonarono il concentrarsi verso i vari conventi ed abbazie, assunsero nuove forme di governo.

In realtà se di fine del mondo si deve parlare, quella che ha travolto quei secoli è la fine di una profonda crisi economica e culturale che aveva attraversato trasversalmente tutto il cosiddetto “Alto Medioevo”.

Scorcio di Alto Medioevo: I secoli immediatamente successivi alla disgregazione dell’Impero romano vedono un progressivo aggravarsi della crisi economica che era già in atto da tempo. L’estrema frammentazione politica, l’insicurezza della vita e le devastazioni causate da invasioni, scorrerie, epidemie compromettono ogni forma di economia fondata sulla produzione delle merci e sullo scambio. La base dell’economia diviene ormai la sola produzione agricola; ed è una produzione quasi esclusivamente destinata al consumo: i prodotti sono consumati da quelli stessi che li producono, di norma senza eccedenza destinate allo scambio.

Spesso la produzione agricola è largamente insufficiente, e ciò determina condizioni di vita durissime, fame, malattie, alta mortalità. La produzione è scarsa anche per il pauroso regresso delle tecnologie impiegate: gli attrezzi usati dai contadini sono rudimentali, gli aratri sono di legno, non incidono profondamente i solchi, per cui la resa delle sementi è molto bassa [due chicchi di grano per uno]. Le guerre, le condizioni di vita precarie, la penuria sistematica di cibo, le continue epidemie determinano anche un vistoso calo demografico. In questi secoli i territori europei si spopolano, le terre incolte soverchiano quelle coltivate, avanzano paludi, boschi e sterpaglie.

Un ulteriore colpo all’economia di scambio è stato inferto nell’VIII secolo, dalla conquista araba dell’Africa settentrionale. Il bacino del Mediterraneo resta nettamente diviso in due, senza più comunicazione tra la sponda nord e quella a sud. Perciò anche quei porti che avevano faticosamente continuato forme di commercio vedono spegnersi la loro attività.

Con l’arrestarsi dello scambio, nei secoli dell’alto Medio Evo regredisce anche l’economia monetaria. Il denaro circolante è scarsissimo. I pochi scambi che ancora avvengono, sulla piccola scala della comunità, si fondano sul baratto. Lo scambio in natura domina anche nel campo del lavoro. Le prestazioni dei contadini non sono remunerate; il contadino è obbligato a lavorare senza compenso le terre dei signori [corvées], in cambio ottiene protezione [i casolari e i villaggi dei “rustici” si addensano intorno ai castelli e alla abbazie] e concessioni di piccoli appezzamenti di terreno da coltivare per il proprio sostentamento. Questo regresso dell’economia di scambio determina la decadenza delle città. Nel mondo antico le città erano il centro della vita sociale, economica e culturale: ora invece si spopolano, vanno in rovina [senza peraltro scomparire del tutto, specie le città che sono sede vescovile]. I centri della vita associata si spostano dalla città alla campagna: sono i castelli dei signori feudali, le abbazie e i monasteri.

L’Alto Medioevo è un’epoca che ha conservato come in un’incubatrice tutti gli elementi che avrebbero fatto del “Basso Medioevo” un periodo di rinascita. Sarebbe uno sbaglio pensare che all’accelerazione repentina del benessere si affiancassero in modo uniforme la crescita demografica, l’espansione delle tecnologie agrarie e il miglioramento economico, poiché per diversi secoli i limiti dovuti al monopolio culturale della Chiesa, all’estensione geografica, al clima e alle epidemie hanno giocato un ruolo determinante nel rallentamento dei processi di crescita collettiva.

Inoltre la piramide sociale del rigido sistema feudale vide la propria stabilità incrinarsi proprio in quegli anni, la corte continuò a vivere per diversi secoli, ma stavano iniziando già a modificarsi quei rapporti tra potere e popolani, che nel XII porteranno questi ultimi a vedersi non più come “sudditi” ma come “cittadini” di una inedita realtà politica e culturale; I villaggi per la loro crescita demografica formano “le nuove città”, città che nell’XI secolo si costituiscono in Liberi Comuni. L’insicurezza delle vie di comunicazione terrestri, fece sì che le principali rotte commerciali si sviluppassero lungo le coste: in questo contesto di crisi dei poteri centrali, alcune città portuali furono in grado di acquisire sempre maggiore autonomia, fino a ricoprire un ruolo di primo piano nello scenario europeo. Interessante notare che ben sei di esse – Amalfi, Venezia, Gaeta, Genova, Ancona e Ragusa – iniziarono la propria storia di autonomia e mercatura dopo essere state quasi distrutte da terribili saccheggi, oppure furono fondate da profughi di terre devastate.

Queste città, esposte alle incursioni dei corsari e trascurate dai poteri centrali, organizzarono in modo autonomo la propria difesa, accoppiando l’esercizio del commercio marittimo a quello della sua protezione armata; furono poi in grado, nei secoli IX, X e XI, di passare all’offensiva, ottenendo numerose vittorie contro i saraceni, a partire dalla storica Battaglia di Ostia dell’849.

Con il nome di Saraceni (di etimologia incerta, probabilmente da un termine arabo, sciarkîn, che deriva da una radice che indica il “sorgere” del sole, e che ha quindi il significato di “orientali”) venivano indicati solitamente in Occidente i musulmani. Tra l’827 e l’878 questi occuparono la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e le Baleari, e fecero scorrerie lungo tutte le coste meridionali italiane, giungendo fino a Roma e a Ostia. In questo periodo l’Italia era nelle mani del Franco Ludovico II. I Saraceni saccheggiarono le basiliche di san Pietro e di san Paolo e furono poi allontanati da una flotta che proveniva da Napoli e Amalfi. Roma fu fortificata e fu intrapresa una spedizione punitiva contro gli invasori, cacciati dal Ducato di Benevento, poi diviso nei principati di Salerno e Benevento. Un nuovo attacco nell’849 fu respinto dalle flotte di Amalfi, Napoli e Gaeta. Con l’avvento di Carlo il Calvo fu tolta la tutela imperiale su Roma, che rimase indifesa ed esposta nuovamente agli attacchi saraceni. Nel 915 le città meridionali, unite in una Lega, eliminarono la base saracena sul fiume Garigliano, quella da cui erano partite le incursioni più pericolose. Dopo un lungo periodo di lotte per il potere e di contesa della dignità pontificia, la calma fu ristabilita dall’imperatore Ottone I nel 964. Degli imperatori sassoni, solo Ottone II affrontò i Saraceni nel 982, ma ne fu sconfitto. Saranno i Normanni, nel nuovo millennio, a riconquistare i territori meridionali. Nonostante le disastrose scorrerie, il dominio saraceno in Sicilia ebbe anche aspetti positivi, soprattutto in ambito filosofico—scientifico, ma anche in quello agricolo con l’introduzione, a esempio, della coltivazione degli agrumi.

I traffici di queste città raggiungevano i paesi dell’Africa e dell’Asia, inserendosi efficacemente tra le potenze marittime bizantine ed islamiche, con le quali si stabilì un rapporto complesso di competizione e di collaborazione per il controllo delle rotte mediterranee. Ognuna di esse fu favorita dalla propria posizione geografica, lontana dalle principali vie di passaggio degli eserciti e protetta da monti o lagune, che la isolò e le permise di dedicarsi indisturbata ai traffici marittimi. È inoltre importante ricordare che le forme di indipendenza che si vennero a creare in queste città furono varie, e tra esse stenta ad orientarsi il moderno modo di considerare i rapporti politici, che distingue nettamente tra autonomia amministrativa e libertà politica.

Dal punto di vista istituzionale, coerentemente con la loro origine comunale, le città marinare erano delle repubbliche oligarchiche, generalmente rette, in maniera più o meno dichiarata, dalle principali famiglie di mercanti: i governi erano dunque espressione del ceto mercantile, che costituiva il nerbo della loro potenza; per questo, a volte, ci si riferisce a tali città col termine più specifico di “repubblica mercantile”. Erano dotate di un articolato sistema di magistrature, dalle competenze a volte complementari, a volte sovrapposte, che nei secoli mostrò una decisa tendenza a modificarsi – non senza un certo grado di instabilità – e ad accentrare il potere: così il governo divenne privilegio della nobiltà mercantile a Venezia (dal 1297) e del duca ad Amalfi (dal 945). Tuttavia anche Gaeta, che non ebbe mai ordinamenti repubblicani, e Amalfi, che divenne ducato nel 945, sono dette repubbliche marinare, in quanto il termine repubblica
non va inteso nel significato moderno: fino a  Macchiavelli ed a Kant, “repubblica” era sinonimo di “Stato”[Polis, nell’antica Grecia], e non era contrapposto a monarchia. Le Crociate offrirono l’occasione di espandere i commerci: Amalfi, Genova, Venezia, Pisa, Ancona e Ragusa erano già impegnate nel commercio con il Levante, ma con le Crociate migliaia di abitanti delle città marinare si riversarono in Oriente, creando fondachi e consoli e stabilimenti commerciali. Essi esercitarono una grande influenza politica a livello locale: i mercanti italiani costituivano infatti, nei centri sede dei loro affari, associazioni di categoria con lo scopo di ottenere dai governi stranieri privilegi giurisdizionali, fiscali e doganali.

Solo Venezia, Genova e Pisa ebbero un’espansione territoriale oltremare, ossia possedettero ampie regioni e numerose isole lungo le coste mediterranee; Genova e Venezia arrivarono inoltre a dominare anche tutta la propria regione e parte di quelle confinanti, diventando capitali di Stati regionali; Venezia fu poi l’unica ad allontanarsi in maniera molto sensibile dalla costa. Amalfi, Gaeta, Ancona, Ragusa e Noli estesero invece il proprio dominio solo ad una parte del territorio della propria regione, configurandosi come città-stato; tutte le repubbliche ebbero comunque proprie colonie e fondachi nei principali porti mediterranei, tranne Noli, che usufruiva di quelli genovesi.

Se premessa alla nascita delle repubbliche mercantili era stata l’assenza di una forte autorità centrale, la loro fine fu in genere viceversa dovuta all’affermazione di un potente Stato centralizzato: solitamente l’indipendenza poteva durare finché il commercio era in grado di assicurare prosperità e ricchezza, ma quando queste cessavano, s’innescava un declino economico terminante con l’annessione, non necessariamente violenta, ad uno Stato forte e organizzato.

La fortuna di Noli cominciò con le Crociate, particolare posizione geografica la rese infatti un importante porto per la costruzione delle navi e il trasporto di uomini e vettovaglie diretti in Terra santa. Partecipando alle crociate, Noli ottenne numerosi privilegi dai sovrani cristiani di Antiochia e di Gerusalemme  e soprattutto ingenti ricchezze, con cui poté comprare gradatamente i vari diritti marchionali dai marchesi del Carretto, da cui dipendeva, fino alla completa indipendenza nel 1192, ufficializzata quattro anni dopo da Enrico VI di Svevia.

Ad appena dieci anni dalla sua nascita, i consoli del neonato comune decisero di allearsi con la vicina e assai più potente Repubblica di Genova: nel 1202 infatti Noli ne divenne un protettorato, condizione che sarebbe durata per tutta la sua esistenza. Questo rese Noli una repubblica marinara “anomala” rispetto alle altre: infatti non batté mai moneta propria né ebbe fondachi autonomi, appoggiandosi per queste cose ai genovesi, pur mantenendo una totale indipendenza interna. La piccola repubblica visse un periodo di florida espansione durante tutto il XIII e il XIV secolo, in cui costruì molte nuove torri, si dotò di una cinta muraria ed estese i suoi confini fino ai limitrofi paesi di Orco, Mallare, Segno e Vado città.

Città guelfa, aderì alla Lega Lombarda contro Federico II di Svevia e fu per questo premiata da papa Gregorio IX con la costituzione della diocesi di Noli nel 1239 e la donazione dell’Isola di Bergeggi. Ma la prosperità di Noli era solo legata alle crociate: quando queste terminarono, la sua posizione geografica, tanto utile nel Duecento, si rivelò inadatta ai traffici di maggior cabotaggio delle navi quattrocentesche: i nolesi, tagliati fuori dai commerci marittimi, cessarono ogni attività mercantile e divennero pescatori. Noli dal 1400 di fatto smise di essere “marinara”, pur conservando la propria indipendenza per altri quattro secoli.

All’isolamento commerciale si aggiunsero le continue guerre con i vicini comuni di Savona e Finale Ligure, che condannarono la cittadina ligure a una lunga decadenza, destinata a durare fino alla fine dell’indipendenza, avvenuta nel 1797 con l’annessione alla Repubblica Ligure.

Alesben B.



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