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Il libro – Perché un economista scrive di storia e attualità. Dario Velo ‘eroe moderno’


In agendis primum principium est finis. Ovvero: a quale fine un economista scrive anche di storia e di cogente attualità? Dario Velo è un noto economista che ha contribuito alla costruzione dell’Unione Europea collaborando con A. Spinelli, J. Monnet ed altri leader europei. Monnet è stato il primo “Cittadino d’Europa”, titolo conferitogli dal Consiglio Europeo per il suo impegno durato oltre mezzo secolo a favore dei popoli d’Europa, che fece dire a Kissinger: “Poche persone hanno avuto un ruolo importante come Monnet nella storia del mondo”. Un eroe moderno, tanto sconosciuto ai più, per quanto invece è da ritenersi il padre più vero di una Europa nuova, unita, forte, prospera e, soprattutto, in pace.

di Giampiero Cardillo

Giampiero Cardino autore dell’articolo è  un ex carabiniere decorato, architetto, restauratore e ristrutturatore, politico

Monnet fu amico e confidente degli uomini più potenti della terra, grande inventore, fabbricatore e attuatore di idee concrete, di Accordi e Patti arditi, di strategie vincenti di lungo e lunghissimo periodo, di attività risolutive di immensa portata storica (Victory Program, Dunkerque, Piano Marshall, CECA, Comunità Europea, EURATOM, ecc).

Per Dario Velo  (nella fotina) essere un allievo di tanta grandezza non deve essere stato facile. Ma, come dimostrano la sua vita e le sue opere, non è stato per lui impossibile. Perciò questo atipico professore lombardo è stato ed è un economista non solo “accademico”, in un mondo per lo più autoreferenziale, ma “attivo” nella società civile, che di per sé non è cosa rara, né presuppone il possedere un quid foriero di particolare merito. È invece rarissimo l’essersi attivato nel tempo, fedele ad una idea di civiltà e progresso senza soluzione di continuità, all’interno di una vicenda storica epocale europea e mondiale.

Una vicenda che trova una prima sintesi operativa fin dal 1943 ad Algeri, due anni prima che il nostro Autore nascesse. Nel 1943, ad Algeri, nacque l’Europa e Velo ci dice anzitutto come e perché nella sua ultima fatica dal titolo: Quale Europa? Il modello Europeo nella storia contemporanea, ed. Cacucci, 2018. Un libro documentato, come deve essere un testo di storia.

Non è un libro di economia per economisti, che a volte non sono di facilissima lettura per i non-iniziati, ma è un libro utile per capire il mondo in cui viviamo. Un mondo che è fatto anche di economia, finanza, politica internazionale, egemonia geo-politica, architetture istituzionali, selezione di classi dirigenti, straordinarie personalità-guida, ruolo dell’informazione, della formazione, dell’educazione e del desiderio, a volte mortificato, di civiltà, benessere e pace fra i popoli. Un piccolo libro di 125 pagine, dove c’è tutto questo, scritto con stile asciutto, sintetico, chiaro ed efficace, avvincente e leggibilissimo. Leggerlo significa introdurre la mente nelle radure insidiose della polemica attualissima della vexata quaestio: “quale Europa?” Quale Europa si dovrebbe volere, si vorrebbe, o non si vuole più. L’Europa è amica dei propri popoli?

Ha dei nemici? Chi sono e quali fini perseguono? Con quali mezzi è stata ed è ancora contrastata e con quali mezzi ci si può difendere?

L’invito a leggerlo non è dunque solo un invito a sapere, a conoscere per giudicare, come amava ripetere Einaudi. È anche un inedito invito esteso a molti, affinché, conoscendo, si ravvedano contro erronei credo e false promesse e si attivino per l’Europa, nel loro interesse.

Una finalità “alta”, dunque. Dario Velo ricostruisce le vicende e i perché dei tanti ostacoli che l’Europa ha dovuto superare nel tempo. Il nostro Autore, come un novello Aristotele, si dispone al ragionamento iniziando dai fini attribuibili alle parti protagoniste delle storie che racconta: la chiarificazione del finis o telos, lo scopo che muove pensieri e azioni, un metodo di pensiero caro anche ai dottori della Chiesa (cfr. S. Tommaso) individuando quelli che hanno mosso sia i padri d’Europa, che i suoi nemici, fin dal suo esordio nella storia del secolo scorso.

Egli giunge a identificare, se non direttamente i nomi dei loro epigoni attuali, almeno gli interessi contrastanti che dietro, dentro e fuori d’Europa, in settant’anni, hanno agitato, costruito, distrutto, impedito, corrotto, mistificato, confuso, rilanciato, difeso, sognato per l’Europa: un sogno di pace, prosperità, nuova civiltà, immaginato da Spinelli, Monnet, Schumann, De Gasperi, Sturzo, Adenauer e da molti altri grandi innamorati del bene comune, del “servire e non servirsi”, della solidarietà, della sussidiarietà. E della libertà, perché in fondo è proprio di libertà che parla questo libro. L’Autore rintraccia le ragioni dei fautori e degli avversari di una Europa nuova, non nata da conquiste imperiali, ma da una democrazia diffusa, più difficile da praticare, con tempi molto più lunghi.

Velo parla dell’Europa nata nel 1943, in piena guerra, ad Algeri, attorno a un tavolo dove il francese Monnet, in rappresentanza (sorprendente) dell’America di Roosevelt, difese De Gaulle contro la G.B., che paventava una Francia in mano al “Generale” troppo impegnata per l’unificazione dei Paesi Europei a guerra terminata, una Europa Unita che avrebbe danneggiato gli interessi globali inglesi.

L’Autore, in poche pagine, in uno stile perfetto e avvincente, con un linguaggio chiaro e convincente, con argomenti documentati e coraggiosi, illustra quali circostanze favorirono il successo di una Grande Idea di prospero futuro per gli europei, quali argomenti e abilità concertanti, quali circostanze apparentemente avverse abbiano favorito i passi fin qui mossi per la costruzione di un nuovo ordine mondiale, ove l’Europa potesse giocare un ruolo forte e sempre più indipendente dagli altri poli del potere internazionale.

Chi furono e chi sono stati gli avversari di questo lungo cammino, sempre contrastato?

Quali sono stati gli argomenti, i convincimenti, i progetti palesi o occulti dei fiancheggiatori interni agli apparati EU e agli Stati europei, che si sono incaricati di promuovere una idea subalterna dell’Europa nel mondo? Velo ci illumina i fotogrammi di questo avvincente film storico, quasi mai indicando le persone direttamente coinvolte. Ma ciascun lettore, a qualsiasi Paese europeo appartenga, potrà facilmente congetturare, individuare nomi, consessi, sodalizi e punti di forza che muovono i fili di azioni politiche, commerciali, economiche, finanziarie e militari, o che hanno brigato per riportare in Europa il conflitto, il disordine e una prospettiva di rovina economica e sociale.

Questo libro parla a noi e di noi, oggi. Non è solo storia passata o recente. Il lettore resta sorpreso e sconcertato nello scoprire quanto di ciò che “è stato” “è” ancora attuale, mutatis mutandis. Il ruolo controverso dell’Inghilterra e quello centrale della Francia, ad esempio. La questione tedesca, la sua forza rigenerativa, solo supposta allora, che è oggi una rocciosa realtà. La centralità planetaria degli Stati Uniti, affermata sia con le armi vincitrici, sia con gli accordi di Bretton Woods nel 1944, quando nacque il ruolo universale del dollaro, poi il ruolo della Banca Mondiale, del Fondo Monetario Internazionale, del GATT, etc.

Senza dubbio il lettore riconoscerà attualissimo il conflitto, già evidente in origine, tra Core Europe, Inghilterra e Stati Uniti. Un conflitto oggi aggravato da una multipolarità nata con l’emergere di altre economie forti in un contesto finanziarizzato, globalista e liberista, inumano, senza regole. Ancora oggi la G.B. sostiene, come nel ’43 ad Algeri, la necessità di rendere l’Europa una zona di libero scambio, come fosse una City allargata, magari anche un colossale paradiso fiscale. Ancora oggi la Francia è il perno della Unione Europea.

Ancora oggi gli Stati Uniti sono divisi fra quanti sostengono l’integrazione europea e quanti auspicano l’annientamento politico dell’Europa. Ancora oggi la Germania appare suscitare più sospetti che consensi, per essere traino economico di una EU con troppi punti di crisi irrisolti. Ancora oggi la questione russa è un confine che l’Europa sembra costretta a non superare, anche dopo il crollo del muro berlinese nel 1989.

L’Europa, sostiene Velo, non ha opposto all’urto liberista una corrispondente forza istituzionale liberale a difesa di una economia che “non uccida”, per citare le parole di Papa Francesco. In molti Stati Europei si è sottovalutata la questione istituzionale. Lo sviluppo e la rigenerazione di alcuni vasti territori del sud europeo richiedono Grandi Progetti. Obiettivo che non si raggiunge senza forti Istituzioni sussidiarie, sia comunitarie che statuali, in grado di imporre e gestire economie territoriali complesse. In un mercato non governato regna oggi pericolosamente l’inganno politico alternativo del neokeynesianesimo: “meno Stato, più mercato, meno Europa!”, si sostiene. Senza valutare che l’Europa mette da lustri a disposizione immense risorse, che Istituzioni inefficaci e paralizzate di Stati, come l’Italia, non riescono più a spendere fin dagli anni ’90, anche a causa delle ingessate normative vigenti e punti di spesa privi di forza progettuale, tecnica, amministrativa e gestionale.

E prospera l’inganno di deviare l’attenzione dal necessario avvio di un profondo processo innovativo per “fare buona economia” all’interno dei Paesi EU, con Grandi Progetti anche condivisi all’interno dell’EU. Grandi Progetti che oggi sembra non si abbia neanche più il coraggio di immaginare. I Grandi Progetti producono grande benessere e civiltà (si pensi solo alle grandi linee ferroviarie, ai grandi porti, alle grandi strade, alle nuove città, alle grandi bonifiche…). Ma anche i Grandi Progetti debbono essere prodotti. E i luoghi di produzione di tanta complessità non si rintracciano ancora proprio laddove servirebbero di più, come in Italia. Questi luoghi sono la sintesi di grandi poli di ricerca e progettazione (i grandi poli francesi o tedeschi si stanno riunendo in giganteschi organismi con decine di migliaia di addetti). Questi agglomerati di scienza applicata possono alimentare le Grandi Imprese Federali Europee di scopo. Occorre che a grandi iniziative corrisponda una capacità conforme di sorveglianza a cura di Istituzioni di controllo anche sovranazionali. È indispensabile poter disporre di un diritto condiviso, attraverso Corti Civili e Penali europee.

È necessario dotarsi di nuove Amministrazioni snelle e veloci, Organi di Controllo intermedi terzi, efficaci e attrezzati. Occorre ricorrere anche a progettazioni di tipo olistico, come alla costituzione di Istituti di scopo speciali che esprimano il massimo di sussidiarietà possibile per singole imprese. Questi pensieri suscita la lettura di questo libro.

Sono sogni irrealizzabili? Limitiamoci a constatare che nessun programma di Governo, nella parte di Europa più in crisi, si può fondare sul vuoto di capacità e competenza istituzionale. C’é un vuoto da riempire al più presto per costituire le forze per ideare, progettare, eseguire, gestire Grandi Progetti Federali Europei sul territorio, specialmente sui più arretrati (come proposto da Velo fin dal 1994) , producendo incivilimento, prosperità e, perciò, il consenso popolare indispensabile (si pensi alla epocale bonifica della Valle della Ruhr ideata e realizzata in soli 10 anni dal 1999 al 2010). Popoli sempre più impoveriti, spaventati, con sempre meno da perdere, stentano ad orientarsi nelle troppe verità della loro Storia e si allontanano facilmente dalla Grande Idea, seguendo le sirene che la osteggiano.

Dario Velo delinea come ciò possa avvenire e come difenderci. Ci avverte che, per difenderci da questa deriva mancano Istituzioni innovative, europee e statali, in stretto rapporto biunivoco tra loro, orientate a contenere il liberismo finanziario. Ma difettano anche le vecchie e inadeguate istituzioni degli Stati europei, perché sono state contaminate da un malinteso e inappropriato managerialismo gestionale. Afferma Velo in proposito: “Globalizzazione, liberismo radicale e post modernità si sono saldate, assumendo valenza di pensiero unico, modello generale per la società, l’economia e la statualitá”. L’Autore ci fa conoscere il “modello europeo”, il capitalismo regolato dal volto umano, che a questo punto diviene imperativo adottare con convinzione rinnovata. Giacché é l’unico modello in grado di assicurare un “ordine alternativo”, lo “sviluppo integrale dell’uomo, un ordine costituzionale entro cui possano svilupparsi libertà e solidarietà“. Conoscere questo modello, per amarlo e difenderlo dai suoi vecchi e nuovi nemici. Ridare a tutti fiducia, uno scopo “alto”, l’antico finis o telos dell’inizio di ogni ragionamento convincente e condivisibile.

Uno scopo foriero di prosperità, pace e libertà. Riconoscere i nemici palesi, mascherati e occulti, vecchi e nuovi del nostro presente e futuro europeo, combattere anche oggi le pericolose lusinghe anti-europeiste: se si desidera raggiungere questi fini, occorre leggere questo libro.

Giampiero Cardillo

CHI E’ DARIO VELO

Dario Velo è Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso la Facoltà di Economia dell’Università di Pavia. Ha insegnato nelle Università di Bordeaux, Strasbourg, NiceSophia , NMAntipolis, Bocconi. E’ stato insignito della Cattedra Europea Jean Monnet. Ha ricoperto numerosi incarichi accademici, fra cui Preside della Facoltà di Economia dell’Università di Pavia, MPresidente della Conferenza nazionale dei Presidi delle Facoltà di Economia e Statistica, ProRettore dell’Università di Pavia, Direttore del Centro Studi sulle Comunità Europee di Pavia, Presidente dell’Associazione Universitaria di Studi Europei, Direttore del Dipartimento di Ricerche Aziendali di Pavia, Vice Presidente della European Community Studies Association, Presidente del Centro Studi sul Federalismo di Torino, Presidente del Consorzio Studi Post-universitari nell’area economico-aziendale di Pavia.
Attualmente è membro del Conseil Universitaire Européen, Presidente Onorario del Centro Studi sull’Unione Europea di Pavia, Membro del Consiglio direttivo del CUEIM, Presidente del Polo di Eccellenza Europea Jean Monnet, Membro del Collegio Sindacale della Banca d’Italia in Roma. E’ editor della rivista The European Union Review; è direttore della Collana di Diritto ed Economia – Giuffrè Editore; è co-direttore della Collana di Economia e Gestione delle Imprese – Giuffrè Editore. Fa parte di numerosi comitati scientifici a livello europeo e internazionale; collabora a centri di ricerca nazionali ed europei; presiede il comitato scientifico della Scuola di Etica di Pavia.
Ha diretto numerosi master post-universitari a livello nazionale e internazionale. E’ autore di 122 pubblicazioni scientifiche di cui oltre un terzo a livello internazionale. Le principali pubblicazioni degli ultimi 5 anni sono di seguito riportate



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