Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Spiagge di Noli e la Venezia del Chiariventi


E’ allucinante (e fa diventare rosso di vergogna pure il Leone di Capo Noli, quello che si vede arrivando dal Malpasso ) ritenere, da parte dell’Amministrazione di Noli, la ricomposizione dello stabilimento balneare “Tripodoro”, in variante agli strumenti urbanistici vigenti, una struttura amovibile.

Ritenere, da parte dell’Amministrazione di Noli, la ricomposizione dello stabilimento balneare
“Tripodoro”, in variante agli strumenti urbanistici vigenti, una struttura AMOVIBILE è allucinante e fa
diventare rosso di vergogna pure il Leone di Capo Noli, quello che si vede arrivando dal Malpasso.
A levante dello scoglio Gaverri, in località Serra, la costa continuava però ad essere priva di spiaggia
e la via litoranea, continuamente minacciata dall’azione del mare, era protetta da una scogliera aderente
Nel 1970 Il materiale venne versato dalla discarica in località Serra al confine con Noli. Il corpo stesso del
versamento costituì l’appoggio ai sedimenti provenienti dalla discarica di Chiariventi, in comune di Noli,
e determinò la formazione di una spiaggia compresa appunto tra le due discariche. [[1]]
Ė l ́anno 1970 che ha inizio la concessione della spiaggia “Bagni Tripodoro” da parte della Marina
Mercantile Capitaneria di Porto di Savona, visto il parere dell ́A.A.S.T. di Noli lettera n° 940/10 del
21.5.1970 e visto il parere della Delmare [Delegazione di Spiaggia] locale del 22.8.1970.


Nell’atto viene riportata la consistenza della Concessione: m 2
150 – dato il fronte mare di ml 15 la larghezza dell’arenile tra il muro di sostegno, con scarpa, dalla strada nazionale n° 1 – Aurelia alla linea di battigia è di ml 10. Tale superficie in concessione rimane inalterata fino al 1975.
Dal 1976 al 1979, pur rimanendo il fronte mare di ml 15 la superficie asservita in concessione diventa di m 2 450, con una larghezza dell ́arenile di ml 30.

Dal 1980 al 1983, il fonte mare passa da 15 a 20 ml e la superficie diventa m 2 600, rimane inalterata la distanza dalla battigia di ml 30.
Nell ́anno 1983 , rinnovando la concessione, il fronte mare pur rimanendo di ml 20, cambia la superficie che passa da m
2 600 a m 2
1000.

Nel periodo 1984 – 2001, rinnovando la concessione, il fronte mare diventa di ml 25, e la superficie passa da m 2
1000 a m
2/1210.

Da quanto sopraddetto si evince che la costruzione della nuova spiaggia si è andata a formare durante un periodo piuttosto lungo nel tempo, conservando inizialmente, sulla scogliera, l ́accesso ai singoli bagni anche se con estensione verso il mare assai limitata.
Il costante arretramento, a seguito dell’erosione, dell’arenile è costante a partire dal 1993, le cause, ovvero le concause che hanno portato a codesta e costante erosione possono essere molteplici.

● l’innalzamento del livello marino causato da eventi atmosferici ovvero un più abbondante efflusso
delle acque interne causato da nubifragi di notevole intensità e dall’aumento del vento
● bradisismi e movimenti tellurici che possono aver causato un innalzamento dei fondali e diconseguenza un aumento dell’onda di rippaggio
● mareggiate di notevole intensità
● modifiche apportate al litorale dalla mano dell’uomo
Esaminando ora il nostro arenile “Bagni Tripodoro” vediamo come la linea di bagnasciuga si sia attestata all’interno della linea di costa del 1973. E questo in virtù della sparizione del molo della Società SANAL, demolito nell`anno 2011, in quanto
ne era stata accertata l`abusività e l`utilizzo di materiale non idoneo per la sua realizzazione. Questa operazione di  demolizione, da un lato giustificata, ha di fatto ha aperto una ulteriore concausa all’erosione dell’arenile, in netto contrasto con le linee guida pianificate dalla Regione Liguria. Si sarebbe potuto ovviare decretando non solo la sua demolizione ma anche la sua ricostruzione, come è poi stato fatto, anche se non ha prodotto alcun risultato tangibile, secondo la normativa vigente. Questa operazione ha portato ad una decurtazione di circa 288.00 mq. di arenile, passando da una concessione, iniziale, di 1600.00 mq ad una nuova superficie di 1316.73 mq, con un notevole danno economico per gli operatori del settore balneazione.
L’Amministrazione di Noli, a difesa delle sue spiagge, non andò oltre allo scoglio Gaverri, nella costruzione di pennelli, pensando che la costruzione delle due discariche fossero sufficienti a conservare la formazione del nuovo arenile.
Le Amministrazioni che dal 1961 si sono susseguite non avevano fatto i conti senza l’oste, ovvero non avevano calcolato che ad opera delle correnti, il mare avrebbe potuto riprendersi il dovuto.
All’inizio, causa anche delle mareggiate, la discarica Serra si è notevolmente ridotta ed ora anche la discarica Chiariventi presenta evidenti segni di sgretolamento ed erosione marina.
Ora non è più possibile ammirare il panorama marittimo dalla panchina messa in punta al piazzale dove una volta sorgeva, abusivamente, il ristorante Nereo ed ora parcheggio a pagamento; si rischia di trovare la propria vettura ai piedi della scarpata, se va bene e, se va male la si vede sul fondale marino ad inquinare le tanto preziose e decantate Poseidonie.
L’erosione in atto, ha dunque, già eroso buona parte dell’arenile sabbioso di battigia; affiorano i vecchi scogli esistenti nel 1961.

già alla base della discarica Chiariventi, ove tra l’altro sfocia il letto semi asciutto di un rio. Nel 2016 il Comune di Noli indice una Conferenza dei Servizi relativa all’istanza presentata dalla Soc. Lido delle ville s.a.s., per la ricomposizione dello stabilimento balneare “Tripodoro”, in variante agli strumenti urbanistici vigenti, resosi necessario a seguito dei provvedimenti ingiuntivi, da parte del Comune di Noli, ove si ordinava la demolizione di alcuni manufatti non autorizzati.
Cronistoria e sviluppi normativi della spiaggia. Ė l’anno 1970 che ha inizio la concessione della spiaggia “Bagni Tripodoro” da parte della Marina Mercantile Capitaneria di Porto di Savona, visto il parere dell ́A.A.S.T. di Noli lettera n° 940/10 del 21.5.1970 e visto il parere della Delmare [Delegazione di Spiaggia] locale del 22.8.1970.
La situazione fino a dicembre 2016 [[2]] dell’arenile “Bagni Tripodoro” è stato frutto dell’apatía delle pregresse  Amministrazioni, che nell’ arco degli anni, dal 1960 in poi, non si sono mai domandate che “titolo” avevano le strutture balneari messe in opera.
Inizialmente, le Concessioni demaniali erano gestite direttamente dalla Marina mercantile, la quale, prima di varare il provvedimento, chiedeva il parere alle delegazioni di spiaggia [ora demanio marittimo – ufficio urbanistico del Comune]. I funzionari preposti dalle varie amministrazioni, pensavano che fosse la stessa Marina mercantile ad occuparsi del caso, di volta in volta.
Dopo il 2002 quando la Marina mercantile, a seguito di una legge di riordino emanata dallo Stato, passò alle varie Amministrazioni Comunali, la gestione dei beni demaniali marittimi, quest’ultime non solo non si posero domande in merito, anzi, nel caso del Comune di Noli, fecero dei distinguo, ormai certi che il problema si sarebbe estinto con l’avvento della “Cosa” data ormai per certa se non addirittura operante: IL PORTO.
Con la costruzione del Porto si sarebbe posto fine alle concessioni demaniali annuali; con la costruzione del Porto tutti gli arenili sarebbero stati traslati e quindi le costruzioni “abusive” sarebbero sparite e pe rimpiantare nuovi stabilimenti, i concessionari avrebbero dovuto munirsi delle varie autorizzazioni sia edilizie sia ambientali, mettendo la parola fine a quanto di errato era stato tollerato fino ad ora. Ovvero a quanto fino ad ora non era mai stato, da alcuno, verificata la conformità.
È anche vero che il concessionario avrebbe dovuto, per così dire “persarci lui” ma è pur vero che non tutti “sono delle aquile”; i più dipendevano da quanto i funzionari degli uffici sancivano, in assenza assoluta di normative specifiche. Il Piano Regolatore del 2003 pone l’arenile in zona G1 e specifica: 24.2. La zona G1 è destinata ad accogliere un porto turistico a servizio della nautica per i comuni di Noli e Spotorno, da realizzarsi mediante Strumento concertativo (conferenza di servizi o accordo di programma) ex DPR 509/1997.
Lo strumento dovrà
– essere esteso a tutta la zona,
– essere redatto congiuntamente dai due comuni interessati;
– essere assoggettato a Valutazione di Impatto Ambientale regionale a sensi dell’allegato 2 alla L.R. 38/1998, che dovrà contenere una serie di approfondimenti volti a dimostrare l’assenza di interazione diretta con la prateria di Poseidonia in buono stato di conservazione – in termini sia di dinamica dei sedimenti e di correnti indotte dalla riflessione del moto ondoso, sia di modalità di gestione dello scalo portuale tali da non comportare fenomeni di degrado – nonché a monitorare l’arenile, al fine di prevenire eccessive modificazioni della linea di costa nel paraggio;
– non coinvolgere, con proposte insediative, le retrostanti zone collinari a monte dell’Aurelia;
– rapportarsi correttamente con la rete stradale esistente.
Fino all’approvazione dello strumento concertativo di cui sopra è vietato qualsiasi intervento che comporti
alterazione dello stato dei luoghi. Visto il S.U.A. – “Piano degli arenili” – redatto e attuato a norma art.li 13 – 17 Legge 17/08/1942 n° 1150 e successive modifiche, nonché a norma legge regionale n° 24 del 08/07/1987 – Variante norme di
attuazione [Norme modificate a seguito dell’approvazione di cui al Decreto Dirigenziale dell’Amministrazione Provinciale di Savona – Settore Pianificazione Territoriale e Urbanistica – Servizio Procedimenti Concertativi – Determina 2008/3339 del 07.05.2008]:
art. 2
– “Piano degli arenili”: Variante norme di attuazione [Norme modificate a seguito dell’approvazione di cui al Decreto Dirigenziale dell’Amministrazione Provinciale di Savona – Settore Pianificazione Territoriale e Urbanistica – Servizio Procedimenti Concertativi – Determina 2008/3339 del 07.05.2008]: estensione e validita’ primo comma , seconda parte ”……con l’esclusione, verso il Comune di Spotorno, a levante, di quelle parti destinate ad insediamento portuale dal PTC della Costa” art. 13 “Piano degli arenili”: – aree da destinare ad utilizzo portuale – “Gli stabilimenti balneari esistenti sulle aree destinate alla realizzazione del Porto Turistico saranno ricollocati, con congrua superficie di Concessione, in altra zona, utilizzando porzioni di litorale non ancora dato in Concessione. L’Amministrazione Comunale si farà carico di concordare con i Concessionari tempi e modi dei relativi spostamenti.”, ovvero sono ammesse solo opere di
manutenzione ordinaria……………………………..”
Alla luce del terzo comma, [quello sottolineato] sopra citato, nessuno si è mai posto il problema. Problema che è emerso dopo il verbale di accertamento n° 31 del giorno 27/08/2007, pervenuto all ́ufficio Area Tecnica Settore Edilizia Privata e Demanio del Comune di Noli con prot. n°5113 del10/05/2012 da parte del Corpo di Polizia Provinciale di Savona, con nota Prot. n° 166 del 04/05/2012
“……………………………………………………Strutture ad uso dehors in Comune di Noli [SV] – Bagni Tripodoro, Via Aurelia
– Comunicazione ai sensi art. 27 comma 4) D.P.R. 380/2001 e art. 40 comma 5 L.R. 16/2008. – Comunicazione
illeciti alle norme paesaggistiche ……………….”
“ Si porta a conoscenza degli Uffici in indirizzo che, nell ́ambito di attività di indagine svolta da personale di questo Comando, unitamente alla Polizia Municipale, su delega dall ́Autorità Giudiziaria, è accertata la sussistenza di violazioni urbanistico-edilizio e/o paesaggistiche di seguito illustrate, sul territorio del Comune di Noli, presso i Bagni Tripodoro.
Titolare: ……………omissis…………..

Struttura: al momento dell ́accertamento della P.M. in data 27/08/2007 era presente una tettoia con struttura in ferro e copertura in lamiera, con tavoli e sedie e basamento in cemento, dimensioni mt. 8.15 * 7.15, come da schizzo planimetrico allegato al verbale.
Il manufatto ricade in zona di P.R.G. –Zona G1 destinata alla costruzione di un porto turistico di Noli e Spotorno. La zona è sottoposta a vincolo paesistico-ambientale ai sensi dell ́art 142 – comma 1 lettera a D.Lgs n° 42/2004 in quanto  ricompresa nella fascia di 300 metri dalla linea di battigia.
Titoli edilizi: Ė stata reperita l ́autorizzazione n° 485 del 07/06/1994 rilasciata dal Sindaco di Noli al Sig. Tripodoro Pasquale, in qualità di concessionario dello stabilimento balneare, all ́esecuzione dei lavori di riorganizzazione delle aree in concessione mediante traslazione di una baracca attrezzi esistente. In allora l ́intervento ricadeva in Zona F6 – Zona per servizi ed attrezzature di interesse generale P.R.G. e zona ID-MA del Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico.
Sulla planimetria allegata all ́autorizzazione viene rappresentato come esistente un basamento in muratura
leggera di 210.41 mq su cui insistono, tra l ́altro, una tettoia bar di mq 67.37 ed un chiosco bar di mq 15.00.
Non è stato reperito, presso i competenti uffici comunali, il titolo edilizio rilasciato per la realizzazione del
basamento in cemento, del chiosco e della tettoia sopra descritti.
Relativamente ai suddetti manufatti non è stata reperita l ́autorizzazione paesaggistica, così come non è stata reperita per l ́intervento di cui all ́autorizzazione edilizia n° 4585 del 07/06/2007 del 07/06/1994. Per quanto sopra, si ritengono configurati i reati di cui all ́181 – comma 1 del D.Lgs 22/01/2004 n° 42, per aver installato il chiosco e la tettoia con struttra in ferro in assenza della prescritta autorizzazione paesaggistica ed all ́art 44 – comma 1, lettera c, D.P.R. n° 380/2001 in quanto dette opere sono state realizzate in assenza di permesso di costruire.
Tanto si comunica alle Amministrazioni in indirizza per conoscenza e per l ́adozione dei provvedimenti di rispettiva competenza. ……..”
Allo stato attuale delle cose,al fine di evitare, dopo quarant’anni, la fine di un’attività che per anni ha apportato proventi pecuniari alle casse dello Stato [Demanio Marittimo] ed in futuro ne può apportarne altri, ed in misura sostanziosa attraverso la direttiva scritta e proposta [[3]]dall’ex Commissario Europeo per la Concorrenza e il Mercato Interno della UE, Frits Bolkestein, il Comune di Noli richiede:
● – accertamento di compatibilità paesaggistica
● – rilascio dell’autorizzazione paesaggistica
Tutto è rimasto “lettera morta” e alla fine della stagione balneare 2016, si iniziarono i lavori di abbattimento di quei manufatti cui non autorizzati, rendendo, l’intera area, allo stato puro ovvero solo ed esclusivamente arenile di solo sabbia.
Tali manufatti consistevano nel battuto in cemento magro dei camminamenti, di sostegno delle cabine, di calpestio del dehor e relativa copertura di esso [tettoia], il chiosco bar. I provvedimenti ingiuntivi venivano stigmatizzati dal Comune a seguito verbale di accertamento n° 31 del giorno 27/08/2007, pervenuto all ́ufficio Area Tecnica Settore Edilizia Privata e Demanio del Comune di Noli con prot. n°5113 del10/05/2012 da parte del Corpo di Polizia Provinciale di Savona, con nota Prot. n° 166 del 04/05/2012.
In data 9 gennaio 2017, il Comune di Noli, su istanza del Legale rappresentante della Società “Lido delle ville” s.a.s. , indice la Conferenza dei Servizi, ai sensi dell’art. 10 comma 2 della L.R. 10/2012 e ss.mm, per la ricomposizione dello stabilimento balneare “Tripodoro”, in variante agli strumenti urbanistici vigenti.

L’intervento progettuale prevede: “Accorpamento dei due volumi preesistenti e loro ridisegno in una struttura unica realizzata con pannelli lignei di dimensione pari a ml 6,00 x 2,50. Si prevede l’inserimento di un nuovo modulo  prefabbricato di dimensioni pari a ml 2,00 x 2,50 formato dallo stesso materiale.
………………….il chiosco bar sarà appoggiato su un impalcato ligneo composto da puntoni in legno marino, semplicemente affogati nella sabbia, sovrastati da correnti longitudinali a traverse di irrigidimento dello stesso legno. Sopra codesta intelaiatura verrà posta una pavimentazione formata da un dogato in legno composto uguale a quella prevista per i percorsi. Per le cabine sarà utilizzata la stessa tipologia di intervento ma con dimensioni minori. Una tale soluzione permette di non realizzare alcun manufatto in cls e nel contempo facilita le operazioni di smontaggio. Le soluzioni sopra esposte evidenzieranno l’obiettivo di intervenire secondo tipologie costruttive indirizzate ad un facile smontaggio al termine della stagione estiva”.
Durante la fase di esecuzione dei puntoni in legno marino, semplicemente affogati nella sabbia, dall’alto del ex rilevato ferroviario, chiunque poteva vedere una selva di pali con Ø di 25 -30 cm disposti su ≈ 4 – 5 fila su tutta la luce adiacente alla passeggiata, altri pali, in fila per 3 disposti fino quasi alla battigia, al confine con la spiaggia dei “bobi”, sovrastati, una colta tagliati ad uguali altezze, da correnti longitudinali a traverse di irrigidimento, e a loro volta, sopra essi è stata posta la pavimentazione lignea.
Tale struttura che non è certo amovibile, semplice ma allo stesso tempo complicata, non è altro che, fin dai tempi più remoti, la medesima utilizzata come fondazioni degli edifici di Venezia che si chiama fondazione indiretta. Tutta la città è stata costruita come se fosse in una palude poco profonda, per cui la zona da edificare veniva dapprima solidificata  piantando dei pali di legno appuntiti (larice o rovere), corti e nodosi fino a raggiungere uno strato di terreno  particolarmente duro e compatto di argilla, detto caranto, di particolare consistenza, che si trova ad una decina di metri sotto lo strato di terreno superficiale della laguna Il disegnatore olandese Joch, accompagnava il disegno acquerellato
dei palificatori, conservato al Museo Correr, facente parte della raccolta che illustrava usi e costumi, arti e mestieri, abiti ed
acconciature di varie epoche e ceti sociali, assieme a manufatti della città, con queste parole: “Se bene i nostri Progenitori siano stati rinchiusi in queste isole, circondate da velma, si sono però allargati quanto comportava il sito del luogo, supplendo al difetto della natura con l’Arte, e ciò tanto più, quanto con gli anni accresciuta la città, e bonificata l’aria per lo concorso delle persone, per li molti fuochi, per lo continuo flusso e riflusso del Mare, si fabbricavano vaghi casamenti e sontuosi Palagi. Ora le fondamenta di tali edifici si fanno di fortissimi pali di quercia, che durano eternamente sotto acqua, per rispetto del fondo lubrico, e non punto saldo della palude. Questi fitti per forza nel terreno, indi fermati con grossi travi, e ripieni fra l’uno e l’altro di rottami di sasso, riescono per la coagulazione, e presa loro, come basi così stabili, e ferme, che sostengono ogni grossa e salda muraglia”


Da Università IUAV di Venezia – Corso di Caratteri Costruttivi dell’Edilizia Storica – prof. Francesco Trovò –
Il sottosuolo ed i problemi geotecnici di Venezia, Mestre, Marghera – P. Colombo


Le fondazioni degli edifici seguono quindi uno schema a fondazione indiretta. La zona da edificare viene quindi solidificata e resa resistente mediante l’utilizzo di pali di legno che venivano conficcati nel terreno fino a raggiungere lo strato di caranto (strato compatto di argilla e sabbia). Questi pali venivano piantati in modo da essere allineati lungo tutta la zona dove sarebbero sorti i muri dell’edificio. Se lo strato di caranto non era raggiungibile perché particolarmente profondo, i pali venivano piantati a coprire tutta la superficie dove sarebbe sorto l’edifico, partendo dal perimetro esterno e procedendo poi verso l’interno seguendo un percorso a spirale. Solitamente, per ogni metro quadrato, erano piantati otto-nove pali in legno con lunghezza non superiore ai tre metri e 25-30 centimetri di diametro Sulle teste dei pali, dopo averle pareggiate e rese complanari, venivano stesi uno o due ordini di tavoloni dello spessore di cinque centimetri, sopra i quali si costruivano le fondazioni vere e proprie. Queste erano solitamente della tipologia a plinto, cioè con lo zoccolo inclinato e costituito da strati regolari di pietra d’Istria. Sopra questo strato di pietra, la cui sommità raggiungeva il livello del piano terra, si ergevano i pilastri e i muri dell’edificio.
A contatto con l’acqua della laguna rimane quindi solo strato di pietra e non i pali di legno, che sono invece conficcati nel terreno. Questi, a contatto con l’umidità, non marciscono, ma subiscono un processo di mineralizzazione che ne accresce la resistenza.
Lo strato di caranto presenta, in ogni caso, una resistenza limitata perché lo strato di argilla mista a sabbia è per sua natura relativamente elastico.
• Da VENEZIA > CRONACA > UN BOSCO FITTO SOTTO LA CITTÀ…
Oggi a palazzo Ducale i risultati dell’indagine sui milioni di pali che sostengono Venezia. Rilievi del Cnr e dell’Università. Campostrini: «La base tiene se non si modifica l’ambiente naturale»di Alberto Vitucci. “Una città costruita su milioni di pali in legno che stanno sott’acqua, appoggiati sul caranto. Pali, tavolati e la pietra d’Istria che sostiene le fondamenta dei palazzi. Un sistema unico al mondo, meraviglia della tecnica inventata dai veneziani più di mille anni fa. Quanto dureranno questi pali? Una domanda a cui si tenta di dare risposta con nuovi studi sulla “tenuta” del sottosuolo veneziano.  Un’indagine finanziata dal Corila, il Consorzio per la ricerca universitaria, viene presentata stamattina in un convegno a palazzo Ducale, Sala del Piovego. «Il sistema delle fondazioni lignee» il titolo del convegno, a cui partecipano ricercatori del Cnr e dell’Università Ca’ Foscari, della Soprintendenza e del Comune. Si sono analizzati per mesi i pali di fondazione degli edifici approfittando di alcuni cantieri aperti da Insula e dalla Soprintendenza. «Il risultato», sintetizza il direttore
del Corila Pierpaolo Campostrini, «è che in generale il sistema tiene. La durabilità dei pali in legno non è eterna ma quasi, se non si modificano le condizioni dove il materiale si trova sott’acqua»”.
In mesi di indagini il Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Venezia insieme al Cnr Ivalsa (Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree) con l’Istituto di ingegneria dell’Università di Padova, ha condotto analisi sul comportamento chimico-fisico e microbiologico e sugli interventi di consolidamento degli edifici. Partecipano al convegno (Sala del Piovego, dalle 15 alle 18.30) la soprintendente Emanuela Carpani e il segretario regionale del ministero Renata Codello, l’assessore all’Edilizia Massimiliano De Martin, Benedetto Pizzo e Nicola Macchioni (Cnr), Paolo Simonini (Università di Padova), Guido Biscontin (Ca’ Foscari).

Ordunque, tornando alla ricomposizione dello stabilimento balneare “Tripodoro”, la soluzione, approvata dall’Amministrazione nolese, anche se che permette di non realizzare alcun manufatto in cls, si può, nel contempo, ritenersi “una bufala” in quanto sono “da scordarsi” le operazioni di facile smontaggio al termine della stagione estiva.
Se poi, come capita con frequenza sempre più spesso, a seguito di violente mareggiate, ci fosse una ulteriore e progressiva erosione dell’arenile, si potrebbe ritornare all’origine. Lo stabilimento balneare, in oggetto potrebbe assumere la struttura e la forma di quanto si riscontra nel territorio di Fiavé dove vi è un’importante zona palafitticola dove un tempo era situato il lago Carera (ora chiamata torbiera o palù) in cui sono stati fatti molti ritrovamenti archeologici negli anni sessanta

Alesben B.

[1] Da volume: La REGIONE LIGURIA – Dipartimento Pianificazione Territoriale- Ufficio Aree Demaniali Marittime, con la collaborazione dell ́UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI GENOVA e dell ́DIP.TE.RIS Dipartimento per lo Studio del Territorio e delle sue Risorse, pubblica :LE SPIAGGE DELLA LIGURIA OCCIDENTALE – analisi evolutiva – Aggiornamento del volume “Le spiagge della riviera ligure”M. Ascari, L. Baccino e G. Sanguineti edito C.N.R. (1937), di Giuliano Fierro, Giorgio Berriolo e Marco Ferrari. [2]Documentazione tecnica inviata con nota n° 16604 del 02/12/2016 e successive integrazioni nota n° 17399 del 22/12/2016. [3]Proposta che è stata approvata all’unanimità dalla Commissione Europea e trasmessa, nel gennaio 2009 al Governo Italiano accompagnata da un documento di infrazione in materia di affidamento delle concessioni demaniali marittime.


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