Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Se Savona (non) ci regala segnali esaltanti
E Claudio Scajola, da Imperia, ricordava dove siamo arrivati con quei 25 parlamentari


Aprile 2008: Claudio Scajola all’apice del suo potere politico (e non solo) in Liguria. Dove siamo arrivati 10 anni dopo. Chi erano gli eletti a Camera e Senato. Quali scenari ? “…Ci sono segnali molto positivi, quasi esaltanti – ricordava Scajola, intervistato da Stefano Delfino, allora capo della redazione di Imperia de La Stampa, oggi pensionato e direttore artistico a Borgio Verezzi -;  in Liguria non esistono più roccaforti ‘rosse’, anche la città di Savona ha dato segnali di cambiamento, la nuova classe dirigente deve dare da subito alla gente le risposte che attende….; il governo Berlusconi avrà un’attenzione particolare per la Liguria, costruiremo, col Pdl, una grande forza moderata…lavoreremo per unire non per dividere….Faremo squadra, io sono a disposizione come sempre…Le priorità  sono la sicurezza dei cittadini, la mobilità, le infrastrutture, a partire dal Terzo Valico, le due gronde di Genova, l’Albenga- Carcare – Predosa, l’Aurelia bis, il traforo Acquetico (Pieve di Teco) – Cantarana (Ormea). Come è finita ?

Claudio Scajola durante un’udienza al processo di Reggio Calabria in cui resta imputato

Era la Liguria che poteva contare su una corazzata di 25 parlamentari, qualcuno non ha fatto una brillante carriera:  si pensi a Maurizio Balocchi (Lega di Bossi), Rosario Monteleone ( Unione di Centro di Casini), Eugenio Minasso (Popolo della Libertà, Berlusconi presidente), altri senza un futuro brillante con l’eccezione di Roberta Pinotti (ministro della Difesa negli ultimi tre governi), Andrea Orlando (ministro della Giustizia). Lo stesso Scajola alle prese con inchieste, carcere, processi, una via Crucis tra disavventure penali e debolezze di vita sentimentali. E ora il tempo del ritorno all’impegno per la sua città di cui era stato giovanissimo sindaco democristiano e che forse è tra i pochi a meritare lo scettro primo cittadino, conscio anche degli errori commessi e di un’esperienza che a Imperia non ha pari.

Dieci anni fa la Liguria aveva cominciato a ‘tingersi di azzurro’, nel marzo 2018 strepitoso successo di M5S e Lega di Salvini che da partito di lotta dura e movimentista estrema, è lontano anni luce dalla dorotea Dc, dai quadri del Pci che si formavano alle Frattocchie, da quel Berlusconi che nel ’94 aveva beneficiato dall’onda dell’indignazione popolare conseguente all’esplosione di Mani Pulite. Uno degli uomini più ricchi d’Italia che si è coperto di fango, ma ha mantenuto tra alti e bassi la sua presa sull’elettorato. E con la terza età che avanza insidiato soprattutto dagli schieramenti che cavalcano il rancore e la protesta verso decenni di malgoverno, del crescente malessere sociale di disuguaglianze sempre più accentuate.

Il nostro ponente Ligure, in particolare, con poche eccezioni, è rimasto al palo. Il trasferimento a monte dei binari fino ad Andora ha dato  finora quai più danni che benefici (in attesa di sorte ed insidie analoghe tra Andora e Finale), la mobilità stradale è finita letteralmente in ginocchio senza con un’Aurelia bis solo in alcuni tratti, in altri ostruita ormai dalla cementificazione selvaggia, il turismo alberghiero ha perso centinaia e centinaia di strutture, con miglia di posti di lavoro, in particolare per i giovani, le classi più disagiate; l’agricoltura e la floricoltura per decenni fiore all’occhiello e locomotiva economica e sociale (boom del valore delle terre e aree edificabili) se possono esibire alcune eccellenze, si ritrovano con l’avanzare di aree incolte ed abbandonate, solo parzialmente beneficiate dalla produzione enologica ed olivicola, la nascita di agriturismi. Non parliamo e Iddio ci perdoni la Caporetto dell’entroterra montano, con tanti giullari a parole, ma becchini nei fatti. E poi, i dati ufficiali documentano, soprattutto nell’imperiese, il dramma della disoccupazione, di laureati e diplomati che emigrano o si adattano ad ogni lavoro, soprattutto il mondo giovanile e delle donne.

Una popolazione sempre più anziana e bisogna di servizi. In provincia di Savona una lista d’attesa di 600 della terza età per le case di riposo, a fronte di 970 posti letto in strutture protette ed assistite, 217 giorni per trovare un letto libero.

Le scuole alberghiere che ‘producono’ diplomati, ma la ricettività negli hotel è in costante discesa. Le fabbriche sono decimate, hanno traslocato e la tecnologia ha fatto strage di manodopera.

Come ignorare il ‘disastro Imperia‘ che  organi di informazione raccontano un giorno sì e l’altro pure (acqua pubblica e situazione idrica, la ‘bomba’ di Rivieracqua, la sorte della Nettezza Urbana, dello stato di salute dei bilanci nell’Amministrazione provinciale che per anni poteva permettersi il record di dirigenti, seconda solo a province della Sicilia e della Calabria). Scajola allora ricordava che “il voto della gente di Imperia che premia da molti anni la politica di Berlusconi ed anche il buon governo dei nostri amministratori in provincia, nel Comune capoluogo (era sindaco Sappa) ed il molte amministrazioni locali “ ha lasciato purtroppo un eloquente eredità da fanalini  di conda del Nord Ovest. La lezione sarà almeno servita, anche ad un saggio alla Claudio Scajola ? Mentre il ‘cambiamento modello Savona’ sta mettendo in luce tutti i suoi limiti, si veda l’analisi socio economica politica scritta dal politologo Franco Astengo su trucioli.it (vedi…..). Savona che continua a restare ingessata, incapace di una svolta ad iniziare dall’incubo della morsa della viabilità, dei Tir diretti al porto, di cosa accadrà pur nella significativa  scelta della Piattaforma Maersk e accordo di programma in quel di Vado Ligure. Di pari passo l’impoverimento complessivo di quel giornalismo ‘cane da guardia’ del potere economico e politico e che aveva portato il primo quotidiano ligure ad avere nella provincia di Savona, una diffusione media di 25 mila copie, contro le 34 mila attuali, ma in tutta la Liguria e Basso Piemonte.


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