Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Le spettacolari immagini di una battaglia del 1795: il mare di Noli e Varigotti e la sua storia


Sono trascorsi 223 anni. L’Istituto di Istruzione Superiore “Federico Patetta” di Cairo Montenotte, in collaborazione con la Società Savonese Storia Patria e l’Istituto Internazionale di Studi Liguri – Sezione Valbormida, con il patrocinio della Città di Cairo Montenotte, organizza l’Incontro di Studio sul tema: Il mare e la storia. La battaglia dimenticata di Capo Noli. Intervengono Alessandro Garulla (Storia Patria) e Marco Colman (Global Underwater Explorer), tra gli autori del ritrovamento dei relitti nello specchio di mare antistante Noli anche Edoardo Pasini e Mario Arena. Nuovi indizi e notizie contribuiscono a chiarire lo svolgimento del combattimento, il primo scontro in cui Horatio Nelson, nel marzo 1795, mostrò appieno le proprie capacità militari.

il ritrovamento di un relitto storico davanti a Noli

Sarà la Marina militare italiana a organizzare, per la prima volta in Italia, una campagna di scavo subacqueo per riportare alla luce i relitti delle navi della battaglia di Capo Noli. La scoperta, avvenuta due anni fa da parte di Marco Colman e dell’equipe della Global Underwater Explorer, dei primi resti dello scontro che nel marzo del 1795 si svolse tra le flotte navali di Francia e Inghilterra e che vide per la prima volta brillare la stella di Horatio Nelson ha suscitato l’interesse del National Geographic Revue e dei media di tutto il mondo ed è proseguita con altri approfondimenti e prospezioni. Le nuove immersioni dei sub della GUE e il lavoro della Società Savonese di Storia Patria sugli archivi italiani ed europei hanno permesso di ipotizzare rilevanti novità rispetto alle ipotesi tradizionali sul combattimento: di qui la decisione della marina di allestire una campagna di “archeologia subacquea”, con attrezzature e professionale specializzato. Un esperimento di cui si hanno soltanto tre precedenti al mondo che potrebbe riportare alla luce ciò che è rimasto in fondo al mare per oltre duecento anni e riscrivere una vicenda finora piena di lacune e luoghi comuni eppure essenziale per spiegare le cause reali dell’ascesa di Bonaparte e della Campagna d’Italia.

Di questo e di molto altro parleranno venerdì 20 aprile lo stesso Marco Colman e Alessandro Garulla, l’esperto di storia militare della Società Savonese di Storia Patria, nella sede di Via Allende dell’Istituto di Istruzione Superiore “Federico Patetta” di Cairo Montenotte, nell’Incontro di Studio sul tema: “Il mare e la storia: la battaglia dimenticata di Capo Noli”. Nel corso del seminario, aperto a tutti, sarà infatti raccontato, con il supporto di foto e filmati inediti realizzati dallo stesso Colman nelle profondità di Capo Noli, la vera storia della battaglia ed il percorso che ha portato ad un ritrovamento destinato a cambiare l’interpretazione del periodo napoleonico. L’inizio è previsto per le ore 14.30.

L’incontro di venerdì costituisce il nuovo appuntamento del Progetto “Ab Origine – Aspetti di storia della Val Bormida” organizzato dall’Istituto scolastico cairese in collaborazione con la Società Savonese Storia Patria e l’Istituto Internazionale Studi Liguri – Sezione Valbormida, con il patrocinio della Città di Cairo Montenotte.

PAGINE DI STORIA RICOSTRUITE ED ASSEMBLATE –

Tra il 13 e il 14 marzo 1795 al largo di Capo Noli si è combattuta una battaglia tra la flotta rivoluzionaria francese e l’Inghilterra. Una battaglia in grande stile, piena di scontri, errori di manovra, collisioni, affondamenti con centinaia di morti e feriti. Una battaglia in cui si sono fatte le ossa alcuni personaggi passati poi alla storia ed in cui si incrociarono indirettamente i destini di Horatio Nelson e Napoleone Bonaparte. E, fino ad un recente passato, nessuno ne ha saputo niente. A raccontare, “minuto per minuto” la storia dimenticata della battaglia di Capo Noli, i suoi antefatti e le conseguenze militari e politiche sarà Alessandro Garulla, esperto della Società Savonese Storia Patria, consulente storico-militare dell’associazione 51º Demi Brigade de bataille di Loano. All’incontro saranno presenti Paolo Calcagno e Giovanni Mennella, dell’Università di Genova, oltre agli autori e alle pronipoti di Vittorio Poggi, autore del volume, Dede Restagno e Josepha Costa Restagno.

“Vittorio Poggi (1833-1914) tra la Liguria e l’Europa degli studi” edito negli Atti della Società Ligure di Storia Patria.

Forse perché sono trascorsi 223 anni e a memoria d’uomo non c’è alcun riscontro, a meno che non spunti fuori qualche personaggio nolese che si ricordi; dato i tempi, non ci sarebbe da stupirsi. No, non c’è memoria d’uomo, ma ci sono le scoperte archeologiche subacquee, i diari di bordo, le cronache, anche se ingiallite, del tempo che hanno raccontato l’episodio.

Un vero e proprio tesoro nascosto è riaffiorato nel mar Ligure: risalgono al marzo 1795 i resti della famosa battaglia di Capo Noli, la prima vittoria dell’ammiraglio Horatio Nelson, colui che poi diventerà l’eroe di Trafalgar. La scoperta del sito archeologico di Noli diventa così una delle più importanti scoperte dell’archeologia subacquea: il merito è di Marco Colman e Mario Arena, gli istruttori subacquei della Global Underwater Explorer.

Un fucile del 1783 riemerge dalla Storia. E’ solo il primo indizio, ripescato nelle acque di Noli, della epocale battaglia di Capo Noli che vide le navi inglesi,  fronteggiare (e battere) la flotta francese. Dalle segnalazioni di un pescatore e poi dalle indagini di un diving locale e infine dalle ricognizione del nucleo subacqueo della soprintendenza della Liguria è stato scoperto un tesoro sommerso. Il fasciame di una delle navi francesi è quasi del tutto scomparso, consumato dal mare, ma i reperti, cannoni, fucili, contenitori, sono ancora lì sotto. Il tempo (e il mare) li ha solo avvolti con concrezioni. “Si tratta di un ritrovamento importantissimo – dice l’assessore regionale al Turismo, Ilaria Cavo – che valorizza e rilancia la Liguria come sito diffuso di archeologia subacquea, questo è solo il primo ritrovamento cui potrebbero seguirne altri. Si tratta della prima battaglia navale che vinse Orazio Nelson, i reperti sono riconducibili a una nave francese. Con la soprintendenza proseguiremo le ricerche, poi capiremo cosa fare con questo tesoro”.
Nelle ipotesi della Regione c’è o la creazione di un vero parco archeologico subacqueo, da incastonare in un sistema di siti archeologici sott’acqua, in tutta la Liguria. Oppure, se i reperti si riveleranno troppo fragili o comunque decisamente meglio fruibili in superficie, allora: “Organizzeremo, con la soprintendenza della Liguria, un museo che raccolga questi reperti e dia loro un contesto che li contestualizzi e li valorizzi”. Una scoperta di eccezionale interesse sia archeologico che storico, ha spiegato Vincenzo Tinè, Soprintendente Archeologia della Liguria, che dimostra come l’archeologia subacquea ligure sia, ancora una volta, all’avanguardia per capacità esplorative. “Lo scavo è a una profondità di 60 metri – spiega Simon Luca Trigona, della soprintendenza archeologica della Liguria – e quindi dovremo pianificare molto bene le attività da svolgere, ma dal punto di vista archeologico si tratta di una scoperta molto importante. Per ora ci siamo limitati a recuperare un solo reperto che in base ai marchi risulta essere un moschetto francese del 700 e questa è quasi la certezza che questo sia il sito dove è avvenuto lo scontro tra le navi francesi e quelle inglesi”. In occasione della scoperta archeologica, è stato organizzato, nell’ambito della tre giorni di rievocazione storica della battaglia di Loano, un convegno dedicato allo scontro navale di Capo Noli. “Questo sarà l’occasione – ha sottolineato il sindaco di Loano, Luigi Pignocca – di annunciare l’adesione del Comune all’Associazione delle Città Napoleoniche, alla presenza di Charles Napoleon, presidente dell’Associazione”.

Pubblicato il 31/07/2016 su “La Stampa – di PIER PAOLO CERVONE –

A BORDO DELLA NAVE ANTEO – “Ancora sulla battaglia di Capo Noli tra le flotte navali di Francia e Inghilterra

Anche l’autorevole rivista National Geographic si è occupata dello scontro avvenuto tra il 13 e 14 marzo 1795, soprattutto per informare che i reperti già individuati (cannoni, scialuppa, spingarde e moschetti) «rappresentano una delle più importanti scoperte dell’archeologia subacquea nel Mar Ligure». E ricorda le nozioni storiche più importanti I britannici, coadiuvati dalla Marina del Regno di Napoli, ormeggiati a Livorno, levano le ancore incontro al nemico il 9 marzo. La flotta consiste in 14 vascelli, sei fregate, due corvette e due cutter. Il 13 marzo l’avanguardia inglese, costituita dalla Incostant e dall’Agamennon di Nelson, raggiunge il nemico, incrociando il vascello da 80 cannoni Ca Ira (nella notte aveva disalberato urtando la gemella Victoire) facendo fuoco sull’imbarcazione in difficoltà. La Ca Ira, gravemente danneggiata, viene soccorsa dalla Censuer. Le due navi diventano facile bersaglio per gli inglesi. Il 14 marzo 1795 Nelson ingaggia la battaglia di Capo Noli, passata alla storia con il nome di Genova, anche se qui la Superba proprio non c’entra nulla. Dunque l’Agamennon attacca la Ca Ira che, ridotta a un pontone, con 3 metri d’acqua nella stiva e un bilancio di 600 morti, viene catturata. La Censuer, al termine del furioso combattimento, viene data alle fiamme dagli inglesi.

Il commento di Sandro Garulla, appassionato ricercatore, che ha svolto un prezioso lavoro di consulenza storico-militare a favore della Sovrintedenza regionale: «L’ammiraglio al comando della flotta francese era troppo giovane, non aveva sufficiente esperienza. Una battaglia persa in partenza. La maggior parte degli ufficiali era emigrata in seguito alla rivoluzione e quindi l’equipaggio francese era composto per due terzi da volontari, che non possedevano un’adeguata preparazione tecnica. I reperti rinvenuti di fronte a Capo Noli appartengono a quella navi. Forse parte della poppa del Ca Ira, oppure, considerata la grande concentrazione di fucili, è possibile che, prima di arrendersi, i francesi li abbiano spaccati e gettati in mare per non lasciarli in mano al nemico>.

Il Ca Ira cala certamente in mare alcune scialuppe nella speranza di poter salvare qualche vita. Il resto della flotta francese è troppo distante (tra Finale e Albenga) per poter prestare soccorso alle due navi arretrate. «E’ probabilmente in questo momento – aggiunge Garulla – che fuggono dal luogo dello scontro una o più scialuppe armate francesi cercando rifugio verso terra, nell’antico porto di Varigotti. L’imbarcazione che abbiamo individuato davanti a Capo Noli è una scialuppa regolamentare di 11,70 metri che procedeva in quella direzione, probabilmente partita dal Ca Ira. A terra non arriverà mai. Ha gli inglesi alle calcagna, dalla barca si fa fuoco contro gli inseguitori con una Spingarda regolamentare, l’equipaggio rema con forza verso Varigotti. E’ quella che abbiamo individuato nel fondale.

A distanza di 223 anni conserva il suo armamento intatto: tutti i suoi moschetti da abbordaggio mod. 1779, un cannone da una libra mod. 1786 da scialuppa, e la spingarda regolamentare esplosa e rotta in tre pezzi che ha bucato la barca». Tanti oggetti sono ancora sul fondo del mare. Il sito è stato scoperto da Edoardo Pasini, Marco Colman e Mario Arena, istruttori subacquei. Senza le loro immersioni la verità, è proprio il caso di dirlo, non sarebbe venuta a galla.” 

Perché tale battaglia è stata fino ad ora “marchiata” come  battaglia navale di Genova ? Occorre fare riferimento al “motto”: la Grandeur de la France, ancora oggi in atto con la politica perpetrata dal Presidente E. Macron nel contesto dell’Europa unita nonché della posizione dello stato francese in seno all’ONU. Si deve al Re Sole [Luigi XIV] la trasformazione della monarchia francese in monarchia assoluta, ma in funzione di una precisa strategia volta a ridurre il potere della nobiltà, sempre pronta a interferire con i suoi intrighi nelle scelte politiche della Corona. Luigi si impegnò a indebolire la nobiltà di spada anche prendendo a servizio suo o del palazzo alcuni suoi esponenti e creando così i presupposti per una nobiltà di corte, totalmente fine a se stessa, parassita dell’ambiente regio e schiava della “etichetta”,una sorta di “gerarchia” in voga allora nella reggia per cui più si era vicini al Re nel servirlo più si saliva di etichetta. Questa sua scelta strategica trovò la propria manifestazione architettonica nella costruzione della nuova reggia a Versailles, che aveva l’ulteriore vantaggio di evitare eventuali rivolte cittadine contro il palazzo reale, come era avvenuto negli anni della Fronda. Luigi XIV fu così il vero inventore della categoria della grandeur francese, e perciò rimane assai amato dai francesi. D’altra parte, la grandeur ha alti costi, di guerre e di pace. Questi costi portarono lo stato alla bancarotta, e all’applicazione di pesanti imposte sul mondo contadino e sulla provincia. Secondo lo storico Alexis de Tocqueville, la trasformazione dei nobili in cortigiani, insieme alla crescita di una borghesia che poteva sì pensare ed esprimersi, ma non aveva accesso al potere politico, furono alla radice dell’instabilità politica, sociale ed economica che sfociarono nella Rivoluzione francese. 

Nel 1673 una congiura di alcuni abitanti di Noli rischiò di far cadere la repubblica nelle mani del Ducato Sabaudo; l’intervento del senatore Antonio Viale, inviato dal senato genovese su richiesta dei consoli nolesi, placò la breve rivolta. Così come la Repubblica di Genova e il resto della Liguria fu occupata dalle truppe napoleoniche nel 1797, nonostante il pesante bombardamento navale da parte della flotta inglese nel 1795 contro i francesi. Con la dominazione francese il territorio di Noli rientrò dal 2 dicembre 1797 nel Dipartimento del Letimbro, con capoluogo Savona, inglobando l’ex repubblica nolese all’interno della Repubblica Ligure. Ma prima del 1797 per il governo francese, il territorio dei Liguri era identificato come territorio di Genova. La battaglia navale fu combattuta al largo della costa tra le località di Varigotti e Noli; le truppe inglesi e napoletane comandate dal contrammiraglio William Hotham

La battaglia si concluse con la vittoria degli anglo-napoletani sui francesi. Le navi francesi Ça Ira e Censeur furono catturate dagli inglesi, la nave britannica Illustrious fu gravemente danneggiata e distrutta dopo la battaglia L’8 marzo, al contrammiraglio Hotham giunse la notizia che la flotta francese era in mare con l’intenzione di invadere la Corsica, in mano agli inglesi, con 5.000 soldati. Immediatamente si mise in mare per intercettarla. Tra i suoi comandanti vi era Horatio Nelson, ansioso di combattere nella sua prima azione navale. I francesi in inferiorità numerica furono molto riluttanti a impegnarsi in battaglia, e le due flotte si studiarono da lontano finché i britannici non iniziarono lo scontro il 12 marzo. Durante il cannoneggiamento con l’avanguardia della flotta francese, la nave di linea britannica Illustrious venne gravemente danneggiata e presa a rimorchio dalla fregata Meleagro, poi, causa una tempesta, andò alla deriva e fu incendiata.

Il giorno seguente, due navi francesi, mentre manovravano, entrarono in collisione: la Victoire andò a urtare la Ça Ira, nave di linea da 84 cannoni, danneggiandole l’alberatura e il sartiame, e tale evento fece attardare la forza principale. Thomas Fremantle, il comandante dell’HMS Inconstant, fregata da 36 cannoni, colse l’occasione e aprì il fuoco. Il comandante Coude della Ça Ira ordinò di rispondere al fuoco, e con la sua massiccia potenza di fuoco costrinse Fremantle a ripiegare. Subito dopo intervenne Nelson al comando dell’HMS Agamennone, nave di linea di 3ª classe, che pur avendo solo 64 cannoni di calibro inferiore e 344 uomini d’equipaggio, a confronto dei 1060 della Ça Ira, riuscì ugualmente a tenerla impegnata con le sue bordate per due ore e mezza.

I cannonieri francesi furono molto imprecisi e non riuscirono a colpire l’Agamennone, che invece riuscì a cannoneggiare il lato più debole della Ça Ira, la poppa, infliggendole gravi danni. In seguito giunsero in aiuto la fregata Vestale, la nave di linea Censeur e altre due grosse navi francesi, la Sans-Culotte e la Jean Bart, che costrinsero Nelson ad allontanarsi. La Ça Ira che non poteva più manovrare fu presa a rimorchio dalla Censeur. La flotta inglese continuò a inseguire quella francese riuscendo a entrare nuovamente in contatto il 14 marzo, quando Nelson condusse altre navi inglesi ad attaccare la Ça Ira e la Censeur che erano rimaste attardate in retroguardia. L’ammiraglio Martin non riuscì a intervenire a causa del vento contrario. Solo la nave più vicina, la Duquesne tentò di intervenire per difenderle, ma dopo un breve combattimento subì gravi danni, oltre a perdite umane, e dovette ritirarsi.

Le due navi francesi tentarono di combattere, ma per una manovra sbagliata la Ça Ira si scontrò con la Censeur e tutta la sua velatura cadde su questa, incastrando le due navi. Nelson ordinò di abbordare la Censeur: le due navi francesi furono infine costrette ad arrendersi, e Nelson le catturò entrambe. La flotta francese dovette rinunciare al progetto di invadere la Corsica e tornò indietro. Si attribuisce la sconfitta francese, oltre che all’inferiorità numerica, tutto sommato lieve, soprattutto all’impreparazione e inesperienza degli equipaggi, degli artiglieri e degli ufficiali francesi, i cui quadri erano stati completamente stravolti dalle grandi epurazioni della Rivoluzione Francese.

Alesben B.


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Massimo Macciò

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