Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Ricchi e poveri nolesi, rifiuti e Eurofighter


La L.R. n° 20/2016 è la diretta conseguenza del Piano Provinciale per la gestione dei rifiuti urbani ed assimilati (di seguito chiamato Piano Provinciale) predisposto in adempimento a quanto previsto dall’ articolo 32 della legge regionale n° 18/1999 e, ai sensi dell’art. 5 del D.Lgs. 267/2000, costituisce specificazione territoriale della pianificazione regionale di cui all’art. 199 del D.Lgs. 152/2006. Esso persegue il conseguimento degli obiettivi generali di cui all’art. 205 e s.m.i. e di quelli specifici fissati dalle norme comunitarie comunque applicabili. La presente normativa si applica alla gestione dei rifiuti urbani ed assimilati agli urbani, così come classificati all’art. 184 del decreto legislativo n° 152/2006.

Onde ovviare a tale stillicidio di euri “se non ci organizziamo velocemente rischiamo di dover pagare la nuova sanzione, prevista dalla L.R. no° 20/2015, pari a € 25,00 a tonnellata per il quantitativo corrispondente al mancato raggiungimento delle nuove percentuali di legge“,sarebbe opportuno che le Amministrazioni comunali prendessero spunto da una iniziativa adottata nella zona “Val d‘Arno” della Regione Toscana nel 2014 , anno dell’agricoltura familiare della Fao, curata da Mauro Bonini, responsabile del servizio attività agricole dell’Unione – dal titolo “Adotta du’ galline” al fine di abbattere i rifiuti delle mense familiari, cibo non più da buttare, ma sostentamento degli animali acquistati allo scopo [Famiglie adottano galline ovaiole per smaltire rifiuti organici… in cambio di uova]. Le galline infatti possono arrivare a mangiare ben 150 kg di “rifiuti vegetali” in un anno, ed in cambio regalare uova fresche da gustare ogni giorno.

Nel 2013 fu il sindaco di Barsac (una cittadina della Gironda in Francia) a lanciare l’idea di allevare galline nel giardino e cortile di casa per riciclare gli avanzi e verdura delle tavole e a 150 famiglie del luogo furono vendute, alla cifra simbolica di 1 euro ciascuna, due galline. A far seguito a questa iniziativa, nel settembre 2014, in Toscana e più precisamente nella Provincia di Firenze, è stata l’Unione di Comuni Valdarno e Valdisieve, replicando l’idea del sindaco di Barsac in un progetto denominato «Adotta du’ galline»; il progetto ha coinvolto 270 famiglie con il duplice scopo di diminuire la frazione organica dei rifiuti destinati alla discarica, ma anche quello di riscoprire il valore emozionale legato a pratiche un tempo diffuse come l’allevamento delle galline in tutte le case. Il progetto «Adotta du’ galline» è poi addirittura approdato all’EXPO di Milano del 2015.

Squarcio di vita contadina nella primo decennio degli anni 2000, nel Parco dell’Oglio:SAN MARTINO DALL’ARGINE. Forse tanta gente non sa che la pasta che mangiamo ogni giorno, viene da San Martino dall’Argine. Più propriamente viene dal Casale, la frazione di San Martino che fornisce circa 2 milioni di uova all’anno alla Barilla tramite Parmaovo. A produrre tutte queste uova sono le oltre 75mila galline di Angelo Durantini, una di quelle persone che portano la storia dei nostri paesi e ci ricordano (come eravamo). Quando ci siamo andati credeva che fossimo gli ennesimi visitatori che vengono anche dall’estero a vedere il suo pollaio di 120 metri.

Angelo Durantini, che non dimostra affatto di aver già compiuto 80 anni, conduce l’azienda di produzione di uova di galline americane assieme ai figli Edoardo e Corrado [non quello di Trucioli]. Ogni giorno vengono preparati meccanicamente 7 bancali di uova dal guscio completamente bianco che poi un camion viene a ritirare. A fianco alla produzione di uova i Durantini continuano a coltivare la loro grossa azienda agricola.

«Non ho più le mucche. Ho smesso la produzione di latte nel 2000 quando mio fratello Gianluigi, mi ha convinto a smettere per la questione delle quote latte». Ma la sua cascina non è solo galline e agricoltura, ci sono i cavalli da cavalcare, il puledrino appena nato, un pappagallo che saluta mentre da un fosso è uscita una nutria.

Poi è tutto da fissare nella memoria. Suo papà Felice era un appassionato estimatore di don Mazzolari che invitava al Casale dove attraverso il traghetto arrivava di là dell’Oglio don Lucchini di Marcaria. Un prete dal soprannome simpatico [Don Fruscun] e dalla mira infallibile che era il compagno di caccia preferito dal padre.

Al Casale avevano accolto sfollato anche Decimo Compagnoni, il meccanico personale di Nuvolari. Belli i ricordi dell’Avviamento di Bozzolo che raggiungeva ogni giorno in bicicletta. Angelo Durantini ricorda volentieri anche il “Gallo”, Francesco Gorni, il valente fisarmonicista papà di Kramer. «Il Gallo non mancava mai a cena a casa mia, quando uccidevamo i maiali. Una sera era venuto a salutarlo Kramer di ritorno da Milano. Al momento di ripartire era caduta tanta di quella neve che non riuscivano più a salire sull’argine con le macchine. Risolsero alla buona. Io dormivo in un vecchio letto matrimoniale. Mi misero a letto con Kramer!».

Allevare galline nel proprio giardino oltre ad essere utile per l’eliminazione di rifiuti e alla produzione di uova fresche ogni giorno, permette anche di educare i bambini e non solo i bambini all’allevamento degli animali e all’attenzione verso il riciclaggio e l’utilizzo alternativo degli avanzi alimentari. Molti cittadini, abitanti dei vari centri storici dei Comuni che fanno a capo del Golfo dell’Isola, storceranno il naso e si scandalizzeranno solo al pensiero di allevare polli tra le case dei loro bei centri urbani e storici; ma la soluzione è più semplice dell’uovo di Colombo (tanto per rimanere in tema).  I Comuni, normalmente, sono proprietari di terreni limitrofi ai vari centri abitati e pertanto ogni comune o i quattro comuni insieme, potrebbero impiantare un allevamento (custodito) di ovaiole ruspanti e la produzione che si ottiene (uova e galline) venga distribuita a prezzi abbordabili alla popolazione residente.

La raccolta dell’umido venga eseguita giornalmente e portata al punto di utilizzo.

Spesa minima stimata annua €/t ogni abitante

abitanti

Kg/x coccodè

Kg/annui

T/annui

€/t

€/annui

€/ab annui

Bergeggi

1122

150

168300

168,3

25

4207,5

Noli

2725

408750

408,75

10218,75

Spotorno

3786

567900

567,9

14197,75

Vezzi Portio

806

120900

120,9

3022,5

Totali

8439

1265850

1265,85

31646,25

3,75

Se si sta al di sotto dei 3,75 € per abitanti, ci guadagnano sia le casse comunali sia gli abitanti; occorre anche ricordarsi che chi abita in zone periferiche e che abbiano uno spiazzo dove allevare due polli, non partecipano alla spesa di 25 euro a tonnellata come indicato dalla normativa vigente. Si sa che ogni anno, verso la fine dell’inverno e prima dell’autunno, i pennuti rinnovano la muta; un vecchio contadino osservava che tale muta la si poteva vedere anche in presenza di eventi naturali e/o derivanti dall’attività umana. I giorni antecedenti i terremoti ed in presenza del famoso “bang” prodotto dagli aerei che oltrepassano il muro del suono, fanno si che i polli e gli uccelli, in genere, perdano le piume.

“Bang” supersonico fa tremare i vetri in Val Bormida [ Eurofighter Typhoon ]

Attimo di panico, attorno alle 13:30 di oggi [da Savona New – Giovedì 15 Febbraio 2018], su tutta la Val Bormida, quando un forte boato ha fatto tintinnare i vetri di finestre e lampadari.  In realtà si trattava di una normale esercitazione svolta dall’Aeronautica Militare. Infatti gran parte del Ponente Savonese è inserita in una rotta definita “corridoio supersonico“, nella quale gli aerei militari sono autorizzati a oltrepassare il muro del suono (quantificato in 1061,8 km/h a una quota operativa di circa 11mila metri), generando il famoso “bang”.

La eco della vibrazione supersonica si è percepita fino al Monregalese. Attorno alle 13:30, sul medio Ponente Savonese (nella zona tra Pietra Ligure e Finale) altri tre “bang” supersonici sono stati distintamente avvertiti.

Il radar di Monte Settepani è un sistema che utilizza onde elettromagnetiche appartenenti allo spettro delle onde radio o microonde
per il rilevamento e la determinazione (in un certo sistema di riferimento) della posizione (coordinate in distanza, altezza e azimuth) ed eventualmente della velocità di oggetti (bersagli, target) sia fissi che mobili, come aerei, navi, veicoli, formazioni atmosferiche o il suolo.

La 115ª Squadriglia radar remota (115ª Sq.R.R.) (callsign: Trota, ICAO: LIMU) è un ente dell’Aeronautica Militare situato a Capo Mele, nel comune di Andora (SV), precedentemente nota come 15º Gruppo radar dell’Aeronautica Militare. Lo scopo della stazione è quello di concorrere alla salvaguardia dello spazio aereo nazionale garantendo l’efficienza del sensore radar e, lavorando in sinergia con la stazione meteorologica di Capo Mele, fornire dati e bollettini meteorologici. Nell’ottica di un ridimensionamento delle risorse destinate all’Aeronautica nel decennio 2013-2024 la stazione radar è stata remotizzata, ed è posta alle dipendenze del 4º Reparto tecnico manutentivo di Borgo Piave (LT).

Attualmente il sistema d’arma in dotazione alla Squadriglia è il sensore radar fisso RAT31-SL, collegato con le sala operativa del GRCDA
di Poggio Renatico (FE) alla quale trasmette i dati di avvistamento e tracciamento dei velivoli acquisiti. Il sito ospita anche un radar del sistema VTS (Vessel Traffic System) per il controllo del traffico marittimo, in gestione alla Marina Militare. La 115ª Squadriglia radar remota dell’Aeronautica Militare sorge sul promontorio di Capo Mele, tra le località turistiche di Alassio e Diano Marina, all’interno del distaccamento aeronautico di Capo Mele. Posta a 224 m slm nel comune di Andora, la Squadriglia è stata costituita il 1º giugno 1998 sul sedime operativo del disciolto 15º Gruppo radar (15º Gr.R.A.M.).

In origine il sito, per la posizione prominente sul mare, fu soprattutto di rilevanza per la Marina Militare, che è stata presente fino agli anni 1940 con un faro e un semaforo navale. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, affermandosi l’esigenza dell’impiego del radar per la difesa aerea, il promontorio di Capo Mele divenne oggetto delle attenzioni dell’Aeronautica Militare. Un ponte radio situato sul monte Settepani permetteva il collegamento tra il sito radar e il IV Centro operativo di settore di Milano. Il Reparto, così costituito, divenne operativo con il primo nominativo radio di REMO. Successive modifiche, tra il 1953 e il 1954, ampliarono il sistema radar portandolo alla configurazione con il radar AMES 6-15, rimasto operativo sino al 1956. Allo stesso anno veniva installato il Radar AN/FPS-8 (rimasto operativo fino al 1995) e realizzata la sala operativa.

L’anno successivo, venne costituito il Centro radar di Capo Mele con funzioni di controllo degli intercettori e con il nuovo nome radio Trota. Per un più completo controllo dello spazio aereo di competenza del sito, nel dicembre del 1979 venne installato il Radar di quota AN/FPS 89S. L’anno successivo Capo Mele perse la valenza operativa di guida caccia, conservando solo la caratteristica di Reporting Post manuale; da allora, la stazione ha riportato il traffico al 21º Gr.R.A.M. Di Poggio Ballone (GR) e al 12° Gr.R.A.M. Di Mortara (PV).

Il 10 aprile 1995 iniziarono i lavori di conversione in testata radar remota. Tale trasformazione, inquadrata in quella più ampia della ristrutturazione della Forza Armata, porta nel maggio 1997 all’installazione del Radar tridimensionale RAT 31-SL, primo di un lotto di dieci acquistati dall’Aeronautica Militare per completare la riorganizzazione della difesa aerea. Dopo un periodo di collaudo, servito anche alla formazione del personale, e a poco più di un anno dalla sua costituzione, il 9 agosto 1999 la 115ª Squadriglia assunse la completa operatività.

La stazione meteo accreditata è considerata di 1ª classe, grazie ai vantaggi strategici che offre: la posizione geografica, fortemente decentrata a ovest sul territorio italiano; la strumentazione di registrazione utilizzata per la rilevazione delle variabili atmosferiche; la vicinanza al mare, che consente di osservarne le condizioni e lo stato.

La stessa vicinanza del mare, ha ridestato nel 2002 l’interesse della Capitaneria di Porto di Savona: in un piccolo appezzamento di terreno interno al sedime, di gestione, interamente affidata alla Marina, è stato infatti installato un impianto elettronico per il controllo del traffico marittimo. Con ogni probabilità gli aerei transitati, provenivano da Cameri [volo di collaudo dopo la manutenzione e prima di tornare al proprio stormo], sede del 1° RMV (Reparto manutenzione velivoli), che si occupa della manutenzione dei Panavia Tornado e degli Eurofighter Typhoon. L’aeroporto è inoltre utilizzato come base d’appoggio per il collaudo degli elicotteri Augusta e per la produzione dei Lockheed Martin F-35 Lightning II da parte di varie aziende tra cui Alenia Aermacchi. Eurofighter Typhoon è uno degli aerei in dotazione all’Aeronautica Militare, che ne ha dichiarato la «capacità operativa iniziale» e lo ha immesso in servizio d’allarme il 16 dicembre 2005. Il primo reparto ad averlo in dotazione è stato il 4° Stormo Amedeo D’Aosta con base a Grosseto; l’arrivo del primo esemplare fu il 16 marzo 2004. Il Typhoon ha sostituito gli ultimi F-104S come caccia per superiorità aerea, nonché i Tornado (nella versione ADV) ed i caccia F16.

Gli esemplari acquistati sono 96, (82 monoposto + 14 biposto). Ne sono attualmente in servizio 73 come caccia intercettore e 12 in configurazione d’addestramento. Sono in dotazione al 4º Stormo di Grosseto, al 36º Stormo di Gioia del Colle (Bari) ed al 37º Stormo di Trapani Birgi. In Italia, la difesa dello spazio aereo è affidata all’Aeronautica Militare che incarica di questo compito il Comando Operazioni Aeree con sede a Poggio Renatico.

Il Gruppo riporto e controllo difesa aerea ed il 22º Gruppo radar assicurano la parte relativa alla sorveglianza, all’identificazione ed al controllo insieme al Combined Air Operations Centre Torrejon, ente NATO responsabile d’area del servizio di sorveglianza dello spazio aereo. Se viene segnalata una traccia radar sconosciuta, viene dato l’ordine di scramble agli intercettori che vengono diretti fino ad accertare l’identità del velivolo. Tale intervento, garantito da una coppia di Eurofighter Typhoon sempre pronti al decollo in massimo 10/15 minuti con copertura 24 ore su 24, 7 giorni su 7, è svolto dal 4º Stormo di Grosseto e dal 36º Stormo di Gioia del Colle (in back up e supporto è presente il 37º Stormo di Trapani).

Il 4º Stormo ha competenza su Centro Nord Italia mentre Centro Sud sono coperti dal 36º Stormo. In base ad accordi bilaterali, l’Italia ha il compito di assicurare la difesa dello spazio aereo di Slovenia ed Albania, attività svolte rispettivamente dal 4º e dal 36º Stormo.

L’Eurofighter Typhoon, il cui prototipo era designato EFA (European Fighter Aircraft), è un velivolo multiruolo (Swing Role) di quarta generazione, bimotore, con ruolo primario di caccia intercettore e da superiorità aerea. Progettazione e produzione del Typhoon fanno carico a un consorzio di tre società, Alenia Aermacchi (confluita in Leonardo, nuovo nome di Finmeccanica dal 2017) Airbus Group e BAE Systems, attraverso una holding comune, Eurofighter GmbH, costituita nel 1986. Il progetto è gestito dalla NETMA NATO Eurofighter and Tornado Management Agency. Lo sviluppo del velivolo è iniziato nel 1983 con il programma Future European Fighter Aircraft, una collaborazione multinazionale tra il Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna.

Un primo aereo di dimostrazione tecnologica, il British Aerospace EAP, ha effettuato il primo volo il 6 agosto 1986; il primo prototipo dell’Eurofighter ha invece avuto il battesimo del volo il 27 marzo 1994. Il nome del velivolo, Typhoon, è stato formalmente adottato nel settembre 1998 e nello stesso anno sono stati firmati i primi contratti di produzione. Il Typhoon è stato introdotto in servizio operativo nel 2003. Attualmente, al 2015, è in servizio presso le Forze aeree austriache, l’Aeronautica Militare, l’Aeronautica militare tedesca, la Royal Air Force, l’Aeronautica Militare Spagnola e la Royal Saudi Air Force. L’Aeronautica Militare Reale dell’Oman ha confermato la volontà di acquistarne alcuni esemplari, portando il totale di aerei venduti a 571 aeromobili al 2013.

L’Eurofighter Typhoon è un velivolo estremamente agile, progettato per un combattimento aria-aria estremamente efficace contro altri aeromobili, ed è stato descritto come secondo solo all’F-22 Raptor, anche se il Raptor costa quasi il doppio. In seguito, i velivoli prodotti hanno beneficiato di diverse migliorie, come attrezzature atte ad intraprendere missioni di attacco aria-superficie e la compatibilità con un numero altrettanto crescente di diversi armamenti ed equipaggiamenti, tra cui il missile da crociera SCALP e il Brimstone della RAF. L’aereo ha visto il suo debutto in combattimento durante l’intervento militare in Libia del 2011 con la Royal Air Force e l’Aeronautica Militare, eseguendo missioni di ricognizione e bombardamento a terra. Il Typhoon ha anche assunto la responsabilità primaria per le funzioni di difesa aerea per la maggior parte delle nazioni coinvolte nel progetto.

Poveri pargoli non hanno più bisogno [vedi ” Trucioli – 1 OTTOBRE 2016 • NUMERO 95 DEL 13 OTTOBRE 2016 • Lettera ad una professoressa”] ne di radiogoniometri, ne di radiofari, ne di ponti radio, ne di campi elettromagnetici. Bastano i radar di Settepani, di Capo Mele e le esercitazioni degli Eurofighter Typhoon, per sorbirsi un po di onde, e contro queste non ci sono controindicazioni: l’Aeronautica Militare e la Marina Militare non ammettono ingerenze.

Alesben B.


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