Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Suetta vescovo ‘innocente’ nel tritacarne
Scagionato per 2 milioni di € a Il Cammino


Un vescovo, Antonio Suetta, loanese, nei panni di indagato per associazione a delinquere, appropriazione indebita e malversazione, in concorso, senza che lui – così ha scritto a trucioli.it nei mesi scorsi – avesse mai ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria, né perquisizione. A quasi tre anni da un clamoroso blitz della Guardia di Finanza nella sede della Caritas di Albenga e che aveva dato avvio ad una mega indagine in cui è finito anche un finanziamento per acquisto e ristrutturazione di Palazzo Curlo – Spinola a Taggia. La giustizia ha archiviato quest’ultimo spezzone e che chiamava in causa il vescovo della diocesi di Ventimiglia e Sanremo. Tra gli altri aspetti, diciamo curiosi, non è mai emerso, almeno sui media, cosa sia realmente accaduto attorno all’inchiesta. Avviata dalla Procura di Savona, trasmessa a Imperia, tornata su ordine del Gip nella Città della Torretta, da qui a Genova alla Procura generale per  presunto ‘ conflitto di competenza’, ritorno a Savona ed infine ultima tappa a Imperia. E per i cronisti una delle voci più accreditate era che l’archiviazione scaturisse dalla prescrizione.

Il vescovo Tonino Suetta scagionato dai giudici inquirenti per un presunto scandalo a Taggia, è stato anche parroco di Borgio ed economo nella Curia di Albenga

Il vescovo che si era trovato in quello che si usa definire’ tritatutto ‘della cronaca giudiziaria, con titoloni e locandine davanti alle edicole, più volte, come documenta l’archivio stampa. Ma non si tratta certo di un’eccezione, né di accanimento contrariamente a quanto qualcuno potrebbe dubitare. Va così la cronaca, con l’occhio manco a dirlo alla diffusione. Suetta che lamentava il risalto ed il clamore, nonostante lui non fosse mai stato informato dell’inchiesta nei suoi confronti. E oggi, rinfrancato, sollevato, dice: “Ringrazio la magistratura che ha lavorato con serietà, e tutte le persone che mi hanno dato fiducia e che hanno pregato per me. Il grazie più grande al Signore, che mai abbandona”.

La Stampa di Imperia, con Giulio Gavino, ha scritto che si è conclusa l’inchiesta, ma “ si apre lo scenario del futuro dello storico palazzo di Taggia che ospitò l’Infante di Spagna Don Filippo nel 1744 ed il giovane capitano di artiglieria Napoleone Bonaparte durante la campagna d’Italia  del generale Massena del 1764 “.

Se monsignor Suetta può tirare un sospiro di sollievo, chi appare preoccupato è Sergio Oderda, presidente del Consorzio Il Cammino, già cooperativa sociale: “Ci ritroviamo con l’immobile Palazzo Curlo – Spinola a carico e la coop che doveva portare avanti il risanamento del palazzo finita in liquidazione. E un mutuo da continuare a pagare, visto che due milioni di euro in quell’operazione li abbiamo messi noi” .Il palazzo era stato acquisto dalla cooperativa sociale, ma osserva ancora Oderdaquei soldi per l’acquisizione, non li abbiamo mai avuti nella nostra disponibilità perchè lo Stato li ha girati direttamente alla banca e lo riportano chiaramente  l’atto notarile e la sua registrazione. Il denaro è stato dunque utilizzato per quello a cui era destinato”.

Il finanziamento, scrive ancora Gavino, era stato ottenuto con un obiettivo preciso: acquisire l’immobile ed attraverso un recupero edilizio, trasformarlo in un centro di riabilitazione con la collaborazione della Fondazione San Raffaele di Milano  interessata all’operazione (centri di riabilitazione, va detto che ricevono più facilmente l’accreditamento della Regione Liguria, come dimostrano i dati statistici ndr)”. Cosa è andato  storto ? L’inchiesta pare sia stata solo l’ultima goccia, anche Il Cammino pare abbia dovuto fare i conti con la lentocrazia burocratica  e nel caso specifico  del Comune di Taggia, dunque è tutto sfumato, conclude il servizio di Gavino.

Il dossier finanziamenti al Cammino (un piccolo colosso nel ponente ligure, da Ceriale a Ventimiglia, che nel 2007 è diventato Consorzio di cooperative sociali attraverso una scissione parziale di azienda e il trasferimento delle specifiche attività lavorative del personale nelle tre neonate cooperative sociali Il Solco, Tracce e Libera e che insieme a Jobel costituiscono gli attuali soci del Consorzio) era passato al vaglio di quattro magistrati inquirenti di tre procure: Bogliolo, Venturi, Coccoli, Zocco. Agli atti e nei faldoni  della Guardia di Finanza del comando di tenenza di Albenga non solo documenti ‘probatori’,  molte intercettazioni telefoniche, conversazioni tra il Vescovo e il presidente  Oderda che per gli inquirenti erano ‘atti d’accusa’, ma che alla conclusione si sono rivelati inconsistenti. I fascicoli si erano arricchiti di aspetti border line, interventi pro finanziamento di altri prelati, sottosegretari (uno ha fatto parte del Consiglio superiore della Magistratura, Ferri e figlio dell’ex ministro), altre pagine raccontano di pedinamenti e comunque per la Finanza (l’ufficiale che ha seguito il dossier a termine del suo periodo di comando è ora in Sicilia) sussistevano gli elementi accusatori nei confronti degli inquisiti. Ma gli stessi Pm imperiesi (Zocco e Bogliolo) hanno chiesto l’archiviazione non riscontrando irregolarità o usi difformi nell’impiego dei soldi pubblici, accogliendo  quanto aveva sempre sostenuto la difesa degli inquisiti, ovvero che il denaro dello Stato, 2 milioni di euro,  era stato utilizzato per ciò a cui era destinato, ha concluso il suo articolo sul Secolo XIX – Savona, Alberto Parodi. 

Dunque esclusa, a quanto è emerso, l’ipotesi di una prescrizione dei reati facendo leva  sulla data dei soldi in cui sono stati erogati. Resta in piedi, invece, l’inchiesta sugli ammanchi alla Caritas di Albenga, con la Curia del vescovo Guglielmo Borghetti, che ha deciso di costituirsi parte civile nei confronti degli imputati a giudizio, come è emerso durante l’udienza preliminare  del gennaio 2017. Si tratta dei sacerdoti Carmelo Licciardello, don Renato Rosso e Antonella Bellissimo, presidente del Centro di ascolto diocesano.

QUANDO IL VESCOVO SUETTA NEGAVA LA CATTEDRALE AL SINDACO

 


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