Con solo 6 no al Senato, in mezzo all’entusiasmo generale, furono approvati i patti lateranensi tra lo Stato Italiano e il Vaticano nel nome della Santissima Trinità. Benito Mussolini telefonò alla moglie per annunciarle l’avvenimento. Era mezzogiorno dell’11 febbraio 1929. Una folla silenziosa aspettava in piedi, sotto ombrelli gocciolanti: donne con la borsa della spesa davanti a Palazzo Laterano. Il duce indossa uno dei bizzarri abiti che inventa secondo le circostanze. E quando esce la folla scoppia in applausi lunghi e intensi. Le auto partono tra grida di evviva. Per la prima volta nella storia l’Osservatore Romano esce senza la frase: “Non praevalebunt” (non prevarranno), sotto la testata, come avveniva dall’entrata degli italiani a Roma. La città si copre di bandiere tricolori e bianco gialle. A Milano un francescano savonese, don Facchinetti, correva da donna Rachele e dai figli, in mano un panettone e due bottiglie di spumante. E compie cento anni, è il giorno vero della dittatura comunista in Russia: sciolta l’assemblea costituente eletta appena due mesi prima a suffragio universale. Fu la conquista del potere di Lenin con la rivoluzione bolscevica.
Un regime terroristico col proposito di realizzare una società di liberi ed uguali in tutto il mondo. Quali che fossero le intenzioni e gli scopi della rivoluzione comunista, i suoi esordi dimostrarono che i pessimi mezzi corrompono e distruggono anche il migliore dei fini. Nonostante fosse annunciata come la “democrazia di tipo superiore”. E il marinaio Anatolij Zeleznjakov che aveva capeggiato lo scioglimento dell’Assemblea costituente urlò: “Siamo pronti a fucilare non pochi, ma centinaia e migliaia, se sarà necessario un milione; sì, un milione”.
E QUANDO A MOSCA FU SCIOLTA L’ASSEMBLEA COSTITUENTE E SI INSEDIO’ LA DITTATURA BOLSCEVICA
