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Liguria e Basso Piemonte

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Diocesi di Acqui nel Savonese: quel vescovo ricco di credenziali nel benvenuto di un prete
Economo di 900 parrocchie, amato dai giovani, fu segretario del cardinale Martini


La buona notizia è che la Diocesi di Acqui ha un nuovo Vescovo: dopo tanto suonar di campane a martello, l’annuncio porta una vera gioia a quanti vogliono bene a questa comunità, a questa gente dell’Alto Monferrato. Non è vero quindi che la Diocesi Acquese è smembrata, fallita o in liquidazione; il nuovo Vescovo, mons. Luigi Testore del clero milanese, ambrosiano, scrive ai diocesani acquesi della chiesa di S.Guido, parole di grande incoraggiamento: “Mettiamo insieme le energie di tutti, cerchiamo di essere una comunità gioiosa e serena”.

L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha annunciato che l’ordinazione episcopale di mons. Luigi Testore avverrà sabato 24 febbraio, alle ore 10.30, a Milano nella Basilica di Sant’Ambrogio. Mentre l’ingresso nelle Diocesi di Acqui, sarà con ogni probabilità, domenica 11 marzo. Le parrocchie nel savonese sono Altare, Cairo M. Carcare, Dego, Giusvalla, Mioglia, Piana Crixia, Pontinvera, Sassello e Urbe

Classe 1952, prete dal 1977, mons. Testore ha sempre svolto la sua attività sacerdotale, prima nel Seminario di Milano come insegnante di lingue, e poi nella Curia metropolitana, soprattutto con una esperienza unica, come segretario particolare del cardinale Martini, per sei anni, e quindi, dallo stesso, chiamato al compito di economo della chiesa ambrosiana: più di 5 milioni di persone in 900 parrocchie, la Diocesi più grande in Italia e oltre. Oggi è parroco nella parrocchia di S.Marco, pieno centro di Milano, e coordinatore pastorale di quattro importanti parrocchie cittadine. Ha collaborato con i vescovi Colombo, Martini, Tettamanzi, Scola e oggi Mario Delpini, di cui è stato collega di studi nel corso teologico dell’arcidiocesi. Ha sempre seguito l’attività scoutistica di gruppi di giovani milanesi e questo dà una nota di disponibilità ai giovani che non è da tutti.

Nella sua prima lettera agli acquesi il neo Vescovo scrive ancora: “Ho avuto la fortuna di frequentare e conoscere da vicino, negli ultimi due anni, la realtà diocesana acquese e questo mi permette di apprezzare i tanti aspetti di una comunità cristiana con una forte tradizione, che sa con generosità affrontare anche le complessità del tempo presente”.

Negli ultimi sette anni, la conduzione diocesana dell’episcopato di mons.Micchiardi, ad Acqui dal febbraio 2001, era sfuggita di mano in alcuni settori, soprattutto amministrativi, con prospettive che facevano preoccupare non poco per il futuro della Diocesi.

Il 17 dicembre 2015, un gruppo di giovani preti, una quarantina, tra i più rappresentativi e responsabili della comunità diocesana, inviava ai Vescovi della Conferenza episcopale italiana, una lettera con implorazione di intervento urgente e immediato in aiuto alla Diocesi. “I sottoscritti sacerdoti della Diocesi di Acqui intendono portarla a conoscenza della grave situazione in cui versa la nostra Diocesi, in particolare per quanto riguarda la questione finanziaria. La Diocesi è ormai gravata da un debito di svariati milioni di euro a causa di operazioni immobiliari realizzate in questi anni ad Acqui Terme, decise in riunioni con clima non sereno e a volte intimidatorio, senza che sia stato tenuto conto dei pareri negativi manifestati da numerosissimi sacerdoti e da molti laici impegnati nelle attività ecclesiali”. “Il Vescovo amministra personalmente tutto ciò (gli enti giuridici che fanno capo alla responsabilità del Vescovo, ma ciascuno dovrebbe essere gestito in modo autonomo, secondo il Diritto Canonico, e cioè: Diocesi, Istituto Diocesano Sostentamento Clero, Casa del Clero, Seminario Vescovile, Caritas) e continua ad essere circondato da alcuni collaboratori e consiglieri che non godono della stima e della fiducia del clero e tuttavia hanno una grande influenza sulle sue decisione. Questo ha contribuito a un sempre più marcato scollamento nei rapporti tra clero e Vescovo e tra il clero e gli Uffici di Curia, nei confronti dei quali vige un clima di sospetto e di sfiducia, per cui la Curia Vescovile è disertata… per cui chiediamo con urgenza l’intervento dell’Autorità superiore”.

Don Giacomo Rovera, autore dell’articolo, 78 anni, prete dal 29 giugno 1963, parroco di Castelletto d’Erro da 47 anni, rifondatore de L’Ancora dal 1974 con il vescovo Moizo; professore di lettere al Liceo Parodi fino al 1991, presidente del Polo Universitario Acquese nel primo quadriennio; direttore della Biblioteca Diocesana dal 1991.

Il responsabile della Cei nominava subito mons. Carlo Redaelli visitatore apostolico della Diocesi, per cui mons. Micchiardi passava subito tutte le sue competenze giuridico amministrative al nuovo responsabile. Mons. Redaelli è arcivescovo di Gorizia e quindi ha altri impegni da assolvere e seguire, per questo ha chiesto l’aiuto dei mons. Luigi Testore, parroco a S.Marco di Milano e economo della Diocesi Ambrosiana. Dopo un anno di analisi delle problematiche acquesi, nella relazione ai preti acquesi Mons. Redaelli e mons. Testore scrivevano: “Non è semplice costruire nel dettaglio le cause che hanno portato a questa situazione né alle eventuali responsabilità”, nella lettera segue una particolareggiata analisi e una prospettiva di interventi per riuscire a sanare la
situazione di grave disagio amministrativo. Mons. Redaelli concludeva la sua lettera: “Vorrei concludere questo mio scritto con due considerazioni. La prima è una constatazione: da quanto ho potuto conoscere e comprendere, a partire dalla mia nomina risalente al gennaio 2016, posso affermare con sicurezza che la Diocesi di Acqui ha tutte le potenzialità, sia a livello di risorse, sia di persone (a cominciare dai sacerdoti, e non solo, che ho trovato molto disponibili e affezionati alla loro Chiesa) per superare la crisi in cui si è trovata e vivere per il futuro con serenità…”.

Oggi corona l’ottimismo delle attese, la notizia della nomina di mons. Testore, che convintamente trasmette alla Diocesi “il grande desiderio di poter al più presto partecipare alla vita dell’ antica e gloriosa Chiesa di Acqui”.

Dal suo curriculum il nuovo vescovo risulta persona molto preparata e con riscontri positivi di esperienze sacerdotali eccellenti; a tutta prima, detti riscontri sembrano anche eccessivi per una Diocesi di 144 mila persone. Ma lasciamo fare alla Provvidenza: mons. Testore ci conosce in maniera documentata da almeno due anni; è nato da famiglia della nostra terra, essendo originario di Costigliole d’Asti, a pochi chilometri da Canelli; ha frequentato gli studi elementari a Ovada, forse dalle Madri Pie.

Il primo sentimento della Diocesi è di gratitudine per un uomo, che si mette in gioco lasciando da parte il suo popolo di Milano, con cui è vissuto fino ad oggi.

L’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini, nell’annunciare la nomina del nuovo Vescovo, nella cappella dell’arcivescovado ambrosiano, così diceva, venerdì 19 gennaio: “Desidero accompagnare con ogni buon augurio don Luigi in questo passaggio significativo per la sua vita e invoco per lui ogni benedizioni di Dio. Può essere che l’immagine che abbiamo di lui lo qualifichi come propriamente ‘uomo e prete di città’: la sua raffinata educazione, la sua apertura agli orizzonti mondiali, frutto delle sue abitudini familiari, delle sue competenze linguistiche, della sua vicinanza al cardinale Martini, insomma tutto sembra indurre a pensare che sia prete di città. La sua destinazione a Vescovo ‘in provincia’ significa dunque una vocazione a radicarsi in un territorio per aprire il territorio a più ampi orizzonti, un incarnarsi in una storia locale per incoraggiare l’attenzione alla vicenda globale… La sua disponibilità pronta e generosa per gli incarichi che gli sono stati affidati è un segno edificante. Perciò sono certo che sarà un buon Vescovo di Acqui, città antica e gloriosa, città di prestigio e di cultura, fin dai tempi di Roma, e Diocesi antica e importante in terra piemontese”.

La storia di duemila anni della fede cristiana ad Acqui è testimone che questa chiesa era diocesi suffraganea di Milano: alla elezione pubblica a Vescovo del giovane conte di Melazzo, Guido, nell’anno 1034, presiedeva alla elezione il rappresentante del vescovo di Milano, a garanzia e conferma giuridica. Molti i vescovi diocesani di terra ambrosiana: uno degli ultimi mons. Sappa de Milanesi. Il palazzo vescovile, in cui mons. Testore risiederà, è stato costruito, nel XVI secolo, dal lombardo vescovo Pier Francesco Sangiorgio dei Conti di Biandrate, amico personale di S.Carlo Borromeo; per questo chiamò il grande pittore di Montabone, Guglielmo Caccia, a dipingere la pala dell’altare della cappella vescovile con l’immagine di S.Carlo. In Cattedrale l’attuale altare riservato al patrono S.Guido, fin al XVIII secolo, era dedicato a S.Carlo, devozione che poi è stata trasferita nell’attuale cappella dedicata al Santo Milanese nella navata, a destra per chi entra, prima della scalinata al presbitero, dove appunto il vescovo Sappa ha voluto essere sepolto, con la saggia scritta: “Ecce finis, Deo gratias”. Al nuovo vescovo Luigi, grazie e auguri.

Giacomo Rovera


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