Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Loano: se n’è andato Chiola, maresciallo all’antica, inaugurò la stazione di Borghetto


I più giovani non ricordano gli anni del ‘maresciallo all’antica’, con il parroco, il sindaco, il medico condotto, il direttore dell’ufficio postale, il farmacista, era il personaggio di riferimento. Ogni giorno lo vedevi in divisa nelle strade, a tutte le ore; lo conoscevano e lo salutavano tutti. Uomo d’onore e di legge. Capace della ramanzina, rigore ed umanità. Se il caso un paio di ceffoni. Se n’è andato a 83 anni il maresciallo maggiore Remo Chiola. Nel 1977 era toccato a lui inaugurare la nuova stazione dell’Arma di Borghetto S. S. Nel 1984 trasferito a Loano con il pensionamento del ‘mitico’ Giuseppe Pantè.

Il maresciallo maggiore Remo Chiola in una foto d’archivio di trucioli.it davanti al pronto soccorso del Santa Corona quando dove fu sventato una clamorosa rapina alla sede Carige interna e fu ucciso un bandito

Il maresciallo Chiola si è spento al Santa Corona dove era ricoverato da pochi giorni. Un ritorno nel nosocomio dopo che qualche anno fa era stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ad un polmone, ma si era ripreso, felice di tornare in famiglia, accudire il giardino di casa, fermarsi a salutare gli amici di sempre. Aveva invece rinunciato all’hobby prediletto, la coltivazione di un orto a Verzi che aveva in comodato da un conoscente e dove zappava, coltivava, felice anche di poter offrire frutta e verdura.

Remo Chiola ultima memoria storica di comandante a Borghetto e Loano con giurisdizione su Toirano, Balestrino e Boissano. In passato aveva prestato servizio a Torino, Asti, Alessandria, Trieste. Anni in cui è i trasferimenti erano molto più frequenti anche per i sottufficiali e per le più svariate ragioni, comprese quelle famigliari, il matrimonio.

A Borghetto, Chiola arrivò negli anni caldi, la stazione veniva reclamata a gran voce dalla comunità, dai sindaci. Non bastava quella di Loano. Anni dell’immigrazione dal Sud Italia e pur senza fare di ogni erba un fascio, il detto comune era che chi lasciava il sud e si trasferiva in Riviera, spesso apparteneva al mondo dei poco raccomandabili. Interi nuclei famigliari segnalati, una sessantina di persone con la fedina penale macchiata, ‘attenzionati’ in gergo, con parentele borde line: dalla Sicilia soprattutto, ma anche dalla Calabria, dalla Campania. Gli anni di chi veniva inviato al confino e Borghetto ne contava parecchi. Poi, la stagione dei ‘pentiti’, dei collaboratori di giustizia.

C’erano capifamiglia in odore di mala. Il cronista non si annoiava: furti, sparatorie notturne, regolamento di conti, ritrovamento di esplosivi, arresti, tre delitti, estorsioni, mega truffe come quella da 400 milioni, ad opera di una ‘maga’ al fratello e alla cognata del costruttore edile, ora defunto Giuseppe Miino.

Non è qui il caso di fare l’elenco dei bravi e dei cattivi. Sta di fatto che dapprima il maresciallo Pantè, poi Chiola si trovarono a gestire una situazione di allarme ed allarmismo nella Borghetto denominata la Chicago violenta della Liguria. Fama di nera e giudiziaria. Spesso da prima pagina, con quell’imprenditore che poi troverà la morte in una banca di Torino (il giallo di una mancata rapina) sfuggito ad un sequestro di persona, il primo e unico nella storia di Borghetto. Al Salto del Lupo suicidi e teste mozzate, perfino il rinvenimento misterioso di un arto inferiore. Ma pure clamorosi arresti di colletti bianchi, big dell’imprenditoria, pubblici amministratori.

L’ultima benedizione prima del trasferimento al camposanto del celebrante don Claudio Chiozzi, con la vedova Carla, le figlie Nicoletta e Liliana, i nipoti Samele e Simone, il genero

Anche per Chiola arrivò il giorno di trovarsi nella veste di imputato, a processo, accusato di aver ricevuto un regalo  (un orologio d’oro) da un chiacchierato uomo d’affari che più volte lui aveva denunciato, proposto per la sorveglianza speciale. Una ferita che lo tormentava, si trascinò dietro per anni e dalla quale fu ‘ scagionato ‘ e l’accusatore imputato di calunnia.

Chiola non si dava pace, ma si sentiva tranquillo con la sua coscienza. “Cammino  sempre a testa alta, non devo abbassare gli occhi di fronte a nessuno, neanche all’ultimo commerciante” confidava al veterano cronista che l’aveva conosciuto da quando prese il comando a Borghetto, seguito nel suo lavoro, nei suoi patemi d’animo. Tra soddisfazioni ed amarezze, elogi ed incomprensioni. Il maresciallo vecchio stampo conosceva le famiglie,  il territorio come le sue tasche. C’era un clima di abituale confronto con il giornalista che almeno una volta al giorno si recava in caserma. Per sapere di un furto, di un arresto, di una denuncia, di una rissa; facevano pure notizia allora i furti di auto, di moto, di biciclette, il borseggio. Il corrispondente aveva nel comandante un informatore corretto e credibile e le notizie erano ‘secretate’ solo quando avrebbero ostacolato le indagini. Due ruoli, all’insegna della reciproca collaborazione, senso del dovere verso lo Stato e verso i lettori. Rispetto umano e professionale, senza acredine, supponenza, arroganza, prosopopea.

Il gagliardetto dell’Associazione dell’Arma dei carabinieri lo imbraccia l’appuntato Nicola Penna che ha prestato servizio, a Loano, con Chiola ed il maresciallo Pantè

Oggi, anzi da qualche anno, per i corrispondenti  di provincia è cambiato tutto. Nessun rapporto con il comandante della caserma, le informazioni, poche e spesso ‘purgate’, fanno capo al comando di Compagnia, vengono centellinate soprattutto sul fronte dei furti per non ‘creare allarmismo’, o forse perchè conviene al sindaco di turno, al politico dare un’immagine di città sicure. Al punto che può accadere, come a Loano, dove il sindaco Pignocca ammette in una pubblica assemblea – e con lui il comandante dei vigili – di non essere informati sul numero dei furti in città, quali le zone più colpite, gli orari prediletti, le statistiche, i risultati della videosorveglianza.

A chi giova il silenzio? Non certo al cittadino che anzi, proprio dall’informazione e dalla trasparenza può mettere in atto attenzioni, precauzioni, passaparola, collaborazione. Mettere in allerta, anziché voltarsi dall’altra parte e non impicciarsi.

Ad onorare l’ultimo percorso terreno di Remo Chiola, il comandante la compagnia di Albenga (dal primo agosto), maggiore Sergio Pizziconi, laureato in Giurisprudenza, esperienza nell’imperiese al comando del Nucleo Investigativo, già al vertice della 1^ Compagnia del Battaglione Carabinieri Liguria. Con l’operazione ‘La Svolta’ è stato disarticolato un sodalizio mafioso riconducibile alla ‘Ndrangheta operante nel Ponente ligure. Tra le sue prime

Tra i presenti al funerale l’ex sindaco Mario Rembado e l’ex maresciallo Stefano Ferrari

richieste ai sindaci della zona, la mappatura di tutte le ‘telecamere’ pubbliche e private presenti nelle cittadine e nei paesi. Al suo fianco, in chiesa, il comandante la stazione di Loano da lunga data, maresciallo Luigi Carta, ed altri militari della compagnia. Il labaro dell’Associazione Carabinieri tenuto dall’appuntato in pensione Nicola Penna, a sua volta l’ultimo della ‘vecchia guardia’ della caserma di Loano e con lui il maresciallo in congedo ad Albenga, Fantino. Presente il maresciallo in pensione cav. Stefano Ferrari che a Loano è stato brigadiere con Pantè, poi comandante la stazione di Badalucco, per terminare la carriera ad Andora ed al nucleo operativo di Alassio. Presente l’ex sindaco avv. Mario Rembado e il più duraturo amministratore pubblico del comprensorio, Piero Pesce, vice sindaco a Loano, assessore in Provincia, da ultimo a Boissano. Il Comune di Loano era rappresentato dall’assessore Remo Zaccaria.

Luciano Corrado

Il momento in cui si rendono gli onori alla salma sulla piazza davanti alla chiesa di San Giovanni
Le condoglianze dei commilitoni alla vedova del maresciallo maggiore Chiola

Il dolore dei famigliari durante la benedizione del feretro
Una serata da album storico, agli esordi del 2000, al ristorante del Grand Hotel Garden Lido, con il maresciallo Chiola, l’allora sindaco Cenere e signore, due personaggi storici della città: Cencin De Francesco ed il centenario velista Vittorio Baietto (foto archivio trucioli.it)

L.Corrado

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