Trucioli

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Le mie riflessioni sui disastri (da esperto nucleare): generare CO2 causa danni, ma…


Sei anni dopo il disastro nucleare a Fukushima Daiichi centrale nucleare a Ōkuma,  gli addetti alle operazioni di bonifica sono stati in grado di catturare immagini del “combustibile nucleare” ovvero uranio fuso, al di sotto dei resti dell’unità 3 del reattore.

La catastrofe nucleare è stato causata dallo tsunami a seguito del terremoto Tōhoku il 11 marzo 2011: l’incidente all’impianto ha causato la fusione di tre dei sei reattori nucleari,  l’uranio contenuto nelle barre di combustibile si è liquefatto e si è fatto largo negli strati di acciaio e calcestruzzo fondendoli. Questa “combinazione di materiali” ha reso molto difficile determinare dove l’uranio sia finito esattamente.

Takahiro Kimoto,  direttore generale presso la società che ha gestito l’impianto nucleare afferma: “Ora che abbiamo visto, possiamo fare piani per poterlo recuperare.”  Il successo del robot permette quindi l’inizio del processo di recupero o contenimento dell’uranio,  dopo sei anni finalmente l’inizio un altro capitolo.
Il processo di “pulitura” del sito comporta attualmente l’impiego di più di 7000 lavoratori, utilizzati con la costruzione di nuovi serbatoi di stoccaggio dell’acqua e lo smaltimento dei residui radioattivi.
La maggior parte dell’acqua contaminata viene raccolta in cisterne saldate, alte 10 metri per 12 metri di diametro, all’interno di queste sono contenute oltre 900 mila tonnellate d’acqua contaminata.
Gli edifici danneggiati sono protetti da sovrastutture, ed il lavoro, finora, è servito a contribuire alla messa in sicurezza del sito con le precauzioni necessarie a limitare i danni di una massa fusa che lentamente sprofondava.
La protezione fisica degli operatori, con speciali vestiti, era richiesta in tutte le parti del sito, oggi soltanto nelle zone maggiormente danneggiate e tossiche del sito.
Quindi, oggi, vestiti comuni possono essere indossati sulla maggior parte del sito.
Ma è indubbio che tutta l’area non è certamente “salubre”, e che nessuno vuole lavorare lì!
Inoltre il processo di “cleanup” non è assolutamente finito: occorreranno almeno altri 30 anni.
La sfida più complessa, ora chè è stato trovato, è poi quella della rimozione del combustibile nucleare sciolto depositatosi al fondo dei recipienti in pressione dei tre reattori gravemente danneggiati.
L’intero progetto richiederà ancora circa 30-40 anni di lavoro continuo fino a ripristinare il sito: completamente? Difficile da dire: è un’impresa che ha un solo precedente: Cernobyl! Il costo è di decine di miliardi di dollari. Il prossimo passo è la rimozione dell’uranio fuso che è appena stato localizzato: questo “compito immane” inizierà nel 2021, ma le autorità devono ancora annunciare quale reattore sarà fatto per primo.
Un tecnico di Greenpeace ha detto: “Le operazioni di smantellamento di Fukushima Daiichi sono un’opera che va “al di là di ogni umana comprensione”.
Subito dopo il disastro, il governo giapponese ha imposto una  Zona di esclusione di 20 km intorno all’impianto, con più di 150.000 persone evacuate dalla zona.
Studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stimano che le bambine che vivevano nella zona al momento della catastrofe abbiano un rischio maggiore del 70% di sviluppare il cancro della tiroide, mentre  per i maschi  c’è un rischio del 7 per cento in più di sviluppare una leucemia.
Una relazione 2015 sul disastro stima che circa 32 milioni di persone siano state colpite in qualche modo dal disastro: persone inizialmente esposte alla minaccia nucleare, persone che hanno sofferto a causa di stress e di tutti gli altri fattori derivanti dall’incidente. E’ ovvio che quella specie di “diaspora” forzata dalla zona di esclusione (40 km per 40 km, circa la provincia di Savona) ha causato terribili danni: alla salute per le radiazioni subite, al patrimonio personale con perdità delle proprietà e delle attività, ai legami sociali e famigliari.
Oggi, dopo 6 anni passati dall’incidente, poco si sente parlare di Fukushima, così come di tanti altri disastri causati da sconsiderate attività umane. Industrie chimiche con siti mai bonificati o bonificati malamente e parzialmente  (Acna, Seveso, Stoppani, solo per citare qualche esempio), disastri ecologici derivanti da naufragi di petroliere, inquinamenti da centrali a carbone, e tanto altro.
L’ambiente, a volte, ha le risorse per “guarire”, ma non sempre, oppure in un periodo di tempo quasi infinito.
E’ il caso del nucleare: il decadimento di molti materiali radioattivi avviene in periodi di millenni, pertanto in tutto quel periodo continua la sua azione deleteria sull’ambiente.
Generare CO2 causa danni, ma è un processo che può essere, nel breve periodo, invertito dai meccanismi naturali.
Generare materiali radioattivi causa danni ingenti all’ecosistema anche perchè confinare tali materiali e renderli innocui richiede attività umane: è un processo molto costoso, difficile, e lunghissimo.
Imparerà mai l’uomo ad usare bene le risorse inestinguibili e pulite come l’energia solare? Perchè è il caso di dirlo: giocare col fuoco, prima o poi il conto arriva!
Paolo Forzano

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P. Forzano

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