Dopo la vivace e partecipata conferenza-seminario di venerdì scorso, in cui Luca Finco ipotizzava che alcune pietre delle torri di Savona potessero essere riutilizzi antichi, un nuovo importante incontro con la nostra storia. Venerdì 1° dicembre, 17 30, nella sede di Storia Patria, il precoce ‘campo trincerato’ di Savona e le sue artiglierie in documenti inediti del XVII secolo con Renato Gianni Ridella.
Il I dicembre prossimo, Renato Gianni Ridella, esperto di fama internazionale di artiglierie della prima età moderna, esporrà in una conferenza nella nostra sede (ore 17.30) alcuni aspetti delle fortificazioni genovesi di Savona nel XVI-XVII secolo, analizzando la tipologia dei pezzi di artiglieria allora presenti, alla luce di un ampio documento inedito recentemente individuato. Di seguito riportiamo uno stralcio della sua ricerca.
Pianta di Savona con le sue fortificazioni nel 1682.
Sin dal 1528, quando Genova si libera dalla tutela francese e si costituisce in repubblica aristocratica, Savona inizia a rappresentare uno dei punti cardine della sua politica militare, certamente come affermazione del suo rinnovato dominio sulla città rivale, ma anche per l’effettiva importanza strategico-territoriale di quest’ultima, posta a cerniera della Riviera di Ponente e, al contempo, punto di arrivo al mare di un importante percorso transappenninico.
La costruzione della fortezza bastionata, più avanti conosciuta con il nome di Priamàr, negli anni Quaranta del XVI secolo ribadisce l’intenzione da parte dello stato genovese di presidiare questo crocevia, ponendone il fulcro difensivo proprio sul mare dal cui versante era pure sentito il pericolo di attacchi. Al tempo stesso la nuova struttura doveva crudamente diffidare i savonesi dal tentare “qualche novità”, come si definivano allora gli empiti di ribellione.
Cannone genovese rinforzato da 50 libbre con il grifone in culatta, fuso da G. Gioardi.
Terminato il secolo senza grosse perturbazioni – salvo la contesa del 1572 tra la sua nobiltà vecchia e quella nuova, composta in tempi relativamente rapidi – Genova iniziò a diffidare dell’ingombrante alleato iberico, soprattutto dopo che la corona di Spagna aveva duramente vanificato le sue plurisecolari aspirazioni al dominio sul marchesato del Finale. Le fortificazioni costruite sulla punta occidentale della rada di Vado a partire dal 1618 sono il risultato di queste tensioni e ribadiscono il controllo genovese su uno dei litorali di sbarco delle truppe spagnole dirette in Lombardia.
Ma sarà la fallita aggressione franco-piemontese del 1625, che pure non investì direttamente questi territori, a far crescere l’importanza della posizione di Savona in funzione difensiva. Con il Priamàr ormai completato e divenuto la più importante fortezza dello stato, Savona si vede protetta da un’imponente cortina bastionata costruita sul fronte di ponente, oltre le mura medievali di porta Bellaria. Le alture orientali, oltre il vertice basilare dello Sperone guardato da due estese strutture a tenaglia, vengono guarnite da una serie di postazioni che arrivano sul mare con il forte San Giacomo, prefigurando, con l’anticipo di due secoli, il sistema difensivo con elementi esterni alle cinte urbane, conosciuto sotto il nome di “campo trincerato”.
Mezzo cannone genovese da 25 libbre, opera di Francesco Sommariva.
Un inventario di tutte le artiglierie della Repubblica, sia del dominio di terraferma che della colonia di Corsica, redatto nel 1679 e praticamente sconosciuto perché finito appunto nel Fondo Corsica dell’Archivio di Stato di Genova, nel numero e nella qualità dei pezzi conferma l’importanza della piazzaforte di Savona.
Solo qualche anno più tardi, l’insipienza dei governanti genovesi in materia militare porterà alla radicale demolizione di tutte le opere citate, ad eccezione del Priamàr e questa decisione verrà pagata duramente con l’occupazione della stessa Savona da parte delle truppe savoiarde e la conseguente caduta della sua fortezza il 18 dicembre 1746.